The Holy See
back up
Search
riga

3a SESSIONE DEL GRUPPO DI LAVORO APERTO
SUGLI OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE IN MERITO AL TEMA
«SICUREZZA ALIMENTARE E NUTRIZIONE, AGRICOLTURA SOSTENIBILE, DESERTIFICAZIONE, DEGRADO DELLA TERRA E SICCITÀ»

INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO FRANCIS CHULLIKATT, OSSERVATORE PERMANENTE
DELLA SANTA SEDE PRESSO LE NAZIONI UNITE*

New York
23 maggio 2013

 

A tutela della sicurezza alimentare e contro il degrado della terra

 

Signor Co-Presidente,

Con quasi un miliardo di esseri umani che ogni giorno vanno a letto affamati, l’urgenza di spingere il mondo verso modelli sostenibili di sicurezza alimentare e nutrizione va considerata tra le forze motrici degli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Lo scandalo costante della fame e della malnutrizione diffuse, che ai giorni nostri persiste in molti Paesi in via di sviluppo, è ancor più vergognoso se ci rendiamo conto di questa realtà: la malnutrizione continua a costituire il più grande pericolo per la salute nel mondo, e ogni anno miete più vittime di Aids/Hiv, malaria e tubercolosi messi insieme. Sebbene la comunità internazionale sia in grado di produrre cibo sufficiente per ogni essere umano, e nonostante gli impegni internazionali per la sicurezza alimentare, è vergognoso che tanti poveri nel mondo continuino ad essere vittime indifese della fame cronica.

La mancanza di accesso a cibo e nutrimento adeguati costituisce una crisi morale e umanitaria, esacerbata da politiche e pratiche fatte dall’uomo, come la distorsione dei mercati attraverso una speculazione finanziaria eccessiva sui beni alimentari, i conflitti armati, il dirottamento delle risorse alimentari dal consumo alla produzione energetica, lo spreco di risorse alimentari e l’incapacità di fornire ai produttori nei Paesi in via di sviluppo accesso ai mercati.

Dinanzi a tante persone che nel mondo soffrono la fame, lo spettacolo grottesco del cibo che viene distrutto di proposito al fine di mantenere prezzi di mercato più alti per i produttori, specialmente nei Paesi sviluppati, è una pratica reprensibile che pone il profitto economico al di sopra dei bisogni di quanti muoiono di fame. Non è distruggendo il sostentamento necessario per la sopravvivenza dei poveri che possiamo pensare di costruire un mondo più prospero o più ricco.

Come l’aria che respiriamo, il cibo e la nutrizione sono assolutamente essenziali per la vita umana, e costituiscono quindi un diritto fondamentale di ogni essere umano. Pertanto, il cibo non deve mai essere trattato come un bene qualunque. Porre fine alla piaga della fame è diverso dagli altri obiettivi sociali, quali l’assistenza sanitaria, che guardano a tecnologie o a cure che devono ancora venire o che attualmente non sono disponibili. Lo sradicamento della fame è invece una questione che possiamo affrontare oggi stesso se c’impegniamo insieme per apportare i cambiamenti necessari perché tutti, compresi i poveri, possano partecipare pienamente alla produzione e al consumo di cibo.

L’invito all’azione, qui, è ancor più urgente se riconosciamo che la fame è uno dei problemi del mondo più facilmente risolvibili. Se la fame viene trattata come una preoccupazione meramente tecnica o ambientale, il bisogno umano viene ridotto a un’equazione matematica che deve essere risolta attraverso una produzione alimentare sempre più grande o attraverso programmi di controllo della popolazione draconiani. Queste cosiddette soluzioni ignorano il fatto che la fame è anche un problema morale e umano, con lo stesso imperativo guida del rispetto della dignità umana in ogni aspetto della produzione e del consumo di cibo.

