GIOVANNI PAOLO II
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 24 febbraio 1982
1. “Memento homo quia pulvis es, et in pulverem reverteris”.
“Paenitemini, et credite Evangelio”.
Con questi inviti oggi la Chiesa si rivolge personalmente a ciascun uomo, e prima di tutto a ciascuno dei suoi figli e delle sue figlie per annunziare loro la Quaresima.
Come il digiuno di quaranta giorni di Gesù di Nazaret nel deserto ha preceduto l’annuncio del Vangelo del Regno di Dio, così ogni anno la Quaresima prepara la Chiesa al rinnovamento di questo Vangelo nelle solennità pasquali.
Oggi ci incontriamo alla liturgia delle Ceneri, che celebrerò nella Chiesa della Stazione quaresimale di santa Sabina all’Aventino, partendo con la processione penitenziale dalla Basilica di sant’Anselmo.
A tutti coloro che sono venuti per partecipare alla solita Udienza generale del mercoledì, desidero ricordare, fin dall’inizio, l’invito della liturgia delle Ceneri, augurando che il periodo della Quaresima diventi per ciascuno tempo di conversione e di grazia, tempo di profondo rinnovamento nello Spirito.
2. Desidero poi dedicare la mia meditazione odierna a quel servizio pastorale che, grazie alla Provvidenza Divina, mi è stato dato di riprendere nuovamente in mezzo alle Chiese nei Paesi Africani, e cioè in Nigeria, Benin, Gabon e in Guinea Equatoriale, nei giorni dal 12 al 19 febbraio scorso.
Le esperienze acquistate durante la precedente visita nel continente africano, nel maggio 1980, costituivano una preparazione ai doveri pastorali legati alla presente visita, doveri che corrispondono allo sviluppo della vita e della missione della Chiesa nei singoli Paesi dell’Africa.
Ogni volta conviene che risaliamo all’origine di questa missione. Pensiamo con particolare commozione a coloro che nel corso del XVII secolo, giunsero per primi con la parola del Vangelo nei Paesi del Golfo di Guinea. Forse la loro missione ha messo le radici più profonde nel più piccolo tra i paesi visitati: in Guinea Equatoriale, dove sui trecentomila abitanti circa l’85 per cento è costituito dai cattolici.
Tuttavia, un risultato durevole è stato lasciato dappertutto dal secondo arrivo dei missionari, che risale a diversi periodi del XIX secolo. Il luogo più antico, che dà testimonianza a questa seconda ondata di evangelizzazione, è il tempio dedicato alla Madre di Dio a Libreville, del 1844.
Il molteplice sforzo dei missionari, intrapreso nel secolo scorso e continuato conseguentemente nel XX secolo, ha plasmato la Chiesa nella sua forma attuale in tutti i Paesi nominati dell’Africa.
Di questa forma odierna bisogna tuttavia pensare e parlare come di un nuovo periodo di evangelizzazione, che va di pari passo con il processo di decolonizzazione e di formazione degli Stati africani indipendenti. Così dunque la Chiesa in Africa, non cessando di essere “missionaria”, attualmente è già diventata Chiesa “africana”, guidata in stragrande maggioranza da Vescovi che sono figli delle loro società, con una partecipazione chiaramente crescente del Clero indigeno nella pastorale e delle Congregazioni religiose locali, particolarmente quelle femminili - ed anche del Laicato africano (il che diventa particolarmente evidente dopo il Vaticano II). Questo Laicato, del resto, ha compiuto sin dall’inizio i fondamentali doveri della Chiesa “missionaria”, principalmente mediante il lavoro dei Catechisti laici.
3. Proprio in tale periodo mi è stato dato di visitare, per la seconda volta, la Chiesa in Africa, e perciò, dopo aver terminato questa visita, ringrazio prima di tutto Dio e poi gli uomini che sono stati coartefici e cooperatori del servizio missionario del Vescovo di Roma.
Pensando e parlando della Chiesa africana in ognuno dei Paesi recentemente visitati, bisogna anzitutto tenere davanti agli occhi questi stessi Paesi nella loro molteplice caratteristica: etnica, socio-economica, politica, ecc. Basta ricordare che sulla via della visita papale si è trovata la Nigeria, che conta circa 80 milioni di abitanti ed è nell’attuale momento il più grande Paese africano che si trova sulla strada di un forte sviluppo economico. E poi la Repubblica popolare del Benin, con una popolazione di circa tre milioni e mezzo; il Gabon, la cui capitale Libreville fa ricordare le capitali dei Paesi più moderni dell’Occidente, mentre la Repubblica nel suo insieme conta appena un milione e 200 mila cittadini; infine la già menzionata Guinea Equatoriale, che è appena uscita da un’enorme crisi, di cui si vedono ancora le tracce nelle distruzioni prodotte nel periodo precedente.
