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Alfonsa dell'Immacolata Concezione (1910-1946)
La Beata ALFONSA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE nacque a Kudamalur, nella regione di Arpookara in diocesi di Changanacherry, India, il 19 agosto 1910, dall'antica e nobile famiglia dei Muttathupadathu. Fin dalla nascita, la vita della Beata fu segnata dalla croce, che le si rivelerà progressivamente come la via regale per conformarsi a Cristo. La mamma, Maria Puthukari, la diede alla luce prematuramente, mentre era allottavo mese di gravidanza, in seguito allo spavento provato per un serpente che, mentre dormiva, le si era avvinghiato alla vita. Otto giorni dopo, il 28 agosto, la piccola veniva battezzata secondo il rito siro-malabarese dal parroco Padre Giuseppe Chakalayil e riceveva il nome Annakutty, diminuitivo di Anna. Era lultima di cinque figli. Trascorsi appena tre mesi, la madre morì. Annakutty trascorse la prima infanzia presso la casa dei nonni ad Elumparambil. Qui visse un tempo particolarmente felice per la sua formazione umana e cristiana, durante il quale sbocciarono in lei i primi germi della vocazione alla vita consacrata. La nonna, donna pia e caritatevole, le comunicò la gioia della fede, lamore alla preghiera, lo slancio della carità verso i poveri. A cinque anni la bambina già sapeva guidare, con entusiasmo tutto infantile, la preghiera serale della famiglia riunita, secondo luso siro-malabarese, nella «stanza della preghiera ». L11 novembre 1917 Annakutty ricevette per la prima volta il pane eucaristico. Diceva alle sue amiche «Sapete perché oggi sono particolarmente contenta? Perché ho Gesù nel mio cuore»! E in una lettera al padre spirituale, del 30 novembre 1943, avrebbe confidato in seguito: «Già dalletà di sette anni non sono più mia. Mi ero dedicata tutta al mio Sposo divino. Lo sa bene Sua Riverenza». Nello stesso anno 1917 iniziò a frequentare la scuola elementare di Thonnankuzhy, dove stabilì una sincera amicizia anche con i bambini induisti. Terminato il primo ciclo distruzione, nel 1920, venne il tempo di trasferirsi a Muttuchira, in casa della zia Anna Murickal, alla quale la mamma laveva affidata prima di morire, come madre di adozione. La zia era una donna severa ed esigente, a tratti dispotica e violenta nellesigere da Annakutty lobbedienza ad ogni sua minima disposizione o desiderio. Assidua alle pratiche religiose, vi si recava in compagnia della nipote, ma non condivideva lamicizia della giovane con le Carmelitane del vicino monastero, né le sue lunghe soste di preghiera ai piedi dellaltare. Era infatti ben determinata a procurare un vantaggioso matrimonio ad Annakutty, ostacolando i chiari segni della sua vocazione religiosa. La virtù della Beata si manifestò nellaccettare questa educazione severa e rigida come una via di umiltà e di pazienza per amore di Cristo, e resistendo tenacemente ai reiterati tentativi di fidanzamento a cui la zia cercava di obbligarla. Per sottrarsi allimpegno delle nozze, Annakutty giunse al punto di provocarsi volontariamente una gravissima ustione, ponendo il piede in una fossa di brace ardente. « Il mio fidanzamento era fissato quando avevo tredici anni compiuti. Che cosa dovevo fare per evitarlo? Io pregai tutta la notte... mi venne allora unidea. Se il mio corpo fosse stato un po' sfigurato, nessuno mi avrebbe voluta!... Quanto ho sofferto! E tutto offrii per la mia grande intenzione». Il proposito di svilire la sua singolare bellezza non valse del tutto a liberarla dalle attenzioni dei pretendenti. Anche negli anni successivi la Beata dovette difendere la propria vocazione, persino nel corso dellanno di probandato, quando si tentò di piegarla al matrimonio con la complicità della stessa maestra di formazione. «O vocazione che ho accolto! Dono del mio buon Dio!.... Dio vide il dolore del mio animo in quei giorni. Dio allontanò le difficoltà e mi costituì in questo stato religioso». Fu il P. Giacomo Muricken, suo confessore, a orientarla verso la spiritualità francescana e a farle conoscere la Congregazione delle Francescane Clarisse. Il 24 maggio 1927 Annakutty entrava nel loro collegio di Bharananganam nellattuale territorio della diocesi di Palai, per frequentare come alunna interna la settima classe. Lanno successivo, il 2 agosto 1928, Annakutty iniziava il