Cari giornalisti dÂÂItalia e del mondo!
Il Grande Giubileo del 2000 segna unÂÂora importante nella storia della Chiesa. Anche voi, cari amici, avete voluto condividere questo cammino di rinnovamento spirituale, che stanno percorrendo molti cristiani, nostri fratelli e sorelle nella fede. Convenuti numerosi a Roma, cercherete di comprendere sempre più il grande mistero di Cristo e la realtà della Chiesa che da duemila anni ne continua lÂÂopera santificatrice.
Da parte mia, vi saluto cordialmente a nome del Papa Giovanni Paolo II. Vi saluto cordialmente anche a nome dei miei Collaboratori nella Curia Romana ed a nome mio personale.
Tutti noi ci sentiamo molto vicini a voi, che avete unÂÂimportante missione per il progresso materiale e spirituale dei popoli, là ove siete chiamati ad operare.
Nel recente documento del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, "LÂÂetica nelle comunicazioni sociali" abbiamo letto: "Il comunicatore cristiano in particolare ha un compito profetico, una vocazione: parlare contro i falsi dei ed idoli di oggi, il materialismo, lÂÂedonismo, il consumismo, il gretto nazionalismo, sostenendo un campo di verità morali, basato sulla dignità e sui diritti umani, sullÂÂopzione preferenziale per i poveri, sulla destinazione universale dei beni, sullÂÂamore per i propri nemici e sul rispetto incondizionato per la vita umana fin dal momento del concepimento al suo termine naturale..." (Ibidem n. 31).
Per il nostro incontro odierno avremmo potuto scegliere di trattare tutta la predetta problematica, ma da parte di alcuni di voi è stato proposto di approfondire uno degli aspetti più attuali dellÂÂopera della Chiesa nel mondo e cioè lÂÂopera della Santa Sede, in favore della pace. Da parte mia lo faccio ben volentieri, offrendovi alcuni spunti di riflessione, anche se già noti a molti di voi.
In questo tragico secolo XX lÂÂopera della Santa Sede in favore della pace è diventata ancor più profonda e sistematica, in considerazione delle catastrofi prodotte da due immani guerre mondiali, come dal pericolo di conflagrazioni atomiche o addirittura di guerre stellari.
È ovvio che parlando di Santa Sede o di Sede Apostolica intendo con tale classica terminologia includere lÂÂopera personale dei Sommi Pontefici come dei loro Collaboratori, nella Curia Romana o nelle Missioni Pontificie allÂÂestero.
La Santa Sede come è noto è lÂÂorgano centrale di governo della Chiesa Cattolica diffusa in cinque continenti. Per volontà di Cristo, la Sua Chiesa è anche una società visibile, con una sua struttura gerarchica, al servizio dellÂÂintera comunità dei credenti.
Ebbene questa Sede Apostolica nel secolo XX si è trovata di fronte a tragedie inaudite. Emblematiche sono state le due guerre mondiali, che hanno lasciato dietro a sé milioni di morti e feriti. Il noto "World Almanac and Book of Facts" pubblicato negli Stati Uniti dÂÂAmerica ci dà la cifra esatta di 23.397.595 militari morti nelle due guerre mondiali e di 48.443.602 militari feriti. Ivi si parla solo di militari, non potendo citare esattamente il numero di civili morti in tali conflitti, fra gli Alleati e gli Imperi centrali nella prima guerra mondiale, e fra gli Alleati e le Potenze dellÂÂAsse nella seconda guerra mondiale. E le tragedie in questo secolo sono poi continuate ultimamente nei Balcani, in Medio Oriente ed in varie regioni africane. Un assurdo conflitto è in atto fra Etiopia ed Eritrea.
Era, quindi, logico che in questo secolo i Romani Pontefici e con loro tutti i Collaboratori si impegnassero a fondo nellÂÂannunciare il Vangelo della pace e nellÂÂoperare, con i propri mezzi e con il proprio stile, per lenire le ferite delle guerre ed aiutare i popoli a convivere pacificamente fra di loro.
Ogni Romano Pontefice è diventato così come un buon Samaritano sul cammino del mondo, per aiutare, in primo luogo, chi è sofferente per le guerre e per operare al fine di prevenire il sorgere di altri conflitti per il futuro. I Vescovi di Roma, che in questo secolo si sono trovati di fronte a tante tragiche realtà, da Benedetto XV fino a Giovanni Paolo II, hanno sentito imperioso tale impegno in favore della pace,
Certo la loro missione è in primo luogo, di carattere religioso, in esecuzione del mandato ricevuto da Cristo di guidare il popolo di Dio sulle vie della salvezza. Ma tale missione religiosa porta poi ad amare e servire lÂÂuomo nella situazione storica in cui egli si trova. Ed oggi il servizio allÂÂuomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, non poteva evitare lÂÂimpegno per liberarlo dai flagelli della guerra e per aiutarlo a vivere in pace, in armonia con sé, con i vicini, con tutti gli altri popoli della terra. QuestÂÂopera in favore della pace è stata una linea costante dellÂÂazione dei Romani Pontefici di questo secolo.
Ai conflitti fra Nazioni si sono poi aggiunte le persecuzioni religiose che in questo secolo hanno fatto altri milioni di vittime. Si sono aggiunti genocidi immani che hanno insanguinato questo secolo ad opera di uomini che volevano sostituirsi a Dio. Vi sono note tante pubblicazioni uscite ultimamente a tale riguardo. Si è anche cercato di fare una statistica al riguardo, con cifre agghiaccianti. Il loro numero esatto però è noto solo a Dio.
Era, quindi, imperioso per la Santa Sede, a nome di tutta la comunità dei cristiani, impegnarsi perché tali fatti non succedano più. I suoi interventi su singoli problemi nazionali o internazionali possono anche essere talora imperfetti o intempestivi, come ogni azione umana. Una sana critica può anche aiutare a correggerli e migliorarli. LÂÂessenziale è che si tenga ben presente la nobile finalità, a cui lÂÂazione della Santa Sede si ispira.
CÂÂè chi vorrebbe unÂÂazione più battagliera sulla scena mondiale, cÂÂè chi preferisce unÂÂazione discreta e metodica, secondo il metodo classico della diplomazia internazionale. CÂÂè chi vorrebbe delle denunzie pubbliche, cÂÂè chi preferisce che la Santa Sede si dedichi ad un lavoro profondo e silenzioso presso coloro che hanno nelle loro mani le sorti dei popoli.
In ogni caso i metodi possono variare. Una cosa però è certa: posso assicurarvi che lÂÂimpegno della Santa Sede in favore della pace non diminuirà mai. È in gioco il destino dellÂÂumanità.