I giovani di fine millennio: dalla solitudine al progetto del futuro
Un sussidio del gruppo Giovani e Giubileo
I giovani sono desiderosi di affidarsi a qualcuno, ma non sanno a chi raccontare se stessi. Poche sono le esperienze di amore incondizionato che incontrano sul loro cammino. Sembra che passato e futuro abbiano perso valore e lunica dimensione che conti sia il presente che, peraltro, vivono spesso con disagio.
Lesperienza religiosa, in questa situazione, è vista come fuga dal presente, come uscita dalla storia ed é quindi difficile integrarla nella vita quotidiana.
Nello stesso tempo i giovani sono alla ricerca di sempre nuove emozioni, spingendo lesplorazione sul significato della vita fino al limite massimo: la morte. Su di essa e su quello che cè dopo tornano a riflettere con insistenza, esprimendo volontà di andare oltre le risposte della cultura dominante.
Ma, paradossalmente, sperimentano una grande incapacità di elaborare lesperienza della morte di persone ad essi vicine, cioè il lutto e non trovano adulti che li accompagnano in una ricerca faticosa ma indispensabile per trovare le ragioni di una speranza che non deluda.
Nei Paesi dellEst e del Sud del mondo la domanda religiosa dei giovani è sempre stata ed ancora rimane una costante: é naturale pensare a una fede, naturale rifarsi a Dio, naturale orientare la propria vita ai valori religiosi.
Oggi, contrariamente a qualche decennio fa, anche nei Paesi occidentali, i giovani sono tornati a porsi domande religiose. Sono sensibili a esperienze forti, eccezionali, capaci di far superare atteggiamenti di indifferenza che sembrano ancora persistere in certi ambienti secolarizzati. Quella dei giovani di oggi é una domanda di trascendente, che, nei Paesi di tradizione cristiana, si sviluppa su sentieri nuovi. Appare però una ricerca spesso disorientata, che non sempre incontra le proposte della comunità cristiana rischiando di perdersi in un nuovo paganesimo, in movimenti confusi e deludenti come la New Age o esperienze magiche e settarie.
Il clima di libertà che caratterizza le nuove generazioni nei confronti degli adulti e delle ideologie porta i giovani, che si pongono domande religiose, a compiere scelte più consapevoli e quindi a volere il massimo dallesperienza religiosa.
Non si accontentano di appartenere sociologicamente a un modo di pensare, a dei riti collettivi, a delle abitudini e tradizioni, ma vogliono cogliere il centro della esperienza religiosa. La figura di Gesù Cristo esercita ancora un fascino particolare per i giovani che vivono negli ambienti legati alla comunità cristiana o che ritornano alla fede dopo averla abbandonata nella prima adolescenza.
Non sempre, però, sono aiutati a fare di Gesù il centro della esperienza di fede, la vera risposta al bisogno di Dio. Neppure sono aiutati nella ricerca di un Padre che faccia breccia nei cuori e vinca linsicurezza e la solitudine.
Si comprende come il problema pastorale oggi non sia costituito tanto dal rifiuto aprioristico della religione, quanto dal modo in cui la fede dichiarata diviene (oppure non diviene) fede vissuta.
Tutti i giovani sia dei Paesi poveri sia di quelli industrializzati vivono traumaticamente il rapporto col futuro, sia perché se ne sentono derubati dal mondo adulto, sia perché non vengono garantite le condizioni minime di un progresso che sappia rispondere alle attese ultime delluomo. Nei Paesi più poveri non sempre il passare degli anni significa miglioramento delle condizioni di vita. Aumentano le possibilità di conoscere quello che avviene in tutto il mondo, ma ancor più cresce la consapevolezza di esserne esclusi perché degrado e povertà non accennano a diminuire.
Mentre nel mondo occidentale cresce la disoccupazione - che rende difficile o impossibile fare progetti - nel Sud del mondo si consolida uno stato di dipendenza nei confronti di un Nord sempre più ricco e potente.
Il Giubileo: una scommessa per i giovani
Oggi i giovani devono essere aiutati a sentirsi consapevoli di avere come eredità il passato e come prospettiva il futuro: entrambe sono espressioni di una memoria che non conosce limiti di tempo ed è profondamente rispettosa della loro libertà.
Senza questa fondamentale presa di coscienza, il 31 dicembre 1999 rimarrebbe una data come tante altre e, una volta terminate le celebrazioni, linizio del 2000 si rivelerebbe un evento effimero. Occorre con loro e per loro prendere coscienza che il terzo millennio non arriva improvvisamente e quindi non ci si deve presentare impreparati allappuntamento.
La ricorrenza dei duemila anni dalla Incarnazione di Dio in Gesù, è la festa della sua Chiesa che, senza trionfalismi, chiede perdono per i peccati commessi, celebra la sua fedeltà a Dio (la santità) che ha mantenuto lungo la sua storia millenaria.
In questo processo di ricerca che parte dalle origini e procede in una sorta di pellegrinaggio storico, anche le testimonianze dei santi e dei martiri aiutano a vedere come nei due millenni ormai passati, il cristianesimo abbia contribuito a rinnovare la Terra. Celebrare il Giubileo significa ancora aiutare i giovani a percepire che la comunità cristiana è fatta da persone innamorate di Dio perché sono state e sono amate da Lui, e vogliono continuare ad essere nel mondo una memoria vivente di questo amore.
Il cristianesimo non si ferma a proporre un insieme di risposte positive o di gesti buoni, ma annuncia linsieme delle proposte - colme dinfinito amore e indipendenti dalle capacità umane - che Dio ha fatto ad ogni uomo nel dono del figlio Gesù Cristo.