Dal punto di vista della lingua, la Nigeria usa la lingua inglese accanto a tante lingue locali, di cui tre sembrano dominare (“jomba”, “ibo”, “hausa”); il Benin e il Gabon la lingua francese a livello ufficiale oltre a molte lingue locali; in Guinea si parla la lingua spagnola, oltre a quelle locali.
4. Per quanto riguarda la situazione religiosa, dappertutto coesistono con la Chiesa cattolica diverse altre Chiese e confessioni cristiane e si sviluppa la cooperazione ecumenica. In Nigeria circa il 40 per cento della popolazione è costituito da musulmani, particolarmente nella parte settentrionale del Paese. Similmente nella Repubblica del Benin, dove il 15 per cento della popolazione è di musulmani, presenti soprattutto nella parte settentrionale.
L’attività missionaria della Chiesa si lascia guidare in questo campo dai principi dell’insegnamento sul Popolo di Dio contenuti nella costituzione Lumen Gentium e dalle indicazioni degli altri documenti del Concilio Vaticano II, cercando nei riguardi dell’Islam le vie dell’avvicinamento e del dialogo.
Infine, una parte notevole della popolazione è costituita dappertutto dai seguaci delle religioni tradizionali “africane” (animisti), che continuamente sembrano dimostrare una grande prontezza ad accettare il cristianesimo. Già soltanto da questi dati si vede che la Chiesa in Africa, pur avendo ormai le sue proprie normali strutture, non cessa di essere “missionaria” e non può cessare di esserlo.
In questo campo si delinea una novità, che cioè questa Chiesa diventa “missionaria” anche come Chiesa “africana” e ciò non soltanto mediante l’attività dei missionari bianchi, la cui presenza ed il cui lavoro sono, nonostante tutto, costantemente necessari e desiderabili.
Guardando l’insieme della vita e della missione della Chiesa in Africa, vediamo quanto apparve opportuna tutta l’opera del Concilio Vaticano II, le sue fondamentali formulazioni di natura ecclesiologica e i suoi orientamenti pastorali. La visita alla Chiesa in Africa predispone ad una particolare gratitudine nei confronti dello Spirito Santo che in tempo opportuno ed in modo appropriato permette di estrarre dall’eterno tesoro della Sapienza e dell’Amore divino “cose nuove e cose antiche” (Mt 13, 52).
5. È difficile, in questa meditazione, “raccontare” tutto il pellegrinaggio del Papa in Africa, durato otto giorni. È difficile anche intraprendere analisi separate delle singole tappe. Queste, d’altronde, sotto l’aspetto della durata sono state diverse: in Nigeria, oltre quattro giorni; negli altri Paesi il resto del tempo. Sembra tuttavia che - prendendo in considerazione anche le proporzioni quantitative - sia stata osservata una “parità” fondamentale, cioè di sostanza, delle varie tappe. Perciò il fondamento per le analisi particolareggiate si può trovare nella cronaca di ogni tappa, nelle omelie e nei discorsi pronunciati.
Cerchiamo tuttavia di formulare alcune osservazioni conclusive di natura più sintetica.
a) In ogni Paese visitato abbiamo a che fare con una Chiesa già costituita come “africana”, tuttavia, l’impresa della missione e quindi dell’opera di evangelizzazione di questa Chiesa “africana” non si attua nello stesso grado. Forse ciò è più pienamente evidente in Nigeria, specie in alcune diocesi, le quali hanno grande quantità di vocazioni e già cominciano a mandare i propri missionari. Nella stessa Nigeria vi sono tuttavia diocesi, che soffrono per il momento la mancanza di Clero.
Un significato fondamentale per la missione della Chiesa continuano ad avere le Scuole e gli Ospedali e gli altri Istituti di assistenza, dato il duplice carattere dell’evangelizzazione: mediante la parola (insegnamento) e mediante l’opera (amore e misericordia).
