Mgr Joseph ŽABKAR Intervention durant la troisième session des Consultations préliminaires* Helsinki, Mardi 6 mars 1973 Monsieur le Président, La Commission inclura parmi ces principes le respect des droits fondamentaux de l’homme, entre autres la liberté religieuse, entendu comme l’un des facteurs essentiels pour promouvoir des rapports amicaux entre les peuples de ces États. La Commission inclura parmi les mesures à adopter l’accroissement des échanges d’informations religieuses et des possibilités de contacts et de rencontres entre les personnes et entre les organisations confessionnelles pour des motifs religieux. *La Documentation catholique, n°1630 p.385-387. ___________________________________________________________________________ INTERVENTO DURANTE LA TERZA SESSIONE INTERVENTO DI MONS. JOSEPH ŽABKAR** Helsinki - Martedì, 6 marzo 1973 L’intervento che questa mattina, in apertura di seduta, ho l’onore di fare non riguarda i problemi di organizzazione del nostro lavoro che sono in discussione in questi giorni. Esso si riallaccia a un problema di carattere generate, che per una parte tocca anche il complesso di proposte sulla sicurezza che sono in esame presentemente del gruppo di lavoro che è soprattutto il frutto di una riflessione più vasta, maturata considerando tutta la materia che si è andata accumulando dinanzi a noi ed attingendo all’esperienza che la nostra Delegazione ha avuto l’opportunità di acquisire partecipando ai lavori delle Consultazioni in questi mesi. In modo speciale, il presente intervento vuole rappresentare un contributo che la rappresentanza della Santa Sede sente di potere, e, sotto un certo aspetto, di dovere dare per il conseguimento degli scopi più nobili della Conferenza. 1. Noi guardiamo a questa Conferenza come a una grande occasione per i popoli d’Europa. Nella storia di questo continente che ha conosciuto secoli di divisioni e di lotte sanguinose, spesso implacabili, è certamente un evento singolare che per la prima volta i Paesi d’Europa si trovino insieme, in numero più grande, per loro volontà, sedendo alla pari, nel dichiarare impegno del rispetto dell’identità di ciascuno, per un comune fine di amicizia e di cooperazione. L’opinione pubblica se ne rende conto e ci segue con curiosità ed aspettativa, che in vasti strati è anche fiducia e speranza. Ciò vuol dire che una grande responsabilità incombe su ciascuno di noi. Il fatto che noi prendiamo in esame, o trascuriamo determinate ipotesi o eventualità, avrà un peso importante per le decisioni che i Governi qui rappresentati dovranno prendere. Alla nostra rappresentanza sembra pertanto che ciascuno di noi debba dare, con senso di realismo ma con apertura di spirito, un proprio contributo affinché tutte le potenzialità positive insite negli scopi della Conferenza possano emergere e, con il consenso di tutti, essere conseguite. In questo spirito, la rappresentanza della Santa Sede sente suo dovere di prospettare all’attenzione delle altre delegazioni una riflessione che riguarda la sicurezza e la cooperazione nelle loro dimensioni interiori, quelle che scaturiscono dai sentimenti delle persone e dei popoli. Le nazioni, gli Stati, sono realtà di uomini e di donne, che si confrontano ogni giorno con i problemi del presente e guardano con ansia o con speranza al futuro verso il quale si protendono. È nel loro cuore, nelle loro convinzioni che muore o nasce la pace, perché ciò che li turba disturba la pace, e ciò che li fa contenti costruisce la pace. Certo, anche per essi, la sicurezza è anzitutto la garanzia per il proprio Paese di non essere aggredito o minacciato, ma rispettato net territorio e nelle frontiere. Certo, anche per essi, la cooperazione è possibilità di più intensi scambi nel settore dell’economia, della scienza, della tecnica, del turismo, con reciprocità di servizi e di apporti tra nazione e nazione. Sono fatti importanti, che corrispondono ad esigenze reali dei popoli. Ma, al di là di questi rapporti, c’è una solidarietà che nasce negli esseri umani quando sono in gioco i grandi valori ideali e morali, come il rispetto delle persone e della vita, i diritti delle coscienze, l’eguaglianza tra gli uomini, la giustizia sociale. È spontaneo che anche la gente più semplice goda quando tali valori sono affermati o promossi, e provi mortificazione quando sono compressi o impediti. E ciò accade non solo quando questi valori sono in rapporto con la propria realizzazione personale, ma anche quando riguardano la persona e la vita di altri esseri umani, anche stranieri, anche sconosciuti. 