PONTIFICIA ACADEMIA PRO VITA
VI Assemblea Generale
11-14 Febbraio 2000
ÂÂEvangelium vitae: 5 anni di Confronto con la SocietàÂÂ
Nel corso della VI Assemblea Generale della Pontificia Academia pro Vita, che si è tenuta a Roma dal 11-14 Febbraio 2000, un gruppo di esperti provenienti da diversi nazioni, che rappresentano i cinque continenti, riuniti in un comune lavoro di studio e ricerca, ha presentato, attraverso distinte e coordinate relazioni, un quadro della evoluzione del pensiero e delle leggi relative al diritto alla vita nellÂÂambito della procreazione, dello sviluppo integrale della persona e della promozione umana dei popoli, della assistenza medica e della dignità del morente, così come risulta a 5 anni dalla pubblicazione dellÂÂEnciclica Evangelium vitae.
LÂÂinsegnamento dellÂÂEnciclica Evangelium vitae di S.S. Giovanni Paolo II e lÂÂimpegno profuso negli anni recenti dalla Chiesa per la difesa della vita nel contesto delle politiche e delle normative nazionali e internazionali, hanno costituito il punto di riferimento ideale e normativo delle relazioni e della discussione ad esse seguita, nella quale hanno portato il loro contributo i partecipanti, secondo il metodo di lavoro proprio della Accademia.
Alla conclusione dei lavori, gli Accademici hanno tenuto a sottolineare le seguenti riflessioni.
1. DÂÂaccordo con lÂÂEnciclica
Evangelium vitae riaffermiamo la nostra convinzione che ÂÂlÂÂuomo è chiamato a una pienezza di vita che va ben oltre le dimensioni della sua esistenza terrena, poiché consiste nella partecipazione alla vita stessa di Dio.
[...]
Il Vangelo dellÂÂamore di Dio per lÂÂuomo, il Vangelo della dignità della persona e il Vangelo della vita, sono un unico ed indivisibile VangeloÂÂ (
EV 2) Tale Vangelo attende di essere annunziato a tutti gli uomini e tutte le donne, affinché essi possano amare la vita di ogni essere umano e rinforzare la loro coscienza sulla necessità della difesa della vita,
anche durante lÂÂesperienza terrena, dalla fecondazione alla morte naturale.
2. Facendo lÂÂanalisi del dibattito internazionale in questi ultimi cinque anni, riconosciamo la viva attualità dellÂÂEnciclica, nella quale la Chiesa presenta la sua posizione di condanna su una serie di attentati alla vita umana, quali la contraccezione, la sterilizzazione, lÂÂaborto, la procreazione artificiale, produzione di embrioni umani, soggetti alla manipolazione o distruzione, e lÂÂeutanasia. Essi richiedono oggi sempre più una vigilanza sociale e giuridica, in quanto si tende a riconoscerli come diritti positivi.
3. La caratteristica peculiare del nostro tempo non consiste, infatti, soltanto nella uccisione dellÂÂuomo innocente, perpetrata fin dallÂÂantichità, ma cosa ancor più grave nella legalizzazione, in determinate circostanze, di un tale delitto, come fosse ÂÂun dirittoÂÂ.
Non meraviglia perciò che proprio riguardo alla legge, sorgano le controversie più gravi e drammatiche (cfr. EV 72). La storia recente consente di relevare, come ha osservato il Santo Padre, che ÂÂ
esistono fatti che comprovano con crescente chiarezza come le politiche e le legislazioni contrarie alla vita stiano portando le società al decadimento,
non solo morale ma anche demografico ed economico. Il messaggio dellÂÂEnciclica può essere, pertanto, presentato non solo come vera e autentica indicazione per la rinascita morale, ma anche come punto di riferimento per la salvezza civileÂÂ (GIOVANNI PAOLO II,
Discorso rivolto ai Partecipanti allÂÂIncontro di studio e riflessione nel V Anniversario dellÂÂEnciclica «Evangelium vitae»; in: LÂÂOSS. ROM., Lunedì-Martedì 14-15 febbraio 2000, p. 5).
Noi, Accademici, ci siamo trovati in piena sintonia con quanto ha affermato il Santo Padre che ÂÂnon ha dunque ragion dÂÂessere quella sorta di mentalità rinunciataria che porta a ritenere che le leggi contrarie al diritto alla vita - le leggi che legalizzano lÂÂaborto, lÂÂeutanasia, la sterilizzazione e la pianificazione delle nascite con metodi contrari alla vita e alla dignità del matrimonio - presentino una loro ineluttabilità e siano ormai quasi una necessità sociale. Al contrario, esse costituiscono un germe di corruzione della società e dei suoi fondamenti. La coscienza civile e morale non può accettare questa falsa ineluttabilità, così come non accetta lÂÂidea della ineluttabilità delle guerre o degli estremi inter-etniciÂÂ (ibid.).
4. DÂÂaltro canto constatiamo che se da una parte esistono Paesi, anche ricchi di risorse economiche, dove sono state legalizzate forme di soppressione della vita umana, esistono pure numerosi altri Paesi in cui tali leggi vengono rifiutate dalla coscienza popolare; e ci sono altri ancora dove si avverte una crescente opposizione verso tali leggi. Conoscere la vicenda del diritto alla vita, più precisamente sul piano giuridico-legale, scoprire le tendenze culturali profonde, prevedere le evoluzioni possibili, riportare nelle leggi la giustizia riguardo alla vita umana, è compito primario degli intellettuali, cristiani e non, particolarmente dei giuristi e dei politici.
