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Il testo dellÂomelia pronunciata dal Santo Padre nella celebrazione ecumenica di San Paolo fuori le mura
ÂBattezzati in un solo SpiritoÂ
Â1 Le parole di Paolo alla comunità di Corinto, Âin realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo (1 Cor 12,13), sembrano fare da contrappunto alla preghiera di Cristo: ÂCome tu, Padre, sei in me e io in te, siano anchÂessi in noi una cosa sola (Gv 17,21). La preghiera di Cristo per lÂunità! E la preghiera che Egli ha elevato al Padre nellÂimminenza della sua passione e della sua morte. Ad onta delle nostre resistenze, essa continua a portare, anche se in modo misterioso, i suoi frutti. Non è forse da essa che sgorga la grazia del Âmovimento ecumenicoÂ? Come afferma il Concilio Vaticano II, Âil Signore dei secoli ... in questi ultimi tempi ha incominciato ad effondere con maggiore abbondanza nei cristiani tra loro separati lÂinteriore ravvedimento e il desiderio dellÂunioneÂ, così che Âè sorto, per impulso della grazia dello Spirito Santo, un movimento ogni giorno più ampio per il ristabilimento dellÂunità di tutti i cristiani (Unitatis redintegratio, n. 1). Noi ne siamo stati e ne siamo testimoni. Tutti siamo stati arricchiti dalla grazia dello Spirito che guida i nostri passi verso lÂunità e la comunione piena e visibile. La Settimana di Preghiera per lÂUnità dei Cristiani si inaugura oggi a Roma con la celebrazione che ci vede riuniti. Ho voluto che con essa coincidesse lÂapertura della Porta Santa in questa Basilica dedicata allÂApostolo delle genti, per sottolineare la dimensione ecumenica che deve caratterizzare lÂAnno giubilare. AllÂinizio di un nuovo millennio cristiano, in questo anno di grazia che ci invita a convertirci più radicalmente al Vangelo, noi dobbiamo rivolgerci con più accorata supplica allo Spirito implorando la grazia della nostra unità. ÂBattezzati in un solo Spirito per formare un solo corpoÂ: radunati nella Basilica che porta il nome di Paolo, noi, rappresentanti di popoli e nazioni diverse, di varie Chiese e Comunità ecclesiali, ci sentiamo direttamente interpellati da queste parole dellÂApostolo delle genti. Sappiamo di essere fratelli ancora divisi, ma ci siamo posti con decisa convinzione sulla via che conduce alla piena unità del Corpo di Cristo. 2. Cari Fratelli e Sorelle, siate tutti i benvenuti! A ciascuno di voi dono il mio abbraccio di pace nel Signore che ci ha riuniti, mentre vi ringrazio cordialmente per la vostra presenza, che tanto apprezzo. In ognuno di voi intendo salutare con il Âbacio santo (Rm 16,16) tutti i membri delle varie Chiese e Comunità ecclesiali, che voi degnamente rappresentate. Benvenuti per questÂincontro, che segna un passo in avanti verso lÂunità dello Spirito, nel quale Âsiamo stati battezzatiÂ. Unico è il Battesimo che abbiamo ricevuto. Esso pone un vincolo sacramentale di unità tra tutti coloro che per suo mezzo sono stati rigenerati. Acqua purificatrice, Âacqua di vitaÂ, esso permette il nostro passaggio attraverso lÂunica Âporta che è Cristo: ÂIo sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo (Gv 10,9). Cristo è la porta della nostra salvezza, che conduce alla riconciliazione, alla pace, allÂunità. Egli è la luce del mondo (cfr Gv 8,12) e noi, conformandoci pienamente a Lui, siamo chiamati a recare questa luce nel nuovo secolo e nel nuovo millennio. LÂumile simbolo di una porta che si apre reca in sé una straordinaria ricchezza di significato: proclama a tutti che Gesù Cristo è Via, Verità e Vita (Gv 14,6). Lo è per ogni essere umano. Questo annuncio arriverà con forza tanto maggiore quanto più saremo uniti, facendoci riconoscere come discepoli di Cristo nellÂamarci reciprocamente come Lui ci ha amati (cfr Gv 13,35; 15,12). Opportunamente il Concilio Vaticano II, ha ricordato che la divisione contraddice apertamente la volontà di Cristo, è di scandalo al mondo e danneggia la santissima causa della predicazio-ne del Vangelo a ogni creatura (Unitatis redintegratio, n. 1). 