Jubilee 2000 Search
back
riga

Ascoltando i primi pellegrini

di Massimo Aquili

Fin dalle prime ore della sera, i “pellegrini” col fiato sospeso hanno attraversato l’atmosfera rarefatta della città chiusa in casa per la cena della vigilia. Solitari o a gruppi, formando comunque quelle lunghe teorie di romei care alla cartografia della Roma delle Sette Chiese, hanno cercato i varchi giusti tra gli amichevoli vicoli di Borgo, tra i cantieri da ultimare vicino alla fortezza di Castel Sant’Angelo o al Sant’Uffizio. Nell’aria tesa dal blu silenzioso dei lampeggianti delle forze dell'ordine, l'ultimo filtro l'hanno passato biglietto alla mano. Via della Conciliazione li ha accolti in silenzio, fedele al progetto di essere un ponte tra la città e la Piazza. Già, Piazza San Pietro. Di colpo tutto chiaro. E' lei il luogo, la scenografia, il tempio, del Grande Giubileo. Candido il travertino del colonnato, restaurata la facciata, l'insieme è scolpito da nuova luce, calda, accogliente. Tutto acquista profondità e leggerezza.

Alle 21.30 della Notte di Natale, la Notte del Grande Giubileo, i settori ai piedi del sagrato erano già gremiti. Un’ebbrezza  di lingue e dialetti. Gruppi di amici, pellegrinaggi organizzati, famiglie intere perché papà e mamma hanno portato con loro il figlio di pochi anni come il maggiorenne. Hanno guardato appena il grande presepe sotto l'obelisco, scoperto da poche ore, per raggiungere i posti migliori prima possibile. Tutti erano cortesi oltre il dovere quotidiano, felici non tanto di esserci, quanto di partecipare con tutta l'anima, insieme al Santo Padre, sopportando un freddo pungente, in un trionfo di berretti e sciarpe di lana, di persone strette nei cappotti e nelle piccole sedie di plastiche allestite dai sampietrini.

E mentre in lontananza, costeggiando la facciata, il lento corteo con il biglietto d'ingresso alla Basilica veniva inghiottito dal portone centrale, fuori, in piazza, l'attesa era già evento. Due scolaresche USA, ragazze di tredici-quattordici anni, si sono ritrovate da una parte all'altra della piazza cantando le stesse canzoni famose, adattate con temi eucaristici. E' un gioco,  i due cori si provocano e si rispondono a ritmo serrato, smette uno, comincia l'altro. L'entusiasmo delle ragazze ha regalato un sorriso agli altri pellegrini, una bella inquadratura ai numerosi fotografi in giro per la piazza, una dichiarazione al cronista di turno. In una parola, cosa significa essere qui stasera? "Joy e love", risponde Mary, da Walwick, Rhode Island, che poco dopo comincerà a recitare il Rosario insieme alla compagne di pellegrinaggio.

Finite le prove tecniche, hanno cominciato a funzionare anche i maxi schermi della piazza, due ai piedi delle statue degli Apostoli, due all'inizio del colonnato. Era in onda il Giubileo televisivo, ancora senza audio.  Proprio davanti allo schermo gigante sotto la statua di San Pietro un gruppo di suore si dava un gran da fare con thermos pieni di the caldo. Sono giovanissime e missionarie, della Congregazione del "Verbo incarnato". Se non fosse per il velo, la Madre superiora potrebbe confondersi benissimo con la scolaresca americana. Si chiama Suor Maria De Anima Christi. "Arriviamo un po' da ogni parte del mondo, Taiwan, Brasile, Usa, Ucraina, Argentina - spiega suor Maria -  ci siamo ritrovate qui a Roma per il Giubileo. Per noi essere qui è un po' un anticipo del Cielo. Accade soltanto - aggiunge - quando la felicità nasce dall'anima".

A pochi minuti dall'inizio della celebrazione, il silenzio si è impadronito della piazza. E' una attesa vigile, non c'è cuore per altro. Nella piazza c'è posto soltanto per le parole del Santo Padre, per un sospiro d’emozione quando il Papa appoggia entrambe le mani alla Porta Santa e la apre, per l'applauso appena ha varcato la soglia. L’orologio della Basilica segna le 11.25. Poi il suono dei corni africani rapisce definitivamente la piazza e la riconsegna al suo silenzio. E' 1.40 di notte quando dalla Basilica esce la processione infinita di sacerdoti con l'Eucaristia. Un’altra suggestione. In cento o forse più hanno disceso il colle vaticano, dal portone centrale della Basilica, arrivati in piazza si sono confusi tra la folla dei pellegrini, amministrando il Sacramento.

Verso la conclusione della Messa di Natale, i carabinieri hanno allentato il cordone di sicurezza, e nella parte bassa della piazza si sono affacciati tanti romani e tante persone che non avevano un biglietto. Agnese, con il casco per la moto ancora in mano, è già lì da un po'. Viene da Cracovia, ha il permesso di soggiorno. "Il Papa è nato in un paese a pochi chilometri dalla mia città" spiega con orgoglio. E della Notte del Giubileo dice: "non la dimenticherò mai".

top