DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
ALLA DELEGAZIONE DEL
"GLOBAL RESEARCHERS ADVANCING CATHOLIC EDUCATION PROJECT"
Mercoledì, 20 aprile 2022
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Parole a braccio del Santo Padre
Discorso consegnato del Santo Padre
Thank you very much for visiting. I lived in Ireland, in Dublin, in Milltown Park, to study English. I studied English, but I forgot, excuse me! I will speak in Italian. Grazie della vostra visita. Sono contento, soprattutto dopo avere ascoltato lei [si rivolge all’accompagnatore del gruppo]. Ho compreso quasi tutto, ma andava a cento all’ora e alle volte non capivo! Ma mi è piaciuta quella visione dell’educazione – lo dico con parole mie – in tensione fra il rischio e la sicurezza. È una cosa bella quello che fate. Dobbiamo rompere quell’immaginario sull’educazione, secondo cui educare è riempire la testa di idee. Così educhiamo degli automi, dei macrocefali, non delle persone. Educare è rischiare nella tensione tra la testa, il cuore e le mani: in armonia, al punto da pensare quello che sento e faccio; da sentire quello che penso e faccio; da fare quello che sento e penso. È un’armonia.
Ma dobbiamo avere il filo di Arianna per uscire dai labirinti… Penso anche al labirinto della vita: il ragazzo o la ragazza che stanno crescendo non comprendono tante cose; qual è il filo di Arianna per aiutare i giovani a non perdersi nel labirinto? Camminare insieme. Non si può educare senza camminare insieme alle persone che si stanno educando. È bello quando si trovano educatori che camminano insieme ai ragazzi e alle ragazze. E voi [nel sottotitolo del libro che mi avete consegnato] dite una cosa molto bella: “When Rhetoric Meets Reality” [Quando la retorica incontra la realtà]. Educare non è dire cose puramente retoriche; educare è far incontrare quello che si dice con la realtà. Le ragazze, i ragazzi hanno diritto a sbagliare, ma l’educatore li accompagna nel cammino per orientare questi sbagli, perché non siano pericolosi. Il vero educatore non si spaventa mai degli sbagli, no: accompagna, prende per mano, ascolta, dialoga. Non si spaventa e aspetta. Questa è l’educazione umana. Come vedete, c’è un abisso tra l’eredità dell’educazione macrocefala e l’educazione stessa, che è questo portare avanti e far crescere, questo aiutare a crescere. Io vi ringrazio per questo approccio umano all’educazione. E avanti, coraggio!
L’ultima cosa a cui lei [si rivolge ancora all’accompagnatore del gruppo] ha fatto riferimento: è importante il dialogo tra i giovani e gli anziani. Questo è molto importante. Anche scavalcando i genitori: non come ribellione, ma per cercare la fonte. The roots, le radici. Perché l’albero, per crescere, ha bisogno di rapporti stretti con le radici. Non rimanere fermi alle radici, no, ma essere in rapporto con le radici. C’è un poeta della mia terra che dice una cosa bella: “Tutto quello che l’albero ha di fiorito, gli viene da quello che ha sottoterra”. Senza radici non si va avanti. Soltanto con le radici diventiamo persone: non statue da museo, come certi tradizionalisti freddi, inamidati, rigidi, con il pensiero che provvedere alla vita significhi vivere attaccati alle radici. C’è bisogno di questo rapporto con le radici, ma anche di andare avanti. E questa è la vera tradizione: prendere dal passato per andare avanti. La tradizione non è statica: è dinamica, protesa ad andare avanti. C’era un teologo francese del quinto secolo, un monaco, che si chiedeva, parlando a questo proposito, come il dogma potesse progredire senza rovinare l’ispirazione della propria tradizione, come dovesse crescere senza nascondersi nel passato. E diceva in latino: “Ut annis scilicet consolidetur, dilatetur tempore, sublimetur aetate”: progredisce consolidandosi con gli anni, sviluppandosi col tempo, sublimandosi con l’età. Consolidetur, dilatetur tempore, sublimetur aetate, questa è la tradizione: occorre educare nella tradizione, ma per crescere.
Thank you, thank you very much for your working. Thank you, thank you. E adesso darò la benedizione a voi, che venite dalla Green Ireland [Benedizione]
Cari amici,
sono lieto di salutare voi membri del Global Researchers Advancing Catholic Education Project, in occasione del vostro pellegrinaggio a Roma. Possa la gioia di questi giorni di Pasqua riempire i vostri cuori, e il vostro incontro qui nella Città Eterna vi rafforzi nella fedeltà al Signore e alla sua Chiesa e arricchisca il vostro impegno per mettere in luce la specificità della visione cattolica dell’educazione.
In un’epoca satura di informazioni, spesso trasmesse senza saggezza o senso critico, il compito di formare le generazioni presenti e future di insegnanti e studenti cattolici risulta quanto mai importante. Come educatori, siete chiamati ad alimentare il desiderio di verità, di bontà e di bellezza che abita il cuore di ogni individuo, perché tutti imparino ad amare la vita e ad aprirsi alla pienezza della vita. Questo implica il discernimento di modalità innovative per unire la ricerca con le migliori pratiche, così che gli insegnanti possano servire la persona nella sua globalità, in un processo di sviluppo umano integrale. In poche parole, questo significa formare insieme testa, mani e cuore: preservare e valorizzare il legame tra apprendere, fare e sentire nel senso più nobile. In questo modo potrete offrire non solo un eccellente curriculum accademico, ma anche una visione coerente della vita ispirata agli insegnamenti di Cristo.
In questo senso, l’opera educativa della Chiesa mira non solo «ad assicurare quella maturità propria della persona umana, […] ma tende soprattutto a far sì che i battezzati, iniziati gradualmente alla conoscenza del mistero della salvezza, prendano sempre maggiore coscienza del dono della fede, che hanno ricevuto» (Conc. Ecum. Vat. II, Dich. Gravissimum educationis, 2). La fede è una grande grazia che ognuno di noi deve nutrire quotidianamente e aiutare anche gli altri a coltivare. Alla luce della fede, educatori e studenti arrivano a stimarsi ugualmente quali figli amati di Dio, che ci ha creati per essere fratelli e sorelle nell’unica famiglia umana. Su questa base, l’educazione cattolica ci impegna, tra l’altro, a costruire un mondo migliore insegnando la convivenza reciproca, la solidarietà fraterna e la pace. Auspico che queste vostre giornate di dialogo e confronto vi aiutino a sviluppare strumenti efficaci per promuovere tali valori, a tutti i livelli delle vostre istituzioni accademiche e nella mente e nel cuore dei vostri studenti.
Nello stesso tempo, l’educazione cattolica è anche evangelizzazione: testimoniare la gioia del Vangelo e la sua capacità di rinnovare le nostre comunità e di dare speranza e forza per affrontare con saggezza le sfide attuali. Confido che questa visita di studio ispirerà ciascuno di voi a rinnovare con zelo generoso la propria risposta alla vocazione di educatore; a rinnovare l’impegno per consolidare le basi di una società più umana e solidale; a diffondere il regno di Cristo, regno di verità, di santità, di giustizia e di pace.
Vi ringrazio e vi incoraggio a continuare nel vostro importante lavoro e vi chiedo, per favore, di pregare per me. Affido tutti voi all’amorosa intercessione di Maria, Madre della Chiesa, e imparto di cuore la mia Benedizione come pegno di gioia e di pace in Cristo Risorto nostro Salvatore. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!
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