UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ
PRESENTAZIONE I. Il significato del viaggio apostolico Sui passi dei suoi predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II anche il Santo Padre Benedetto XVI, ha scelto di onorare con uno dei primi viaggi pastorali del suo pontificato la terra di Turchia che comprende una estesa regione che, non a torto, è stata definita la terra santa della Chiesa. È in essa, infatti, che la comunità cristiana, soprattutto nei grandi centri di Antiochia e di Efeso, ha preso coscienza della sua identità e si è consolidata. Qui la Chiesa si è aperta al mondo antico in un processo di inculturazione e di adattamento che lha resa veramente cattolica, ossia aperta a tutte le espressioni culturali. Inoltre da queste terra è partita la prima evangelizzazione sia dellEstremo Oriente che quella dei popoli slavi. Non è casuale che la maggior parte degli scritti che compongono il Nuovo Testamento abbia visto la luce in questa terra o sia stata indirizzata a comunità cristiane di queste regioni. Due autori di questi scritti, Paolo di Tarso e Luca di Antiochia, sono tra i primi testimoni di una Chiesa che nel corso dei secoli ha visto una ricca fioritura di personaggi, i quali hanno dato unimpronta allintero cristianesimo. Il pensiero va ai Padri cappadoci, a quelli antiocheni e a quelli siriaci, ma pure a quellinnumerevole schiera di martiri e di asceti che ancora oggi la liturgia ci propone come modelli di vita cristiana. Il viaggio del Vescovo di Roma in Turchia ha luogo tra due date significative che ricordano illustri testimoni della fede: il XVII centenario della nascita di Efrem il Siro (306) e il XVI centenario della morte di Giovanni Crisostomo (407). Entrambi sono raggi splendenti di quella luce che viene dallOriente e che il Santo Padre Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Orientale lumen (1995), ha voluto ricordare perché la Chiesa universale non perda di vista le ricchezze di testimonianza, pensiero e spiritualità dellOriente cristiano e guardi con nostalgia al primo millennio cristiano in cui la Chiesa viveva nellunità. In unepoca di pluralismo come lattuale, proprio la multiforme ricchezza delle diverse tradizioni religiose, sorte in terra di Turchia e ancora presenti in essa, attesta come pluralità nelle espressioni liturgiche e spirituali e unità nella fede in Cristo Signore si compongono armonicamente. Ben a ragione il Santo Padre ha parlato del dialogo come di una polifonia di culture. Questo principio vale per le diverse confessioni cristiane, ma vale altresì per il dialogo tra cristiani e credenti di fede islamica. Talune ombre del passato non possono oscurare la luce che emana dal quotidiano dialogo della vita, dal dialogo della carità ed anche dal dialogo delle esperienze religiose che qui ha contrassegnato i rapporti tra cristiani e musulmani. Il viaggio del Santo Padre Benedetto XVI in Turchia si colloca in questa storia ed è a partire da essa che va interpretato. Si tratta pertanto di un viaggio pastorale, di un viaggio ecumenico e di un viaggio allinsegna del dialogo con il mondo islamico. 1. Un viaggio pastorale La Chiesa cattolica di Turchia, nelle sue espressioni rituali diverse (latina, armena cattolica, siro cattolica, caldea) costituisce una piccola minoranza allinterno di un mondo musulmano prevalentemente sunnita. In continuità con lapostolo Pietro che da Roma indirizzò una lettera (1 Pietro) alle comunità cristiane in diaspora dellattuale Turchia, anche il suo successore sindirizza alle stesse comunità facendo ad esse dono, non solo della sua parola, anche della sua presenza. Pietro invitava i cristiani di queste terre a dare ragione della speranza che è in voi (1 Pt 3, 15). Nel presente momento storico, che ha visto il sorgere e laffermarsi di forme dintolleranza religiosa, Papa Benedetto XVI, mediante lannuncio della Parola e la celebrazione dei Sacramenti, viene a confermare la comunità cattolica di Turchia nella fedeltà