PRESENTAZIONE DEI LAVORI DELLA CTI
NELLA I SESSIONE PLENARIA DEL X° QUINQUENNIO
(22.XI.2022)
Un cordialissimo saluto!
Vorrei semplicemente offrire qualche utile indicazione per il nostro lavoro, già
ben avviato ieri, muovendo da una premessa.
Il primo anno di questo decimo quinquennio di attività della CTI, a partire dal
settembre dello scorso anno, è stato ancora segnato dalla situazione di pandemia
del Covid-19, che ha impedito di realizzare i due previsti incontri presenziali,
lo scorso novembre per la plenaria e poi in maggio/giugno per le
sottocommissioni. Abbiamo tuttavia potuto iniziare proficuamente il nostro
cammino, grazie alla buona volontà e alla pronta collaborazione di tutti.
L’abbiamo fatto, di necessità, in modo inusuale. La scelta dei temi oggetto del
nostro lavoro, dopo una consultazione online, è venuta da Papa Francesco su
proposta del nostro Cardinale Presidente ed ha riscosso il nostro sincero e
unanime plauso, anche se – come sempre accade – altri temi, d’indubbio
interesse, sono stati almeno per il momento accantonati. Con la formazione delle
sottocommissioni e la scelta dei loro Presidenti si è poi potuto avviare il
lavoro, che in questi giorni senz’altro vive una prima e importante tappa di
definizione condivisa in vista di un positivo prosieguo del lavoro.
Senza dire che il nostro ritrovarci in presenza – nonostante il disagio
derivante dal fatto che non è stato possibile trovare alloggio per tutti nello
stesso luogo – è senz’altro occasione propizia (lo apprezziamo ancor più dopo
l’anno trascorso) non solo per promuovere la reciproca conoscenza, ma anche per
incentivare la qualità della nostra collaborazione.
Alcune rapide parole, guardando a questo prioritario obiettivo, attorno a
quattro cose: il compito che ci è affidato, lo spirito con cui
siamo chiamati a svolgerlo, il metodo e il programma di lavoro.
1. Il compito che ci è affidato. Esso – come del resto è a tutti voi noto –
è chiaramente espresso negli Statuti della CTI, promulgati nel 1982: «Studiare i
problemi dottrinali di grande importanza, specialmente quelli che presentano
aspetti nuovi, e in questo modo offrire il suo aiuto al Magistero della Chiesa,
particolarmente alla Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, presso la
quale viene costituita». La CTI nel 2019 ha tagliato il traguardo dei suoi primi
cinquant’anni di attività producendo in questo lasso di tempo 30 documenti,
raccolti in un Enchiridion che nel corso di quest’anno – grazie alla
solerzia del nostro Segretario aggiunto, mons. Maurizio Barba – ha visto la
pubblicazione del suo secondo tomo, che ne raccoglie gli ultimi 8: lo
presenteremo – come da programma – venerdì prossimo presso la Pontificia
Università Urbaniana, anche per incentivarne la recezione nell’ambiente
accademico romano.
I tre temi che ci vedono impegnati in questo decimo quinquennio sono: il
significato e l’attualità della fede cristologica professata dal Concilio di
Nicea, nella memoria dei 1700 anni dalla sua celebrazione (325-2025); l’esame di
alcune questioni antropologiche oggi emergenti e di cruciale significato per il
cammino della famiglia umana alla luce del farsi storia del disegno divino della
salvezza; l’approfondimento – oggi sempre più urgente e decidente – della
teologia della creazione in prospettiva trinitaria e in ascolto del «grido dei
poveri e della terra».
Non è necessario richiamare lo spessore e l’attualità di questi temi.
Permettetemi di sottolineare appena il filo conduttore che l’uno all’altro li
lega, mettendo in rilievo, a un tempo, il centro cristologico-trinitario della
Rivelazione e la sua imprescindibile rilevanza antropologica e socio-ambientale
nell’oggi della storia. L’occasione è dunque propizia – ed esigente! – per
offrire in merito una parola convergente su questi tre diversi fronti, una
parola ponderata, chiarificatrice, orientatrice e incisiva. Non si tratta di
ripetere cose risapute, ma di guardare avanti, in fedeltà alla Rivelazione e in
discernimento critico dei segni dei tempi in ascolto dello Spirito. La voce
della CTI sarà senz’altro ascoltata e riconosciuta preziosa per la missione
della Chiesa nella misura in cui saprà essere autorevole, fondata, prospettica.
2. Circa lo spirito del nostro lavoro, non è superfluo ribadire la
natura e la finalità squisitamente ecclesiale del compito che, con
fiduciosa aspettativa, è confidato alla nostra responsabilità. E ciò sotto
almeno tre profili.
Innanzi tutto, siamo chiamati a un esercizio in qualche modo esemplare del fare
teologia a servizio della missione della Chiesa, in sintonia condivisa e
convinta con il Magistero e in presa diretta con il sensus fidei del Popolo di
Dio nel suo cammino nella storia in questa tappa nuova
dell’evangelizzazioni. La CTI non agisce per delega del Magistero, bensì in
virtù del carisma e ministero ch’è proprio della comunità dei teologi in seno al
Popolo di Dio: ma è stata intenzionalmente istituita, nella scia del Vaticano
II, con la finalità di cooperare con il Magistero a servizio della missione
della Chiesa, e i suoi documenti non possono essere pubblicati senza
l’autorizzazione esplicita del Dicastero per la Dottrina della Fede.