Vi è una cosa interessante da esaminare: in che modo questa nuova tappa dell’evangelizzazione, in cui la Chiesa opera già come “africana” rispecchi la tappa precedente, quella “missionaria”; e quanto fruttifichi, in questa nuova tappa, il lavoro dei missionari della tappa precedente, anche riguardo a ciò a cui in questo lavoro essi davano la precedenza (così, per esempio, in Nigeria si vede un tipo di lavoro proprio dei missionari specialmente irlandesi, mentre in Gabon si tratta di missionari in gran parte francesi).
b) La Chiesa africana, in ognuno di questi Paesi che ho visitato, si trova di fronte a diverse forme di materialismo, che vengono dall’Occidente e dall’Oriente. Il materialismo teorico come programma politico da una parte, e il materialismo pratico come coefficiente dello sviluppo economico, legato al liberalismo dall’altra. Se è difficile valutare questo incontro secondo le esperienze europee, non si può tuttavia allo stesso tempo prescindere da esse.
Sembra che la Chiesa africana possa contare su una più forte resistenza della religiosità spontanea anche nella sua tradizionale forma “africana” per quanto riguarda l’incontro con l’ateizzazione programmata. Qui un esempio “estremo”, in un certo senso è dato dalla Guinea Equatoriale (dove la maggioranza è costituita da cattolici) ed anche, in un certo senso, dal Benin proprio per quanto riguarda tra l’altro la resistenza da parte dei seguaci della locale “religione degli avi”.
c) Il passaggio alla tappa della Chiesa africana richiede, come uno dei compiti fondamentali, l’evangelizzazione della cultura. La cultura africana è uno splendido “substrato”, che aspetta l’incarnazione del cristianesimo. Qui bisogna rileggere a fondo i brani della Lumen Gentium e della Gaudium et Spes, ma bisogna anche guardarsi dalle diverse concezioni e suggestioni “aprioristiche” riguardanti questo tema: “Fra il messaggio della salvezza e della cultura esistono molteplici rapporti. Dio infatti, rivelandosi al suo popolo fino alla piena manifestazione di sé nel Figlio incarnato, ha parlato secondo il tipo di cultura proprio delle diverse epoche storiche . . .”.
“Il Vangelo di Cristo . . . continuamente purifica ed eleva la moralità dei popoli. Con la ricchezza soprannaturale feconda dall’interno, fortifica, completa e restaura in Cristo le qualità spirituali e le doti di ciascun popolo. In tal modo la Chiesa, compiendo la sua missione, già con questo stesso fatto stimola e dà il suo contributo alla cultura umana e civile . . .” (Gaudium et Spes, 58).
6. All’inizio della Quaresima, che ci prepara alle feste pasquali, inviamo ai nostri fratelli in Nigeria, Benin, Guinea Equatoriale e Gabon particolari espressioni fraterne di unità cristiana su queste vie della fede, della speranza e della carità, per le quali tutta la Chiesa, specialmente in questi giorni, desidera camminare.
Ai fedeli di lingua francese
Chers Frères et Sœurs,
Soyez les bienvenus!
Dans mon discours en italien, j’ai surtout parlé de mon récent voyage au Nigeria, au Bénin, au Gabon et en Guinée équatoriale. J’ai été témoin, en effet, durant une semaine, des fruits de l’évangélisation qui a commencé surtout au siècle dernier, avec des missionnaires admirables. J’ai pu mesurer combien toute l’œuvre du Concile Vatican II a été opportune, dans sa théologie de l’Eglise et ses orientations pastorales. Je me contente de trois remarques synthétiques:
- l’Eglise est devenue africaine, mais avec des degrés divers dans l’évangélisation: si presque tous les évêques sont africains, les prêtres et les religieuses le sont en nombre variable; les laïcs catéchistes font un beau travail; les écoles et les hôpitaux témoignent de la charité chrétienne; il faut maintenant aborder une nouvelle étape de l’évangélisation; il faut même que ces Eglises deviennent missionnaires;
- par ailleurs, l’Eglise se trouve affrontée à diverses formes de matérialisme, pratique ou théorique, venues de l’Occident ou de l’Orient, auxquelles la religiosité africaine spontanée résistera sans doute mieux;
- enfin, il faut accentuer l’évangélisation de la culture africaine qui forme une base splendide pour l’incarnation du christianisme.
C’est donc en union avec ces chrétiens d’Afrique que nous vivons ce début de Carême. Car aujourd’hui commence le Carême. Je souhaite qu’il soit pour chacun un temps de conversion et de grâce, de renouveau profond dans l’Esprit Saint.
