Position Paper della Santa Sede in occasione Rio de Janeiro, 13 ÂÂ 15 giugno 2012
1. Introduzione La Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, Rio+20, rappresenta unÂÂimportante tappa di un percorso che ha offerto significativi contributi per una migliore comprensione del concetto di sviluppo sostenibile, così come delle interazioni tra quelli che sono ritenuti i tre pilastri di tale concetto: la crescita economica, la protezione dellÂÂambiente e la promozione del benessere sociale. Detto percorso è cominciato a Stoccolma nel lontano 1972 e ha vissuto due momenti cruciali a Rio de Janeiro nel 1992, con il cosiddetto ÂÂEarth SummitÂÂ, e a Johannesburg nel 2002. NellÂÂambito di questo percorso è emerso un consenso unanime sul fatto che la tutela dellÂÂambiente passa per il miglioramento della vita dei popoli e, viceversa, che il degrado ambientale ed il sotto-sviluppo sono temi tra loro fortemente interdipendenti e vanno affrontati congiuntamente in maniera responsabile e solidale. In tutti questi avvenimenti internazionali, la presenza della Santa Sede si è contraddistinta non tanto nel promuovere determinate soluzioni tecniche alle differenti problematiche poste al conseguimento di un corretto processo di sviluppo sostenibile, ma soprattutto nel sottolineare come non possa ridursi a problema ÂÂtecnicoÂÂ ciò che tocca la dignità dellÂÂuomo e dei popoli: non si può, infatti, affidare il processo di sviluppo alla sola tecnica, perché in tal modo esso rimarrebbe senza orientamento etico. La ricerca di soluzioni a dette problematiche non può essere separata dalla nostra comprensione dellÂÂessere umano. È lÂÂessere umano, infatti, che viene per primo. EÂÂ bene ricordarlo. EÂÂ la persona umana ad essere al centro dello sviluppo sostenibile. La persona umana, al quale è affidata la buona gestione della natura, non può però essere dominata dalla tecnica e divenirne lÂÂoggetto. Una tale presa di coscienza deve portare gli Stati a riflettere insieme sul futuro a breve e medio termine del pianeta, richiamando le loro responsabilità nei confronti della vita di ogni persona, così come delle tecnologie utili per migliorarne la qualità. Adottare e favorire in ogni circostanza un modo di vivere rispettoso della dignità di ogni essere umano e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie e tecnologie adeguate che salvaguardino il patrimonio del creato e non comportino pericolo per lÂÂessere umano devono essere priorità politiche ed economiche. In questo senso, appare necessario rivedere il nostro approccio alla natura, che è il luogo in cui nasce e interagisce lÂÂessere umano, la sua ÂÂcasaÂÂ. Il cambiamento di mentalità in questo ambito e gli obblighi che ciò comporta devono permettere di giungere rapidamente a unÂÂarte di vivere insieme che rispetti lÂÂalleanza tra lÂÂessere umano e la natura, senza la quale la famiglia umana rischia di scomparire. Occorre compiere una riflessione seria e proporre soluzioni precise e sostenibili; riflessione che non deve essere offuscata da interessi politici, economici o ideologici ciecamente di parte, che tendono in maniera miope a privilegiare lÂÂinteresse particolare rispetto alla solidarietà. EÂÂ vero che la tecnica imprime alla globalizzazione un ritmo particolarmente accelerato, ma va ribadito il primato dellÂÂessere umano sulla tecnica, senza il quale si rischia uno smarrimento esistenziale e una perdita del senso della vita. Il fatto che la tecnologia corra più in fretta di tutto il resto fa sì che spesso le sedimentazioni dei perché siano sistematicamente travolte dallÂÂurgenza del come e non abbiano quindi il tempo di coagularsi È dunque importante arrivare a coniugare la tecnica con una forte dimensione etica fondata sulla