BREVE
DEL SOMMO PONTEFICE
GREGORIO XVI
SUPERABUNDAVIMUS
Al Venerabile Fratello Giacinto, Arcivescovo di Parigi.
Il Papa Gregorio XVI.
Venerabile Fratello, salute e Apostolica Benedizione.
Abbiamo esultato di gioia ed abbiamo magnificato il Dio di tutte le consolazioni dopo aver letto attentamente la dichiarazione con la quale il diletto figlio F. Lamennais, sacerdote, si è detto pronto a seguire esclusivamente e totalmente la dottrina affidata alla Nostra lettera enciclica, e subito Ci siamo affrettati a manifestargli con l’annessa epistola (che confidiamo tu trasmetterai a lui con impaziente sollecitudine) la letizia che deriva da questo suo ottimo proposito. Certo non possiamo costringere in un discorso tutto il «celeste gaudio» (per usare le parole di San Pietro Crisologo) «che Ci procurano la concordia dei sacerdoti e la tranquillità del popolo», soprattutto quando interviene un motivo di sospettare «un fraterno dissenso». E poiché ti sei tanto impegnato con la viva sollecitudine che dedichi con ardore alle cose sacre, in una così nobile missione, abbiamo deciso di congratularci con te per questo risultato certamente assai favorevole in cui vediamo assommarsi felicemente lo zelo, i consigli e i voti tuoi. Invero tale esito si aggiunge alle tue tante testimonianze di fervore pastorale con le quali senza tregua insisti in modo che nel campo del Signore a te affidato cresca soltanto la messe delle virtù e se ne raccolga nel tempo il frutto da riporre nei granai e non da divorare col fuoco.
Pertanto esaltiamo da ambo le parti, Venerabile Fratello, l’opera che la destra del Signore ha compiuto. Egli, commiserando la Nostra fragilità, non permise che più a lungo fossimo afflitti dalla profonda ansietà che Ci consumava. Siamo infatti sorretti dalla sicura speranza che anche altri seguiranno questo insigne esempio di ubbidienza e di fede, che già è stato offerto, e ne siamo lieti, dai diletti figli Gerbezio e Lacordaire: costoro si sono confessati con le stesse parole, sicché con il Santo Leone Magno annunciamo, per dono della divina pietà, che «dove si temevano avversità, ivi si ebbe in dono la prosperità».
Lieti dunque abbiamo avvertito che il tuo impegno quotidiano mirava a troncare ogni germe di contrasto fra il Venerabile Carlo Ludovico, Vescovo di Rennes (che per tanti motivi abbiamo caro e gradito) e il sacerdote Lamennais. Abbiamo raggiunto questo fausto risultato conforme alla sentenza, e quindi su di esso, che era questione riguardante anche Noi, inviamo una lettera allo stesso Vescovo. Ora rimane soltanto una cosa: che quanto di bene procuriamo alla Chiesa con la comune devozione, sia accresciuto e reso prospero dall’assiduo aiuto del Padre celeste, cui spetta dilatare i cuori degli uomini, stimolarne l’attività, scuoterne la pigrizia, condurli alla sapienza, accrescere il Coraggio nei timidi, il senno nei forti, lo zelo nei cauti, affinché fiorisca ogni giorno di più la Religione e quindi restino immutati i principi che su di essa sono stati stabiliti e si rafforzino nel restituire felicemente la pace in quelle materie che sono insidiate.
Sorretti da questa speranza, a te, Venerabile Fratello, e al gregge affidato alle tue cure, con molto affetto impartiamo l’Apostolica Benedizione come auspicio della protezione celeste.
Dato a Roma, presso San Pietro, sotto l’anello del Pescatore, il 28 dicembre 1833, anno terzo del Nostro Pontificato.
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