PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA TEMI DI RIFLESSIONE E DIALOGO IN PREPARAZIONE
LA FAMIGLIA CRISTIANA: Nella visione cristiana del matrimonio, la relazione tra un uomo e una donna ÂÂ relazione reciproca e totale, unica e indissolubile ÂÂ risponde al disegno originario di Dio, offuscato nella storia dalla «durezza del cuore», ma che Cristo è venuto a restaurare nel suo splendore originario, svelando ciò che Dio ha voluto fin «dal principio» (Mt 19, 8). Nel matrimonio, elevato alla dignità di Sacramento, è espresso poi il «grande mistero» dell'amore sponsale di Cristo per la sua Chiesa (cfr. Ef 5, 32). Su questo punto, la Chiesa non può cedere alle pressioni di una certa cultura, anche se diffusa e talvolta militante. Occorre piuttosto fare in modo che, attraverso un'educazione evangelica sempre più completa, le famiglie cristiane offrano un esempio convincente della possibilità di un matrimonio vissuto in modo pienamente conforme al disegno di Dio e alle vere esigenze della persona umana: di quella dei coniugi, e soprattutto di quella più fragile dei figli. Le famiglie stesse devono essere sempre più consapevoli dell'attenzione dovuta ai figli e farsi soggetti attivi di un'efficace presenza ecclesiale e sociale a tutela dei loro diritti. Spetta altresì ai cristiani il compito di annunciare con gioia e convinzione la «buona novella» sulla famiglia, la quale ha un assoluto bisogno di ascoltare sempre di nuovo e di comprendere sempre più a fondo le parole autentiche che le rivelano la sua identità, le sue risorse interiori.
Presentazione Ecco il sussidio che offriamo, come per i precedenti Incontri Mondiali, quale strumento di riflessione e di meditazione, di dialogo e di preghiera, in preparazione del IV Incontro Mondiale delle Famiglie, che si terrà a Manila (Filippine) nei giorni 25 e 26 gennaio 2003. Questo IV Incontro Mondiale fa seguito al primo, svoltosi a Roma nellÂÂAnno della Famiglia (1994), al secondo, che ha avuto luogo a Rio de Janeiro nel 1997, e al terzo, celebrato a Roma nel mese di ottobre del 2000 (Giubileo delle Famiglie). Il motto ispiratore: «La famiglia cristiana: una buona novella per il terzo millennio», è stato prescelto dal Santo Padre Giovanni Paolo II. Sua Santità, nella Lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte, dice: «La relazione tra un uomo e una donna ÂÂ relazione reciproca e totale, unica e indissolubile ÂÂ risponde al disegno originario di Dio». Come conseguenza, continua il Papa, «su questo punto, la Chiesa non può cedere alle pressioni di una certa cultura, anche se diffusa e talvolta militante» (n. 47). Questo mistero del «principio», svelato ai coniugi nellÂÂamore di Cristo per la sua Chiesa, viene accolto nella Parola e nel sacramento e li rende testimoni della Buona Novella nella vita di famiglia. Le schede che seguono, in numero di 12, sviluppano le tematiche più significative relative alla famiglia cristiana come buona novella. I contenuti proposti, in forma sintetica ed agile, ripropongono temi fondamentali dellÂÂinsegnamento della Chiesa e sono tratti, quasi sempre testualmente, dai documenti più recenti, specialmente del Concilio Vaticano II e del Pontificato di Giovanni Paolo II. Tali sussidi possono essere utilizzati come guide dagli operatori di pastorale familiare, in un percorso di riflessione e di dialogo, da attuarsi preferibilmente nelle assemblee familiari, adattando i temi alle diverse culture e ai contesti sociali locali. Queste assemblee familiari consistono in riunioni di gruppi di famiglie, genitori e figli, durante le quali, con lÂÂaiuto di una guida, si riflette sui temi proposti. La struttura di ogni incontro è molto semplice: dopo un canto iniziale e la recita del Padre Nostro, si legge un brano della Sacra Scrittura. Quindi si passa alla lettura del tema e successivamente il sacerdote o la guida possono svolgere una breve riflessione che introduce al dialogo dei partecipanti e allÂÂassunzione di qualche impegno. LÂÂincontro ha termine con la recita dellÂÂAve Maria, della preghiera per la famiglia e con un canto finale. I temi di riflessione e dialogo sono adatti per la preparazione alla tematica dellÂÂIncontro Mondiale delle Famiglie, sia per coloro che si recheranno a Manila il 25 e 26 gennaio 2003, sia per le famiglie che invece lo celebreranno nelle rispettive diocesi. ***** INDICE
I. Canto iniziale Recita del Padre Nostro Lettura biblica «Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non cÂÂera posto per loro nellÂÂalbergo. CÂÂerano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma lÂÂangelo disse loro: "Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia". E subito apparve con lÂÂangelo una moltitudine dellÂÂesercito celeste che lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama"» (Lc 2, 6-14). Riflessione La Chiesa Madre genera, educa, edifica la famiglia cristiana. Con lÂÂannuncio della Parola di Dio, rivela alla famiglia cristiana la sua vera identità, ciò che essa è e deve essere secondo il disegno del Signore; con la celebrazione dei Sacramenti, la Chiesa arricchisce e corrobora la famiglia cristiana con la grazia di Cristo; con la rinnovata proclamazione del comandamento nuovo della carità, la Chiesa anima e guida la famiglia cristiana al servizio dellÂÂamore, affinché imiti e riviva lo stesso amore di donazione e di sacrificio, che il Signore Gesù nutre per lÂÂumanità intera. La famiglia accoglie e annuncia la Parola A sua volta la famiglia cristiana è inserita a tal punto nel mistero della Chiesa da diventare partecipe, a suo modo, della missione di salvezza propria di questa: accoglie e annuncia la Parola di Dio: diventa così, ogni giorno di più, comunità credente ed evangelizzante. Anche agli sposi e ai genitori cristiani è chiesta lÂÂobbedienza della fede (cfr. Rm 16, 26): sono chiamati ad accogliere la Parola del Signore, che ad essi rivela la stupenda novità ÂÂ la Buona Novella ÂÂ della loro vita coniugale e familiare, resa da Cristo santa e santificante. Infatti, soltanto nella fede essi possono scoprire e ammirare in gioiosa gratitudine a quale dignità Dio abbia voluto elevare il matrimonio e la famiglia, costituendoli segno e luogo dellÂÂalleanza dÂÂamore tra Dio e gli uomini, tra Gesù Cristo e la Chiesa sua sposa. Già la stessa preparazione al matrimonio cristiano si qualifica come itinerario di fede: si pone, infatti, come privilegiata occasione perché i fidanzati riscoprano e approfondiscano la fede ricevuta col Battesimo e nutrita con lÂÂeducazione cristiana. In tal modo riconoscono e liberamente accolgono la vocazione a vivere la sequela di Cristo e il servizio del Regno di Dio nello stato matrimoniale. Nella vita vissuta di ogni giorno Il momento fondamentale della fede degli sposi è dato dalla celebrazione del sacramento del matrimonio, che nella sua profonda natura è la proclamazione, nella Chiesa, della Buona Novella sullÂÂamore coniugale: esso è Parola di Dio che «rivela» e «compie» il progetto sapiente e