INTERVENTI DEL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO, PIETRO PAROLIN, ALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE SULLE MIGRAZIONI [Marrakech, 10-11 dicembre 2018] Intervento al Secondo Dialogo della Conferenza Intervento all’evento di commemorazione del 70° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo
Signor Presidente, In questo dialogo dedicato alle partnership e alle iniziative innovative per la strada a venire, la Santa Sede vorrebbe evidenziare tre punti principali: la composizione delle partnership, l’approccio strategico e l’azione innovativa. Per realizzare l’obiettivo dichiarato di far sì che la migrazione funzioni per tutti, è essenziale chiarire i ruoli che i diversi attori o le parti interessate devono svolgere, così da promuovere responsabilità condivise ed equilibrate. Le partnership necessarie per attuare con successo la visione del Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare dovrebbero includere istituzioni nazionali e locali, il settore privato, i sindacati, la società civile, il mondo accademico, i migranti e i gruppi della diaspora. Tra gli attori non governativi, la Santa Sede vorrebbe evidenziare il ruolo speciale delle organizzazioni confessionali, che si sono dimostrate particolarmente efficaci nel fornire ai migranti in situazioni di vulnerabilità un sostegno tagliato su misura. Inoltre, le organizzazioni confessionali affrontano anche i bisogni spirituali dei migranti, tendendo a promuovere il loro sviluppo umano integrale. Il lavoro delle organizzazioni confessionali deve essere riconosciuto in maniera adeguata e incoraggiato in modo concreto dalle autorità responsabili. Chiaramente, mentre le religioni e le organizzazioni confessionali danno il loro contributo in una maniera conforme alla loro natura e missione particolare, sono i “primi soccorritori” negli ambiti in cui c’è bisogno, compresa la migrazione. Per essere efficace e sostenibile, qualsiasi azione svolta per far sì che la migrazione funzioni per tutti dipende necessariamente dall’impegno dei migranti stessi. In questo contesto, la Santa Sede auspica una maggiore partecipazione dei migranti nella formulazione e nell’attuazione delle politiche, dei programmi e delle iniziative innovative che li riguardano. Tale partecipazione dovrebbe essere promossa a tutti i livelli, tanto individualmente quanto collettivamente, e istituzionalizzata ovunque sia possibile, al fine di fornire vie regolari e ufficiali di partnership efficace con le istituzioni. Signor Presidente, La Santa Sede condivide i principi guida del Global Compact su un approccio che coinvolga l’intero governo e l’intera società. A tale riguardo, vale la pena ricordare che la radice più profonda di tali approcci è la priorità della persona umana, la sua dignità inalienabile e il suo sviluppo integrale, che è la vera aspirazione di ogni essere umano. Come sottolinea Papa Francesco, «[se] da una parte, infatti, le migrazioni denunciano spesso carenze e lacune degli Stati e della Comunità internazionale, dall’altra rivelano anche l’aspirazione dell’umanità a vivere l’unità nel rispetto delle differenze, l’accoglienza e l’ospitalità che permettano l’equa condivisione dei beni della terra, la tutela e la promozione della dignità e della centralità di ogni essere umano» (Papa Francesco, Messaggio per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2014). Affinché questo orientamento strategico sia efficace, è essenziale adottare un approccio inclusivo nell’affrontare i bisogni dei migranti. Pertanto, una giusta percentuale dell’assistenza diretta e dei servizi forniti ai migranti dovrebbe essere destinata a beneficio delle famiglie locali che sperimentano svantaggi economici e sociali simili, di modo che nessuno venga lasciato indietro. Signor Presidente, Tra tutte le azioni previste dal Global Compact, la Santa Sede ne vorrebbe indicare alcune che corrispondono abbastanza bene ai quattro verbi che il Santo Padre ha scelto per riassumere l’azione pastorale della Chiesa nel contesto della migrazione: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Sotto il titolo «accogliere» si potrebbe menzionare l’impegno ad assicurare un reclutamento giusto ed equo di migranti, compresi i giovani, per svolgere lavori dignitosi. «Proteggere» potrebbe essere tradotto in difendere i diritti e la dignità dei migranti in ogni fase della loro esperienza migratoria. «Promuovere» può significare assicurare l’accesso dei migranti al lavoro, favorendo la crescita delle loro capacità e mettendoli in grado di contribuire allo sviluppo sostenibile nelle loro comunità sia di destinazione sia d’origine. Infine, «integrare» è possibile attraverso la promozione dell’inclusione sociale e finanziaria dei migranti, ma anche favorendo l’arricchimento reciproco tra comunità locali e nuovi arrivati. Le nuove tecnologie, applicate alla gestione della migrazione, potrebbero essere molto innovative, efficaci e utili per una maggiore cooperazione tra attori. Tuttavia, devono essere adottate nel pieno rispetto della dignità e dei diritti delle persone, assicurando sempre la loro piena consapevolezza e il loro consenso. Il Forum internazionale per la revisione della migrazione e i processi regionali e nazionali a esso collegati devono essere strumenti efficaci per il coordinamento e il monitoraggio del Global Compact. Il successo di simili meccanismi dipende totalmente dal livello d’impegno di tutti gli attori. La Santa Sede ribadisce il suo impegno a partecipare a tali processi. Al fine di sensibilizzare sul Global Compact, è fondamentale coinvolgere i media a tutti i livelli. Considerando il collegamento essenziale tra il Global Compact e gli obiettivi di sviluppo sostenibile, le attività di sensibilizzazione dovrebbero adottare un approccio integrato, di modo che le questioni dei migranti possano essere intese come parte essenziale degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Grazie, Signor Presidente.
Eccellenze e distinti ospiti, La Santa Sede è lieta di partecipare a questa commemorazione del 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, il cui preambolo ci ricorda che «il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo» (Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, 1948, Preambolo). Il Global Compact afferma che la migrazione non deve mai essere un atto di disperazione. In molti paesi d’origine, tuttavia, le persone si sentono costrette a fuggire a causa di conflitti, violenza, degrado ambientale, violazioni dei diritti umani, o per l’incapacità di assicurare una vita dignitosa alla propria famiglia. Dobbiamo fare del nostro meglio per assicurare che le persone possano rimanere nei loro paesi d’origine, costruendo società più inclusive, sostenibili e giuste, riducendo gli elementi avversi e i fattori strutturali che negano alle persone i loro diritti umani fondamentali e le costringono a partire. Nei paesi di transito e di destinazione, ogni persona ha il diritto di essere trattata con dignità e rispetto e di poter accedere ai servizi sociali basilari. In modo analogo, quando gli Stati decidono che le persone devono essere rimandate indietro, ciò dovrebbe essere fatto nel pieno rispetto del principio di non-refoulement e del diritto alla vita e all’unità della famiglia. Queste sono garanzie anche per il bene comune della società e di tutti i suoi membri. Cari amici, Come Papa Francesco ci ha recentemente ricordato, «[il] giusto richiamo ai diritti di ogni essere umano, deve tener conto che ciascuno è parte di un corpo più grande. Anche le nostre società, come ogni corpo umano, godono di buona salute se ciascun membro compie la propria opera, nella consapevolezza che essa è al servizio del bene comune» (Papa Francesco, Discorso ai Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per la presentazione degli auguri per il nuovo anno, 8 gennaio 2018). Che questo continui a essere il nostro contributo, mentre oggi rinnoviamo il nostro impegno per la realizzazione degli ideali enunciati nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Grazie.
da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLVIII, n.283, 13/12/2018 |