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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONS. CLEMENTE FACCANI

OMELIA DEL CARDINALE AGOSTINO CASAROLI*

Sabato, 3 settembre 1983
 





«Oggi, come disse Isaia (c.52), la santa Madre Chiesa avanza festosa, ha indossato le vesti della sua allegrezza; e, come una sposa, si è posta sul capo il diadema, si è abbellita di vari ornamenti, come il cielo rifulge della luce delle stelle e la terra fiorisce a primavera; e come giardino produce i suoi germogli, così essa manifesta la sua letizia davanti a tutti i suoi figli».
Così - ma in ben più smagliante latino – il vostro Pietro che, l'aurea sua eloquenza, siede fra i Padri della Chiesa con il titolo di Crisologo, introduceva uno dei suoi Sermoni «in consecratione Episcopi» (Sermo CXXX: Migne, Patr. Lat., vol.52, Col.556-557).

Come meglio potrei anch'io introdurre queste mie parole, in un giorno nel quale l'antica Chiesa di Imola, e più particolarmente questa parrocchia di Lugo di Romagna, gioiscono in festa per l'Ordinazione Episcopale di uno dei migliori tra i loro sacerdoti. Il suo nome viene così ad aggiungersi ai tanti che costituiscono per essa motivo di legittima fierezza, per la luce della santità, per lo splendore dell'ingegno, per i servizi resi alla Chiesa di Cristo.

A tanta gioia sono lieto di unirmi anch'io, per la stima e l'amicizia che da anni mi legano a questo figlio degnissimo della generosa terra di Romagna e per i tanti personali ricordi che a questa terra mi vincolano.

Gioia vostra, cittadini di Lugo. Gioia vostra, Ecc.mo Pastore, sacerdoti, religiosi e religiose, fedeli tutti della diocesi imolese.

Ma gioia, insieme, dell'intera Chiesa che sta compiendo il suo lungo e non sempre facile pellegrinaggio sulla terra.

L'Ordinazione di un nuovo Vescovo, infatti, sia egli destinato a reggere come Pastore una determinata porzione del popolo di Dio, o ad esercitare un qualsiasi altro ufficio o servizio ecclesiale, significa un arricchimento di quel Collegio episcopale al quale, sotto l'autorità del Papa e in vitale comunione di pensiero, di intenti, di affetto con lui e con gli altri Vescovi della Chiesa Cattolica, Cristo ha affidato la missione di guidare la grande famiglia dei redenti dal suo Sangue, per le vie spesso tortuose e insidiose del mondo, verso la Casa del Padre che sta nei cieli.

Missione sublime! Essa suppone nel Vescovo santità di vita, come si addice a colui che, insieme con i sacerdoti, suoi cooperatori nel ministero pastorale,è chiamato ad essere dispensatore dei sacri misteri; ricchezza e sicurezza di dottrina, nella fedeltà alle sorgenti della Rivelazione divina e al Magistero vivente della Chiesa; sapienza, fermezza, dolcezza nell'uso di quella autorità che al Vescovo è data, nella Chiesa, «per edificare, non per distruggere».

L'esortazione dell'Apostolo Pietro ai Pastori della Chiesa di Dio, che abbiamo ascoltata nella seconda lettura di questa solenne Liturgia: comportatevi «non come dominatori, ma come sinceri modelli del gregge» (1 Pt 5,3) trova eloquente riscontro nelle parole, che sono insieme voto e ammonimento, rivolte al nuovo Vescovo da San Pier Crisologo nel Sermone che ho sopra ricordato: «Non opprima (la Chiesa) con il suo peso, non la minacci con la sua autorità, non la pungoli agitandola, non la turbi con la sua asprezza, ma la sostenga con il suo fedele servizio».

Missione sublime, dicevo. Ma, insieme, difficile e grave di responsabilità: guidare anime verso un destino eterno, orientare in tal sen so libere volontà, portare intelligenze, umili o superbe.. alla accettazione della verità rivelata, in una fede vivificata dalle opere, è tale compito, da superare,senza dubbio, la capacità umana.

Ciò che è impossibile all'uomo, gli è reso, però, possibile dalla Grazia di Dio.

«Ricevete lo Spirito Santo!». Lo Spirito dato da Gesù agli Apostoli dopo la sua risurrezione, nell'inviarli a predicare l'Evangelo nell'intero universo, scenderà ora, su questo Vescovo eletto, con l'imposizione delle mani dei Vescovi qui presenti.

E' lo Spirito che a un gruppo di uomini rudi e impauriti ha dato sapienza, coraggio, autorità sufficienti a partire dal piccolo angolo di terre dove avevano vissuto la loro umile vita, per lanciarsi alla conquista spirituale del mondo, nel nome del loro Maestro.

