PAPA FRANCESCO
UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 13 aprile 2022
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La pace di Pasqua
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Siamo al centro della Settimana Santa, che si snoda dalla Domenica delle Palme alla Domenica di Pasqua. Entrambe queste domeniche si caratterizzano per la festa che viene fatta intorno a Gesù. Ma sono due feste diverse.
Domenica scorsa abbiamo visto Cristo entrare solennemente a Gerusalemme, come una festa, accolto come Messia: e per Lui vengono stesi sulla strada mantelli (cfr Lc 19,36) e rami tagliati dagli alberi (cfr Mt 21,8). La folla esultante benedice a gran voce «colui che viene, il re», e acclama: «Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli» (Lc 19,38). Quella gente là festeggia perché vede nell’ingresso di Gesù l’arrivo di un nuovo re, che avrebbe portato pace e gloria. Ecco qual era la pace attesa da quella gente: una pace gloriosa, frutto di un intervento regale, quello di un messia potente che avrebbe liberato Gerusalemme dall’occupazione dei Romani. Altri, probabilmente, sognavano il ristabilimento di una pace sociale e vedevano in Gesù il re ideale, che avrebbe sfamato le folle di pani, come aveva già fatto, e operato grandi miracoli, portando così più giustizia nel mondo.
Ma Gesù non parla mai di questo. Ha davanti a sé una Pasqua diversa, non una Pasqua trionfale. L’unica cosa a cui tiene per preparare il suo ingresso a Gerusalemme è cavalcare «un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno» (v. 30). Ecco come Cristo porta la pace nel mondo: attraverso la mansuetudine e la mitezza, simboleggiate da quel puledro legato, su cui nessuno era salito. Nessuno, perché il modo di fare di Dio è diverso da quello del mondo. Gesù, infatti, appena prima di Pasqua, spiega ai discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14,27). Sono due modalità diverse: un modo come il mondo ci dà la pace e un modo come Dio ci dà la pace. Sono diversi.
La pace che Gesù ci dà a Pasqua non è la pace che segue le strategie del mondo, il quale crede di ottenerla attraverso la forza, con le conquiste e con varie forme di imposizione. Questa pace, in realtà, è solo un intervallo tra le guerre: lo sappiamo bene. La pace del Signore segue la via della mitezza e della croce: è farsi carico degli altri. Cristo, infatti, ha preso su di sé il nostro male, il nostro peccato e la nostra morte. Ha preso su di sé tutto questo. Così ci ha liberati. Lui ha pagato per noi. La sua pace non è frutto di qualche compromesso, ma nasce dal dono di sé. Questa pace mite e coraggiosa, però, è difficile da accogliere. Infatti, la folla che osannava Gesù è la stessa che dopo pochi giorni grida “Crocifiggilo” e, impaurita e delusa, non muove un dito per Lui.
A questo proposito, è sempre attuale un grande racconto di Dostoevskij, la cosiddetta Leggenda del Grande Inquisitore. Si narra di Gesù che, dopo vari secoli, torna sulla Terra. Subito è accolto dalla folla festante, che lo riconosce e lo acclama. “Ah, sei tornato! Vieni, vieni con noi!”. Ma poi viene arrestato dall’Inquisitore, che rappresenta la logica mondana. Questi lo interroga e lo critica ferocemente. Il motivo finale del rimprovero è che Cristo, pur potendo, non ha mai voluto diventare Cesare, il più grande re di questo mondo, preferendo lasciare libero l’uomo anziché soggiogarlo e risolverne i problemi con la forza. Avrebbe potuto stabilire la pace nel mondo, piegando il cuore libero ma precario dell’uomo in forza di un potere superiore, ma non ha voluto: ha rispettato la nostra libertà. «Tu – dice l’Inquisitore a Gesù –, accettando il mondo e la porpora dei Cesari, avresti fondato il regno universale e dato la pace universale» (I fratelli Karamazov, Milano 2012, 345); e con sentenza sferzante conclude: «Se c’è qualcuno che ha meritato più di tutti il nostro rogo, sei proprio Tu» (348). Ecco l’inganno che si ripete nella storia, la tentazione di una pace falsa, basata sul potere, che poi conduce all’odio e al tradimento di Dio e a tanta amarezza nell’anima.