dignità dellÂÂessere umano. [1] In tale prospettiva, va sottolineato come la dignità dellÂÂessere umano sia intimamente collegata ai diritti allo sviluppo, ad un ambiente sano e alla pace; questi tre diritti mettono in luce le dinamiche delle relazioni tra le persone, la società e lÂÂambiente; ciò stimola la responsabilità di ogni essere umano verso se stesso, verso lÂÂaltro, verso la creazione e, in ultima istanza, verso Dio. Responsabilità che chiama in causa lÂÂattenta analisi dellÂÂimpatto e delle conseguenze delle nostre azioni, con particolare attenzione ai più poveri e alle generazioni future. 2. La centralità dellÂÂessere umano nello sviluppo sostenibile EÂÂ quindi essenziale porre a fondamento della riflessione di Rio+20 il primo principio della Dichiarazione di Rio su ÂÂAmbiente e SviluppoÂÂ, adottata alla Conferenza di Rio de Janeiro del giugno 1992, che, riconoscendo la centralità dellÂÂessere umano, sancisce che «gli esseri umani sono al centro delle preoccupazioni relative allo sviluppo sostenibile. Essi hanno diritto di una vita sana e produttiva in armonia con la natura». Collocare il bene dellÂÂessere umano al centro dellÂÂattenzione per lo sviluppo sostenibile è, in realtà, la maniera più sicura per il suo conseguimento, così come per promuovere la salvaguardia della creazione; in tal modo, come detto, viene stimolata la responsabilità di ciascuno nei confronti degli altri, delle risorse naturali e del loro giudizioso utilizzo. DÂÂaltronde, partire dalla centralità dellÂÂessere umano e della sua dignità porta ad evitare i rischi derivanti dallÂÂadozione di un approccio riduzionista e inefficace di carattere neo-malthusiano, che vede lÂÂessere umano come ostacolo allo sviluppo sostenibile. Non vi è opposizione tra essere umano ed ambiente, ma esiste unÂÂalleanza stabile ed inseparabile nella quale lÂÂambiente condiziona lÂÂesistenza e lo sviluppo dellÂÂessere umano, mentre questÂÂultimo perfeziona e nobilita lÂÂambiente con la sua attività creativa, produttiva e responsabile. EÂÂ tale alleanza che va rafforzata; unÂÂalleanza che rispetti la dignità dellÂÂessere umano fin dal suo concepimento; e qui è bene ribadire anche che lÂÂespressione ÂÂequità di genereÂÂ significa lÂÂeguale dignità tra uomini e donne. 3. Necessità di una revisione profonda e lungimirante dello sviluppo Negli ultimi 4 decenni si sono verificati cambiamenti molto significativi nellÂÂambito della comunità internazionale, basti pensare agli straordinari progressi nelle conoscenze tecnico-scientifiche che sono state applicate in settori strategici per lÂÂeconomia e la società come quelli dei trasporti, dellÂÂenergia e delle comunicazioni. Progressi straordinari che si scontrano con le distorsioni e i drammatici problemi dello sviluppo di molti Paesi, nonché con la crisi economico-finanziaria che gran parte dellÂÂattuale società sta vivendo. Queste problematiche interpellano sempre più la comunità internazionale ad una nuova e approfondita riflessione sul senso dellÂÂeconomia e dei suoi fini, nonché ad una revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo, per correggerne le disfunzioni e le distorsioni. Lo esige, in realtà, lo stato di salute ecologica del pianeta; soprattutto lo richiede la crisi culturale e morale dellÂÂuomo, i cui sintomi da tempo sono evidenti in ogni parte del mondo. [2] Partendo da questi presupposti, la Santa Sede, nel contesto del processo di Rio+20, intende soffermarsi in particolare su alcuni aspetti, che hanno chiare ripercussioni etiche e sociali sullÂÂintera umanità. Un primo aspetto riguarda il fatto che questa ridefinizione di un nuovo modello di sviluppo, alla quale intende contribuire anche Rio+20, deve essere permeata e ancorata su quei principi che sono capisaldi dellÂÂeffettiva tutela della dignità umana. Tali principi sono alla base della corretta implementazione di uno sviluppo che abbia una peculiare attenzione nei confronti delle persone in situazioni più vulnerabili e garantiscono quindi il rispetto della centralità dellÂÂessere umano. Detti principi chiamano in causa:
