PAPA FRANCESCO
MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE
Otri nuovi
Lunedì, 18 gennaio 2016
(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLVI, n.013, 19/01/2016)
Il cristiano che si nasconde dietro il «Si è sempre fatto così...» commette peccato, divenendo idolatra e ribelle e vivendo una «vita rattoppata, metà e metà», perché chiude il suo cuore alle «novità dello Spirito Santo». È un invito a liberarsi dalle «abitudini», per lasciare spazio alle «sorprese di Dio», quello che Papa Francesco ha lanciato durante la messa celebrata lunedì mattina, 18 gennaio, nella cappella della Casa Santa Marta.
Nella prima lettura, tratta dal primo libro di Samuele (15, 16-23), «abbiamo ascoltato — ha fatto subito notare il Papa — come il re Saul viene rigettato da Dio per non obbedire: il Signore ha detto a lui che avrebbe vinto nella battaglia, nella guerra, ma che tutto sarebbe dovuto essere votato allo sterminio». E Saul «non ha obbedito».
Così «quando il profeta gli rimprovera questo e poi lo rigetta in nome di Dio come re di Israele, lui — continua il brano — dà una spiegazione: “Ho ascoltato la voce del popolo che voleva prendere questo bestiame più buono per farne sacrificio al Signore”».
«È una cosa buona fare un sacrificio — ha spiegato Francesco — ma il Signore aveva ordinato, aveva dato il mandato di fare un’altra cosa». Ed ecco che Samuele dice a Saul: «Il Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l’obbedienza alla voce del Signore?». Dunque, ha affermato il Papa, «l’obbedienza va oltre» e supera anche le parole di giustificazione di Saul: «Io ho ascoltato il popolo e il popolo mi ha detto: sempre si è fatto così! Le cose di più valore andranno al servizio del Signore, sia al tempio sia per i sacrifici. Sempre è stato fatto cosi!».
Così «il re, che doveva cambiare questo: “Sempre è stato fatto così...”, dice a Samuele: “Ho temuto il popolo”». Saul «ha avuto timore» e per questo «ha lasciato che la vita continuasse contro la volontà del Signore».
Lo stesso atteggiamento — ha proseguito il Papa riferendosi al passo liturgico di Marco (2, 18-22) — ce lo «insegna Gesù nel Vangelo, quando i dottori della legge gli rimproverano che i discepoli non facciano digiuno: “Ma sempre è stato fatto così, perché non fanno digiuno i tuoi?”. E Gesù risponde con questo principio di vita: “Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!”».
In sostanza, ha affermato Francesco, «cosa significa questo, che cambia la legge? No!». Vuol dire, piuttosto, «che la legge è al servizio dell’uomo, che è al servizio di Dio, e per questo l’uomo deve avere il cuore aperto». L’atteggiamento di chi dice: «Sempre è stato fatto così...» nasce in realtà da «un cuore chiuso». Invece «Gesù ci ha detto: “Vi invierò lo Spirito Santo e lui vi condurrà fino alla piena verità”». Dunque «se tu hai il cuore chiuso alla novità dello Spirito, mai arriverai alla piena verità». E «la tua vita cristiana sarà una vita metà e metà, una vita rattoppata, rammendata di cose nuove, ma su una struttura che non è aperta alla voce del Signore: un cuore chiuso, perché non sei capace di cambiare gli otri».
Proprio «questo — ha spiegato il Pontefice — è stato il peccato del re Saul, per il quale è stato rigettato». Ed è anche «il peccato di tanti cristiani che si aggrappano a quello che sempre è stato fatto e non lasciano cambiare gli otri». Finendo così per vivere «una vita a metà, rattoppata, rammendata, senza senso».
Ma «perché succede questo? Perché è tanto grave, perché il Signore rigetta Saul e poi sceglie un altro re?». La risposta la dà Samuele quando «spiega cosa sia un cuore chiuso, un cuore che non ascolta la voce del Signore, che non è aperto alla novità del Signore, allo Spirito che sempre ci sorprende». Chi ha un cuore così, afferma Samuele, «è un peccatore». Si legge nel passo biblico: «Sì, peccato di divinazione è la ribellione, e colpa e terafìm — cioè idolatria — l’ostinazione». Dunque, ha affermato Francesco, «i cristiani ostinati nel “sempre è stato fatto così, questo è il cammino, questa è la strada”, peccano: peccano di divinazione»: è «come se andassero dalla chiromante». Insomma, alla fine risulta «più importante quello che è stato detto e che non cambia; quello che sento io — da me e dal mio cuore chiuso — che la parola del Signore». E questo «è anche peccato di idolatria: l’ostinazione. Il cristiano che si ostina, pecca. Pecca di idolatria».
Di fronte a questa verità, la domanda da porsi è: «Qual è la strada?». Francesco ha suggerito di «aprire il cuore allo Spirito Santo, discernere qual è la volontà di Dio». È vero, «sempre, dopo le battaglie, il popolo prendeva tutto per i sacrifici al Signore, anche per la propria utilità, anche i gioielli per il tempio». Ed «era abitudine, al tempo di Gesù, che i bravi israeliti digiunassero». Però, ha spiegato, «c’è un’altra realtà: c’è lo Spirito Santo che ci conduce alla verità piena». E «per questo lui ha bisogno di cuori aperti, di cuori che non siano ostinati nel peccato di idolatria di se stessi» ritenendo «più importante quello che io penso» e non «quella sorpresa dello Spirito Santo».
E «questo — ha rimarcato il Papa — è il messaggio che oggi ci dà la Chiesa; quello che Gesù dice tanto forte: “Vino nuovo in otri nuovi!”». Perché, ha ripetuto, «alle novità dello Spirito, alle sorprese di Dio anche le abitudini devono rinnovarsi». Prima di proseguire nella celebrazione, Francesco ha auspicato «che il Signore ci dia la grazia di un cuore aperto, di un cuore aperto alla voce dello Spirito, che sappia discernere quello che non deve cambiare più, perché fondamento, da quello che deve cambiare per poter ricevere la novità dello Spirito Santo».
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