amoroso che Dio ha sugli sposi, introdotti nella misteriosa e reale partecipazione allÂÂamore stesso di Dio per lÂÂumanità. Se la celebrazione sacramentale del matrimonio è proclamazione della Parola di Dio, fatta entro e con la Chiesa, comunità di credenti, richiede pure di essere prolungata nel corso della vita vissuta degli sposi e della famiglia: Dio, infatti, che ha chiamato gli sposi «al» matrimonio, continua a chiamarli «nel» matrimonio. Dentro e attraverso i fatti, i problemi, le difficoltà, gli avvenimenti dellÂÂesistenza di tutti i giorni, Dio viene ad essi rivelando e proponendo le «esigenze» concrete della loro partecipazione allÂÂamore di Cristo per la Chiesa in rapporto alla particolare situazione ÂÂ familiare, sociale ed ecclesiale ÂÂ nella quale si trovano. Nella misura in cui la famiglia cristiana accoglie il Vangelo e matura nella fede diventa comunità evangelizzante. La famiglia, come la Chiesa, deve essere uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia. Dunque nellÂÂintimo di una famiglia cosciente di questa missione tutti i componenti evangelizzano e sono evangelizzati. I genitori non soltanto comunicano ai figli il Vangelo, ma possono ricevere da loro lo stesso Vangelo profondamente vissuto. E una simile famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dellÂÂambiente nel quale è inserita. NellÂÂambito dellÂÂapostolato di evangelizzazione proprio dei laici, è impossibile non rilevare lÂÂazione evangelizzatrice della famiglia. Infatti la futura evangelizzazione dipende in gran parte dalla chiesa domestica. Questa attività apostolica della famiglia è radicata nel battesimo e riceve dalla grazia sacramentale del matrimonio una nuova forza per trasmettere la fede, per santificare e trasformare lÂÂattuale società secondo il disegno di Dio. Il futuro dellÂÂumanità è riposto nelle mani delle famiglie che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza. Riflessioni del sacerdote o della guida Dialogo Perché si dice che la famiglia accoglie la Parola di Dio? Come metterci in ascolto della Parola di Dio, come accoglierla, viverla e proclamarla al mondo, con la nostra parola e la testimonianza di vita? Impegni Ave Maria Regina familiae: ora pro nobis Canto finale II. Canto iniziale Recita del Padre Nostro Lettura biblica «E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dellÂÂacqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo lÂÂuomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito» (Ef 5, 25-33). Riflessione La famiglia cristiana, soprattutto oggi, ha una speciale vocazione ad essere testimone dellÂÂalleanza pasquale di Cristo, mediante la costante irradiazione della gioia dellÂÂamore e della sicurezza della speranza, della quale deve rendere ragione: la famiglia cristiana proclama ad alta voce e le virtù presenti del Regno di Dio e la speranza della vita beata. Segno dellÂÂalleanza pasquale La Chiesa professa che il matrimonio, come sacramento dell'alleanza degli sposi, è un «grande mistero», poiché in esso si esprime l'amore sponsale di Cristo per la sua Chiesa. Scrive san Paolo: «E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola» (Ef 5, 25-26). L'Apostolo parla qui del Battesimo, di cui tratta ampiamente nella Lettera ai Romani, presentandolo come partecipazione alla morte di Cristo per condividere la sua vita (cfr. Rm 6, 3-4). In questo sacramento il credente nasce come un uomo nuovo, poiché il Battesimo ha il potere di comunicare una vita nuova, la vita stessa di Dio. Il mistero del Dio-uomo si compendia, in certo senso, nellÂÂevento battesimale: «Cristo Gesù Signore nostro, Figlio di Dio Altissimo ÂÂ dirà più tardi santÂÂIreneo e con lui tanti altri Padri della Chiesa dÂÂOriente e dÂÂOccidente ÂÂ divenne figlio dellÂÂuomo, affinché lÂÂuomo potesse divenire figlio di Dio» (cfr. Adversus haereses, III, 10, 2: PG 7, 873). Cristo Sposo della Chiesa Esiste certamente una presentazione nuova della verità eterna sul matrimonio e sulla famiglia nella luce della Nuova Alleanza. Cristo l'ha rivelata nel Vangelo, con la sua presenza a Cana di Galilea, con il sacrificio della Croce ed i Sacramenti della sua Chiesa. I coniugi trovano così in Cristo il punto di riferimento del loro amore sponsale. Parlando di Cristo Sposo della Chiesa, san Paolo si riferisce in modo analogico all'amore sponsale; egli rinvia al Libro della Genesi: «L'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne» (Gn 2, 24). Ecco il «grande mistero» dellÂÂeterno amore già presente prima nella creazione, rivelato in Cristo e affidato alla Chiesa. «Questo mistero è grande; ÂÂ ripete lÂÂApostolo ÂÂ lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa» (Ef 5, 32). Non si può, pertanto, comprendere la Chiesa come Corpo mistico di Cristo, come segno dell'Alleanza dell'uomo con Dio in Cristo, come sacramento universale di salvezza, senza riferirsi al «grande mistero», congiunto alla creazione dell'uomo maschio e femmina ed alla vocazione di entrambi all'amore coniugale, alla paternità e alla maternità. Non esiste il «grande mistero», che è la Chiesa e l'umanità in Cristo, senza il «grande mistero» espresso nell'essere «una sola carne» (cfr. Gn 2, 24; Ef 5, 31-32), cioè nella realtà del matrimonio e della famiglia. Famiglia, grande mistero La famiglia stessa è il grande mistero di Dio. Come «chiesa domestica», essa è la sposa di Cristo. La Chiesa universale, e in essa ogni Chiesa particolare, si rivela più immediatamente come sposa di Cristo nella «chiesa domestica» e nell'amore in essa vissuto: amore coniugale, amore paterno e materno, amore fraterno, amore di una comunità di persone e di generazioni. L'amore umano è forse pensabile senza lo Sposo e senza l'amore con cui Egli amò per primo sino alla fine? Solo se prendono parte a tale amore e a tale «grande mistero», gli sposi possono amare «fino alla fine»: o di esso diventano partecipi, oppure non conoscono fino in fondo che cosa sia lÂÂamore e quanto radicali ne siano le esigenze. Riflessioni del sacerdote o della guida Dialogo Perché, nella vita coniugale, i coniugi testimoniano il mistero dellÂÂalleanza pasquale tra Cristo e la sua Chiesa? Come si fa presente la risposta dÂÂamore a Cristo nella nostra famiglia? Impegni Ave Maria Regina familiae: ora pro nobis Canto finale III. Canto iniziale Recita del Padre Nostro Lettura biblica «Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi. Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con lÂÂunzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore» (Lc 4, 14-19). Riflessione Tra i compiti fondamentali della famiglia cristiana si pone il compito ecclesiale: essa, cioè, è posta al servizio dellÂÂedificazione del Regno di Dio nella storia, mediante la partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa. EÂÂ chiamata a prendere parte viva e responsabile alla missione della Chiesa in modo proprio e originale, ponendo cioè al servizio della Chiesa e della società se stessa nel suo essere ed agire, in quanto intima comunione di vita e di amore. Comunità di vita e di amore Se la famiglia cristiana è comunità, i cui vincoli sono rinnovati da Cristo mediante la fede e i sacramenti, la sua partecipazione alla missione della Chiesa deve avvenire secondo una modalità comunitaria: insieme, dunque, i coniugi in quanto coppia, i genitori e i figli in quanto famiglia, devono vivere il loro servizio alla Chiesa e al mondo. Devono essere nella fede «un cuore solo e unÂÂanima sola» (At 4, 32) mediante il comune spirito apostolico che li anima e la collaborazione che li impegna nelle opere di servizio alla comunità ecclesiale e civile. La famiglia cristiana, poi, edifica il Regno di Dio nella storia mediante quelle stesse realtà quotidiane che riguardano e contraddistinguono la sua condizione di vita: è allora nellÂÂamore coniugale e familiare ÂÂ vissuto nella sua straordinaria ricchezza di valori ed esigenze di totalità, unicità, fedeltà e fecondità ÂÂ che si esprime e si realizza la partecipazione della famiglia cristiana alla missione profetica, sacerdotale e regale di Gesù Cristo e della sua Chiesa: lÂÂamore e la vita costituiscono pertanto il nucleo della missione salvifica della famiglia cristiana nella Chiesa e per la Chiesa. Famiglia, soggetto di evangelizzazione Lo ricorda pure il Concilio Vaticano II quando scrive che la famiglia metterà con generosità in comune con le altre famiglie le proprie ricchezze spirituali. Perciò la famiglia cristiana che nasce dal matrimonio, come immagine e partecipazione del patto di amore del Cristo e della Chiesa, renderà manifesta a tutti la viva presenza del Salvatore del mondo e la genuina natura della Chiesa, sia con lÂÂamore, la fecondità generosa, lÂÂunità e la fedeltà degli sposi che con lÂÂamorevole cooperazione di tutti i suoi membri. Partecipando così alla vita e alla missione ecclesiale, la famiglia è chiamata a svolgere il suo compito educativo nella Chiesa. Questa desidera educare soprattutto attraverso la famiglia, a ciò abilitata dal sacramento del matrimonio, con la «grazia di stato» che ne consegue e lo specifico «carisma» che è proprio dell'intera comunità familiare. LÂÂeducazione religiosa Uno dei campi in cui la famiglia è insostituibile è certamente quello dell'educazione religiosa, grazie alla quale la famiglia cresce come «chiesa domestica». L'educazione religiosa e la catechesi dei figli collocano la famiglia nell'ambito della Chiesa come un vero soggetto di evangelizzazione e di apostolato. Si tratta di un diritto intimamente connesso col principio della libertà religiosa. Le famiglie, e più concretamente i genitori, hanno libera facoltà di scegliere per i loro figli un determinato modo di educazione religiosa e morale corrispondente alle proprie convinzioni. Ma anche quando essi affidano tali compiti ad istituzioni ecclesiastiche o a scuole gestite da personale religioso, è necessario che la loro presenza educativa continui ad essere costante ed attiva.
Riflessioni del sacerdote o della guida Dialogo Perché i genitori sono i primi e principali educatori dei figli e perché tale educazione è un loro diritto-dovere? I genitori sono consapevoli della responsabilità di essere i primi evangelizzatori dei propri figli, comunicando loro la fede cristiana? Impegni Ave Maria Regina familiae: ora pro nobis Canto finale
IV. Canto iniziale Recita del Padre Nostro Lettura biblica «Nel sesto mese, lÂÂangelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. LÂÂangelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dellÂÂAltissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine"» (Lc 1, 26-33). Riflessione Cristo ha voluto nascere e crescere in seno alla santa Famiglia di Giuseppe e di Maria. La Chiesa non è altro che la «famiglia di Dio». Fin dalle sue origini, il nucleo della Chiesa era spesso costituito da coloro che, insieme con tutta la loro famiglia, erano divenuti credenti (cfr. At 18, 8). Allorché si convertivano, desideravano che anche tutta la loro famiglia fosse salvata (cfr. At 16, 31 e 11,14). Queste famiglie divenute credenti erano piccole isole di vita cristiana in un mondo incredulo. Ai nostri giorni, in un mondo spesso estraneo e persino ostile alla fede, le famiglie credenti sono di fondamentale importanza, come focolari di fede viva e irradiante. È per questo motivo che il Concilio Vaticano II, usando un'antica espressione, chiama la famiglia «Ecclesia domestica» ÂÂ Chiesa domestica (LG, 11; cfr. FC, 21). È in seno alla famiglia che i genitori devono essere per i loro figli, con la parola e con l'esempio, i primi annunciatori della fede, e secondare la vocazione propria di ognuno, e quella sacra in modo speciale. Sacerdozio battesimale e catechesi familiare È qui che si esercita in maniera privilegiata il sacerdozio battesimale del padre di famiglia, della madre, dei figli, di tutti i membri della famiglia, con la partecipazione ai sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, con l'abnegazione e l'operosa carità. Il focolare è così la prima scuola di vita cristiana e una scuola di umanità più ricca. È qui che si apprende la fatica e la gioia del lavoro, l'amore fraterno, il perdono generoso, sempre rinnovato, e soprattutto il culto divino attraverso la preghiera e l'offerta della propria vita. LÂÂassoluta necessità della catechesi familiare emerge con singolare forza in determinate situazioni, che la Chiesa purtroppo registra in diversi luoghi: laddove una legislazione anti-religiosa pretende persino di impedire lÂÂeducazione alla fede, laddove una diffusa miscredenza o un invadente secolarismo rendono praticamente impossibile una vera crescita religiosa, questa che si potrebbe chiamare «Chiesa domestica» resta lÂÂunico ambiente, in cui fanciulli e giovani possono ricevere unÂÂautentica catechesi. Apertura ai lontani La famiglia è la chiesa domestica chiamata pure ad essere un segno luminoso della presenza di Cristo e del suo amore anche per i «lontani», per le famiglie che non credono ancora e per le stesse famiglie cristiane che non vivono più in coerenza con la fede ricevuta: è chiamata col suo esempio e con la sua testimonianza a illuminare quelli che cercano la verità. Come già agli albori del cristianesimo Aquila e Priscilla (cfr. At 18; Rm 16, 3 s), così oggi la Chiesa testimonia la sua incessante novità e fioritura con la presenza di coniugi e di famiglie cristiane che, almeno per un certo periodo di tempo, vanno nelle terre di missione ad annunciare il Vangelo, servendo lÂÂuomo con lÂÂamore di Gesù Cristo. Molte persone restano senza famiglia umana, spesso a causa delle condizioni di povertà. Ve ne sono di quelle che vivono la loro situazione nello spirito delle Beatitudini, servendo Dio e il prossimo in maniera esemplare. A tutte loro bisogna aprire le porte dei focolari, «Chiese domestiche», e della grande famiglia che è la Chiesa. Nessuno è privo della famiglia in questo mondo: la Chiesa è casa e famiglia per tutti, specialmente per quanti sono «affaticati e oppressi» (Mt 11,28). Riflessioni del sacerdote o della guida Dialogo Che cosa significa, nel quotidiano, essere «chiesa domestica»? La nostra famiglia vive lÂÂapertura verso i lontani e verso coloro che sono soli? Modi concreti di aiutare gli altri. Impegni Ave Maria Regina familiae: ora pro nobis Canto finale
