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LETTERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AL COLLEGIO CARDINALIZIO

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Cari Fratelli,

dieci anni or sono abbiamo avviato la riforma della Curia Romana e, attraverso la Costituzione Apostolica Predicate Evangelium, si è stabilita la nuova organizzazione della Santa Sede, precisandone i principi guida e le finalità. Ecclesia semper reformanda: questo è stato lo spirito che ha animato la riforma, al fine di garantire che la Curia Romana coadiuvi il Successore di Pietro nell’esercizio del suo supremo ufficio pastorale per il bene e il servizio della Chiesa universale e delle Chiese particolari.

Se questo aggiornamento rappresenta una testimonianza di vitalità e di grazia, conosciamo la dedizione e le fatiche di donne e uomini impegnati ad adattarsi a questo moto di rinnovamento. A Voi, fratelli Cardinali, nella funzione di assistere il Romano Pontefice nel governo della Chiesa universale, è spettato di accompagnare quanti sono stati coinvolti in questo processo di trasformazione.

Nonostante le difficoltà e, a volte, quella tentazione di immobilismo e rigidità di fronte al cambiamento, tanti sono stati i risultati conseguiti in questi anni. Vi ringrazio per l’aiuto che avete dato e continuate a dare. Con queste premesse, tengo ora in modo particolare ad affrontare nuovamente uno dei temi che ha maggiormente caratterizzato le Congregazioni generali prima del Conclave: la riforma economica della Santa Sede. Gli anni trascorsi hanno dimostrato che le richieste di riforma sollecitate nel passato da tanti esponenti nel Collegio Cardinalizio sono state lungimiranti e hanno permesso di acquisire una maggiore coscienza del fatto che le risorse economiche al servizio della missione sono limitate e vanno gestite con rigore e serietà perché gli sforzi di quanti hanno contribuito al patrimonio della Santa Sede non siano dispersi.

Per queste ragioni, è doveroso ora uno sforzo ulteriore da parte di tutti affinché un “deficit zero” non sia solo un obiettivo teorico, ma una meta effettivamente realizzabile. La riforma ha posto le basi per l’attuazione di politiche etiche che consentano di migliorare il rendimento economico del patrimonio esistente. A ciò si accompagna l’esigenza che ciascuna Istituzione si adoperi per reperire risorse esterne per la propria missione, facendosi esempio di una gestione trasparente e responsabile al servizio della Chiesa.

Sul versante della riduzione dei costi, occorre dare un esempio concreto affinché il nostro servizio sia realizzato con spirito di essenzialità, evitando il superfluo e selezionando bene le nostre priorità, favorendo la collaborazione reciproca e le sinergie. Dobbiamo essere consapevoli che oggi siamo di fronte a decisioni strategiche da assumere con grande responsabilità, perché siamo chiamati a garantire il futuro della Missione.

Le Istituzioni della Santa Sede hanno molto da imparare dalla solidarietà delle buone famiglie. Così come in queste famiglie coloro che godono di una buona situazione economica vengono in aiuto dei membri più bisognosi, gli Enti che registrano un avanzo dovrebbero contribuire a coprire il deficit generale. Questo significa avere cura del bene della nostra comunità, agendo con generosità, nel senso evangelico del termine, come presupposto indispensabile per chiedere generosità anche all’esterno.

In conclusione, Vi chiedo di accogliere questo messaggio con coraggio, spirito di servizio e di sostenere con convinzione, lealtà e generosità le riforme in corso, contribuendo in modo propositivo con le Vostre conoscenze ed esperienze al processo di riforma. Ciascuna delle Istituzioni della Santa Sede forma con tutte le altre un unico corpo: pertanto, la collaborazione autentica e la cooperazione verso l’unica meta, il bene della Chiesa, rappresenta un requisito essenziale del nostro servizio.

Con questo spirito e questa consapevolezza Vi chiedo di accompagnare con fedeltà e fiducia il nostro lavoro.

Dal Vaticano, 16 settembre 2024

FRANCESCO



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