Alla fine, secondo questo relato, l’Inquisitore vorrebbe che Gesù «gli dicesse qualche cosa, magari anche qualche cosa di amaro, di terribile». Ma Cristo reagisce con un gesto dolce e concreto: «gli si avvicina in silenzio, e lo bacia dolcemente sulle vecchie labbra esangui» (352). La pace di Gesù non sovrasta gli altri, non è mai una pace armata: mai! Le armi del Vangelo sono la preghiera, la tenerezza, il perdono e l’amore gratuito al prossimo, l’amore a ogni prossimo. È così che si porta la pace di Dio nel mondo. Ecco perché l’aggressione armata di questi giorni, come ogni guerra, rappresenta un oltraggio a Dio, un tradimento blasfemo del Signore della Pasqua, un preferire al suo volto mite quello del falso dio di questo mondo. Sempre la guerra è un’azione umana per portare all’idolatria del potere.
Gesù, prima della sua ultima Pasqua, disse ai suoi: «Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (Gv 14,27). Sì, perché mentre il potere mondano lascia solo distruzione e morte – lo abbiamo visto in questi giorni –, la sua pace edifica la storia, a partire dal cuore di ogni uomo che la accoglie. Pasqua è allora la vera festa di Dio e dell’uomo, perché la pace, che Cristo ha conquistato sulla croce nel dono di sé, viene distribuita a noi. Perciò il Risorto, il giorno di Pasqua, appare ai discepoli e come li saluta? «Pace a voi!» (Gv 20,19.21). Questo è il saluto di Cristo vincitore, di Cristo risorto.
Fratelli, sorelle, Pasqua significa “passaggio”. È, soprattutto quest’anno, l’occasione benedetta per passare dal dio mondano al Dio cristiano, dall’avidità che ci portiamo dentro alla carità che ci fa liberi, dall’attesa di una pace portata con la forza all’impegno di testimoniare concretamente la pace di Gesù. Fratelli e sorelle, mettiamoci davanti al Crocifisso, sorgente della nostra pace, e chiediamogli la pace del cuore e la pace nel mondo.
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Saluti
Je salue cordialement les personnes de langue française présentes aujourd’hui, particulièrement les groupes de jeunes venus de France et de Belgique. Quand les jeunes sont là, il y a du bruit, hein ? Et çà, c’est beau ! Ce matin, demandons au Seigneur de nous préparer à vivre en union avec lui les jours de la Passion et de la Résurrection. Que notre prière accompagne en particulier tous ceux qui traversent ces jours saints dans l’abandon, la guerre ou la difficulté. Que Dieu vous bénisse !
[Saluto cordialmente i fedeli di lingua francese presenti oggi, in modo particolare i giovani. Quando ci sono i giovani c’è rumore, eh? E questo è bello! Questa mattina, chiediamo al Signore di prepararci a vivere in unione con Lui i giorni della Passione e della Risurrezione. La nostra preghiera accompagni in particolare tutti coloro che stanno attraversando questi giorni santi nell'abbandono, nella guerra e nelle difficoltà. Dio vi benedica!]
I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, especially those from the United States of America. May the celebration of Easter be a time of grace and renewal for everyone. Upon each of you, and your families, I invoke joy and peace in our Lord Jesus Christ.
[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’udienza odierna, in particolare quelli provenienti dagli Stati Uniti. A tutti auguro che la celebrazione della Pasqua sia un tempo di grazia e di rinnovamento. Su ciascuno di voi, e sulle vostre famiglie, invoco la gioia e la pace del Signore Gesù.]
Liebe Gläubige deutscher Sprache, ich lade euch ein, in den liturgischen Feiern des österlichen Triduums den Weg des Herrn innerlich mitzugehen – diesen Weg der liebevollen Selbsthingabe, der zu jenem wahren Frieden führt, den der Herr für uns möchte.
[Cari fedeli di lingua tedesca, vi invito a seguire interiormente il cammino del Signore nelle celebrazioni liturgiche del Triduo Pasquale; questo cammino di amorevole dono di sé, che ci porta a quella vera pace che il Signore vuole per noi.]