V. Canto iniziale Recita del Padre Nostro Lettura biblica «Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno"» (Mc 16, 14-18). Riflessione Mediante il sacramento del matrimonio, nel quale è radicata e da cui trae alimento, la famiglia viene continuamente vivificata dal Signore Gesù, e da Lui chiamata e impegnata al dialogo con Dio mediante la vita sacramentale, lÂÂofferta della propria esistenza e la preghiera. Fonte propria e mezzo originale di santificazione per i coniugi e per la famiglia cristiana è il sacramento del matrimonio, che riprende e specifica la grazia santificatrice del battesimo. In virtù del mistero della morte e risurrezione di Cristo, entro cui il matrimonio cristiano nuovamente inserisce, lÂÂamore coniugale viene purificato e santificato: il Signore si è degnato di sanare ed elevare questo amore con uno speciale dono di grazia e di carità. Gesù rimane con loro Il dono di Gesù Cristo non si esaurisce nella celebrazione del sacramento del matrimonio, ma accompagna i coniugi lungo tutta la loro esistenza. Gesù Cristo rimane con loro perché, come Egli stesso ha amato la Chiesa e si è dato per lei, così anche i coniugi possano amarsi lÂÂun lÂÂaltro fedelmente, per sempre, con mutua dedizione ÂÂ Per questo motivo i coniugi cristiani sono corroborati e sono consacrati da uno speciale sacramento per i doveri e la dignità del loro stato. Ed essi, compiendo in forza di tale sacramento il loro dovere coniugale e familiare, penetrati dallo Spirito di Cristo, per mezzo del quale tutta la loro vita è pervasa di fede, speranza e carità, tendono a raggiungere sempre più la propria perfezione e la mutua santificazione, e perciò partecipano alla glorificazione di Dio. La vocazione universale alla santità è rivolta anche ai coniugi e ai genitori cristiani: viene per essi specificata dal sacramento celebrato e tradotta concretamente nelle realtà proprie dellÂÂesistenza coniugale e familiare. Nascono di qui la grazia e lÂÂesigenza di una autentica e profonda spiritualità coniugale e familiare, che si ispiri ai motivi della creazione, dellÂÂalleanza, della Croce, della risurrezione e del segno. Testimoni del «Vangelo della famiglia» E come dal sacramento derivano ai coniugi il dono e lÂÂobbligo di vivere quotidianamente la santificazione ricevuta, così dallo stesso sacramento discendono la grazia e lÂÂimpegno morale di trasformare tutta la loro vita in un continuo «sacrificio spirituale». Anche agli sposi e ai genitori cristiani, in particolare con quelle realtà terrene e temporali che li caratterizzano, si applicano le parole del Concilio: così anche i laici, in quanto adoratori dappertutto santamente operanti, consacrano a Dio il mondo stesso. Nella nostra epoca, come in passato, non mancano testimoni del «vangelo della famiglia», anche se non sono conosciuti o non sono stati proclamati santi dalla Chiesa. È soprattutto ai testimoni che, nella Chiesa, è affidato il tesoro della famiglia: a quei padri e a quelle madri, figli e figlie, che attraverso la famiglia hanno trovato la strada della loro vocazione umana e cristiana, la dimensione dell'«uomo interiore» (Ef 3, 16), di cui parla l'Apostolo, ed hanno così raggiunto la santità. La Santa Famiglia è l'inizio di tante altre famiglie sante. Il Concilio ha ricordato che la santità è vocazione universale dei battezzati. Riflessioni del sacerdote o della guida Dialogo Che cosa vuol dire per i coniugi essere chiamati alla santità? Come rispondere a tale chiamata nella vita quotidiana? Impegni Ave Maria Regina familiae: ora pro nobis Canto finale VI. Canto iniziale Recita del Padre Nostro Lettura biblica «Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dellÂÂuomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nellÂÂultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno"» (Gv 6, 53-58). Riflessione Con i sacramenti dell'iniziazione cristiana, il Battesimo, la Confermazione e l'Eucaristia, sono posti i fondamenti di ogni vita cristiana. La partecipazione alla natura divina, che gli uomini ricevono in dono mediante la grazia di Cristo, rivela una certa analogia con l'origine, lo sviluppo e l'accrescimento della vita naturale. Difatti i fedeli, rinati nel santo Battesimo, sono corroborati dal sacramento della Confermazione e, quindi, sono nutriti con il cibo della vita eterna nell'Eucaristia, sicché, per effetto di questi sacramenti dell'iniziazione cristiana, sono in grado di gustare sempre più e sempre meglio i tesori della vita divina e progredire fino al raggiungimento della perfezione della carità. Radice e forza dellÂÂalleanza coniugale L'Eucaristia domenicale, raccogliendo settimanalmente i cristiani come famiglia di Dio intorno alla mensa della Parola e del Pane di vita, è anche l'antidoto più naturale alla dispersione. Essa è il luogo privilegiato dove la comunione è costantemente annunciata e coltivata. Proprio attraverso la partecipazione eucaristica, il giorno del Signore diventa anche il giorno della Chiesa. Il compito di santificazione della famiglia cristiana ha la sua prima radice nel battesimo e la sua massima espressione nellÂÂEucaristia, alla quale è intimamente legato il matrimonio cristiano. LÂÂEucaristia è la fonte stessa del matrimonio cristiano. Il sacrificio eucaristico, infatti, ripresenta lÂÂalleanza dÂÂamore di Cristo con la Chiesa, in quanto sigillata con il sangue della sua Croce (cfr. Gv 19, 34). È in questo sacrificio della Nuova ed Eterna Alleanza che i coniugi cristiani trovano la radice dalla quale scaturisce, è interiormente plasmata e continuamente vivificata la loro alleanza coniugale. In quanto ripresentazione del sacrificio dÂÂamore di Cristo per la Chiesa, lÂÂEucaristia è sorgente di carità. E nel dono eucaristico della carità la famiglia cristiana trova il fondamento e lÂÂanima della sua «comunione» e della sua «missione»: il Pane eucaristico fa dei diversi membri della comunità familiare un unico corpo, rivelazione e partecipazione della più ampia unità della Chiesa; la partecipazione poi al Corpo «dato» e al Sangue «versato» di Cristo diventa inesauribile sorgente del dinamismo apostolico della famiglia cristiana. Potenza educativa dellÂÂEucaristia L'Eucaristia è sacramento veramente mirabile. In esso Cristo ci ha lasciato se stesso come cibo e bevanda, come fonte di potenza salvifica. Ci ha lasciato se stesso affinché avessimo la vita e l'avessimo in abbondanza (cfr. Gv 10, 10): la vita che è in Lui e che Egli ci ha comunicato col dono dello Spirito risorgendo il terzo giorno dopo la morte. È infatti per noi la vita che viene da Lui. Cristo vi è vicino. Ed ancor più Egli è l'Emmanuele, il Dio con noi, quando vi accostate alla Mensa eucaristica. Può capitare che, come a Emmaus, lo si