Agli alunni del seminario di Poitiers
Je salue spécialement les séminaristes du Séminaire interdiocésain de Poitiers. Votre vocation, chers amis, est un mystère, une grâce, qui vous appelle au service du peuple de Dieu pour le soutenir dans la foi, l’aider à prier, à vivre l’Evangile, en lui transmettant la vie même de Dieu. Profitez de ce temps de maturation pour développer en vous-mêmes ces talents de foi, de prière, de charité, qui feront de vous les témoins authentiques du Christ et les intendants de ses mystères.
Ai rappresentanti della Federazione internazionale cattolica dell’educazione fisica e sportiva
J’encourage par ailleurs les representants de la Fédération internationale catholique d’Education physique et sportive. Le sport est un loisir sain pour le corps et toute la personne; il stimule les qualités personnelles d’endurance et de maîtrise de soi; il développe le sens de l’équipe. Saint Paul va jusqu’à le comparer à l’entraînement pour la vie chrétienne. Soyez des éducateurs par le sport!
A tutti i pellegrini
Mais c'est à tous les pèlerins - et notamment aux étudiants et aux jeunes, nombreux à cette audience - que je souhaite un vrai Carême, qui les prépare au renouveau de Pâques. Et je vous bénis de tout cœur.
Ai pellegrini di lingua inglese
Dear brothers and sisters,
I wish to extend a cordial greeting to the English-speaking visitors. It is always a particular joy to have groups from Scandinavia. Today we have a boys’ choir from Oslo and two study groups arranged by the Church of Sweden. My warm welcome to you and to all the other pilgrims to Rome.
I have been speaking about the pastoral visit that God’s providence has permitted me to make during the past week to the four African countries of Nigeria, Benin, Gabon and Equatorial Guinea. After initial efforts at evangelization in these countries, there was a second wave of missionary activity in the last century. The Church has not ceased to be missionary in these lands, but she has now also become African in this new period of evangelization. The Church continues her evangelization through teaching and through works of love and mercy, such as schools, hospitals and other institutions of assistance. At the same time evangelization continues to take place within the culture of Africa, which is the substratum for the incarnation of the Gospel. As we prepare for Easter, we send our greetings to our brothers and sisters in Nigeria, Benin, Gabon and Equatorial Guinea, assuring them of our unity in faith, hope and love.
Ai pellegrini di lingua tedesca
Liebe Brüder und Schwestern!
”Bekehrt euch und glaubt an das Evangelium!“. Dieser Aufruf Christi begleitet den eindringlichen Ritus der Auflegung der geweihten Asche heute, am Beginn der Fastenzeit. Der Herr schenke euch die Gnade, daß ihr euch dieser Einladung bereitwillig öffnet und euch durch Gebet und Buße würdig auf das Osterfest vorbereitet.
Voll Dankbarkeit gedenke ich heute noch einmal meiner kürzlichen zweiten apostolischen Reise in einige Länder Afrikas. Nach der umfassenden Missionierung im 19. Jahrhundert befindet sich die afrikanische Kirche heute in einer neuen Phase der Evangelisierung. Sie ist zwar noch immer Missionskirche, wird jedoch schon weitgehend von einheimischen Bischöfen und Priestern geleitet. In Nigeria is die Kirche sogar schon in der Lage, ihrerseits Missionare in andere afrikanische Länder zu entsenden. Die Katholiken sind vielerorts noch eine kleine Minderheit, leben aber in einem guten ökumenischen Einvernehmen mit den anderen christlichen Gemeinschaften, mit den Moslems und den Anhängern der traditionellen afrikanischen Religion. Für sie alle droht eine gemeinsame Gefahr von den verschiedenen Formen des von außen als Lehre und Praxis eingeführten Materialismus, dem es gemeinsam zu widerstehen gilt.
* * *
Einen besonderen Willkommensgruß richte ich an die anwesenden Ordensschwestern sowie die Diakone und Seminaristen aus den Diözesen Trier und Fulda. Möge dieser Aufenthalt im Zentrum der Kirche euch in eurem Glauben und in eurer Berufung zur engeren Christusnachfolge als Priester und Ordensleute bestärken. Die Kirche und die Menschen bedürfen eurer heute mehr denn je. Ich ermutige und begleite euch auf eurem weiteren Weg mit meinem ständigen Gebet. Euch und allen Pilgern wünsche ich eine gnadenreiche österliche Bußzeit und segne euch alle von Herzen.
Ai fedeli di lingua spagnola
Amadísimos hermanos y hermanas,
Saludo cordialmente y doy la bienvenida a todos y cada uno de los peregrinos procedentes de los diversos Países de lengua española.