a Cristo e nella speranza in Lui. Le celebrazioni dellEucaristia con i fedeli cattolici di Turchia sono due. La prima ha luogo presso il santuario mariano nazionale di Meryen Aria Evi (Casa della Madre Maria), ad Efeso, città in cui il concilio del 431 proclamò la sua divina maternità, ma anche dove ‑ secondo una pia tradizione ‑ Maria sarebbe vissuta per un certo tempo insieme con San Giovanni. Il santuario è punto dincontro e di preghiera per cristiani e per musulmani che in Maria riconoscono la madre sempre vergine di Gesù eletta da Dio per il bene dellumanità. La seconda celebrazione Eucaristica ha luogo il 1° dicembre ad Istanbul nella Chiesa cattedrale dello Spirito Santo. La partecipazione alla Santa Messa in rito latino di una rappresentanza delle comunità cattoliche di Turchia appartenenti ai diversi riti orientali è sottolineata dalla presenza di espressioni rituali proprie di ciascun Rito. 2. Un viaggio ecumenico Fin dai primi momenti dellinizio del suo ministero petrino, Benedetto XVI ha posto come priorità del suo pontificato limpegno ecumenico. Come ebbe a dichiarare il 20 aprile 2005, nellomelia pronunciata nella Cappella Sistina il giorno dopo la sua elezione, lattuale successore di Pietro si lascia interpellare in prima persona da questa domanda ed è disposto a fare quanto è in suo potere per promuovere la fondamentale causa dellecumenismo. Sulla scia dei suoi Predecessori, egli è pienamente determinato a coltivare ogni iniziativa che possa apparire opportuna per promuovere i contatti e lintesa con i rappresentanti delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali. Il viaggio ad Istanbul sinscrive in questa prospettiva e trova un primo momento significativo nellincontro di preghiera e di dialogo del 29 novembre tra il Santo Padre e Sua Santità Bartolomeo I nella Cattedrale patriarcale. Al termine della comune preghiera ha luogo la venerazione delle reliquie di San Gregorio il Teologo e di San Giovanni Crisostomo. Il cuore della visita al Patriarca Ecumenico si ha il 30 novembre, giorno della memoria liturgica dellapostolo Andrea. La partecipazione del Papa alla Divina Liturgia seguita da una breve preghiera comune e dallo scoprimento di una lapide in memoria degli ultimi tre pontefici che hanno visitato il patriarcato, si conclude con la lettura e la firma di una dichiarazione congiunta tra il Santo Padre ed il Patriarca Bartolomeo I. Il carattere ecumenico del viaggio del Vescovo di Roma alle Chiese sorelle di Turchia viene sottolineata dalla visita che egli fa nello stesso giorno a sua Beatitudine il Patriarca Mesrob II Mutafyan, nella sede del Patriarcato Armeno Apostolico. Il momento dincontro personale e di comune preghiera e lo scoprimento di una lapide in lingua armena e turca a ricordo della visita di Paolo VI, di Giovanni Paolo II e, ora, di Benedetto XVI vogliono significare il legame che esiste tra la Chiesa armena apostolica e la Chiesa cattolica. Nello stesso spirito di fraterna comunione in Cristo, il Santo Padre riceve nel tardo pomeriggio, nella sede della Rappresentanza Pontificia dIstanbul, lArcivescovo siro ortodosso ed alcuni capi delle comunità protestanti. 3. Un viaggio allinsegna del dialogo interreligioso È significativo che il primo viaggio del Santo Padre in un paese a maggioranza musulmana inizi proprio nella terra dalla quale Abramo, comune patriarca per ebraismo, cristianesimo ed islam intraprese il suo viaggio nella fede in Dio. È, infatti, da Harran, villaggio dellattuale Turchia, che egli partì in spirito di totale dipendenza a Dio, fidandosi unicamente della parola a lui rivelata. La rinnovata memoria di queste comuni radici che legano le tre religioni e che il Santo Padre vuole richiamare con il suo viaggio, è un segnale che egli lancia per il superamento delle contrapposizioni che nei secoli hanno talvolta opposto tra loro ebrei, cristiani e musulmani. Come non ricordare, poi, che nel suo novennale soggiorno in terra di Turchia, il Delegato Apostolico