Da questa specifica collocazione ecclesiale, derivano – ecco un secondo profilo
– alla CTI due tratti qualificanti del suo servizio: l’ascolto appunto del
Magistero e la condivisione argomentata delle sue prospettive e priorità, da
un lato, e, dall’altro, l’esercizio maturo e responsabile di quella libertà
nell’approfondimento della verità rivelata e nel discernimento, alla luce di
essa, dei segni dei tempi, che come tale qualifica il ministero teologico.
Da ultimo – terzo profilo – lo stile sinodale che ha da qualificare il
nostro impegno: sia nel senso del cammino di dialogo fatto in comune tra i
teologi e con tutte le espressioni del Popolo di Dio, sia nel senso della
ricerca costante del “consenso”, nel nostro lavoro, per offrire alla Chiesa ciò
che l’intelligenza teologica è in grado e ha la responsabilità di esprimere con
maturata condivisione.
Per tutti questi motivi, lo spirito del nostro lavoro è gioiosamente segnato dal
clima di preghiera, di ascolto della Parola di Dio e gli uni degli altri (con lo
scambio dei reciproci doni di cui siamo portatori a livello ecclesiale, di
sensibilità spirituale e culturale), di comunione in Cristo e persino di
amicizia in cui intensamente vogliamo vivere. «De amicis maxime speratur»,
scrive San Tommaso (IIa-IIae, q. 17, a. 8): possiamo sperare che un frutto
abbondante del nostro impegno, con la grazia di Dio, ci venga dall’amicizia che
l’amore alla verità che risplende in Cristo e ci fa uno in Lui ci permetterà di
promuovere tra di noi.
3. Circa il metodo del nostro lavoro, occorre innanzi tutto
sottolineare che la responsabilità del lavoro è condivisa in solido dalla
plenaria della Commissione. Le sottocommissioni hanno il ruolo, fondamentale, di
istruire la ricerca intorno ai temi oggetto di approfondimento, di presentare il
progetto dei documenti e la loro progressiva esecuzione, in dialogo costante con
tutti i membri della Commissione. I documenti, dunque, nei diversi stadi della
loro progettazione ed esecuzione, fanno la spola tra la plenaria e le
sottocommissioni.
In questi giorni avremo l’opportunità di mettere in atto questa dinamica,
proponendoci come obiettivo quello di giungere a una prima condivisione dello
schema generale di ciascuno dei tre documenti. A proposito di essi basti
richiamare che debbono essere chiariti in via preliminare: 1) i destinatari; 2)
la lingua; 3) lo stile; 4) la prospettiva o oggetto formale; 5) l’obiettivo di
fondo; 6) l’ampiezza che, di prammatica, non deve superare i 125.000 caratteri,
spazi inclusi.
È utile anche richiamare la possibilità – prevista dagli Statuti (cfr. n.
10) – del ricorso all’apporto (esterno) di esperti in riferimento alle questioni
trattate. Ad esempio, a proposito del documento di profilo antropologico, può
risultare senz’altro propizio un dialogo con la Pontificia Commissione Biblica
che ha pubblicato il documento «Che cos’è l’uomo? un itinerario di antropologia
biblica» (2019); a proposito della teologia della creazione, un dialogo con
l’Accademia delle Scienze; a proposito di Nicea con il mondo ecumenico.
4. Una parola ancora sul nostro programma di lavoro. L’obiettivo di
questa sessione plenaria è di giungere all’approvazione del progetto in cui è
impegnata ciascuna delle tre sottocommissioni. A tal fine, il ritmo di questa
sessione prevede 4 momenti: 1) riunione delle sottocommissioni per la messa a
punto di una prima bozza del progetto; 2) dialogo in plenaria di valutazione e
proposte in merito; 3) ritorno in sottocommissione; 4) ulteriore e conclusiva
valutazione in plenaria.
Da qui alla prossima sessione, novembre 2023, ogni sottocommissione si potrà
riunire una volta in presenza per fare il punto e proseguire nel lavoro: la data
di questa riunione, distinta secondo le sottocommissioni (2/3 giorni pieni,
preferibilmente a Roma), dev’essere fissata e concordata con la Segreteria della
Commissione entro la conclusione della presente plenaria.
* * *
Due note per concludere.
Da ricordare che la collaborazione della CTI col Dicastero per la Dottrina della
Fede chiede riservatezza nella comunicazione circa i contenuti dei lavori, al
fine di salvaguardare la libertà di parola dei membri e un proficuo e sereno
processo di discernimento e di elaborazione dei risultati.
Sarà senz’altro utile aprire un dialogo, oltre che puntualmente sul tema dei tre
documenti, a più ampio spettro sul metodo e le prospettive di lavoro della CTI.
Possiamo cominciare a farlo ora, per poi riprenderlo in momento opportuno.
Non mi resta che augurar…ci buon lavoro!
Mons. Piero Coda
Segretario Generale
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