Negli ultimi quattro decenni, la produzione alimentare pro capite è cresciuta in modo costante e la produzione mondiale totale di cibo è ormai superiore a quanto è necessario per dare a ogni persona cibo e nutrimento a sufficienza. Dunque, se la fame fosse solo un problema tecnico, sarebbe stato già risolto da molto tempo. La piaga della fame continua ad affliggere molti milioni di persone a causa del persistere di «strutture di carestia» (Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti alla XXVIII Conferenza generale della Fao, 23 ottobre 1995) e della «scarsità di risorse sociali» (Benedetto XVI, Lettera enciclica Caritas in veritate, n. 27), non per la scarsa produzione di cibo. Ciò che evidentemente si richiede ai leader civili e politici è di collaborare per ottenere la libertà dalla fame, nonché il riconoscimento che per affrontare le cause tecniche e strutturali della fame e della malnutrizione non basta il desiderio della mente, ma serve anche la determinazione responsabile del cuore, in un impegno di solidarietà autentica, che propaghi una cultura di condivisione con coloro che sono privi di cibo e di nutrizione adeguati.

Sconfiggere la fame in un futuro prossimo è un obiettivo che richiede iniziative e strutture ispirate dalla sollecitudine fraterna e dalla cura per i bisognosi, per consentire una maggiore partecipazione collaborativa nella produzione di cibo e un accesso universale a quantità sufficienti di cibo e nutrimento. A tal fine, sono necessari finanziamenti e risorse tecnologiche adeguati per gli agricoltori e i Paesi in via di sviluppo, per aiutarli ad affrontare le sfide ambientali, e quelle create dall’uomo, alla produzione, al transito e alla distribuzione del cibo.

Signor Co-Presidente,

Gli obiettivi di sviluppo sostenibile e il quadro post 2015 devono radicarsi nel diritto fondamentale di ogni persona di essere libera dalla fame. Questo approccio permette al dibattito sulla gestione globale del cibo, sulla produzione sostenibile e sul consumo equo, di andare oltre i discorsi della pura redditività economica, per cercare di promuovere lo sviluppo umano integrale di ogni persona. Un tale approccio basato sui diritti riconosce che l’accesso al cibo e alla nutrizione è intrinsecamente e inscindibilmente legato alla tutela e alla promozione del diritto fondamentale alla vita in ogni sua fase e ad ogni età.

I progressi nell’ambito della sicurezza alimentare sono per noi un dovere nel nostro ruolo di custodi del creato, attraverso la promozione di programmi agricoli sostenibili e responsabili. Pertanto, lo sviluppo dell’agricoltura quale elemento fondamentale della sicurezza alimentare, deve rimanere tra le priorità dell’azione politica nazionale e internazionale. La crescente concentrazione nelle mani di pochi delle proprietà terriere e di mezzi per la produzione agricola costituiscono un obbligo morale per i leader politici e sociali a impegnarsi nella ricerca di politiche più eque e più giuste per una riforma agraria a lungo termine aperta e inclusiva. Una tale riforma esige che i nostri obiettivi di sviluppo sostenibile incorporino e promuovano politiche che investano nella famiglia e diano «agli agricoltori solida formazione, costante aggiornamento ed assistenza tecnica nella loro attività, come pure appoggio ad iniziative associative e cooperativistiche in grado di proporre modelli di produzione efficaci» (Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la 36ª Sessione del Consiglio dei Governatori del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo).

Nel desiderio comune di vincere la battaglia contro la fame e la malnutrizione nel mondo, i governi dovrebbero introdurre programmi e politiche efficaci, che assicurino la sicurezza alimentare e nutrizionale per i loro cittadini. I programmi governativi e l’assistenza internazionale richiedono che ci si assuma la responsabilità di fornire assistenza finanziaria e materiale a quanti sono più bisognosi e più afflitti dalla fame e dalla malnutrizione, come bambini, donne incinte, disabili, anziani, persone colpite da catastrofi naturali e tutti coloro che non hanno il pane quotidiano.

Signor Co-Presidente,

Un obiettivo di sviluppo sostenibile per l’eliminazione della fame non è solo una chiara necessità, ma anche un imperativo morale se vogliamo creare un’agenda di sviluppo post 2015 significativa. Uno dei motivi per cui sono state istituite le Nazioni Unite è il nobile intento di creare un mondo «libero dal bisogno», e questo obiettivo auspicato, ora a portata di mano, rimarrà per sempre sfuggente e immaginario se ci rassegniamo alla consapevolezza che anche oggi un miliardo di nostri fratelli e sorelle andranno a letto affamati.


*L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n. 152, Ven. 05/07/2013.

 

top