riconosca soltanto nello «spezzare il pane» (cfr. Lc 24, 35). Avviene anche che Egli stia a lungo alla porta e bussi, attendendo che la porta venga aperta per poter entrare e cenare con noi (cfr. Ap 3, 20). La sua ultima Cena, le parole allora pronunciate conservano tutta la potenza e la sapienza del sacrificio della Croce. Non esiste altra potenza e altra sapienza attraverso le quali possiamo essere salvati e mediante le quali possiamo contribuire a salvare gli altri. Non vi è altra potenza e altra sapienza mediante le quali, voi, genitori, possiate educare i vostri figli ed anche voi stessi. La potenza educativa dell'Eucaristia si è confermata attraverso le generazioni e i secoli. Riflessioni del sacerdote o della guida Dialogo Perché lÂÂEucaristia è fonte e culmine della vita cristiana? Qual è il posto dellÂÂEucaristia nella vita familiare? Impegni Ave Maria Regina familiae: ora pro nobis Canto finale VII. Canto iniziale Recita del Padre Nostro Lettura biblica «Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè lÂÂinimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso lÂÂinimicizia. Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito» (Ef 2, 13-18). Riflessione Parte essenziale e permanente del compito di santificazione della famiglia cristiana è lÂÂaccoglienza dellÂÂappello evangelico alla conversione rivolto a tutti i cristiani, che non sempre rimangono fedeli alla «novità» di quel battesimo che li ha costituiti «santi». Spesso, rifiutando di riconoscere Dio quale suo principio, lÂÂuomo rifiuta il debito ordine in rapporto al suo ultimo fine, e al tempo stesso tutto il suo orientamento sia verso se stesso, sia verso gli altri uomini e verso tutte le cose create. Anche la famiglia cristiana non è sempre coerente con la legge della grazia e della santità battesimale, proclamata nuovamente dal sacramento del matrimonio. Conflitti e riconciliazione in famiglia La comunione familiare può essere conservata e perfezionata solo con un grande spirito di sacrificio. Esige, infatti, una pronta e generosa disponibilità di tutti e di ciascuno alla comprensione, alla tolleranza, al perdono, alla riconciliazione. Nessuna famiglia ignora come l'egoismo, il disaccordo, le tensioni, i conflitti aggrediscano violentemente e a volte colpiscano mortalmente la propria comunione: di qui le molteplici e varie forme di divisione nella vita familiare. Ma, nello stesso tempo, ogni famiglia è sempre chiamata dal Dio della pace a fare l'esperienza gioiosa e rinnovatrice della «riconciliazione» cioè della comunione ricostruita, dell'unità ritrovata. In particolare la partecipazione al sacramento della riconciliazione e al banchetto dell'unico Corpo di Cristo offre alla famiglia cristiana la grazia e la responsabilità di superare ogni divisione e di camminare verso la piena verità della comunione voluta da Dio, rispondendo così al vivissimo desiderio del Signore: che «tutti siano una sola cosa» (Gv 17,21). Sacramento della Penitenza e pace in famiglia Il pentimento e il perdono vicendevole in seno alla famiglia cristiana, che tanta parte hanno nella vita quotidiana, trovano il momento sacramentale specifico nella penitenza cristiana. A riguardo dei coniugi così scriveva Paolo VI nellÂÂEnciclica Humanae Vitae: «Se il peccato facesse ancora presa su di loro, non si scoraggino, ma ricorrano con umile perseveranza alla misericordia di Dio, che viene elargita con abbondanza nel sacramento della penitenza» (n. 25). Occorre riscoprire Cristo come mysterium pietatis, colui nel quale Dio ci mostra il suo cuore compassionevole e ci riconcilia pienamente a sé. È questo volto di Cristo che occorre far riscoprire anche attraverso il sacramento della Penitenza, che è per un cristiano la via ordinaria per ottenere il perdono e la remissione dei suoi peccati gravi commessi dopo il Battesimo. La celebrazione di questo sacramento acquista un significato particolare per la vita familiare: mentre nella fede scoprono come il peccato contraddice non solo allÂÂalleanza con Dio ma anche allÂÂalleanza dei coniugi e alla comunione della famiglia, gli sposi e tutti i membri della famiglia sono condotti allÂÂincontro con Dio «ricco di misericordia» (Ef 2, 4), il quale, elargendo il suo amore che è più potente del peccato, ricostruisce e perfeziona lÂÂalleanza coniugale e la comunione familiare. Tale capacità dipende dalla grazia divina del perdono e della riconciliazione, che assicura l'energia spirituale di iniziare sempre di nuovo. Proprio per questo i membri della famiglia hanno bisogno di incontrare Cristo nella Chiesa mediante il mirabile sacramento della Penitenza e della Riconciliazione. Riflessioni del sacerdote o della guida Dialogo Abbiamo fatto esperienza dei benefici del Sacramento della Penitenza nella vita familiare? Abbiamo accolto la grazia del perdono tra le difficoltà e le incomprensioni? Impegni Ave Maria Regina familiae: ora pro nobis Canto finale VIII. Canto iniziale Recita del Padre Nostro Lettura biblica «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe? Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!» (Mt 7, 7-11). Riflessione La preghiera fa sì che il Figlio di Dio dimori in mezzo a noi. Ai membri della famiglia cristiana si possono applicare in modo particolare le parole con le quali il Signore Gesù promette la sua presenza: «In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18, 19 s). La preghiera apre allÂÂamore verso i fratelli In realtà, il sacerdozio battesimale dei fedeli, vissuto nel matrimonio-sacramento, costituisce per i coniugi e per la famiglia il fondamento di una vocazione, per la quale le loro esistenze quotidiane si trasformano in «sacrifici spirituali graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo» (cfr. 1 Pt 2, 5). Le comunità cristiane devono diventare autentiche «scuole» di preghiera, dove l'incontro con Cristo non si esprima soltanto in implorazione di aiuto, ma anche in rendimento di grazie, lode, adorazione, contemplazione, ascolto, ardore di affetti, fino ad un vero «invaghimento» del cuore. Una preghiera intensa, dunque, che tuttavia non distoglie dall'impegno nella storia: aprendo il cuore all'amore di Dio, lo apre anche all'amore dei fratelli, e rende capaci di costruire la storia secondo il disegno di Dio. LÂÂeducazione dei figli alla preghiera I genitori cristiani hanno il compito specifico di educare i figli alla preghiera, di introdurli nella progressiva scoperta del mistero di Dio e nel colloquio personale con lui: soprattutto nella famiglia cristiana, arricchita della grazia e della missione del matrimonio-sacramento, i figli fin dalla più tenera età devono imparare a percepire il senso di Dio e a venerarlo e ad amare il prossimo secondo la fede che hanno ricevuto nel battesimo. La preghiera familiare ha le sue caratteristiche. È una preghiera fatta in comune, marito e moglie insieme, genitori e figli insieme. La comunione nella preghiera è, ad un tempo, frutto ed esigenza di quella comunione che viene donata dai