2. Tenere conto delle aspettative e delle reazioni dell’opinione pubblica a proposito dei diritti fondamentali della persona umana vuol dire incoraggiare un grande, efficace fattore di pace, che rafforza la sicurezza non meno del disarmo e promuove la cooperazione non meno degli scambi economici. E una consapevolezza che troviamo accolta ed affermata in documenti solenni della comunità internazionale, come la Carta delle Nazioni Unite del 1945, la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1946, il Patto Internazionale sui diritti civili e politici del 1966, la Dichiarazione del 1970 sulle relazioni amichevoli e la cooperazione tra gli Stati, la Dichiarazione sul rafforzamento della sicurezza internazionale del 1971. Parimenti, troviamo inclusa la promozione dei diritti umani tra i fattori primari della pace e della cooperazione nella Dichiarazione di Bandung dei Paesi Afro-Asiatici del 1955, e nella Carta istitutiva dell’Organizzazione dell’Unità Africana del 1963. È possibile che l’antica Europa civile, che così importanti apporti di idee e di principi giuridici ha dato alla formulazione del diritto delle genti, trascuri questa considerazione nel momento in cui si appresta a definire i principi che devono reggere le relazioni tra i Paesi che la compongono? Del resto, abbiamo già un incoraggiante esempio anche in recenti accordi bilaterali di carattere strettamente europeo, come il Trattato sulle basi dei rapporti tra la Repubblica Federale di Germania e la Repubblica Democratica Tedesca che, all’art. 2, fa esplicita menzione della tutela dei diritti dell’uomo tra gli «obiettivi e i principi» dai quali i due Stati dichiarano che intendono di lasciarsi guidare. La rappresentanza della Santa Sede è convinta, pertanto, che, per promuovere un’atmosfera di pace, per suscitare correnti di simpatia e di amicizia tra i popoli, noi abbiamo il dovere di includere tra gli impegni solenni che saranno presi nella Conferenza – accanto ai principi tradizionali del diritto internazionale che toccano più direttamente i rapporti esterni tra gli Stati – il rispetto e la promozione dei diritti umani». 3. Nell’attenzione rivolta all'uomo, che le è ispirata dalla sua missione di ordine spirituale e morale, la Santa Sede nutre particolare sollecitudine perché tutti i diritti umani fondamentali, senza esclusione, siano tutelati ed affermati. In merito a tali diritti, essa pensa che le spetti di dire una parola speciale, come è naturale, a proposito della Libertà religiosa. La fede religiosa, per chi la possiede, è un bene senza prezzo che tocca l’intimità delle coscienze. Essa pone i credenti in un rapporto di amore con Dio e con i propri fratelli e quindi crea una solidarietà che va oltre le distanze e le frontiere. In particolare modo, chi crede non può non desiderare che altri credenti, ovunque si trovino, abbiano la possibilità di professare, con libertà e pienezza le convinzioni che ispirano la loro vita. Ma c’è di più. La fede religiosa avvicina ed unisce, perché affratellando gli uomini, li rende più solleciti del bene comune; e come all’interno degli Stati essa anima l’impegno dei credenti alla lealtà e alla cooperazione a vantaggio della comunità nazionale, così nei rapporti tra i popoli essa agisce come un impulso profondo che, escludendo l’odio, la violenza, la discriminazione, ed ispirando fraternità ed amore, concorre alla comprensione, all'incontro, all’intesa. per questo che, mentre affermavano che la libertà religiosa è un’esigenza della dignità umana, più di 2000 Vescovi cattolici di ogni parte del mondo, riuniti nel Concilio Vaticano II, hanno dichiarato che mentre tutte le genti si vanno sempre più unificando e si fanno sempre più stretti i rapporti fra gli esseri umani di cultura e religioni diverse, mentre si fa ognora più viva in ciascuno la coscienza della propria responsabilità, affinché nella famiglia umana si instaurino e si consolidino relazioni di concordia e di pace, si richiede che ovunque la libertà religiosa sia munita di una efficace tutela giuridica e che siano osservati i doveri e i diritti supremi degli esseri umani attinenti la libera espressione della vita religiosa nella società. 