Giuseppe Roncalli, divenuto Papa Giovanni XXIII, ha percepito e maturato lurgenza del dialogo interreligioso, espresso nella dichiarazione Nostra Ætate del Concilio Vaticano II, voluto dallo stesso Pontefice? Recentemente Papa Benedetto XVI ha definito tale dichiarazione la Magna Charta della Chiesa cattolica nei suoi rapporti con il mondo islamico (cf. Discorso ai Diplomatici, lunedì 25 settembre 2006). Il viaggio in Turchia ‑ in continuità con il pensiero di Papa Giovanni Paolo II va inteso come una riaffermazione della volontà della Chiesa cattolica di unimpellente necessità del dialogo interreligioso. La Turchia, paese che si dichiara ufficialmente laico, e che fa da ponte tra Europa ed Asia ed accoglie in sé diverse tradizioni religiose, è come il balcone sul Medio Oriente dal quale rafforzare i valori del dialogo interreligioso, della tolleranza, della reciprocità e della laicità dello Stato. II. Il libro liturgico del viaggio LUfficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, come è solito fare in occasione dei viaggi papali, ha preparato, anche per il viaggio apostolico del Papa in Turchia, un libro liturgico. Il volume, destinato in modo particolare al Santo Padre e ai concelebranti, contiene i testi e le rubriche delle celebrazioni programmate in occasione del viaggio. 1. Le celebrazioni con la comunità cattolica Le celebrazioni dellEucaristia presiedute dal Santo Padre sono tre: - mercoledì 29 novembre a Efeso nel Santuario di Meryem Ana Evì; - giovedì 30 novembre a Istanbul nella Cappella della Rappresentanza Pontificia; - venerdì 1° dicembre a Istanbul nella Cattedrale dello Spirito Santo. La celebrazione nel Santuario di Meryem Ana Evì La celebrazione dellEucaristia avviene nello spazio accanto al Santuario di Meryem Ana Evì ed ha una marcata connotazione mariologica ed ecclesiale. Il formulario della Santa Messa è proprio della Beata Vergine Maria. I testi eucologici e le letture bibliche in particolare sottolineano il mistero della maternità di Maria in riferimento alla sua presenza, insieme con lApostolo Giovanni, sotto la Croce del Signore. Le parole di Gesù sulla Croce: «Ecco tuo Figlio Ecco tua Madre» (Gv 19, 26-27) la Chiesa le ha accolte come un particolare testamento nel quale il Cristo Signore affidava alla Vergine Maria tutti i discepoli quali figli e ai discepoli consegnava la Madre. Nella celebrazione vengono usate oltre al latino, la lingua turca, litaliano, il francese, linglese e il tedesco. La celebrazione nella Cappella della Rappresentanza Pontificia I testi della celebrazione sono propri della festa dellApostolo Andrea. Si usa la lingua latina. Solo le letture sono proclamate in lingua volgare. Alla celebrazione partecipa il personale in servizio presso la Rappresentanza Pontificia. La celebrazione nella Cattedrale dello Spirito Santo La celebrazione nella Cattedrale di Istanbul ha una dimensione pneumatologica esplicitata dalla celebrazione della Messa votiva dello Spirito Santo. Tale dimensione è legata non solo al titolo dello Spirito Santo della Cattedrale ma anche dalla particolare configurazione dellassemblea, convocata per la celebrazione, formata da vari gruppi di persone, di diverse lingue e di diversi riti, ma uniti dalla stessa fede, dalla stessa carità e dallo stesso Spirito. La celebrazione, sia nelluso delle lingue che di alcune sequenze rituali, vuole essere lespressione delle varie componenti della comunità cattolica. Il formulario della Messa è proprio dello Spirito Santo. Vengono usate le seguenti lingue: il latino, il turco, il francese, il tedesco, il siriaco, larabo e lo spagnolo. Alcune sequenze rituali sottolineano la presenza dei vari riti orientali: larmeno, il caldeo, il siro. Agli armeni è riservato: il canto dingresso e il Sanctus; ai caldei: il Salmo responsoriale e il canto di offertorio eseguito in lingua aramaica; ai siri: la proclamazione del Vangelo secondo le modalità del proprio rito. 2. Le celebrazioni ecumeniche I momenti di