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Un varco di salvezza
Corrado Maggioni
LÂadozione di una porta santa sembra risalire a Martino V che, per il Giubileo del 1423, lÂaprì per accedere alla basilica Lateranense. Se in S. Pietro pare attestata per il Giubileo del 1450, fu Alessandro VI, nel 1500, a dare risalto a questo segno giubilare: stabilì lÂapertura rituale della porta santa in tutte le basiliche patriarcali, riservando a sé quella di S. Pietro. Il rito disposto allora è rimasto pressoché invariato nei secoli: cantando i versetti del Salmo 118: «Apritemi le porte della giustizia: voglio entrarvi e rendere grazie al Signore. EÂ questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti», il Papa batte tre volte col martello sul muro che chiude lÂaccesso; quindi, dopo la rimozione della muratura, al canto del Te Deum egli varca la soglia con la croce nella mano destra e un cero nella sinistra.
Per il Giubileo del 2000, il rituale è stato rivisto. Omessa la rimozione del muro, lÂaccento viene ora posto sullÂapertura dei battenti della porta e sullÂostensione del Vangelo da parte del Papa che attraversa la soglia. Come annunciato nella bolla, la volontà di Giovanni Paolo II è di inaugurare il Grande Giubileo mostrando «alla Chiesa e al mondo il Santo Vangelo, fonte di vita e di speranza per il terzo millennio che viene» (IM 8).
Il segno del Santo Vangelo, voce della Parola divina fattasi udibile per annunziare lÂanno di grazia al mondo intero (cf Lc 4,14-21), risuona eloquente del significato sotteso al passaggio per la porta santa: lÂattraversarla esige la risposta positiva allÂappello evangelico che rinnova la vita ed infonde speranza ai passi di uomini e donne pellegrini nella fatica del tempo, verso la felicità eterna. Il gesto del Successore dellÂapostolo Pietro di «mostrare alla Chiesa e al mondo il Santo Vangelo» richiama con forza la Ânuova evangelizzazioneÂ, impegno primario del terzo millennio che non può cristianamente inaugurarsi se non in sintonia col lieto annunzio che fa fare pasqua alla storia, aprendo ad essa la porta della comunione inseparabile con Dio. Il libro del Santo Vangelo, infatti, non rischiara solamente lÂesordio del Grande Giubileo nella notte di Natale: la sua luce si riverbera su ogni giorno dellÂanno santo che introduce al nuovo millennio.
I pellegrini che giungeranno a Roma troveranno aperta la porta santa: ciò non li esimerà dal sottoporsi al giudizio che rappresenta il varcarla: «LÂindicazione della porta richiama la responsabilità di ogni credente ad attraversarne la soglia. Passare per quella porta significa confessare che Gesù Cristo è il Signore, rinvigorendo la fede in lui per vivere la vita nuova che Egli ci ha donato. EÂ una decisione che suppone la libertà di scegliere ed insieme il coraggio di lasciare qualcosa, sapendo che si acquista la vita divina (cf Mt 13,44-46)» (IM 8).
Oltrepassare la porta santa non può dunque confondersi col semplice cambiamento di spazio: ha il valore di un passaggio purificatore attraverso Cristo, in essa significato. La novità della vita è innanzitutto frutto dellÂopera del Redentore in noi, ma insieme anche del nostro impegno concreto a mettere in pratica il suo Vangelo di vita nuova. |