EPISTOLA
LIBENTER ADMODUM
DEL PAPA BENEDETTO XV
AL REVERENDO PADRE MONSIGNORE
GIACOMO STAMMLER,
VESCOVO DI BASILEA E DI LUGANO,
E AGLI ALTRI VESCOVI SVIZZERI,
PER L'ISTITUZIONE DI UN SEMINARIO ELVETICO
NELL'URBE, CON CORSI DI FILOSOFIA,
TEOLOGIA E DIRITTO CANONICO
Venerabili Fratelli,
salute e Apostolica Benedizione.
Abbiamo appreso poco fa con grande gioia — dalla graditissima lettera che congiuntamente Ci avete inviato dall’assemblea tenutasi recentemente a Lucerna — che avete intenzione di riunirvi quest’anno a Lugano per testimoniare il vostro fraterno affetto al vostro collega il Vescovo di Daulia. E dal momento che abbiamo anche Noi grande considerazione per lui, per le eccellenti virtù di cui è dotato e particolarmente per la sua sollecitudine verso le anime, e poiché la sua infermità ha impedito che vi incontraste colà, assieme a voi prego ardentemente Dio perché egli possa ristabilirsi al più presto, per il bene della Chiesa di Lugano.
Per quanto riguarda poi la situazione del cattolicesimo in Isvizzera, ne traiamo davvero diversi motivi di consolazione, pur tra le Nostre quotidiane preoccupazioni. Innanzi tutto Ci è assai caro e gradito codesto grande ossequio col quale non soltanto Ci sostenete nelle Nostre ansietà, ma rispettate scrupolosamente le prescrizioni e le esortazioni che facciamo in vista del bene comune; codesta vostra consociazione d’intenti e di volontà Ci fa fermamente sperare che saprete unire le vostre forze nel perseguire quegli obiettivi che vi siete posti nelle vostre assemblee o vi porrete in futuro in materia di difesa della Fede e di rafforzamento della pietà religiosa. Vedete bene voi stessi quanto sia necessario, in tempi tanto tristi, che i Vescovi collaborino in ogni modo e uniscano i loro sforzi per contrastare le trame dei malvagi, specie quelle dei socialisti, i quali, presentando ai diseredati il miraggio fallace di una futura società, lavorano per confondere ogni cosa e per distruggere, unitamente alla civiltà, la religione e i costumi. A confutare simili errori sarà estremamente utile che le persone più capaci, sia del clero, sia secolari, sotto la vostra guida, si dedichino a diffondere, con parole e con scritti, gli eterni princìpi della sapienza cristiana, quei princìpi che, quando sono stati pratica di vita, hanno generato mirabili virtù e recato benessere agli Stati.
Quanto al vostro desiderio che sia rinnovata la consuetudine dei Congressi Eucaristici Internazionali, si tratta di un desiderio del tutto conforme alla vostra sollecitudine pastorale, perché nulla favorisce maggiormente la cristiana riconciliazione tra i popoli quanto una diffusione universale del culto di quell’augusto Sacramento nel quale tutti insieme adoriamo quel « Re della pace », che è « la via, la verità e la vita »: per questo è anche Nostro vivo desiderio che si possa realizzare quanto prima tale santo proposito. Nel contempo anche Noi, Venerabili Fratelli, abbiamo concepito uno splendido progetto, che è strettamente connesso all’interesse religioso della Svizzera. Sapete bene quali mirabili frutti producano i Collegi ecclesiastici che sono stati fondati a Roma, nel corso dei secoli, da parte delle diverse nazioni: ne escono continuamente ottimi sacerdoti, educati alla scienza e alla pietà, i quali, tornando di volta in volta in patria, hanno sempre contribuito sensibilmente a rafforzare e ad accrescere nei propri compatrioti, accanto alla fede, un particolare senso di devozione verso questa Sede Apostolica: quella Chiesa Romana, cioè, alla quale, come scrivete giustamente con le parole di Sant’Ireneo, « ogni Chiesa deve congiungersi per la sua posizione di prestigio e di eccellenza ». Ora, in questa sorta di nobile gara tra giovani provenienti dall’estero, si nota la totale assenza di giovani studenti elvetici che possano, come gli altri, convenientemente erudirsi in ogni branca del sapere sotto gli occhi, si può dire, del Sommo Pontefice, nella più prestigiosa sede delle antichità cristiane. È dunque assai opportuno, Venerabili Fratelli, che dedichiate ogni impegno a far sorgere in Roma un Seminario Elvetico, nel quale i giovani più promettenti delle diverse vostre diocesi e nazionalità, sotto l’auspicio e la guida dei Vescovi e la direzione altresì di un Rettore elvetico dagli stessi designato, seguano dei corsi superiori di filosofia, di teologia e di diritto canonico; e dove qualunque religioso proveniente dal vostro paese e che si trovi a Roma possa ricevere amichevole accoglienza.
Si presenta ora un’occasione quanto mai favorevole alla realizzazione di questo progetto giacché Noi stessi, data la Nostra benevola disposizione d’animo verso i vostri connazionali, siamo pronti a favorire in ogni modo questo disegno. Infatti in questi giorni è stata ristabilita presso di voi, come sapete, la Legazione Apostolica, il che garantisce fortunatamente più stretti legami di cortesia e consuetudine tra Noi e il vostro Stato, e giacché infine tutte le persone dabbene, uscite indenni dai pericoli della guerra, favoriranno con più slancio tale istituzione.
Tutta la faccenda, dunque, è affidata, oltre che a Dio, alla vostra abilità e al vostro spirito d’iniziativa; ben sapendo quali essi sono, nutriamo la serena fiducia che non esiterete ad operare attivamente per realizzare questo progetto quanto mai salutare. E mentre invochiamo per voi il necessario aiuto divino, quale auspicio dei doni celesti e quale pegno della Nostra particolare benevolenza impartiamo con affetto a voi, Venerabili Fratelli, a tutto il clero ed al popolo affidato a ciascuno di voi l’Apostolica Benedizione.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 25 agosto 1920, nell’anno sesto del Nostro Pontificato.
BENEDICTUS PP. XV
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