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I TESTIMONI
A cura di Dario Busolini
Cristiani che hanno testimoniato la fede sotto il totalitarismo sovietico
Per rappresentare la Âmoltitudine immensa di ÂMetropoliti e Vescovi, sacerdoti e diaconi, monaci e monache, pastori, laici, uomini e donne che Âhanno conosciuto la beatitudine dellÂafflizione sono state presentate le figure del Patriarca della Chiesa Ortodossa Russa Tichon, morto il 7 aprile 1925, e dellÂinsegnante e pittrice russa OlÂga Jafa, deportata alle isole Solovki dallÂagosto 1929 al gennaio 1931. Sua Santità Tichon spese la vita in difesa della fede subendo attacchi, calunnie e pressioni di ogni tipo da parte del regime sovietico che voleva prendere il controllo della Chiesa. Le memorie manoscritte di OlÂga Jafa sono uno dei pochi documenti che permettono di conoscere la storie del terribile gulag delle Solovki, dove cristiani di ogni confessione testimoniarono insieme lÂecumenismo del martirio: ÂQuello che vediamo noi qui adesso - scrisse - è la rinascita della fede pura e autentica dei primi cristiani, lÂunione delle Chiese nella persona dei Vescovi cattolici e ortodossi che partecipano unanimi nellÂimpresa, unÂunione nellÂamore e nellÂumiltàÂ.
Testimoni della fede, vittime del comunismo in altre nazioni dÂEuropa
In tutti i paesi europei dove si instaurarono regimi comunisti i cristiani subirono Âcon pazienza e fino allÂeroismo la persecuzione, il carcere, la tortura, il disprezzo e la morte, per la causa del Vangelo testimoniando Âla beatitudine della povertàÂ. Mons. Joan Suciu, Vescovo ausiliare greco-cattolico romeno di Oradea Mare ed Amministratore Apostolico di Blaj, fu arrestato il 24 maggio 1950 per aver sostenuto pubblicamente lÂimpossibilità di un accordo tra il cristianesimo ed il materialismo ateo. Morì in carcere il 27 maggio 1953 a causa della fame, del freddo e delle torture subite. Il gesuita albanese Anton Luli, rettore del Collegio della Compagnia di Gesù a Scutari, a causa del suo sacerdozio dovette affrontare 17 anni di prigionia ed 11 di lavori forzati. Rilasciato nel 1989, si spense a Roma, ad 88 anni, il 9 marzo 1998. In occasione dellÂAssemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per lÂEuropa, nel 1991, Padre Luli confessò: ÂLa mia vita è un miracolo della grazia di DioÂ
Molti miei confratelli sono morti martiri: a me invece è toccato di vivere, per testimoniareÂ.
Confessori della fede, vittime del nazismo e del fascismo
I cristiani vittime del nazismo Âhanno sofferto la fatica dei lavori forzati, lÂumiliazione della loro dignità umana, la fame e la sete, lÂannientamento della memoria fino alla loro distruzione nelle camere a gas e nei forni crematori; ma hanno testimoniato la beatitudine e la forza della mitezza evangelicaÂ. Il pastore luterano tedesco Paul Schneider fu deportato a Buchenwald nel 1937 perché si rifiutava di rendere omaggio ad Hitler. Rinchiuso in isolamento, morì il 18 luglio 1939 in seguito alle torture e agli esperimenti medici condotti su di lui. Un sacerdote cattolico che gli fu compagno di prigionia, Leonhard Steinwender, ha ricordato che in ogni giorno di festa il pastore Schneider annunciava la Parola di Dio, incurante dei divieti: ÂTeneva la sua predica come un profeta, o meglio, la incominciavaÂ
non poté mai pronunciare che poche frasi. Poi sentivamo abbattersi su di lui i colpi di bastone delle guardieÂ. Mons. Ignacy Jez, Vescovo emerito di Koszalin-Kolobrzeg fu uno delle migliaia di sacerdoti polacchi internati nei campi di concentramento, in cui rimase per tre anni.