4. La rappresentanza della Santa Sede si rende conto che le considerazioni che ha l’onore di esporre, in questo momento, ai distinti rappresentanti dei Paesi d’Europa, possono rivestire una certa delicatezza. Essa le esprime con franchezza, incoraggiata dal clima di apertura di queste Consultazioni, ma nello stesso tempo col desiderio di non essere fraintesa. La Santa Sede non è mossa da riposti fini, né penserebbe mai di rivolgere, in questa sede multilaterale, richieste particolari ad alcuno. Essa anzi coglie l’occasione per manifestare apprezzamento per il rispetto che le sue iniziative di contatto trovano, specialmente in questi anni, presso ogni Governo qui rappresentato. Ed è superfluo dire che questioni come l'interessamento della Santa Sede per le singole comunità cattoliche e l’esercizio del rapporto di comunione ecclesiale che intercorre tra loro ed essa, vanno riservate ai contatti bilaterali e quindi alle intese che la Santa Sede, con inesausta speranza, auspica che ne possa scaturire. Ciò e richiesto da un corretto comportamento di rapporti, e la Santa Sede non ha motivo di desiderare che sia diversamente. Qui soltanto la Santa Sede vuole prospettare alla riflessione attenta di chi ha a cuore la pace e la cooperazione in Europa un particolare aspetto che riguarda le relazioni tra i popoli, e cioè i benefici che possono derivare, a vantaggio della comprensione e dell’amicizia tra gli Stati, da una positiva considerazione del fattore religioso. Lo fa in nome della fede religiosa non solo dei cattolici, ma di tutti; per un interesse ideale, eppure concreto, delle persone e dei gruppi, dei popoli e degli Stati; con la convinzione di dare un contributo che le è proprio, e forse da essa particolarmente si attende, in questo consesso dei Paesi d’Europa. 5. In tale prospettiva, noi auspichiamo che il rispetto della libertà religiosa, già iscritto nelle Costituzioni di tutti i Paesi qui rappresentati, e implicito nell'adesione data dagli stessi Paesi ai documenti delle Nazioni Unite che ho appena ricordato, sia incluso tra i principi che reggeranno i rapporti dei medesimi Paesi tra di loro, in modo che possa costituire un valido coefficiente di avvicinamento e di comprensione, dal quale trarrà largo vantaggio la causa della distensione e della pace. A questo fine, mi permetto, signor Presidente, di presentare le due proposte seguenti che la prego di accogliere tra i documenti ufficiali agli effetti previsti dalle regole di procedura delle Consultazioni. La prima proposta contiene un principio di ordine generale ed è destinata al primo «cesto»; la seconda alcune misure pratiche che riguardano la cooperazione in materia di libertà religiosa, ed è destinata al terzo «cesto». Noi speriamo che i distinti rappresentanti che ci hanno ascoltato le vorranno considerare attentamente ed accogliere con favore. Cesto I (Principi che devono regolare le relazioni tra gli Stati partecipanti): «La Commissione includerà fra questi principi il rispetto del diritti fondamentali dell’uomo, fra cui la libertà religiosa, intesa come uno dei fattori essenziali per promuovere rapporti amichevoli fra i popoli di detti Stati». Cesto II (Cooperazione nel campo della cultura e dei contatti fra gli uomini): «La Commissione includerà fra le misure da adottare l’aumento degli scambi di informazioni religiose e le possibilità di contatti e d’incontri fra le persone e le organizzazioni confessionali per motivi religiosi». **RULLI G., Per un’Europa senza frontiere. Da Yalta a Helsinki. Adnkronos, Roma, 1985 p.28-33.
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