preghiera a carattere ecumenico sono tre: - mercoledì 29 novembre, la preghiera nella Chiesa Patriarcale di San Giorgio al Fanar; - giovedì 30 novembre, la Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo nella Chiesa Patriarcale di San Giorgio al Fanar; - venerdì 1 dicembre, la liturgia della Parola nella Cattedrale armena di Santa Maria. La preghiera nella Chiesa Patriarcale di San Giorgio al Fanar Il momento di preghiera serale è costituito da una breve akolouthia, composta per la circostanza, con vari elementi presi da diverse ore e feste dellUfficiatura della Chiesa Bizantina. Allingresso del Papa e del Patriarca nella chiesa, vengono cantate sette antifone, di cui cinque sono prese dal salterio e due dai testi dellufficiatura notturna bizantina della domenica. Nella prima antifona, presa dal salmo 88, 16-17: Signore, alla luce del tuo volto cammineranno , tutto il giorno esulteranno nel tuo nome, e nella tua giustizia saranno innalzati, troviamo un riferimento al tema della luce che collega lufficiatura allora serale in cui viene celebrata. Le altre antifone salmiche invitano alla lode del Signore glorioso. La terza e la sesta antifona, prese dallufficiatura domenicale, fanno riferimento esplicito allo Spirito Santo dato agli apostoli: Dal Santo Spirito scaturisce ogni sapienza, per lui agli apostoli è data la grazia Il Santo Spirito è la sorgente dei divini tesori, da lui provengono sapienza, intelligenza, timore Lufficiatura si apre con la benedizione di inizio secondo tutte le ufficiature della tradizione bizantina: Benedetto il nostro Dio, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Si cantano quindi sei tropari scelti per la celebrazione: il primo è quello della Pentecoste, il giorno in cui il Signore, mandando lo Spirito Santo, ha fatto di alcuni pescatori, uomini sapienti per la salvezza del mondo. Il secondo e terzo tropario sono della festa dei santi Pietro e Paolo, patroni della Chiesa di Roma, e di santAndrea, patrono della Chiesa di Costantinopoli. Il quarto tropario fa riferimento a san Benedetto. Il quinto è un testo nuovo in quanto fu usato per prima volta nella visita di Sua Santità Paolo VI a Istanbul nel 1967: canta la gioia della città di Costantinopoli che riceve colui che presiede la chiesa di Roma e siede nella cattedra di Pietro. Lultimo dei tropari è il kontakion che si canta nelle settimane precedenti il Natale e che descrive la gioia del mondo vedendo la Vergine che si avvia a partorire il Verbo eterno di Dio. La terza parte dellufficiatura contiene sei versetti della Dossologia conclusa dal Trisaghion. Segue poi una litania con sette intercessioni e una preghiera conclusiva, detta dal Patriarca. Vi sono intercessioni per il Papa, per il Patriarca, per le Chiese e per il mondo intero. A continuazione viene proclamata una lettura biblica, presa dal profeta Zaccaria 8, 7-17, la voce del profeta che chiama i popoli da Oriente e da Occidente e li raduna a Gerusalemme. Subito dopo la lettura, si inizia la recita del Padre nostro introdotto dalla formula usuale di invito della liturgia di San Giovanni Crisostomo: Concedici, Signore, che con fiducia e senza condanna osiamo chiamare Padre Te, Dio del cielo, e dire Il canto del Padre nostro si conclude con il versetto che di solito conclude la proclamazione del Vangelo: Gloria a Te, Signore, gloria a Te. Segue poi la venerazione delle reliquie dei santi Gregorio il Teologo e Giovanni Crisostomo. Parte delle reliquie dei due santi Padri della Chiesa Costantinopolitana, conservate nella basilica di San Pietro, furono date dal Papa Giovanni Paolo II, di venerata memoria, al Patriarca Ecumenico Bartolomeo I nel corso di una commovente celebrazione svoltasi nella Basilica Vaticana il 27 novembre 2004. Durante la venerazione delle reliquie, il coro canta i due tropari, di san Giovanni Crisostomo e di San Gregorio il Teologo. La Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo nella Chiesa Patriarcale di San Giorgio al Fanar