Seguaci di Cristo che hanno dato la vita per lÂannuncio del Vangelo in Asia e in Oceania
In Asia e in Oceania Âpastori e fedeli, religiosi e religiose, catechisti e laici, madri e padri di famiglia hanno dato la vita per il Vangelo mostrando Âla forza e la bellezza della beatitudine degli operatori di paceÂ. Margherita Chou, cattolica cinese, fu arrestata a 22 anni e patì il carcere dal 1958 al 1979. Mons. Philip Strong, Vescovo anglicano di Papua Nuova Guinea, venne internato in un campo di concentramento, insieme con i suoi collaboratori, il 2 settembre 1942, avendo rifiutato di abbandonare i propri fedeli di fronte allÂavanzata dei Giapponesi. Poco tempo prima del suo arresto, scrisse: ÂDobbiamo sforzarci di adempiere al nostro compito. Questo Dio si aspetta da noiÂ
Questo si attende da noi il popolo che serviamo. Non potremmo più alzare la faccia se, per la nostra incolumità, Lo avessimo abbandonato e fossimo fuggiti, mentre le tenebre della Passione hanno iniziato ad addensarsi su di Lui nel suo Corpo spirituale e mistico, che è la Chiesa in PapuaÂ. Fedeli di Cristo perseguitati per odio alla fede cattolica
Tanti cristiani Âhanno subito la persecuzione anche in nazioni di tradizione cattolicaÂ, sperimentando la Âbeatitudine di coloro che sono stati perseguitati a causa della giustiziaÂ. Manuel de Irujo, cattolico, era il Ministro di giustizia del governo repubblicano spagnolo. Si dimise lÂ11 dicembre 1937 dopo aver denunciato al governo, in un memorandum, le violente persecuzioni religiose avvenute nei primi sei mesi della guerra civile. La sua testimonianza, proveniente da chi si era trovato dalla parte dei persecutori, è accorata: ÂSacerdoti e religiosi sono stati arrestati, gettati in prigione e fucilati a migliaia senza nessun processo e questi fattiÂ
si verificano ancora. Non soltanto nei villaggi di campagna, dove si è data loro la caccia e la morte in maniera selvaggia, ma anche nei paesi e nelle cittàÂ. Simili persecuzioni si ebbero anche in Messico. Mons. José de Jesús Manriquez y Zarate, Vescovo di Huejutla, si oppose con forza alla politica antireligiosa del presidente Calles. Fu arrestato nel maggio 1926, pochi mesi prima dello scoppio della guerra civile ÂcristeraÂ, per aver criticato la costituzione anticlericale del 1917. Costretto allÂesilio, insieme con tutto lÂEpiscopato messicano, morì nel 1951.
Testimoni dellÂevangelizzazione in Africa e Madagascar
Gli annunciatori del Vangelo in Africa e nel Madagascar Âhanno seminato con fatica la Parola della vita e lÂhanno irrigata con il loro sangueÂ, testimoniando Âla beatitudine dei misericordiosiÂ. Jolique Rusimbamigera, burundese, pur gravemente ferito scampò al massacro dei seminaristi di Buta, il 30 aprile 1997, nel quale vennero assassinati 44 suoi compagni hutu e tutsi, colpevoli di non essersi voluti separare gli uni dagli altri. Ha descritto così quel momento: ÂMentre giacevamo nel nostro sangue, pregavamo e imploravamo il perdono per quelli che ci uccidevano. Sentivo le voci dei miei compagni che dicevano: ÂPadre, perdona loro perché non sanno quello che fannoÂ. Io pronunciavo le stesse parole dentro di me e offrivo la mia vita nelle mani di DioÂ. W.G.R. Jotcham, medico missionario battista canadese, morì nel 1938 ad appena 23 anni, in Nigeria, assistendo i lebbrosi e la popolazione di Katsina, colpiti da unÂepidemia di meningite, convinto che fosse suo dovere stare in mezzo a loro, sullÂesempio di Cristo.
Cristiani che hanno dato la vita per amore di Cristo e dei fratelli in America
Sono tanti coloro che Âhanno testimoniato la verità e la carità del Vangelo in America fino al dono della propria vitaÂ, facendo risplendere Âla beatitudine degli affamati e degli assetati della giustizia di DioÂ. Mons. Alejandro Labaka, missionario e Vescovo cattolico di Aguarico, in Perù, spese tutte le sue energie a favore della tribù amazzonica degli huaorani-acuas. Un gruppo di loro lo uccise il 21 luglio 1987, insieme a Suor Inés Arango. Mons. Jesús Emilio Jaramillo Monsalve, invece, era il Vescovo Vicario Apostolico cattolico di Arauca, in Colombia. Divenuto titolare della sede di Strumniza, affrontò violenze e gravi ingiustizie sociali finché il 2 ottobre 1989, a 73 anni, fu torturato e assassinato da alcuni guerriglieri, durante una visita pastorale. Aveva scritto: ÂVoglio che la morte realizzi, come ultimo atto, la mia incorporazione con Cristo e sia una riproduzione del suo dolore ed unÂespiazione dei peccati miei e degli altriÂ.
Testimoni della fede in varie parti del mondo
In questa categoria sono compresi i fratelli e le sorelle che hanno testimoniato la croce di Cristo in mezzo a popoli più forti e numerosi di fede diversa, come pure i membri delle Chiese orientali e di altre Chiese e comunità ecclesiali del Medio e dellÂEstremo Oriente, vittime dellÂintolleranza e dellÂintegralismo religioso, che Âhanno fatto risplendere la beatitudine dei puri di cuoreÂ. Dom Christian de Chergé, il priore del monastero trappista di Notre Dame de lÂAtlas a Thiberin, in Algeria, fu rapito con tutti i suoi monaci la notte tra il 26 e il 27 marzo 1996 da terroristi armati ed ucciso il 21 maggio. Nel suo testamento spirituale aveva chiesto a Dio la grazia di poter perdonare i suoi assassini, che avrebbe voluto incontrare di nuovo, Âladroni colmati di gioia, in paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, Padre di tutti e dueÂ. Sua Santità Karekine I, Catholicos Supremo degli Armeni, è morto il 29 giugno 1999. Non smise mai di tenere viva la memoria del genocidio del suo popolo, avvenuto inTurchia tra il 1915 e il 1916.
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