Venerdì Santo, 25 marzo 2005
Carissimi Fratelli e Sorelle,
sono spiritualmente con voi al Colosseo, un luogo che evoca in me tanti ricordi ed emozioni, per compiere il suggestivo rito della Via Crucis, in questa sera del Venerdì Santo.
Mi unisco a voi nellÂinvocazione così densa di significato: "Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi, quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum". Sì, adoriamo e benediciamo il mistero della croce del Figlio di Dio, perché è proprio da quella morte che è scaturita una nuova speranza per lÂumanità.
LÂadorazione della Croce ci rimanda ad un impegno al quale non possiamo sottrarci: la missione che San Paolo esprimeva con le parole "Completo quello che manca nella mia carne ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1, 2-4). Offro anchÂio le mie sofferenze, perché il disegno di Dio si compia e la sua parola cammini fra le genti. Sono a mia volta vicino a quanti, in questo momento, sono provati dalla sofferenza. Prego per ciascuno di loro.
In questo giorno memoriale del Cristo crocifisso guardo e adoro con voi la Croce e ripeto le parole della liturgia: "O crux, ave spes unica!" Ave, o Croce, unica speranza, donaci pazienza e coraggio e ottieni al mondo la pace!
Con questi sentimenti, benedico voi e quanti partecipano a questa Via Crucis mediante la radio o la televisione.
Dal Vaticano, 25 Marzo 2005