Hoy, miércoles de ceniza, la Iglesia se dirige personalmente a cada uno de sus hijos e hijas para anunciarles la Cuaresma. A todos vosotros deseo que éste sea un tiempo de conversión, de gracia y al mismo tiempo de profunda renovación en el Espíritu.
Acabo de concluir mi visita pastoral a Nigeria, Benín, Gabón y Guinea Ecuatorial. En ese nuevo período de evangelización, la Iglesia en Árica, sin dejar de ser “misionera”, ha pasado a ser Iglesia “africana”. Es cada vez mayor el número de Obispos, sacerdotes, religiosos y religiosas nativos, a la vez que aumentan los laicos y catequistas comprometidos en el Apostolado. Terminada esta visita doy gracias ante todo a Dios y también a todas las personas que han colaborado en este servicio misionero del Obispo de Roma.
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Quiero saludar de modo particular al grupo argentino de “Niños y Jóvenes Cantores de Bariloche”. Que vuestra visita al Sucesor de Pedro os anime a ser buenos testigos de la fe y mensajeros de paz y alegría entre vuestros hermanos.
Ai pellegrini di lingua portoghese
A minha saudação afectuosa aos ouvintes de língua portuguesa!
Ao iniciarmos o tempo de Quaresma, convido a todos, com a Liturgia das Cinzas, à conversão, à penitência e à fidelidade ao Evangelho.
Mas hoje, evoco aqui convosco a minha recente viagem pastoral pela África. E desejo realçar e dar graças a Deus pelo trabalho apostólico neste grande continente. Fruto da presença missionária, a Igreja, em geral, está já a ser guiada por Bispos naturais dessas terras e por um clero indígena. Contudo, a actividade missionária ainda aí continua a ser muito necessária, principalmente no que respeita a escolas, hospitais e instituições de assistência. A evangelização em geral, e a evangelização da cultura em particular, encontram aí um esplêndido substrato para a encarnação do Cristianismo. A África para a Igreja, graças a Deus, é esperança.
Lembrando gratamente os nossos irmãos da África, para todos desejo bons frutos da Quaresma, com a Bênção Apostólica.
Ai gruppi italiani
Desidero ora ritornare alla lingua italiana per porgere il mio cordiale saluto ai gruppi, sempre così numerosi, provenienti da varie regioni d’Italia.
Mi rivolgo innanzitutto ai fedeli della parrocchia romana di san Pio V a Villa Carpegna, che celebra, contemporaneamente, il trentesimo anniversario della erezione canonica e il ventesimo della consacrazione della Chiesa. Questa doppia celebrazione sia per tutti i fedeli l’occasione di vivere più intensamente e consapevolmente il mistero della Chiesa come realtà di amore in rapporto personale a Cristo e come comunità efficacemente operante per il mutuo bene dei fratelli e delle sorelle, vicini e lontani.
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Il mio saluto va anche agli alunni dell’Istituto Statale dei Sordomuti di Roma, in Via Nomentana, ai loro insegnanti e accompagnatori, i quali tanto si prodigano perché i giovani affidati alle loro cure siano armoniosamente inseriti nella vita sociale. A tutti la mia speciale benedizione.
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Desidero inoltre rivolgere, come di consueto, un particolare saluto ai giovani, sempre vicini a me con la loro fede e il loro entusiasmo, e che io considero la speranza del domani, per la Chiesa e per la società civile. Questa mattina è presente un gruppo di studenti giunti dall’Australia, figli di italiani provenienti dalla Venezia Giulia. Il mio augurio è che possiate vivere coerentemente e intensamente la fede ereditata dai vostri padri ed estenderla, per l’influsso della vostra personale e accresciuta convinzione, nel nuovo continente.
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Un affettuoso saluto agli ammalati, presenti a questa Udienza, a tutti i componenti dell’Associazione Nazionale Famiglie Fanciulli Subnormali della sezione di Monopoli, agli handicappati, ai loro genitori e ai rispettivi educatori. Gli ammalati sono sempre vicini al mio cuore perché la sofferenza è preziosa agli occhi e al cuore di Cristo. La sofferenza cristianamente accolta e sopportata è una sorgente inesauribile di bene e di grazia per lo stesso ammalato, per la Chiesa e per l’umanità. Mentre vi auguro la forza dell’accettazione evangelica, vi accompagno con la mia speciale benedizione.
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Un saluto ed un augurio infine alle coppie di novelli sposi, che, dopo aver giurato fedeltà e amore reciproco davanti all’altare del Signore, hanno voluto oggi riconfermare la loro volontà di unione cristiana alla presenza del Papa. Vi benedico di cuore e vi auguro ogni felicità.