Saludo especialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los jóvenes que participan en el Encuentro internacional Univ 2022. En estos días santos acompañamos a Jesús en su Pasión, Muerte y Resurrección. Pidámosle que, así como Pascua significa “paso”, también nosotros seamos capaces de “dar pasos” de reconciliación. Y que su paz reine en nuestros corazones y en el mundo entero. Que Dios los bendiga. Muchas gracias.
Queridos peregrinos de língua portuguesa! Amanhã começamos a celebração do Sagrado Tríduo da Paixão, Morte e Ressurreição de Nosso Senhor, o Príncipe da Paz. Peçamos-Lhe este dom, do qual o mundo há tanta necessidade. Vos desejo uma Feliz e Santa Páscoa!
[Cari pellegrini di lingua portoghese! Domani incominciamo la celebrazione del Triduo Sacro della Passione, Morte e Resurrezione di Nostro Signore, il Principe della Pace. Chiediamogli questo dono del quale il mondo ha tanto bisogno. Vi auguro una buona e Santa Pasqua!]
أُحَيِّي المُؤمِنِينَ الناطِقينَ باللغَةِ العَرَبِيَّة. باقْتِرابِ عِيدِ الفِصْح، لِنَتَذَكَّرْ أَنَّ يَسوعَ هُوَ سَلامُنا. لِذَلِك لِنُلِقِ عَلَيْهِ هَمَّنا وَخَوْفَنا. لأَنَّ المُؤْمِنَ مُطْمَئِنٌ حَتَّى في الشِدَّةِ وَيَثِقُ أَنَّ كُلَّ شَيء، مَعَ يَسُوعَ المَسيح، سَيَتَحَوَّلُ إِلَى خَيْرِنا. لا تَخافُوا! باركَكُم الرّبُّ جَميعًا وحَماكُم دائِمًا مِن كُلِّ شَرّ!
[Saluto i fedeli di lingua araba. Avvicinandosi la festa della Pasqua, ricordiamoci che Gesù è la nostra pace. Quindi poniamo in Lui le nostre preoccupazioni e la nostra paura. Perché il credente è fiducioso anche nell’angoscia e confida che con Gesù Cristo tutto volgerà al nostro bene. Non abbiate paura. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga sempre da ogni male!]
Pozdrawiam serdecznie wszystkich Polaków. W tym roku obchodzicie Wielki Tydzień i Wielkanoc w sposób szczególny: razem z wieloma gośćmi z Ukrainy. Wielkanoc to święta rodzinne, a wy, otwierając im wasze domy, staliście się ich rodziną. Chociaż większość z nich, zgodnie z tradycją wschodnią, będzie obchodzić te święta tydzień później, już teraz, wszyscy razem wpatrujecie się w Ukrzyżowanego i oczekujecie na zmartwychwstanie Chrystusa, i pokój w Ukrainie. Z serca wam błogosławię.
[Saluto cordialmente tutti i polacchi. Quest'anno celebrate in modo speciale la Settimana Santa e la Pasqua: insieme a molti ospiti ucraini. La Pasqua è una festa di famiglia e voi, aprendo a loro le vostre case, siete diventati loro famigliari. Anche se la maggior parte di essi celebrerà queste feste una settimana più tardi, secondo la tradizione orientale, già ora tutti voi insieme contemplate il Crocifisso, e aspettate la risurrezione di Cristo e la pace in Ucraina. Vi benedico di cuore.]
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. È ormai davanti a noi, il Triduo pasquale, culmine dell’anno liturgico e della vita della Chiesa. Vi invito a disporre i vostri cuori per seguire con fede le celebrazioni dei prossimi giorni.
Il mio pensiero va infine, come di consueto, agli anziani, agli ammalati, ai giovani e agli sposi novelli. In questa Settimana Santa rispondete con generosità a Cristo che ci chiama ad unirci più profondamente alla sua morte e risurrezione. Egli vuole colmarci della sua vita, dandoci una “speranza che non delude”.
A tutti voi la mia benedizione!
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