postulandato, assumendo il nome di Alfonsa dellImmacolata Concezione, in onore di SantAlfonso De Liguori, festeggiato in quel giorno. Il 19 maggio 1930 fece la vestizione religiosa, nel corso della prima visita pastorale a Bharananganam del Vescovo Mar Giacomo Kalacherry. Il periodo 1930-1935 fu caratterizzato da gravi malattie e sofferenze morali. Poté insegnare ai bambini, nella scuola di Vakakkad solo nellanno scolastico 1932-33. In seguito, a causa della sua debolezza, svolse il compito di aiuto-insegnate e di catechista in parrocchia. Fu impegnata anche come segretaria, soprattutto per scrivere lettere ufficiali, a motivo della sua bella grafia. Nel 1934 fu introdotto nella Congregazione delle Francescane Clarisse il noviziato canonico. Pur desiderando entrarvi subito, la Beata per la sua malferma salute vi fu ammessa solo il 12 agosto 1935. Dopo circa una settimana dallinizio del noviziato, si manifestarono emorragie al naso, agli occhi, un profondo deperimento organico e piaghe purulenti alle gambe. La malattia si aggravò a tal punto che si temette il peggio. Il cielo venne in soccorso alla santa novizia. Nel corso di una novena al Servo di Dio Padre Kuriakose Elia Chavara-Carmelitano, oggi Beato, fu miracolosamente ed istantaneamente guarita. Ripreso il noviziato annotava nel suo diario spirituale i santi propositi: «Non voglio agire o parlare secondo la mia inclinazione. Ogni volta che mancherò farò una penitenza... voglio essere attenta a non ribattere mai a nessuno. Agli altri dirò solo parole dolci. Voglio controllare i miei occhi con rigore. Per ogni piccola mancanza chiederò perdono al Signore e la espierò con una penitenza. Di qualsiasi genere saranno le mie sofferenze non mi lamenterò mai e quando dovessi affrontare qualche umiliazione cercherò rifugio nel Sacro Cuore di Gesù». Il 12 agosto 1936, festa di santa Chiara, giorno della sua professione perpetua fu un giorno di inesprimibile gioia spirituale. Si realizzava il desiderio a lungo custodito nel cuore e confidato alla sorella Elisabetta quando ancora aveva solo 12 anni: «Gesù è lunico mio Sposo, e nessun altro». Gesù voleva però condurre la sua sposa alla perfezione per la via della sofferenza. «Ho fatto la mia professione perpetua il 12 agosto 1936 e venni qui a Bharanganam il 14 successivo. Da quel tempo sembra mi sia stata affidata una parte della croce di Cristo. Occasioni di soffrire ve ne sono in abbondanza... Ho un grande desiderio di soffrire con gioia. Sembra che il mio Sposo voglia compiere questo desiderio». Ci fu un susseguirsi di malattie dolorose: una febbre tifoidea, una polmonite doppia e, ciò che fu più grave, uno drammatico collasso nervoso per lo spavento alla vista di un ladro, la notte del 18 ottobre 1940. Lo stato di prostrazione psichica si protrasse per circa un anno durante il quale non fu più in grado di leggere né di scrivere. In ogni situazione Suor Alfonsa mantenne sempre una grande riservatezza e un atteggiamento caritatevole verso le sorelle, sopportando in silenzio le sue sofferenze. Nel 1945 le sue malattie ebbero un scoppio violento. Un tumore diffuso in tutto l'organismo trasformò il suo ultimo anno di vita in una continua agonia. Una gastroenterite con difficoltà al fegato le procurava violente convulsioni con vomiti, fino a quaranta volte al giorno. « Io sento che il Signore mi ha destinata, ad essere un'oblazione, un sacrificio di sofferenza... Considero il giorno in cui non ho sofferto un giorno perduto per me». In questo atteggiamento di vittima per amore verso il Signore, lieta fino all'ultimo istante e con il sorriso dell'innocenza sempre impresso sulle labbra, Suor Alfonsa chiuse serenamente e con gioia il suo cammino terreno nel convento delle Francescane Clarisse a Bharananganam alle ore 12.30 del 28 luglio 1946, lasciando il ricordo d'una suora piena d'amore e santa. Con lodierna Canonizzazione la Chiesa che è in India indica alla venerazione dei fedeli di tutto il mondo la sua prima Santa. Nel suo nome, fedeli provenienti da ogni parte del mondo, si uniscono nellunico ringraziamento a Dio, nel segno delle due grandi tradizioni orientale ed occidentale, romana e malabarese che Suor Alfonsa visse e armonizzò nella sua vita santa. Omelia del Santo Padre Benedetto XVI (12 ottobre 2008)
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