sacramenti del battesimo e del matrimonio. Elemento fondamentale e insostituibile dellÂÂeducazione alla preghiera è lÂÂesempio concreto, la testimonianza viva dei genitori: solo pregando insieme con i figli, il padre e la madre, mentre portano a compimento il proprio sacerdozio regale, scendono in profondità nel cuore dei figli, lasciando tracce che i successivi eventi della vita non riusciranno a cancellare. È significativo che, proprio nella preghiera e mediante la preghiera, l'uomo scopra in modo quanto mai semplice ed insieme profondo la propria tipica soggettività: l'«io» umano nella preghiera percepisce più facilmente la profondità del suo essere persona. Ciò vale anche per la famiglia, la quale non è soltanto la «cellula» fondamentale della società, ma possiede pure una propria peculiare soggettività. Questa trova la sua prima e fondamentale conferma e si consolida quando i membri della famiglia si incontrano nella comune invocazione: «Padre nostro». La preghiera rafforza la saldezza e la compattezza spirituale della famiglia, contribuendo a far sì che essa partecipi alla «fortezza» di Dio. La preghiera in famiglia e la preghiera liturgica Una finalità importante della preghiera della Chiesa domestica è di costituire, per i figli, la naturale introduzione alla preghiera liturgica propria dellÂÂintera Chiesa. Di qui la necessità di una progressiva partecipazione di tutti i membri della famiglia cristiana allÂÂEucaristia, soprattutto domenicale e festiva, e agli altri sacramenti, in particolare quelli dellÂÂiniziazione cristiana dei figli. La Liturgia è il culmine verso cui tende lÂÂazione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù. Essa è quindi il luogo privilegiato della catechesi del Popolo di Dio. La catechesi è intrinsecamente collegata con tutta lÂÂazione liturgica e sacramentale, perché è nei sacramenti, e soprattutto nellÂÂEucaristia, che Gesù Cristo agisce in pienezza per la trasformazione degli uomini. Riflessioni del sacerdote o della guida Dialogo Quali vantaggi provengono dalla preghiera dei genitori insieme ai loro figli? Qual è il rapporto che esiste tra la preghiera in famiglia e quella liturgica? Ambedue sono necessarie. Impegni Ave Maria Regina familiae: ora pro nobis Canto finale IX. Canto iniziale Recita del Padre Nostro Lettura biblica «Erano assidui nellÂÂascoltare lÂÂinsegnamento degli apostoli e nellÂÂunione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la stima di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati» (At 2, 42-48). Riflessione La famiglia possiede vincoli vitali e organici con la società, perché ne costituisce il fondamento e l'alimento continuo mediante il suo compito di servizio alla vita: dalla famiglia infatti nascono i cittadini e nella famiglia essi trovano la prima scuola di quelle virtù sociali, che sono l'anima della vita e dello sviluppo della società stessa. Così in forza della sua natura e vocazione, lungi dal rinchiudersi in se stessa, la famiglia si apre alle altre famiglie e alla società, assumendo il suo compito sociale. La famiglia: soggetto sociale La famiglia è infatti una comunità di persone, per le quali il modo proprio di esistere e di vivere insieme è la comunione: communio personarum (comunione di persone). Perciò la famiglia è la prima e fondamentale scuola di socialità: in quanto comunità di amore, essa trova nel dono di sé la legge che la guida e la fa crescere. Il dono di sé, che ispira l'amore dei coniugi tra di loro, si pone come modello e norma del dono di sé quale deve attuarsi nei rapporti tra fratelli e sorelle e tra le diverse generazioni che convivono nella famiglia. E la comunione e la partecipazione quotidianamente vissuta nella casa, nei momenti di gioia e di difficoltà, rappresenta la più concreta ed efficace pedagogia dei figli nel più ampio orizzonte della società. Ogni bambino è un dono ai fratelli, alle sorelle, ai genitori, all'intera famiglia. La sua vita diventa dono per gli stessi donatori della vita, i quali non potranno non sentire la presenza del figlio, la sua partecipazione alla loro esistenza, il suo apporto al bene comune loro e della comunità familiare. Verità, questa, che nella sua semplicità e profondità rimane ovvia, nonostante la complessità, ed anche l'eventuale patologia, della struttura psicologica di certe persone. Il bene comune dell'intera società dimora nell'uomo, che, come è stato ricordato, è «la via della Chiesa». La stessa esperienza di comunione e di partecipazione, che deve caratterizzare la vita quotidiana della famiglia, rappresenta il suo primo e fondamentale contributo alla società. Le relazioni tra i membri della comunità familiare sono ispirate e guidate dalla legge della «gratuità» che, rispettando e favorendo in tutti e in ciascuno la dignità personale come unico titolo di valore, diventa accoglienza cordiale, incontro e dialogo, disponibilità disinteressata, servizio generoso, solidarietà profonda. Prima scuola di socialità Così la promozione di un'autentica e matura comunione di persone nella famiglia diventa prima e insostituibile scuola di socialità, esempio e stimolo per i più ampi rapporti comunitari all'insegna del rispetto, della giustizia, del dialogo, dell'amore. In tal modo la famiglia costituisce il luogo nativo e lo strumento più efficace di umanizzazione e di personalizzazione della società: essa collabora in un modo originale e profondo alla costruzione del mondo, rendendo possibile una vita propriamente umana, in particolare custodendo e trasmettendo le virtù e i «valori». Di conseguenza, di fronte ad una società che rischia di essere sempre più spersonalizzata e massificata, e quindi disumana e disumanizzante, con le risultanze negative di tante forme di «evasione» ÂÂ come sono, ad esempio, l'alcoolismo, la droga e lo stesso terrorismo ÂÂ, la famiglia possiede e sprigiona ancora oggi energie formidabili capaci di strappare l'uomo dall'anonimato, di mantenerlo cosciente della sua dignità personale, di arricchirlo di profonda umanità e di inserirlo, attivamente con la sua unicità e irripetibilità nel tessuto della società. Diritti della famiglia e diritto alla vita La solidarietà chiede di attuarsi anche attraverso forme di partecipazione sociale e politica. Di conseguenza, servire il Vangelo della vita comporta che le famiglie, specie partecipando ad apposite associazioni, si adoperino affinché le leggi e le istituzioni dello Stato non ledano in nessun modo il diritto alla vita, dal concepimento alla morte naturale, ma lo difendano e lo promuovano. La Carta dei Diritti della Famiglia è naturalmente diretta anche alle famiglie stesse: essa mira a rafforzare in esse la consapevolezza del ruolo insostituibile e della posizione della famiglia; si augura di ispirare le famiglie ad unirsi nella difesa e nella promozione dei loro diritti; incoraggia le famiglie a compiere i loro doveri in modo che il ruolo della famiglia possa diventare sempre più chiaramente apprezzato e riconosciuto nel mondo dÂÂoggi.
