MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI AL II GLOBAL REFUGEE FORUM
[Ginevra, 13-15 dicembre 2023]
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Onorevole Alto Commissario,
Distinti Co-ospitanti e Co-convocatori,
Cari Partecipanti,
Porgo i miei cordiali saluti a tutti voi, augurandovi ogni successo in questo importante incontro, che ci permette di fermarci a riflettere sulla strada percorsa a quattro anni dal primo Global Refugee Forum.
Anzitutto, il fatto che oggi siamo qui riuniti mostra il nostro chiaro impegno a risolvere il grande problema dei rifugiati come responsabilità comune. Questo è un segno di speranza, che si aggiunge ai molti segnali positivi che riscontro ogni giorno: Paesi e comunità ospitanti che hanno mantenuto i propri confini e i propri cuori aperti ad accogliere rifugiati; le mani protese di quanti salvano vite in mare, molti dei quali offrono solidarietà in centri di accoglienza; gli occhi pieni di vita e di speranza di migranti che desiderano cambiare la propria vita e contribuire alle società verso le quali migrano; e ognuno di noi, che ancora consideriamo la cooperazione la soluzione chiave ai problemi globali.
Prima di discutere delle sfide dei rifugiati, non dobbiamo mai dimenticare che tutti dovrebbero essere liberi di scegliere se migrare o no. Tutti dovrebbero avere l’opportunità di vivere una vita dignitosa nel proprio Paese (cfr. Papa Francesco, Messaggio per la 109a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, 24 settembre 2023)
Purtroppo, “la storia sta dando segni di un ritorno all’indietro” (Papa Francesco, Fratelli tutti, n. 11). Oggi, quasi 114 milioni di persone sono sfollate forzatamente, molte internamente, a causa di conflitti, violenza e persecuzione, anche sulla base delle credenze religiose, nonché per gli effetti del cambiamento climatico. Tali fattori sono diventati sempre più complessi, tuttavia le nostre risposte non hanno affrontato in maniera adeguata queste sfide emergenti e pressanti. Di conseguenza, continuiamo a piangere le innumerevoli vite perse sulla terraferma e in mare mentre cercavano protezione o fuggivano da un futuro senza speranza.
Proteggere e salvare vite umane deve rimanere la nostra massima priorità. Oggi siamo sopraffatti da un’abbondanza di notizie e statistiche, e spesso dimentichiamo che dietro a quei numeri ci sono volti umani, ognuno con la propria storia e sofferenza. Ogni numero rappresenta un nostro fratello e sorella che ha bisogno di aiuto.
Pertanto, il principio di rimpatrio sicuro e volontario di quanti sono costretti a fuggire deve essere rigidamente rispettato. Nessuno deve essere rimpatriato in un paese dove potrebbe dover affrontare gravi violazioni dei diritti umani o perfino la morte. Invece, “siamo tutti chiamati a creare comunità pronte e aperte ad accogliere, promuovere, accompagnare e integrare quanti bussano alle nostre porte” (Papa Francesco, Angelus, 24 settembre 2023).
A tal fine, dobbiamo accettare che essere un rifugiato non dovrebbe essere la mera concessione di uno status, bensì il riconoscimento di una piena dignità umana donata da Dio. Come membri della stessa famiglia umana, ogni individuo merita un luogo che possa chiamare casa. Ciò significa disporre di cibo, accesso all’assistenza sanitaria e all’educazione e a un lavoro dignitoso. Ma significa anche avere un posto dove si viene compresi e inclusi, amati e accuditi, dove poter partecipare e contribuire. I rifugiati sono persone con diritti e doveri, non semplici oggetti di assistenza. Forse non possono sempre scegliere quando migrare, ma quando le circostanze lo impongono, non devono vedersi negato un nuovo inizio, dove le loro doti e capacità possono diventare una risorsa per le comunità ospitati. Solo includendo i rifugiati come una parte della soluzione essi possono prosperare come esseri umani e gettare i loro semi nel luogo in cui vivono.
Riconoscendo i progressi compiuti e il lavoro che rimane da fare, ci troviamo in un momento cruciale, ovvero scegliere “o la cultura dell’umanità e della fratellanza, o la cultura dell’indifferenza” (Papa Francesco, “Rencontres Méditerranéennes”, 22 settembre 2023). La decisione è cruciale, poiché “la storia ci interpella a un sussulto di coscienza per prevenire il naufragio di civiltà” (Ibidem). Possa questo Global Forum stabilire un esempio di un multilateralismo che sia importante per il nostro tempo.
È dunque mia sincera speranza che questo Forum lavori per ravvivare sia lo “spirito” sia la “visione” della Convenzione sui rifugiati del 1951, cogliendo al tempo stesso l’opportunità di riaffermare i principi di fratellanza, solidarietà e non respingimento attraverso una maggiore cooperazione internazionale e condivisione degli oneri, alleggerendo così la pressione sui Paesi che ospitano rifugiati.
Avendo presente nella mente e nel cuore che siamo tutti responsabili gli uni degli altri, invoco la benedizione di Dio su tutti i partecipanti al secondo Global Refugee Forum, sugli Stati e le Organizzazioni presenti oggi, e su tutti i rifugiati e le loro famiglie.
FRANCESCO
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L'Osservatore Romano, Anno CLXIII n. 286, giovedì 14 dicembre 2023, p. 4.
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