La chiesa cattedrale, "nella maestà delle sue strutture architettoniche, raffigura il tempio spirituale che interiormente si edifica in ciascuna anima, nello splendore della grazia, secondo il detto dell'Apostolo: "voi infatti siete il tempio del Dio vivente" (2 Cor 6, 16). La cattedrale poi è anche possente simbolo della chiesa visibile di Cristo, che in questa terra prega, canta e adora; è cioè da ritenersi immagine di quel Corpo mistico, le cui membra diventano compagine di carità, alimentata dall'irrorazione dei doni superni" (Paolo VI, Cost. ap. Mirificus eventus, 72, 7 dicembre 1965).
È perciò cosa sommamente giovevole che gli animi dei fedeli sentano con particolare affetto il loro legame verso la chiesa cattedrale, sede nobilissima e simbolo del magistero del Vescovo e del suo ministero liturgico: infatti con questo religioso atteggiamento dello spirito, i fedeli esprimono, da una parte, che essi riconoscono e venerano il carisma certo della verità (cfr S. Ireneo di Lione, Ad haereses, ib IV c. 40 n. 2), di cui sono insigniti i Vescovi gerarchicamente uniti con il Vescovo di Roma, Vicario di Cristo; dall'altra, che essi vogliono partecipare e, per quanto loro compete, attuare le realtà sacre in comunione col Pastore che sulla terra fa le veci del Pastore Eterno e Vescovo delle nostre anime (cfr 1 Pt 2, 25).
In tempi recenti, sopraggiunte nuove condizioni sociali, geografiche ed economiche e nuovi costumi di vita, la dolorosa diminuzione dei ministri sacri in numerose regioni di antica cattolicità e la stessa esigenza, di per sé giustissima, di un coordinamento dell'attività pastorale, hanno avuto come effetto la soppressione di alcune Chiese particolari, mentre il loro territorio e le popolazioni venivano fusi con quelli del Vescovo di una più vasta Chiesa particolare.
Ma la doverosa considerazione dell'antichità veneranda, di fatti storici celebri e dell'insigne santità, fiorita in tanti fedeli di quelle Chiese estinte, ha comportato che ai loro templi, un tempo cattedrali, venisse attribuito il titolo di concattedrali, specialmente allo scopo di fomentare la pietà di quei fedeli verso la loro antica Chiesa, restando peraltro integra la comunione spirituale e canonica col proprio Vescovo, legato da vincolo privilegiato con l'odierna cattedrale.
Approvando questi sentimenti filiali e desiderando di renderli sempre più spiritualmente perfetti, il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II nell'udienza concessa il 13 giugno 2002 ai sottoscritti Responsabili della Penitenzieria Apostolica, Si è degnato di stabilire che i Vescovi nelle chiese un tempo cattedrali, e oggi concattedrali esistenti nel loro territorio, ferma restando la terna delle Benedizioni Papali, fissata nella Norma n. 7, 2 dell'Enchiridion Indulgentiarum, abbiano la facoltà di impartire la Benedizione Papale con annessa l'Indulgenza plenaria, per una volta all'anno nella ricorrenza di una solennità, che sarà designata dagli stessi Vescovi, e così i fedeli nelle stesse chiese concattedrali possano riceverla, con animo distaccato dall'affetto a qualsiasi peccato e alle solite condizioni necessarie per conseguire l'Indulgenza plenaria (Confessione sacramentale, Comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice).
Il presente Decreto ha vigore perpetuo. Nonostante qualunque contraria disposizione.
Dato a Roma, dalla sede della Penitenzieria Apostolica, il 29 giugno 2002, nella solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo 2002.
LUIGI DE MAGISTRIS
Arcivescovo tit. di Nova
Pro-Penitenziere Maggiore
GIANFRANCO GIROTTI, O.F.M. Conv.
Reggente