Riflessioni del sacerdote o della guida Dialogo In che senso la famiglia è scuola di socialità? Qual è il ruolo delle famiglie nella tutela dei diritti del focolare domestico e nella protezione della vita fin dal primo istante del concepimento? Impegni Ave Maria Regina familiae: ora pro nobis Canto finale X. Canto iniziale Recita del Padre Nostro Lettura biblica «Allontanatosi di là, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, si fermò là. Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì. E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il Dio di Israele. Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: "Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada". E i discepoli gli dissero: "Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?". Ma Gesù domandò: "Quanti pani avete?". Risposero: "Sette, e pochi pesciolini". Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla. Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene. Quelli che avevano mangiato erano quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini. Congedata la folla, Gesù salì sulla barca e andò nella regione di Magadàn» (Mt 15, 29-39). Riflessione Il compito sociale della famiglia non può certo fermarsi all'opera procreativa ed educativa, anche se trova in essa la sua prima ed insostituibile forma di espressione. Le famiglie, sia singole che associate, possono e devono pertanto dedicarsi a molteplici opere di servizio sociale, specialmente a vantaggio dei poveri, e comunque di tutte quelle persone e situazioni che l'organizzazione previdenziale ed assistenziale delle pubbliche autorità non riesce a raggiungere. Il contributo sociale della famiglia ha una sua originalità, che domanda di essere meglio conosciuta e più decisamente favorita, soprattutto man mano che i figli crescono, coinvolgendo di fatto il più possibile tutti i membri. Apertura solidale a tutti gli uomini come fratelli Animata e sostenuta dal comandamento nuovo dellÂÂamore, la famiglia cristiana vive lÂÂaccoglienza, il rispetto, il servizio verso ogni uomo, considerato sempre nella sua dignità di persona e di figlio di Dio. La carità va oltre i propri fratelli di fede, perché «ogni uomo è mio fratello»; in ciascuno, soprattutto se povero, debole, sofferente e ingiustamente trattato, la carità sa scoprire il volto di Cristo e un fratello da amare e da servire. La famiglia cristiana si pone al servizio dellÂÂuomo e del mondo, attuando veramente quella «promozione umana». Un altro compito della famiglia è quello di formare gli uomini allÂÂamore e di praticare lÂÂamore in ogni rapporto con gli altri, cosicché essa non si chiuda in se stessa, bensì rimanga aperta alla comunità, essendo mossa dal senso della giustizia e dalla sollecitudine verso gli altri, nonché dal dovere della propria responsabilità verso la società intera. In particolare è da rilevare l'importanza sempre più grande che nella nostra società assume l'ospitalità, in tutte le sue forme, dall'aprire la porta della propria casa e ancor più del proprio cuore alle richieste dei fratelli, all'impegno concreto di assicurare ad ogni famiglia la sua casa, come ambiente naturale che la conserva e la fa crescere. Soprattutto la famiglia cristiana è chiamata ad ascoltare la raccomandazione dell'apostolo: «Siate... premurosi nell'ospitalità» (Rm 12,13), e quindi ad attuare, imitando l'esempio e condividendo la carità di Cristo, l'accoglienza del fratello bisognoso: «Chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca ad uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa» (Mt 10,42). LÂÂingiusta distribuzione del benessere fra il mondo sviluppato e quello in via di sviluppo e fra ricchi e poveri nello stesso paese, lÂÂuso delle risorse naturali a beneficio di pochi, lÂÂanalfabetismo di massa, il permanere e il riemergere del razzismo, il fiorire di conflitti etnici e i conflitti armati in generale hanno un effetto devastante sulla famiglia. Il servizio ai piccoli, ai deboli, ai poveri Il servizio al Vangelo della vita si esprime nella solidarietà. Un'espressione particolarmente significativa di solidarietà tra le famiglie è la disponibilità all'adozione o all'affidamento dei bambini abbandonati dai loro genitori o comunque in situazioni di grave disagio. Il vero amore paterno e materno sa andare al di là dei legami della carne e del sangue ed accogliere anche bambini di altre famiglie, offrendo ad essi quanto è necessario per la loro vita ed il loro pieno sviluppo. I Padri della Chiesa hanno parlato della famiglia come di «chiesa domestica», di «piccola chiesa». «Essere insieme» come famiglia, essere gli uni per gli altri, creare uno spazio comunitario per l'affermazione di ogni uomo come tale, per l'affermazione di «questo» uomo in concreto. A volte si tratta di persone con handicaps fisici o psichici, delle quali la società cosiddetta «progressista» preferisce liberarsi. Anche la famiglia può diventare simile ad una tale società. Lo diviene di fatto quando sbrigativamente si sbarazza di chi è anziano o affetto da malformazioni o colpito da malattie. Si agisce così perché vien meno la fede in quel Dio per il quale «tutti vivono» (Lc 20, 38) e tutti sono chiamati alla pienezza della Vita. Riflessioni del sacerdote o della guida Dialogo In che modo lÂÂapertura della famiglia contribuisce alla maturità del focolare? In quali modi si può realizzare una effettiva solidarietà, nella carità? Impegni Ave Maria Regina familiae: ora pro nobis Canto finale XI. Canto iniziale Recita del Padre Nostro Lettura biblica «Trascorsi due giorni, partì di là per andare in Galilea. Ma Gesù stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria. Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, poiché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anchÂÂessi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato lÂÂacqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire. Gesù gli disse: "Se non vedete segni e prodigi, voi non credete". Ma il funzionario del re insistette: "Signore, scendi prima che il mio bambino muoia". Gesù gli risponde: "Và, tuo figlio vive". QuellÂÂuomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: "Tuo figlio vive!". SÂÂinformò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: "Ieri, unÂÂora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato". Il padre riconobbe che proprio in quellÂÂora Gesù gli aveva detto: "Tuo figlio vive" e credette lui con tutta la sua famiglia» (Gv 4, 43-53). Riflessione Più che mai necessaria ai nostri giorni è la preparazione dei giovani al matrimonio e alla vita familiare. In alcuni Paesi sono ancora le famiglie stesse che, secondo antiche usanze, si riservano di trasmettere ai giovani i valori riguardanti la vita matrimoniale e familiare, mediante una progressiva opera di educazione o iniziazione. Ma i mutamenti sopravvenuti in seno a quasi tutte le società moderne esigono che non solo la famiglia, ma anche la società e la Chiesa siano impegnate in questo sforzo. La preparazione dei figli al matrimonio Notevoli sono gli sforzi e le iniziative messi in atto dalla Chiesa a favore della preparazione al matrimonio, ad esempio sotto forma di corsi organizzati per i fidanzati. Tutto ciò è valido e necessario. Ma non va dimenticato che la preparazione alla futura vita di coppia è compito soprattutto della famiglia. Certo, solo le famiglie spiritualmente mature possono affrontare in modo adeguato tale impegno. E per questo va sottolineata l'esigenza di una particolare solidarietà tra le famiglie, che può esprimersi attraverso diverse forme organizzative, come le associazioni di famiglie per le famiglie. L'istituzione familiare trae vigore da tale solidarietà, che avvicina tra loro non solo le singole persone, bensì anche le comunità, impegnandole a pregare insieme ed a cercare