5. Richiamiamo il dovere e il diritto della Chiesa di annunciare e proporre pubblicamente i principi della vita morale e sociale che si ispirano al Vangelo e alla tradizione bimillenaria del cristianesimo. Mentre tale dovere sgorga dal mandato che Cristo stesso ha dato alla sua Chiesa, il corrispondente diritto, rappresenta lÂÂespressione di una libertà religiosa e politica accordata ai fedeli da una giusta società democratica e trova un riconoscimento codificato in quasi tutti i testi concordatari tra Stato e Chiesa; tale diritto non può essere inteso solo genericamente, ma si estende ad abbracciare la materia dei diritti umani e sociali, primo tra i quali quello della tutela e promozione della vita umana.
Perciò, come ci ricorda il Papa, ÂÂnon si lasci nulla di intentato per eliminare il delitto legalizzato o almeno per limitare il danno di tali leggi, mantenendo viva la consapevolezza del dovere radicale di rispettare il diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale di ogni essere umano, fosse anche lÂÂultimo e il meno dotato. (..). La modifica delle leggi non può non essere preceduta dalla modifica della mentalità e del costume su vasta scala, in modo capillare e visibile. La Chiesa in questo ambito non lascerà nulla di intentato né potrà accettare negligenze o consapevoli silenziÂÂ (ibid.).
6. E, dunque, giustamente scrive il Sommo Pontefice: «A tutti i membri della Chiesa, popolo della vita e per la vita, rivolgo il più grande invito perché, insieme, possiamo dare a questo nostro mondo nuovi segni di speranza, operando affinché crescano giustizia e solidarietà e si affermi una nuova cultura della vita umana, per lÂÂedificazione di unÂÂautentica civiltà della verità e dellÂÂamore» (n.6). Vita, verità, amore: parole ricche di suggestioni
stimolanti per lÂÂimpegno umano nel mondo. Esse sono radicate nel messaggio di Gesù Cristo, che è Via, Verità e Vita, ma sono anche impresse nel cuore e nelle aspirazioni di ogni uomo e di ogni donnaÂÂ. (ibid.)
Troviamo segni di questa sicura speranza in alcuni continenti dove la famiglia, anche nelle difficoltà, continua a vivere il suo ideale, e a educare i giovani (i leader politici del futuro) ai valori imprescindibili della vita. Altri segni di speranza si trovano in quelle costituzioni, legislazioni e convenzioni nazionali e internazionali che intendono promuovere e difendere la vita umana in tutta la sua esistenza e nel suo proprio ambiente, con la consapevolezza, anche solo implicita, che ÂÂnon si può costruire il bene comune senza riconoscere e tutelare il diritto alla vita [..]. Solo il rispetto alla vita può fondare e garantire i beni più preziosi e necessari della società, come la democrazia e la paceÂÂ (cfr. EV 101). Altri ancora li troviamo nel dialogo intrapreso tra cattolici e non cattolici sulla difesa del diritto alla vita e alla dignità di ogni persona. Questi segni di speranza, che lo Spirito Santo non lascia mancare agli uomini di buona volontà, danno certezza, serenità e forza anche alle denuncie che rinnoviamo contro la cultura della morte.
7.
Accogliamo lÂÂurgenza e la difficoltà di questo impegno, sapendo bene che il cristiano è chiamato ad operare nel mondo concreto dÂÂoggi: incerto e mutevole, tentato di sacrificare la trascendenza alla immanenza e i supremi valori al benessere, ed è portato a rifugiarsi nel convenzionalismo pragmatico e utilitarista piuttosto che legarsi alla verità e alla ragione.
Ma la nostra speranza si fonda, oltre che sullÂÂaiuto
del Signore della vita, anche sul convincimento
che il valore sacro della vita umana può essere riconosciuto pure nella sola legge naturale, scritta nel cuore dellÂÂuomo, la cui dimenticanza è allÂÂorigine ÂÂdel tragico oscuramento della coscienza collettivaÂÂ (
EV 70).
8. Conformemente allÂÂinsegnamento evangelico (cfr. Mt 13, 24-30) la coesistenza del buon grano con la zizzania è una esperienza storicamente ineliminabile dalla vicenda temporale dellÂÂuomo. Ma questo fatto, lungi dallÂÂindurre alla tentazione di una negativa, sterile rassegnazione o di un facile conformismo alla mentalità dominante, rafforza la nostra responsabilità di cristiani nella Chiesa e nella società, e ci porta a cercare le occasioni di riflessione e di dialogo con tutti coloro che riconoscono come lÂÂautentico progresso della società si fonda sulla salvaguardia incondizionata del bene fondamentale della vita umana. In particolare, come dice il Santo Padre, un ÂÂcampo molto ampio di impegno in difesa della vita si apre alla intraprendenza della comunità dei credenti: è lÂÂambito pastorale ed educativo, sul quale si sofferma la quarta parte dellÂÂEnciclica, tracciando concrete indicazioni per lÂÂedificazione di una nuova cultura della vitaÂÂ (GIOVANNI PAOLO II, Discorso rivolto ai Partecipanti allÂÂIncontro di studio e riflessione nel V Anniversario dellÂÂEnciclica «Evangelium vitae»; in: LÂÂOSS. ROM., Lunedì-Martedì 14-15 febbraio 2000, p. 5).
AllÂÂalba del nuovo millennio, come credenti e come membri della
Pontificia Academia pro Vita, sentiamo lÂÂobbligo che incombe alla Chiesa di annunciare agli uomini e alle donne, con coraggiosa fedeltà, la piena verità del Vangelo della vita, che sta al cuore del messaggio di Gesù (Cfr.
EV 1).
Ci uniamo con gratitudine alla persona di S.S. Giovanni Paolo II, al cui insegnamento confermiamo la nostra piena e filiale adesione e, sotto la protezione di Maria, Vergine e Madre del Verbo Incarnato, rinnoviamo il nostro totale impegno al servizio della vita di ogni essere umano.
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