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Jean Guitton: brani sull'Anno Santo Jean Guitton, uno dei massimi pensatori di questo secolo, si è spento il mese scorso a Parigi all'età di 98 anni. La sua opera è stata al centro di un'approfondita rilettura. Il nostro ricordo si limita a riproporre la testimonianza che l'uomo di fede offrì ai lettori di Tertium Millennium sull'anno dedicato a Gesù Cristo e alla pubblicazione di un brano sull'Anno Santo del 1975. Possiamo gettare uno sguardo nuovo su queste parole banali e difficili di Anno Santo. Dimentichiamo il passato, quando lÂespressione ha potuto essere colta in modo imperfetto. Ciascuno, dÂaltronde, in questo momento, nellÂimmensa famiglia cristiana, le esamina dal proprio punto di vista; taluni in modo puramente turistico, materiale, altri in modo spirituale, certi in modo sublime. Nessuno di questi modi è disprezzabili; poiché ciascun fedele ha il proprio dono, che è uno specchio del tutto. LÂumile donna che recita il rosario, che porta una medaglia, il turista che si affretta verso Roma con una vaga idea di pellegrinaggio, fanno ciò che facevano nel Medioevo quelle folle sprovvedute e senza dubbio Âselvagge che andavano verso Gerusalemme, verso san Giacomo di Compostella o verso Roma. In tutte queste cose popolari occorre vedere la forma, non la materia, lÂasse e la direzione, non lÂandamento, i desideri dellÂanima, non gli impulsi. Diciamo che lÂAnno Santo è veramente un anno saporoso, un anno che è una rugiada, una manna, un anno che potrebbe essere paragonato a quella felicità tanto attese che per il bambino sono le vacanze, per i fidanzati le nozze, per gli esuli e i prigionieri il ritorno e la liberazione. In questa vita così veloce il periodo felice è breve. Quando giunge il momento di essere felice occorre avere la semplicità di accoglierlo. (J. Guitton, Paolo VI e LÂAnno Santo, pp.75  76) LÂanno sabatico, lÂanno giubilare introducono nel tempo un ricominciamento, un ritorno alla fonte, una nuova origine. La durata umana ha ispessito e corrotto il flusso temporale con il peccato, gli sbagli e le ingiustizie, e tutte le mancanze che sono ormai registrate nel presente, che lo paralizzano. Si può tentare di Âriscattare il tempoÂ, di ritornare allÂorigine, di cancellare la vecchiaia e la ruggine, di ripartire. Questo è il significato più intimo dellÂanno giubilare. Esso aiuta a compiere questa operazione paradossale nel termine stesso che lo definisce : il re-inizio. Come se si potesse ricominciare! In effetti non si ricomincia mai perfettamente, così come non si può ricreare. E con tutto ciò lÂinvenzione profetica, tradotta nelle legge giubilare, vorrebbe procurare allÂuomo carico di passato la possibilità di una nuova partenza . Si potrebbe dire che il Giubileo sia lÂunica Âgrande vacanzaÂ. Si potrebbe dire ancora che sia lÂunica ri-creazione, la sola aurora. (Ibidem, pp.29-30) La testimonianza su Tertium Millennium Per tutta la vita mi sono occupato della seguente questione: quali relazioni intercorrono tra l'eternità ed il tempo? In questa prospettiva, non ho mai smesso di pensare a Gesù Cristo, poiché Gesù Cristo, con il Padre e lo Spirito Santo, è in rapporto costante con il tempo. Ma la relazione di Gesù con il tempo non è affatto la stessa prima e dopo la Resurrezione. Dopo la Resurrezione, Gesù Cristo è intimamente presente nel tempo, ed oserei dire altrettanto di ognuno di noi. Ma non bisogna dimenticare che, nella fede cristiana, non si può separare Gesù Cristo da Dio. Ogni volta che c'è Gesù, sono presenti anche, nello stesso momento di Gesù Cristo, Dio Padre e lo Spirito Santo. Quindi la Santissima Trinità è sempre presente quando Gesù è presente. Nell'Eucaristia, secondo la fede cristiana, noi abbiamo tutta la Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
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