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Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People People on the Move N° 101, August 2006 XXVI SEMINARIO DA ROMA ALLA TERZA ROMA: PACE E IMPERO, CON CENNO ALLErga migrantes caritas christi* S.E. Mons.Agostino MARCHETTO Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti Il 14 Giugno 1815 il Cardinale Segretario di Stato Ercole Consalvi, non senza un grande travaglio legato alla consapevolezza dei profondi mutamenti, non soltanto istituzionali, intervenuti nella realtà europea con la Rivoluzione francese e la sua continuità-discontinuità napoleonica, presentò al Congresso di Vienna nel cui ambito egli operava quale Plenipotenziario della Santa Sede unarticolata Protesta in merito alle forme assunte dalla Restaurazione in Germania. Oltre a riaffermare, cioè, i diritti della Sede Apostolica e delle Chiese locali, chegli considerava lesi dalle decisioni congressuali, il card. Consalvi ritenne dover denunciare il fatto che Ipsum sacrum Imperium Romanum, politicae unitatis centrum iure habitum, et religionis sanctitate consecratum, minime redintegratum. Lo ricordava espressamente, nel 1995, il Documento introduttivo al Seminario dedicato a Imperi universali e società multietniche, XV nella serie di questi Seminari storici. In quella stessa occasione il Prof. Semeraro delineava rapidamente la trama di rapporti allora intercorsi tra Roma e Vienna e segnalava lunanime consenso dei Cardinali romani allintervento del Segretario di Stato, nonché la piena ratifica di Pio VII [v. Imperi universali e società multietniche. Da Roma a Costantinopoli a Mosca (a cura di P. Catalano e P. Siniscalco), Herder, Roma 2002, p. 243-250]. Potrebbe forse costituire motivo di stupore costatare, impegnata nella richiesta del ripristino del Sacro Romano Impero, in quella circostanza, proprio lIstituzione che a quellImpero si era storicamente opposta, allinizio in nome però della libertas Ecclesiae. Comunque, al riguardo, è opportuno rilevare come sia connesso allannuncio cristiano la percezione dellumanità quale unitaria famiglia di popoli. E tale percezione stava al fondo della stessa dottrina ierocratica del Papato medioevale, che nei confronti di tale realtà unitaria rivendicò, nella bolla Unam Sanctam del 1302, una suprema responsabilità. Agli inizi del XIX secolo, dopo gli sconvolgimenti delle guerre napoleoniche, la stessa Santa Sede avvertiva dunque lesigenza di unautorità che, a livello politico, desse espressione istituzionale, in senso cristiano, alla tensione unitaria insita nel genere umano: Sacrum Romanum Imperium politicae unitatis centrum iure habitum, et religionis sanctitate consecratum. Così in effetti si espresse, nella sua Protestatio, il Card. Consalvi. Pur con salto di secoli da parte nostra , è del resto lesigenza che, mutatis mutandis, vediamo riemergere nel 1963 nellenciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII, là dove affronta il tema della pace e del disarmo, e che il Concilio Vaticano II, nella sua Costituzione pastorale Gaudium et spes, ripropose formalmente, facendo chiara distinzione tra unauspicata autorità pubblica universale e le attuali supreme istanze internazionali. Ecco il testo:
«È chiaro pertanto che dobbiamo con ogni impegno sforzarci per preparare quel tempo, nel quale, mediante laccordo delle nazioni si potrà interdire del tutto qualsiasi ricorso alla guerra.Questo naturalmente esige che venga istituita una autorità pubblica universale, da tutti riconosciuta, la quale sia dotata di efficace potere per garantire a tutti i popoli sicurezza, osservanza della giustizia e rispetto dei diritti. Ma prima che questa auspicabile autorità possa essere costituita, è necessario che le attuali supreme istanze internazionali si dedichino con tutto limpegno alla ricerca dei mezzi più idonei a procurare la sicurezza comune» (Gaudium et spes, 82).
E segnalo su questo punto il contributo del Prof. Catalano alla Miscellanea Prosdocimi (a cura di Cesare Alzati), vol. II, Herder, Roma-Freiburg-Wien 2000, p. 50-51. È del resto proprio questa percezione dellumanità quale unitas in diversitate, legata al destino comune di una famiglia di popoli, che motiva le iniziative della Santa Sede nellarena internazionale. Si pensi allattiva partecipazione ai lavori dei diversi Organismi mondiali, operanti a vario livello, in ambito internazionale, a cominciare dallONU e dalle sue Agenzie, nonché alle iniziative di carattere ecumenico ed interreligioso, ed altresì interculturale, della Santa Sede [v. C. Alzati, Roma è tutto il mondo. Universalismo imperiale e ministero petrino: metamorfosi e simbiosi, in Mediterraneo, Mezzogiorno, Europa Estratto (Studi in onore di C. D. Fonseca) p. 51-56]. Tale azione, dai tempi di Paolo VI, segnatamente dal 1968, ha anche un suo momento emblematico, intraecclesiale ed extraecclesiale ad un tempo, nella Giornata della Pace, celebrata annualmente dalla Chiesa Cattolica il 1° Gennaio. Il messaggio pontificio, che in quelloccasione viene indirizzato sia ai Capi di Stato che a tutti i fedeli, e agli uomini di buona volontà si configura in effetti come unesortazione rivolta a tutti e un ideale contributo di riflessione e preghiera al loro impegno per il perseguimento di un comune destino di pace e di solidale fraternità. Come Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, mi permetterete di concludere citando la nostra Istruzione Erga migrantes caritas Christi (La carità di Cristo verso i migranti) per quel che riguarda appunto la mobilità umana, oggi, vero segno dei tempi, e sfidaoccasione di pace fra i Popoli e le Nazioni [cfr. EMCC, in People on the Move XXXVI (2004), N. 2-4]. Questo aspetto peraltro è legato come tutti sanno al fenomeno della globalizzazione-mondializzazione, agganciato del resto, nel dibattito, anche al termine Impero. Ne scrisse Massimo Cacciari (v. Impressioni su Impero e tre Rome, in Micromega 2001-5; 2002-4) e il Metropolita di Keronez e Lipeck Metodio (in Studium 2003 N. 6, p. 857-859). Trattammo anche noi dellargomento per il problema della governance [v. People on the Move XXXIV (2002), N. 90 p. 89] e in Giovanni Paolo II [v. La globalizzazione e la promozione umana, in Nuntium IX (2005) N. 25/26, p. 372-384]. E tutto ciò dice, altresì, dellattualità del nostro dialogare oggi, qui.
*In Campidoglio, 21 aprile 2006.
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