La preghiera alla Madonna di Jasna Góra
1. Pani Jasnogórska! Matko mojego Narodu! Pragnę dzisiaj, u progu wielkiego Postu, powiedzieć moim Rodakom, że w podziemiach Bazyliki świętego Piotra na Watykanie - tam, gdzie od dawna znajdowała się Kaplica Polska - poświęciłem wczoraj nowy Twój Wizerunek a zarazem cały nowy wystrój wnętrza tej kaplicy ku uczczeniu 600-letniej rocznicy Twojej obecności na Jasnej Górze.
2. Pragnę również dzisiaj, przemawiając po raz pierwszy po powrocie z Afryki, i pozdrawiając raz jeszcze tych Polaków, których spotkałem we wszystkich odwiedzonych krajach afrykańskich: Nigeria, Benin, Gabon, Gwinea Równikowa - powiedzieć Ci, o Matko, i zarazem powiedzieć wszystkim moim Rodakom w Ojczyźnie, o tej wielkiej solidarności, która łączy z nimi Polaków na całym świecie, o tej wielkiej trosce.
“Solidarność” jednakże jest nie tylko nazwą troski - przede wszystkim troski o losy ludzi internowanych, aresztowanych, o kształt dnia powszedniego w Ojczyźnie, o poszanowanie praw człowieka i suwerenności narodu - jest to nie tylko nawza troski: jest to imię jedności i wspólnoty, w której odnajdujemy się wzajemnie dla siebie, w której pragniemy wyrazić jakość naszego bycia we wspólnocie narodu.
Pani Jasnogórska! Weź w Twą macierzyńską opiekę tę nazwę - “Solidarność” - i tę głęboką, trudną treść, jaką w niej zadali sobie Polacy lat osiemdziesiątych.
Ta głęboka trudna treść przechodzi przez bolesne oczyszczenie. Ofiarujemy je Tobie dziś, w Popielec, na początku Wielkiego Postu.
3. Nie zapomnę w mieście Kaduna w Nigerii, wielkiego placu, na którym udzielałem święceń kapłańskich czarnym diakonom - pośród setek tysięcy ludzi była grupa Polaków, nad którą unosił się sztandar biało-czerwony i napis “Solidarność”.
La preghiera del Papa in una nostra traduzione italiana.
1. Signora di Jasna Góra! Madre della mia Nazione!
Desidero oggi, sulla soglia della Quaresima, dire ai miei connazionali che nelle Grotte della Basilica di san Pietro in Vaticano - dove da tempo vi è la Cappella Polacca - ho benedetto ieri la tua nuova Immagine e, nello stesso tempo, la nuova ristrutturazione interna di questa Cappella per onorare il 600° anniversario della tua presenza a Jasna Góra.
2. Desidero anche oggi - parlando per la prima volta dopo il ritorno dall’Africa e rinnovando il saluto ai polacchi che ho incontrato nei vari Paesi africani visitati: Nigeria, Benin, Gabon, Guinea Equatoriale -
dire a te, o Madre,
e nello stesso tempo dire a tutti i miei connazionali, che si trovano in patria, di questa grande solidarietà che unisce ad essi i polacchi in tutto il mondo, e di questa grande sollecitudine.
“Solidarnosc” tuttavia è non soltanto il nome della sollecitudine - prima di tutto della sollecitudine per la sorte degli uomini internati ed arrestati, per quanto caratterizza ogni giorno nella patria, per il rispetto dei diritti dell’uomo e la sovranità della Nazione - questo è non soltanto il nome della sollecitudine; è il nome dell’unità e della comunione nelle quali ci ritroviamo reciprocamente gli uni per gli altri, nella quale desideriamo esprimere la qualità del nostro essere nella comunità della Nazione.
Signora di Jasna Góra! Prendi sotto la tua materna protezione questo nome “Solidarnosc” e questo profondo, difficile contenuto che in esso si sono dati come compito i polacchi degli anni ottanta.
Questo profondo, difficile contenuto attraversa una dolorosa purificazione.
La offriamo a te oggi, mercoledì delle Ceneri, all’inizio della Quaresima.
3. Non scorderò quanto ho visto nella città di Kaduna in Nigeria, nella grande piazza nella quale ho conferito le ordinazioni sacerdotali ai diaconi neri: in mezzo a centinaia di migliaia di uomini si trovava un gruppo di polacchi sopra il quale sventolava la bandiera bianco-rossa e l’iscrizione “Solidarnosc”.
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