La Liturgia bizantina è comune a tutte le Chiese di tradizione bizantina (ortodosse e cattoliche): della Grecia, del medio oriente, dellest europeo, del sud dellItalia. Le Chiese bizantine usano tre anafore, preghiere eucaristiche, chiamate anche semplicemente liturgie: quella di san Giovanni Crisostomo usata quasi ogni giorno , quella di san Basilio usata 10 volte allanno e quella di san Giacomo usata una sola volta allanno. La celebrazione della Divina Liturgia bizantina, come quella di tutte le Chiese Orientali si svolge verso lOriente. Il sacerdote con tutti i fedeli guardano allOriente da dove Cristo verrà un giorno nella sua gloria. Il sacerdote intercede presso il Signore per il suo popolo; egli cammina davanti al popolo verso lincontro con il Signore. Sono diversi i momenti in cui il sacerdote si volge al popolo: per la proclamazione del vangelo, per il dialogo che precede lAnafora, per la Comunione coi Santi Doni e per tutte le benedizioni. Indicano momenti in cui lo stesso Signore viene incontro al suo popolo. La Divina Liturgia bizantina si compone di tre parti: La preparazione del sacerdote e dei doni del pane e del vino (Protesi); la liturgia dei Catecumeni (liturgia della Parola); la liturgia dei Fedeli. A. La preparazione dei doni si suddivide in due parti: la preparazione del sacerdote che prevede le preghiere e la vestizione delle vesti sacre; in queste preghiere il sacerdote chiede al Signore che nella sua misericordia, lo faccia degno di offrire il sacrificio, di intercedere per il popolo, di invocare lo Spirito Santo. Segue la preparazione dei doni del pane e del vino. Anche se il rito della preparazione è compiuto solo dal sacerdote, in esso è presente simbolicamente tutta la Chiesa, quella del cielo e quella della terra. B. La Liturgia dei Catecumeni. Essa è chiamata in questo modo in quanto prevede la partecipazione dei catecumeni, che vengono congedati dopo la proclamazione del Vangelo. La Divina Liturgia inizia con una invocazione alla Santa Trinità: Benedetto il Regno del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo . Seguono tre litanie, una più lunga e due più brevi, in cui si prega, invocando la misericordia del Signore su tutto il mondo, su tutta la Chiesa. Vengono elencati: la Chiesa, tutti coloro che ne fanno parte e tutti coloro che si trovano nel bisogno. Queste litanie comprendono sempre una invocazione alla Madre di Dio, a colei che interce per tutti e per la Santa Chiesa. Dopo la seconda litania si canta linno cristologico O Unigenito, un antichissimo inno liturgico che riassume in modo breve tutti i principali dogmi della fede cristiana: la Trinità, lIncarnazione del Verbo di Dio, la divina maternità di Maria, la salvezza che ci viene dalla passione, la morte e risurrezione di Cristo. Segue il piccolo ingresso. Il sacerdote ed il diacono, portando solennemente in processione il Vangelo, lo prendono dallaltare, lo mostrano ai fedeli, e lo ricollocano sullaltare, ad indicare linizio della proclamazione della Parola di Dio (anticamente questo era lingresso per linizio della Liturgia). Prima delle letture ha luogo il canto del Trisaghion: Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale . Si proclamano quindi due letture del Nuovo Testamento. Dopo il Vangelo abitualmente si tiene lomelia. C. Liturgia dei Fedeli. La terza parte quindi della Divina Liturgia è costituita dalla liturgia dei fedeli, a cui partecipano pienamente coloro che sono battezzati. Inizia con il grande ingresso la processione con il pane e il vino verso laltare. Il coro canta linno Noi che misticamente raffiguriamo i cherubini , un altro antico testo liturgico in cui la Chiesa del cielo e della terra si uniscono nella lode e nel ringraziamento a Dio per i suoi doni. Il sacerdote incensa laltare, la chiesa, i doni preparati ed i fedeli, che sono tutti icone di Cristo. Poi solennemente prende la patena ed il calice, e mentre chiede al Signore di ricordarsi di coloro che sono stati commemorati e