CONCISTORO ORDINARIO PUBBLICO INDIRIZZO DI OMAGGIO AL SANTO PADRE Basilica Vaticana
Beatissimo Padre, Per la Porta della Fede, che è Cristo, siamo entrati nella casa del Signore, nella Chiesa, divenendone membri per la grazia battesimale. Nel seno di questa Chiesa siamo cresciuti e, per la libera e gratuita chiamata al sacerdozio, siamo stati consacrati al servizio di Dio e dei fratelli. Poi, per un imperscrutabile disegno del divino Maestro, ci è stato affidato un compito di governo con il ministero episcopale. Vostra Santità, con benevolenza, aggregandoci al Collegio cardinalizio, ci ha chiamati a far parte del Clero della Sua amata Diocesi di Roma, legandoci, al tempo stesso, in modo del tutto singolare, a Vostra Santità, Successore dell’Apostolo Pietro, nell’adempimento della suprema missione di principio e fondamento perpetuo e visibile dell’unità della fede e della comunione nella Chiesa (cfr. Lumen gentium, 18). In questa Sua quarta creazione di Cardinali, Vostra Santità ha voluto annoverare ventidue ecclesiastici che rappresentano la cattolicità della Chiesa di Cristo e la varietà dei suoi carismi: alcuni di noi provengono dall’ambito della Curia Romana dove già La coadiuvano nel servizio delle Chiese particolari, altri sono Pastori di antiche o più recenti Chiese particolari, altri ancora sono illustri maestri che, con il loro insegnamento, hanno formato generazioni di uomini e donne nelle scienze umane ed ecclesiastiche. Questa varietà di persone richiama alla mente la bella considerazione dell’Apostolo Pietro che a Cesarea, nella casa di Cornelio, commentava: «Davvero sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga” (At 10,34-35). Nell’itinerario umano e spirituale che Dio ha permesso nella vita di ognuno di noi emerge con chiarezza l’assoluta gratuità dell’amore di Dio e la predilezione del Signore: “non vi chiamo servi ma amici”(Gv 15, 15); ci unisce l’unica fede in Cristo, l’amore per la Chiesa, la fedeltà al Papa e la profonda consapevolezza dei bisogni veri e gravi dell’umanità in mezzo alla quale camminiamo, provando, come sacerdoti, quella giusta compassione verso chi è nell’ignoranza, nell’errore e nella debolezza, secondo la significativa espressione del capitolo V della Lettera agli Ebrei (5,2). La porpora di cui siamo stati insigniti ci rammenta, Beatissimo Padre, non tanto la grandezza di chi la portava quale simbolo di potere e di dominio, ma il mistero profondo della sofferenza di Gesù, che rivestito dai suoi aguzzini di un manto purpureo e presentato così alla folla da Pilato, si è umiliato facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce (cfr. Fil 2,8). Anche oggi nella Chiesa, per la fedeltà al suo Signore, non mancano il martirio, le tribolazioni e le persecuzioni in tanti suoi membri. Beatissimo Padre, in questo momento, così significativo per noi, vorremmo, insieme ai nostri sentimenti di gratitudine, di affetto e di dedizione, presentarLe, quale dono, il rinnovato impegno di fedeltà, unito alla completa disponibilità nell’adempimento delle specifiche mansioni a noi affidate nella Curia Romana, nelle Chiese particolari o nel servizio alla verità e alla conoscenza di essa. La fiducia in noi riposta vorremmo portarla come veste inconsunta usque ad effusionem sanguinis. Ai nostri sentimenti si uniscono oggi anche quelli, non meno profondi e gioiosi, dei nostri parenti ed amici, delle Chiese da cui proveniamo e dei popoli ai quali apparteniamo. Ogni vocazione, infatti, nasce in un contesto umano e si esercita nell’ambito in cui vivono i nostri fedeli, con i quali si generano relazioni pastorali che non si cancellano. Essi pure, Padre Santo, La ringraziano ed assicurano la loro preghiera per la Sua persona (Dominus conservet eum) e in sostegno al Suo supremo e universale Ministero ecclesiale (Tu es Petrus) Poniamo il nostro servizio cardinalizio sotto la protezione di Maria Madre della Grazia; anzi è Cristo stesso, che dall’alto della croce ci mette sotto la sua materna protezione: “Donna ecco tuo figlio!” (Gv 19, 26). E chiediamo a Lei, Madre nostra, che venga ad abitare con noi. A Dio benedetto nei secoli, si elevi con le stesse parole mariane la nostra preghiera: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore” (Lc 1,46-47).
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