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"CLINTON GLOBAL INITIATIVE 2023"
[New York, 18-19 settembre 2023]

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Lunedì, 18 settembre 2023

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Grazie, signor Presidente, per avermi invitato a questo suo incontro: grazie.

È importante diffondere una cultura dell’incontro, una cultura del dialogo, una cultura dell’ascolto e della comprensione.

È necessario condividere le idee su come contribuire al bene comune e su come non escludere le persone più vulnerabili, quali i bambini, che per mezzo della Fondazione Bambino Gesù, sono all’origine di questo nostro incontro.

Lo sappiamo tutti, stiamo vivendo un cambio epocale. Soltanto insieme potremo uscirne migliori, insieme. Soltanto insieme potremo guarire il mondo dall’anonimato della globalizzazione dell’indifferenza.

Lei, signor Presidente, ha elencato le numerose sfide del presente: il cambiamento climatico, le crisi umanitarie che colpiscono migranti e rifugiati, la cura dei bambini e tante ancora.

A queste ne aggiungerei un’altra: il vento di guerra che soffia sul mondo intero, alimentando — con questo spirito di guerra — quella che tante volte ho chiamato la “terza guerra mondiale a pezzi”, che ora ci coinvolge tutti.

È necessaria una grande e comune assunzione di responsabilità. Nessuna prova, nessuna sfida è troppo grande se la affrontiamo a partire dalla conversione personale di ciascuno di noi, dal contributo che ciascuno di noi può dare per superarla e dalla consapevolezza di far parte di uno stesso destino. Nessuna sfida può essere affrontata da soli, in solitaria. Lo potremo fare soltanto insieme, come sorelle e fratelli, figli di Dio.

Perciò incoraggio sempre — e voglio farlo anche qui — tutte le donne e tutti gli uomini di buona volontà, e dico loro: non arrendetevi — non arrendetevi di fronte alle difficoltà —, perché le difficoltà fanno parte della vita. E il modo migliore di affrontarle è ricercando sempre il bene comune, ma mai da soli, sempre insieme.

Nelle difficoltà può venir fuori la parte migliore o peggiore di noi. In questo consiste la prova, la sfida. Dobbiamo combattere l’egoismo, il narcisismo e la divisione con la generosità, l’umiltà e il dialogo; è sempre meglio l’unità del conflitto.

È ora di trovare il cambiamento verso la pace, il cambiamento verso la fratellanza. È ora che tacciano le armi, che torniamo al dialogo e alla diplomazia. È ora che cessino i piani di conquista e di aggressione militare. Perciò ripeto: no alla guerra, no alla guerra.

È ora di lavorare insieme per fermare la catastrofe ecologica prima che sia troppo tardi. Perciò ho deciso di scrivere un nuovo documento, a otto anni dall’enciclica Laudato si’.

Fermiamoci finché siamo in tempo, per favore, fermiamoci finché siamo in tempo.

È anche ora di affrontare insieme le emergenze migratorie, ricordando che non parliamo di numeri, ma di persone: uomini, donne e bambini. Quando parliamo di migrazione, pensiamo agli occhi dei bambini che incontriamo nei campi profughi.

È ora di pensare ai più piccoli, ai bambini, alla loro istruzione, alla loro cura.

Come lei ben sa, signor Presidente, questo incontro ha la sua origine in un piccolo grande progetto che m’interessa molto, che ha a che vedere con i bambini e la loro salute.

In Italia, a Roma, vicino al Vaticano, c’è un ospedale molto speciale: l’ospedale pediatrico Bambino Gesù.

Nel mondo è conosciuto come l’ospedale del Papa, però per me non è per questo che è “unico”. È evidente che il nostro piccolo grande ospedale non può risolvere i problemi dei bambini malati di tutto il mondo; tuttavia, vuole essere un segno, una testimonianza di come è possibile — pur con tanti sforzi — coniugare una grande ricerca scientifica, destinata a curare i bambini, con l’accoglienza gratuita dei bisognosi. Scienza e ospitalità, che raramente si uniscono nello stesso ambito.

Tre anni fa, in piena emergenza covid, ho battezzato due gemelle siamesi, Ervina e Prefina, che erano unite per la testa, e che sono state separate dai medici del Bambino Gesù, in una operazione molto complessa; venivano dal Centrafrica, dove probabilmente sarebbero morte, e ora stanno bene. Hanno fatto lo stesso con altre coppie di gemelli e con molti bambini di Paesi poveri. E tutto “pro-bono”.

L’ospedale accoglie i bambini. Perciò, qui in Vaticano, nel nostro eliporto, spesso atterrano elicotteri con bambini portati d’urgenza da altri luoghi.

In questi terribili mesi segnati dalla guerra, l’ospedale Bambino Gesù ha assistito oltre duemila piccoli pazienti ucraini, fuggiti dal loro Paese insieme ai genitori e ai familiari.

Nel campo della salute, oggi più che mai, la prima e più concreta forma di carità è la scienza: la capacità di curare che, però, dev’essere accessibile a tutti. Così il Bambino Gesù è un segno concreto della carità e della misericordia della Chiesa.

Esistono malattie inguaribili, ma non esistono bambini incurabili. Questo teniamolo bene a mente: esistono malattie inguaribili, ma non esistono bambini incurabili.

Questo è il tratto distintivo dell’ospedale Bambino Gesù, questo è il suo sogno, che può essere anche il vostro. Se lo volete.

Grazie, signor Presidente, grazie a tutti voi e vi auguro una buona giornata. Grazie.

 

Dopo le parole di Bill Clinton il Papa ha così concluso.

Mi preoccupano entrambe le cose: i bambini e il cambiamento climatico. Per favore, sul cambiamento climatico agiamo prima che sia troppo tardi.

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L'Osservatore Romano, Anno CLXIII n. 215, martedì 19 settembre 2023, p. 8.



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