Questi principi dovrebbero fare da collante di quella ÂÂvisione condivisaÂÂ che illumina il cammino di Rio+20 e del post-Rio+20. DÂÂaltronde , Rio+20 potrebbe dare un contributo alla ridefinizione di un nuovo modello di sviluppo tanto più significativo quanto più il dibattito che emergerà dalla Conferenza tenderà ad edificare tale modello di sviluppo sui suddetti principi. 4. Il principio di sussidiarietà e il ruolo della famiglia Un altro principio fondamentale è quello della sussidiarietà, quale rafforzamento di quella governance internazionale dello sviluppo sostenibile, che è uno dei principali oggetti di discussione di Rio+20. Oggi, il principio di sussidiarietà, anche nella Comunità internazionale, è sempre più considerato come strumento regolatore delle relazioni sociali e pertanto è concorrente alla definizione di regole e forme istituzionali. Una corretta sussidiarietà può consentire ai poteri pubblici, dal livello locale sino alla più vasta dimensione mondiale, di operare in maniera efficace per la valorizzazione di ogni persona, per la salvaguardia delle risorse e per la promozione del bene comune. Tuttavia, il principio di sussidiarietà va mantenuto strettamente connesso con il principio di solidarietà e viceversa, perché se la sussidiarietà senza la solidarietà scade nel particolarismo sociale, è altrettanto vero che la solidarietà senza la sussidiarietà scade nellÂÂassistenzialismo che umilia il portatore di bisogno. [3] E questo va ancora più rimarcato nelle riflessioni di carattere internazionale come quelle di Rio+20, dove lÂÂattuazione di questi due principi va tradotta nellÂÂadozione di meccanismi volti a contrastare le iniquità esistenti tra e allÂÂinterno degli Stati e quindi a favorire: il trasferimento di tecnologie appropriate a livello locale, la promozione di un sistema commerciale globale più equo e inclusivo, il rispetto degli impegni presi nei confronti dellÂÂaiuto allo sviluppo, lÂÂindividuazione di nuovi e innovativi strumenti finanziari che pongano al centro della vita economica la dignità umana, il bene comune e la salvaguardia del creato. NellÂÂambito dellÂÂapplicazione del principio di sussidiarietà, è importante inoltre riconoscere e valorizzare il ruolo della famiglia, cellula fondante della nostra società umana come sancito dallÂÂArt. 16 della Dichiarazione dei Diritti Umani. Inoltre, essa è lÂÂultima linea di difesa del principio di sussidiarietà contro i totalitarismi. EÂÂ, infatti, nella famiglia che comincia quel fondamentale processo educativo di crescita di ogni persona, nel quale i suddetti principi possono essere assimilati e trasmessi alle generazioni future. DÂÂaltronde, è in seno alla famiglia che lÂÂuomo riceve le prime e determinanti nozioni intorno alla verità ed al bene, apprende che cosa vuol dire amare ed essere amati e, quindi, che cosa vuol dire in concreto essere una persona. [4] La discussione sul ÂÂquadro internazionale per lo sviluppo sostenibileÂÂ dovrebbe essere quindi ancorata ad un principio di sussidiarietà, che valorizzi in pieno il ruolo della famiglia, unito a quello di solidarietà, avendo come elementi fondanti il rispetto della dignità umana e la centralità dellÂÂessere umano. 