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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI AL XLVIII CAPITOLO GENERALE
DELLA CONGREGAZIONE DELLA PASSIONE DI GESÙ CRISTO (PASSIONISTI)

Sala Clementina
Venerdì, 25 ottobre 2024

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Cari fratelli, benvenuti, buongiorno!

Saluto il Superiore Generale e tutti voi, Passionisti o “appassionati”!

Sono lieto di incontrarvi in questo momento nel quale vi accingete a concludere il vostro Capitolo Generale, che si è interrogato su come rispondere in modo adeguato al nostro tempo tumultuoso – tutti i tempi sono stati tumultuosi – e come rispondere all’iniziativa di Dio, che sempre chiama a cooperare al suo piano di salvezza. [breve dialogo: È stato un capitolo elettivo? ... Sei stato eletto tu? ... E il predecessore chi era? … Sei stato liberato! Va bene, complimenti].

Lo avete fatto riflettendo in modo particolare sulle parole rivolte da Dio al profeta Isaia: «Chi manderò e chi andrà per noi?» (Is 6,8) e meditando l’invito di Gesù dinanzi alle attese del Regno: «Pregate il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe» (Lc 10,3). [dialogo: E quanti novizi avete? – 150 – E da quali parti sono? – Da tutto il mondo, soprattutto Asia – Anche dall’Europa? – Anche Europa – La vecchia Europa…].

Alla domanda del profeta Isaia, per ripartire come annunciatori del Crocifisso Risorto, con le labbra purificate con il fuoco dell’amore, che si attinge nella contemplazione del mistero, occorre di nuovo rispondere «Eccomi manda me» (Is 6,8). Si rinnoveranno in tal modo le energie missionarie anche in vista dell’imminente Giubileo.

È auspicabile, anzi è necessaria, una missione che si proponga l’obbiettivo di raggiungere il più vasto numero di persone possibile, poiché tutti, nessuno escluso, hanno un estremo bisogno della luce del Vangelo. Senza rinunciare ai consueti metodi di azione pastorale, vi auguro di individuare anche nuovi percorsi e creare nuove occasioni per facilitare l’incontro tra le persone e l’incontro con il Signore, il quale non abbandona nessuno, ma «vuole che tutti gli uomini siano salvati ed arrivino alla conoscenza della verità» (1 Tm 2,4).

Occorre dunque uscire per le strade, le piazze e vicoli del mondo, per non anchilosarsi ed ammuffire, e come prova della propria fede gioiosa e feconda. Tuttavia tale uscita potrà essere efficace solo se scaturisce dalla pienezza d’amore a Dio e all’umanità, vissuta nella vita contemplativa, nelle relazioni fraterne della comunità e nel reciproco sostegno. Vita contemplativa e rapporti con la comunità. Non lasciare la vita contemplativa! Voi avete una ricca traduzione di vita contemplativa. E questo in modo da camminare insieme, sperimentando la presenza del Signore in mezzo a voi.

Per creare eventi di evangelizzazione, presentando la sublime bellezza della Persona di Cristo insieme al volto di una Chiesa attraente, accogliente e capace di coinvolgere nell’impegno, occorre perciò un costante radicamento nella preghiera e nella Parola di Dio. Questo radicamento nella preghiera è una parte importante nella vostra tradizione: il ritirarsi per la preghiera e la contemplazione, a volte alcuni mesi o a volte tutti i giorni o parte del giorno.

Siate fedeli al compito di tener vivo il prezioso carisma di San Paolo della Croce. L’evangelizzazione, basata sulla buona testimonianza di sé, sul kèrigma, sulle omelie, annuncia l’amore di Dio che si dona nel Figlio per la salvezza umana. Il vostro Fondatore ha colto tutto questo nella sua radice e rapito da questo mistero, guidato dallo Spirito, si trovò immerso in un’esperienza spirituale che l’ha reso uno dei più famosi mistici del suo tempo.

La sua più originale intuizione fu che la morte di Gesù in Croce è la manifestazione suprema dell’amore di Dio. Esso è il miracolo dei miracoli dell’amor divino, la porta per entrare nell’intimità della preghiera e dell’unione con Lui, la scuola per imparare tutte le virtù, l’energia che rende capaci di sopportare ogni dolore. Nello stesso tempo il vostro Fondatore fu tormentato dalla percezione che l’umanità non è pienamente consapevole di questo amore. «L’amore di Dio non è conosciuto, non è apprezzato», esclamava.

Da questa esperienza interiore scaturì la determinazione di radunare compagni che stessero immersi nella contemplazione di quell’amore e fossero pronti ad annunciarlo.

Con la gioia e la forza di questa appartenenza carismatica, i passionisti sappiano anche annunciare la presenza del Crocifisso Risorto nelle sofferenze dei nostri giorni. Ne conosciamo la vastità e la devastazione nella povertà, nelle guerre, nei gemiti della creazione, nei perversi dinamismi che producono divisioni tra le persone e lo scarto dei deboli. Si compia tutto il possibile per evitare che il dolore dei nostri fratelli rimanga senza senso e si risolva in uno spreco di umanità e disperazione. Nelle spire di questo dolore Cristo è passato sofferente e crocifisso, vivendo nell’amore ogni trafittura ed offrendo un senso al dolore offerto per amore.

Il vostro Capitolo si è svolto in contemporanea con la convocazione del Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità e non lontano dall’apertura del Giubileo, che ha tra i suoi temi principali, quello della speranza.

La virtù della speranza ha un rapporto particolare con il carisma dei passionisti. Infatti la sua ragione teologica è la morte e risurrezione di Cristo. Il sangue ed acqua che fluiscono dal suo cuore dicono che oltre la morte la vita continua, l’amore si effonde sull’umanità nel dono dello Spirito, comunicandosi con una potenza che nessuno può eliminare. Se nulla può soffocare nell’essere umano la capacità di amare, allora nulla è perduto, tutto ritrova senso e valore, tutto è salvato. Su questa certezza di fede è arroccata la speranza.

Sentitevi inoltre attratti dalla sollecitudine della Vergine Maria che, agli albori della sua speciale missione nel progetto salvifico del Padre, uscì in fretta verso la montagna, dove si fece dono nell’aiuto all’anziana parente. Dichiaratasi serva del Signore si pose al servizio del prossimo e venne proclamata Madre del Signore dalla cugina Elisabetta.

Sull’esempio e mediante l’intercessione della Vergine Maria - la quale sul Calvario di fronte al Figlio morente vive «la più profonda “kenosi” della fede della storia dell’umanità» (S. Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris Mater, 18) - i passionisti vivano la loro consacrazione e missione, consapevoli dell’urgenza di diffondere il messaggio di salvezza. Non è la fretta dell’orologio, krónos, ma quella della grazia, kairós, dell’amore che corre per raggiungere lo scopo, come l’onda del mare ha fretta di toccare la riva.

Un amore che si esprime con la parola che è l’eco della Parola di verità, con il gesto che solleva il povero e il bisognoso, o con il semplice silenzio nello stare vicino a chi soffre.

Dio benedica ciascuno di voi, la vostra Congregazione e la vostra missione!



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