3. LÂunità voluta da Gesù per i suoi discepoli è partecipazione allÂunità che Egli ha col Padre e che il Padre ha con Lui: ÂCome tu Padre sei in me e io in teÂ, egli ha detto nellÂUltima Cena, Âsiano anchÂessi in noi una cosa sola (Gv 17,21). Di conseguenza, la Chiesa, Âpopolo adunato dallÂunità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (S. Cipriano, De Dom. orat., 23), non può non guardare costantemente a quel supremo modello e principio dellÂunità che rifulge nel Mistero trinitario. Padre e Figlio con lo Spirito Santo sono una cosa sola nella diversità delle persone. La fede ci insegna che, per opera dello Spirito, il Figlio si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo (Credo). Alla porte di Damasco, Paolo sperimenta in modo singolarissimo, in virtù dello Spirito, il Cristo incarnato, crocifisso e risorto e diventa lÂapostolo di Colui Âche spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e diventando simile agli uomini (Fil 2,7). Quando egli scrive: Ânoi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpoÂ, intende esprimere la sua fede nellÂincarnazio-ne del Figlio di Dio e rivelare la peculiare analogia del corpo di Cristo: lÂanalogia tra il corpo del Dio-uomo, un corpo fisico, che si è fatto soggetto della nostra redenzione, e il suo corpo mistico e sociale, che è la Chiesa. Cristo vive in essa rendendosi presente, mediante lo Spirito Santo, in quanti formano in Lui un corpo solo. 4. Può un corpo essere diviso? Può la Chiesa, Corpo di Cristo, essere divisa? Sin dai primi Concili, i cristiani hanno professato insieme la Chiesa Âuna, santa, cattolica e apostolicaÂ. Essi sanno con Paolo che uno solo è il corpo, uno solo è lo Spirito, una sola è la speranza alla quale sono stati chiamati: ÂUn solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti (Ef 4,4-5). Rispetto a questo mistero di unità, che è dono dallÂalto, le divisioni presentano un carattere storico che testimonia le debolezze umane dei cristiani. Il Concilio Vaticano II ha riconosciuto che esse sono sorte Âtalora non senza colpa di uomini di entrambe le parti (Unitatis redintegratio, n.3). In questo anno di grazia, deve crescere in ciascuno di noi la consapevolezza della propria personale responsabilità nelle fratture che segnano la storia del Corpo mistico di Cristo. Tale consapevolezza è indispensabile per progredire verso quella meta che il Concilio ha qualificato come unitatis redintegratio, la ricomposizione della nostra unità. Ma il ristabilimento dellÂunità non è possibile senza interiore conversione, perché il desiderio dellÂunità nasce e matura dal rinnovamento della mente, dallÂamore della verità, dallÂabnegazione di se stessi e dalla libera effusione della carità. Ecco: la conversione del cuore e la santità della vita, la preghiera personale e comunitaria per lÂunità, sono il nucleo da cui il movimento ecumenico trae la sua forza e la sua sostanza. LÂaspirazione allÂunità va di pari passo con una profonda capacità di Âsacrificio di ciò che è personale, per disporre lÂanimo ad una sempre maggiore fedeltà al Vangelo. Predisporci al sacrificio dellÂunità significa mutare il nostro sguardo, dilatare il nostro orizzonte, saper riconoscere lÂazione dello Spirito Santo che opera nei nostri fratelli, scoprire volti nuovi di santità, aprirci ad aspetti inediti dellÂimpegno cristiano. Se, sostenuti dalla preghiera, sapremo rinnovare la nostra mente ed il nostro cuore, il dialogo in atto tra noi finirà per superare i limiti di uno scambio di idee e diventerà scambio di doni, si farà dialogo della carità e della verità, sfidandoci e sollecitandoci ad andare avanti, fino a poter offrire a Dio Âil sacrificio più grande quello della nostra pace e della nostra fraterna concordia (cfr S. Cipriano, De Dom. orat., 23). 5. In questa Basilica edificata ad onore di Paolo, memori delle parole con cui lÂApostolo ha interpellato oggi la nostra fede e la nostra speranza - Ânoi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo -, chiediamo perdono a Cristo di tutto ciò che nella storia della Chiesa ha pregiudicato il suo disegno di unità. Domandiamo con fiducia a Lui, porta della vita, porta della salvezza, porta della pace, di sostenere i nostri passi, di rendere durevoli i progressi già compiuti, di concederci lÂappoggio del suo Spirito, affinché il nostro impegno sia sempre più autentico ed efficace. Cari Fratelli e Sorelle, lÂaugurio che io esprimo in questo momento solenne è che lÂanno di grazia Duemila sia per tutti i discepoli di Cristo occasione per imprimere nuovo impulso allÂimpegno ecumenico, accogliendolo come un imperativo della coscienza cristiana. Da esso dipende in gran parte il futuro dellÂevangelizzazione, la proclamazione del Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo. Da questa Basilica, che ci vede oggi raccolti insieme con gli animi colmi di speranza, io spingo avanti lo sguardo verso il nuovo millennio. LÂauspicio, che mi sgorga dal cuore e si fa supplica accorata davanti al trono dellÂEterno, è che in un futuro non lontano i cristiani, finalmente riconciliati, possano tornare a camminare insieme come unico popolo, obbedienti al disegno del Padre, un popolo in grado di ripetere, ad una sola voce, con la gioia di una rinnovata fraternità: ÂBenedetto sia Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo (Ef 1,3). Il Signore Gesù esaudisca i nostri voti e la nostra supplica ardente. Amen! |