5. Lo sviluppo sostenibile come parte dello sviluppo umano integrale Un terzo aspetto che intende promuovere la Santa Sede nel quadro del processo di Rio+20 è il collegamento tra lo sviluppo sostenibile e lo sviluppo umano integrale. Accanto al benessere materiale e sociale devono essere considerati i valori etici e spirituali che orientano e danno significato alle scelte economiche e quindi al progresso tecnologico, visto che ogni decisione economica ha una conseguenza di carattere morale. La sfera tecnico-economica non è né eticamente neutrale né di sua natura disumana e antisociale. Essa appartiene allÂÂattività dellÂÂuomo e, proprio perché umana, deve essere strutturata e istituzionalizzata eticamente. [5] Certo questa è una sfida complessa, ma, dÂÂaltronde, va sostenuta lÂÂimportanza di passare da uno sviluppo meramente economico ad uno sviluppo integralmente umano nelle sue dimensioni: economica, sociale ed ambientale, [6] che parta dalla dignità di ogni persona. Ciò vuol dire ancorare sempre più i tre pilastri dello sviluppo sostenibile ad una dimensione etica fondata, appunto, sulla dignità umana. Tale sfida può essere concretamente affrontata nellÂÂavvio di quel processo volto allÂÂindividuazione di una serie di ÂÂObiettivi dello sviluppo sostenibileÂÂ ÂÂ Sustainable Development Goals, promuovendo un lavoro di innovazione sulla modulazione di vecchi e nuovi indicatori dello sviluppo nel breve e nel lungo periodo; indicatori capaci di individuare in maniera efficace il miglioramento o meno negli aspetti non solo economico, sociale o ambientale dello sviluppo sostenibile, ma anche in quello etico, chiamando in causa risorse e bisogni, nonché lÂÂaccesso a beni e servizi, sia materiali che immateriali. 6. LÂÂeconomia verde e lo sviluppo umano integrale Un quarto ambito di interesse per la Santa Sede riguarda lÂÂeconomia verde. Come messo in luce dal dibattito svoltosi durante gli incontri preparatori a Rio+20, non mancano preoccupazioni nei confronti di una transizione verso lÂÂÂÂeconomia verdeÂÂ. Questo concetto, che fatica a trovare una chiara definizione, potenzialmente potrebbe dare un importante contributo alle cause della pace e della solidarietà internazionali. EÂÂ tuttavia importante che sia applicato in modo inclusivo, orientandolo chiaramente alla promozione del bene comune e allo sradicamento locale della povertà, elemento essenziale per il conseguimento dello sviluppo sostenibile. Va altresì accuratamente evitato che lÂÂeconomia verde dia luogo a nuove forme di ÂÂcondizionamentiÂÂ del commercio e dellÂÂassistenza internazionale, diventando una forma nascosta di ÂÂprotezionismo verdeÂÂ. Ma è altrettanto importante che lÂÂeconomia verde abbia come focus principale lo sviluppo umano integrale. In tale prospettiva, e alla luce dellÂÂindividuazione di modelli di consumo e di produzione appropriati, lÂÂeconomia verde può diventare uno strumento rilevante per promuovere un lavoro decente, capace di favorire una crescita economica rispettosa non solo dellÂÂambiente, ma anche della dignità dellÂÂessere umano. EÂÂ auspicio della Santa Sede che quanto emergerà da Rio+20 sia considerato non solo un buon risultato ma anche e soprattutto un risultato innovativo e capace di guardare al futuro, contribuendo al benessere materiale e spirituale di tutte le persone, delle loro famiglie e comunità.
[1]
Cfr:
Benedetto XVI , in occasione della presentazione collettiva delle Lettere Credenziali di alcuni Ambasciatori, 9 giugno 2011.
[2] Cfr. Benedetto XVI, Lett. Enc. Caritas in veritate, n. 32. [3] Cfr. Benedetto XVI, Lett. Enc. Caritas in veritate, n. 58. [4] Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Centesimus annus, n. 39. [5] Cfr. Benedetto XVI, Lett. Enc. Caritas in veritate, nn. 36 e 37. [6] Cfr Angelus di Giovanni Paolo II del 25 agosto 2002, la domenica precedente lÂÂinizio del Vertice di Johannesburg.
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