di tutta la Chiesa, li colloca sullaltare e li copre col velo. In questo momento il sacerdote fa sue e di tutta la Chiesa le parole del buon ladrone sulla croce: Ricordati Signore di me nel tuo Regno . I doni, simbolo di Cristo, lAgnello sacrificato, vengono collocati sullaltare, cioè nel sepolcro da dove, dopo la consacrazione o santificazione, il Cristo vivente e vivificante verrà dato ad ognuno dei fedeli. Dopo lingresso, si cantano alcune le litanie, ci si scambia il segno di pace e si recita il simbolo niceno-costantinopolitano. Segue lanafora di san Giovanni Crisostomo, che ha una struttura simile a quella delle altre anafore delle liturgie orientali ed occidentali: dialogo trinitario iniziale, prefazio, Santo, anamnesi, narrazione dellistituzione dellEucaristia, epiclesi, intercessioni e conclusione dellanafora. Seguono il Padre nostro, la frazione e la comunione. Prima della comunione il sacerdote versa dellacqua bollente (detta zéon) nel calice come simbolo della presenza e della venuta dello Spirito Santo e ad indicare anche la vita che ci viene dalla comunione al Corpo e al Sangue viventi e vivificanti di Cristo stesso. La comunione si riceve sotto le due specie eucaristiche. La Divina Liturgia si conclude con la benedizione finale. La Liturgia della parola nella Cattedrale Armena Apostolica di Santa Maria Le preghiere e le sequenze rituali che costituiscono il momento di preghiera sono stati prese da vari elementi della Celebrazione Eucaristica della Liturgia Armena. Prima di iniziare la processione dingresso nella Cattedrale, vengono presentati al Santo Padre, secondo la tradizione nazionale armena, il pane, il sale e lacqua di rose come simboli di benvenuto e di augurio. Durante lingresso in Cattedrale di Sua Santità e di Sua Beatitudine, il coro esegue il canto (Herasciapar Asdvadz) O Dio Meraviglioso, che ricorda la storia della conversione del popolo armeno al cristianesimo per opera di S. Gregorio lIlluminatore. Ai piedi dellaltare viene quindi detta una preghiera. Dopo di essa, il Santo Padre e Sua Beatitudine prendono posto davanti al sacro altare, da dove il Vangelo, portato processionalmente dallingresso della Cattedrale, viene solennemente proclamato. Il momento di preghiera nella Cattedrale Armena Apostolica esprime la gioia della Chiesa Armena Apostolica per la visita di Sua Santità Benedetto XVI. III. Conclusione LUfficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice è vivamente riconoscente a coloro che hanno dato la loro collaborazione alla pubblicazione del presente volume. Il ringraziamento è rivolto anzitutto ai Vescovi della Conferenza Episcopale Turca: essi, riuniti in Conferenza Episcopale a Istanbul il 18 settembre 2006, hanno dato le indicazioni generali concernenti i testi, le lingue e le espressioni rituali da usare. Un grazie particolare al Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli per la fraterna collaborazione nella redazione dei testi in inglese e in greco del momento di preghiera del 29 e della Divina Liturgia del 30 novembre. Un ringraziamento anche ai responsabili della Cattedrale Armena Apostolica. Un grazie, infine, ai componenti delle Commissioni liturgiche istituite per loccasione dai vescovi di Izmir e di Istanbul. Il presente volume rimarrà testimonianza dellamore del Papa per il popolo turco, per la Chiesa sorella costantinopolitana e in particolare per la comunità cattolica in Turchia. La celebrazione dellEucaristia e lannuncio della Parola del Vescovo di Roma alla comunità di Efeso e di Istanbul sono una conferma e un dono che il Successore di Pietro fa alla Chiesa che vive in Turchia, affinché essa rimanga unita nella fede e nellamore in comunione con i propri Pastori e con il Romano Pontefice e continui ad essere aperta al dialogo ecumenico, al dialogo interreligioso e a difendere e promuovere per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà (Nostra ætate, 3). Piero Marini
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