con il contributo di tutti le risposte alle domande essenziali che emergono dalla vita. Non è questa una forma preziosa di apostolato delle famiglie tra di loro? È importante che le famiglie cerchino di costruire tra loro vincoli di solidarietà. Ciò, oltretutto, consente loro di prestarsi vicendevolmente un servizio educativo: i genitori vengono educati attraverso altri genitori, i figli attraverso i figli. Si crea così una peculiare tradizione educativa, che trae forza dal carattere di «chiesa domestica» che è proprio della famiglia. Accompagnare le giovani famiglie Ciò vale soprattutto per le giovani famiglie, le quali, trovandosi in un contesto di nuovi valori e di nuove responsabilità, sono più esposte, specialmente nei primi anni di matrimonio, ad eventuali difficoltà, come quelle create dallÂÂadattamento alla vita in comune o dalla nascita di figli. I giovani coniugi sappiano accogliere cordialmente e valorizzare intelligentemente lÂÂaiuto discreto, delicato e generoso di altre coppie, che già da tempo vanno facendo lÂÂesperienza del matrimonio e della famiglia. Così in seno alla comunità ecclesiale ÂÂ grande famiglia formata da famiglie cristiane ÂÂ si attuerà un mutuo scambio di presenza e di aiuto fra tutte le famiglie, ciascuna mettendo a servizio delle altre la propria esperienza umana, come pure i doni di fede e di grazia. Animato da vero spirito apostolico, questo aiuto da famiglia a famiglia costituirà uno dei modi più semplici, più efficaci e alla portata di tutti per trasfondere capillarmente quei valori cristiani, che sono il punto di partenza e di arrivo di ogni cura pastorale. In tal modo le giovani famiglie non si limiteranno solo a ricevere, ma a loro volta, così aiutate, diverranno fonte di arricchimento per le altre famiglie, già da tempo costituite, con la loro testimonianza di vita e il loro contributo fattivo. NellÂÂazione pastorale verso le giovani famiglie, poi, la Chiesa dovrà riservare una specifica attenzione per educarle a vivere responsabilmente lÂÂamore coniugale in rapporto alle sue esigenze di comunione e di servizio alla vita, come pure a conciliare lÂÂintimità della vita di casa con la comune e generosa opera per edificare la Chiesa e la società umana. Quando, con lÂÂavvento dei figli, la coppia diventa in senso pieno e specifico una famiglia, la Chiesa sarà ancora vicina ai genitori perché accolgano i loro figli e li amino come dono ricevuto dal Signore della vita, assumendo con gioia la fatica di servirli nella loro crescita umana e cristiana. Riflessioni del sacerdote o della guida Dialogo Qual è il modo migliore con cui i genitori possono preparare i figli al matrimonio e alla vita familiare? Apostolato delle famiglie cristiane verso tutte le famiglie: come si possono aiutare i giovani coniugi nei primi anni di matrimonio? 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XII. Canto iniziale Recita del Padre Nostro Lettura biblica «Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e lÂÂabbiano in abbondanza. Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore» (Gv 10, 10-15). Riflessione Compito fondamentale della famiglia è il servizio alla vita, il realizzare lungo la storia la benedizione originaria del Creatore, trasmettendo nella generazione l'immagine divina da uomo a uomo (cfr. Gn 5, 1ss). Famiglia e vita, binomio inscindibile Decisiva è quindi la responsabilità della famiglia: è una responsabilità che scaturisce dalla sua stessa natura ÂÂ quella di essere comunità di vita e di amore, fondata sul matrimonio ÂÂ e dalla sua missione di custodire, rivelare e comunicare l'amore. È in questione l'amore stesso di Dio, del quale i genitori sono costituiti collaboratori e quasi interpreti nel trasmettere la vita e nell'educarla secondo il suo progetto di Padre. È quindi l'amore che si fa gratuità, accoglienza, donazione: nella famiglia ciascuno è riconosciuto, rispettato e onorato perché è persona e, se qualcuno ha più bisogno, più intensa e più vigile è la cura nei suoi confronti. La famiglia è chiamata in causa nell'intero arco di esistenza dei suoi membri, dalla nascita alla morte. Essa è veramente il santuario della vita..., il luogo in cui la vita, dono di Dio, può essere adeguatamente accolta e protetta contro i molteplici attacchi a cui è esposta, e può svilupparsi secondo le esigenze di un'autentica crescita umana. Per questo, determinante e insostituibile è il ruolo della famiglia nel costruire la cultura della vita. Come chiesa domestica, la famiglia è chiamata ad annunciare, celebrare e servire il Vangelo della vita. È un compito che riguarda innanzitutto i coniugi, chiamati ad essere trasmettitori della vita, sulla base di una sempre rinnovata consapevolezza del senso della generazione, come evento privilegiato nel quale si manifesta che la vita umana è un dono ricevuto per essere a sua volta donato. Nella procreazione di una nuova vita i genitori avvertono che il figlio, se è frutto della loro reciproca donazione d'amore, è, a sua volta, un dono per ambedue, un dono che scaturisce dal dono. Educare i figli al rispetto della vita È soprattutto attraverso l'educazione dei figli che la famiglia assolve la sua missione di annunciare il Vangelo della vita. Con la parola e con l'esempio, nella quotidianità dei rapporti e delle scelte e mediante gesti e segni concreti, i genitori iniziano i loro figli alla libertà autentica, che si realizza nel dono sincero di sé, e coltivano in loro il rispetto dell'altro, il senso della giustizia, l'accoglienza cordiale, il dialogo, il servizio generoso, la solidarietà e ogni altro valore che aiuti a vivere la vita come un dono. Pur in mezzo alle difficoltà dell'opera educativa, oggi spesso aggravate, i genitori devono con fiducia e coraggio formare i figli ai valori essenziali della vita umana. I figli devono crescere in una giusta libertà di fronte ai beni materiali, adottando uno stile di vita semplice ed austero, ben convinti che l'uomo vale più per quello che è che per quello che ha. L'opera educativa dei genitori cristiani deve farsi servizio alla fede dei figli e aiuto loro offerto perché adempiano la vocazione ricevuta da Dio. Rientra nella missione educativa dei genitori insegnare e testimoniare ai figli il vero senso del soffrire e del morire: lo potranno fare se sapranno essere attenti ad ogni sofferenza che trovano intorno a sé e, prima ancora, se sapranno sviluppare atteggiamenti di vicinanza, assistenza e condivisione verso malati e anziani nell'ambito familiare. Riflessioni del sacerdote o della guida Dialogo Come trasmettere ai figli il senso e il valore della vita? Quali sono i momenti privilegiati per educare i figli ad accogliere la vita concepita e a rispettarla nel suo tramonto? Impegni Ave Maria Regina familiae: ora pro nobis Canto finale
Dio, dal quale proviene ogni paternità in cielo e in terra, FaÂÂ che la tua grazia guidi i pensieri e le opere dei coniugi FaÂÂ che le giovani generazioni trovino nella famiglia FaÂÂ che lÂÂamore, rafforzato dalla grazia del sacramento del Matrimonio, FaÂÂ infine, Per Cristo nostro Signore, che è la via, la verità e la vita BIBLIOGRAFIA Concilio Vaticano II, Costituzione Pastorale «Gaudium et Spes» (7 dicembre 1965) Paolo VI, Esortazione Apostolica «Evangelii Nuntiandi» (8 dicembre 1975) Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica «Familiaris Consortio» (22 novembre 1981) Santa Sede, Carta dei Diritti della Famiglia (22 ottobre 1983) Catechismo della Chiesa Cattolica (21 novembre 1992) Giovanni Paolo II, Lettera alle Famiglie «Gratissimam Sane» (2 febbraio 1994) Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica «Evangelium Vitae» (25 marzo 1995) Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica «Novo Millennio Ineunte» (6 gennaio 2001)
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