E' lo Spirito che ha assicurato alla Chiesa nei secoli, grazie alla ininterrotta successione apostolica, un Magistero sicuro, la sempre viva presenza delle fonti della Grazia, mediante l'Ordinazione di nuovi Vescovi e dei sacerdoti loro collaboratori, una guida autorevole nei momenti sereni e tempestosi della bimillenaria storia della Chiesa.

Scenda Esso, con l'abbondanza dei suoi doni, su questo nostro Confratello chiamato dal Suo Successore di Pietro all'Ordine episcopale e ne faccia un membro degno e santo della Gerarchia ecclesiastica, al servizio del gregge del Signore!

Il Servizio ecclesiale che, come Vescovo, Ella è chiamata a prestare, caro Mons. Faccani, non è quello, consueto, di provvedere o di cooperare alla guida spirituale di una parte del popolo di Dio.

Non è, però, meno importante. Non è meno ecclesiale.

Esso, infatti, fa di Lei un collaboratore qualificato del Papa nell'esercizio della sua altissima missione di Pastore universale, che si estende a tutti i popoli, in ogni parte della terra.

Il Rappresentante Pontificio - sia egli in vestito di una funzione meramente ecclesiale presso le Chiese locali che si trovano in una determinata Nazione, con il titolo di Delegato Apostolico; sia che a questa funzione ecclesiale un'altra se ne aggiunga, di carattere diplomatico, presso le Autorità dello Stato, con il titolo di Nunzio o Pro-Nunzio Apostolico –il Rappresentante Pontificio, dicevo, sempre è questo: Colui che presso i Vescovi e i fedeli, o anche presso il Governo in un determinato Paese, rappresenta – come dice appunto il suo no me – il Sommo Pontefice, il Capo e Padre della Chiesa Cattolica.

Chi conosce – come noi conosciamo – che cosa è il Papa, nella Chiesa e per la Chiesa, può misurare quali siano l'onore e l'onere connessi con la missione dei suoi Rappresentanti, presenti ormai in oltre 100 fra gli Stati, piccoli o grandi, di nuova indipendenza o di antica e antichissima esistenza, che compongono la Comunità Internazionale.

Ella, caro Mons. Faccani, è inviato ad esercitare questa missione in un Paese dell'Africa, il Kenya, che, giunto a piena indipendenza 20 anni or sono, ha compiuto in breve tempo passi notevolissimi sulla via dello sviluppo nazionale. Anche la Chiesa Cattolica vi ha conosciuto, negli ultimi de cenni, una fioritura consolante. Essa, non solo costituisce una componente numericamente molto importante nell'insieme della popolazione kenyota, ma, con le sue realizzazioni scolastiche, educative e di assistenza sanitaria, contribuisce efficacemente al benessere e al progresso del Paese, non solo nel campo spirituale e morale che le è proprio, ma anche in quelli dove si irradia la carità di Cristo, a favore, specialmente, di chi più da vicino ci rappresenta il Figlio dell'uomo sofferente, abbandonato, o indigente.

Questo Paese, la sua realtà sociale e religiosa, la sua Gerarchia – a cominciare dal cordialissimo Cardinale Arcivescovo di Nairobi – Le son già ben conosciute, caro Monsignore. Dopo i molteplici servizi resi alla Santa Sede sotto diverse latitudini, Ella, infatti, è stato ultimamente inviato nel Kenya per reggere provvisoriamente quella Nunziatura Apostolica in qualità di Incaricato di Affari.

Tornando ora con la pienezza di autorità che Le proviene, non soltanto dalla nomina a Capo Missione, anche dal carisma episcopale che La renderà Fratello fra i Pastori delle diocesi del Paese, Ella vi porterà nuovo slancio e nuovo fervore nel compimento del Suo servizio di Rappresentante Pontificio.

Ella dovrà essere, nel Kenya, fedele interprete della parola e della volontà del Papa. Sappia essere, prima di tutto e soprattutto, portatore e interprete del suo amore: un amore che, in Giovanni Paolo II, si nutre anche del ricordo sempre vivo della Visita da Lui compiuta a Nairobi nel maggio del 1980.

È questo il mio, è questo il nostro augurio.

La Vergine Maria, Regina degli Apostoli, presente fra noi come fu nel Cenacolo di Gerusalemme al momento della discesa dello Spirito, il giorno di Pentecoste, La accompagna e La assista nell’affrontare le Sue delicate e importanti responsabilità!

Cosi come La accompagnerà e cercherà di assisterLo la nostra preghiera.


*Archivio dell’Associazione – Centro Studi Card. A. Casaroli, Bedonia.

 

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