Per vivere in pienezza il Giubileo
E davvero importante che anche oggi i giovani siano sorpresi, come se fosse buona notizia dellultima ora, dal mistero dellIncarnazione, dalla portata storica per tutti e per ciascun uomo e donna che vive, ha vissuto o vivrà su questa terra, di un Dio che si fa uomo, che entra nella quotidianità, che fa della carne la sua tenda.
Un Dio che rivela il proprio volto nel volto di ogni uomo che laccoglie e lo segue.
Da allora non si é mai smesso di riconoscere in Gesù Cristo il modo più vero di realizzarsi dellumano. Gesù non è una sovrastruttura della nostra verità: é la nostra stessa verità. LIncarnazione é un mistero che affascina e sorprende i giovani.
Quel corpo e quel sangue che 2000 anni fa sono stati la possibilità per gli uomini di quel tempo di vedere Dio, tali rimangono ancora per noi nel segno del pane spezzato e del vino versato dellEucarestia..
Guardando la croce e facendone memoria nel gesto eucaristico del pane e del vino i giovani sanno scorgere la verità di Dio, che è amore, la verità di Gesù che è dono, ma anche la verità di noi stessi e la via che dobbiamo percorrere.
Prendere, mangiare, bere, cioè fare memoria, esprimono e realizzano nei giovani la profonda condivisione dello stesso destino di Gesù, morto, risorto e asceso al cielo e per questo vivo e presente anche oggi .
LEucaristia è stata istituita fra la constatazione del tradimento di Giuda e la profezia dellabbandono dei discepoli. Nella notte in cui veniva tradito...
E un dono che scaturisce dal perdono. Celebrare un Giubileo è sentire di non essere sempre stati allaltezza dellamore di Dio; é chiedere, accogliere il suo perdono e celebrarlo nel sacramento della riconciliazione.
Nel contrasto tra il gesto di Gesù che si dona e il tradimento degli uomini, la Chiesa ha colto la grandezza dellamore di Gesù, la sua gratuità, la sua solidità, perché nessuno si scandalizzi se nel suo seno troverà debolezza e tradimento.
Perché nessuno sia tentato di pensare che questa Chiesa, con i suoi secoli di santità e fedeltà ma anche di peccato, divisione e fragilità, non sia la Chiesa che Dio ama infinitamente. Il peccato è sempre possibile e lunica forza che la salva è la potenza dello Spirito.
Luomo peccatore, perdonato, sa perdonare; riconciliato, sa riconciliare e riconciliarsi con se stesso, con gli altri, con il creato.
E luomo sa che il peccato non è solo quello personale, ma é un male che colpisce anche la società che così consente il sorgere e il rafforzarsi di strutture di peccato.
Cristo, guardando a queste infedeltà, ha voluto e vuole che tutta la sua Chiesa fosse e sia il segno e lo strumento del perdono e della riconciliazione che egli ha acquistato ad ogni uomo a prezzo del suo sangue.
Il Giubileo nellAntico Testamento ricordava alluomo che la terra è di Dio e che luomo ne è solo un temporaneo amministratore, che il creato deve essere sempre a misura duomo e soprattutto devono essere accolti come dono di Dio per la vita di tutti.
Ancora il Giubileo ricordava che nessun uomo può essere ridotto a cosa o proprietà di qualcuno. Riportarsi allinizio quando Dio ha creato, e allaltro inizio quando Dio in Gesù, nel Verbo ci ha redenti, è azione giubilare se si accompagna a una vita sobria in cui si mette al centro luomo e non le cose.
Ecco allora alcune scelte da proporre ai giovani per rispondere allamore di Dio: sobrietà, semplicità, essenzialità; armonia di vita, capacità di gestire bisogni e desideri, autolimitazione, scelta preferenziale per tutti i poveri e gli esclusi, capacità di vivere la festa, scoperta del Creatore nelle cose create, lettura dei segni del disegno di salvezza di Dio.
Tra i peccati che esigono un maggior impegno di penitenza e di conversione devono essere annoverati certamente quelli che hanno pregiudicato lunità voluta da Dio per il suo popolo (TMA 34). I giovani che hanno uno sguardo non prevenuto sulla storia sono chiamati ad essere i primi sostenitori di un ritorno allunità, sapendo che essa è dono dello Spirito e che per questo non solo va ricercata con creatività e novità ma deve essere ancorata a una ricerca teologica seria ed a una rivisitazione e purificazione delle tradizioni. Soprattutto va invocata con la preghiera.
E una unità che va ricercata e sperimentata anche nella Chiesa cattolica attraverso un dialogo che, mai oscurando la verità, rafforzi la comunicazione tra generazioni, tra differenti realtà ecclesiali e tra diverse culture.
E fare memoria di ciò che cè di più autentico per un cristiano: Dio che in Gesù si incarna e assume tutto ciò che fa parte della nostra umanità e la redime così che da allora in poi non esiste più una fede slegata dallinteresse vero per tutto luomo: per ciò che pensa e fa. Vivere la fede significa vivere una vita dalla parte di Gesù, giudicando, guardando, agendo come giudica, guarda, agisce il Verbo fatto carne.
Vivere la fede significa, ancora, porsi domande che non sono frutto del dubbio ma della volontà e del desiderio di conoscere maggiormente la verità, cioè Colui che si ama.
Una fede che non pensa e non pone questi interrogativi non é fede cristiana.
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