VISITA ALLA PARROCCHIA ROMANA DI SANTA MARIA DELLA MERCEDE
E SANT'ADRIANO MARTIRE A VILLA ALBANI
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Domenica, 20 febbraio 1983
Cari fratelli e sorelle!
1. Abbiamo iniziato la Quaresima per seguire l’esempio di Cristo che all’inizio della sua attività messianica in Israele “per quaranta giorni fu tentato dal diavolo” (Lc 4, 1), e “non mangiò nulla in quei giorni” (Lc 4, 2). Ce lo dice l’evangelista Luca nell’odierna prima domenica di Quaresima, il quale dopo aver detto che Cristo “fu tentato dal diavolo” (Lc 4, 2), descrive poi dettagliatamente questa tentazione.
Ci troviamo dinanzi a un avvenimento che ci tocca profondamente. La tentazione di Gesù nel deserto ha costituito per molti uomini - per i santi, per i teologi, per gli scrittori e per gli artisti - un tema fecondo di riflessione e di creatività. Così profondo è il contenuto di questo avvenimento! Esso dice tanto di Cristo: il Figlio di Dio che si è fatto vero uomo. Dà tanto da meditare ad ogni uomo.
2. La descrizione della tentazione di Gesù, che rileggiamo in questa domenica di Quaresima, ha una sua particolare eloquenza. Infatti in questo periodo, ancor più che in qualsiasi altro, l’uomo deve rendersi consapevole che la sua vita scorre nel mondo tra il bene e il male. La tentazione non è altro che l’indirizzare verso il male tutto ciò di cui l’uomo può e deve fare buon uso.
Se egli ne fa cattivo uso, lo fa perché cede alla triplice concupiscenza: concupiscenza degli occhi, concupiscenza della carne e superbia della vita. La concupiscenza, in un certo senso, deforma il bene che l’uomo trova in sé e intorno a sé, e falsa il suo cuore. Il bene distorto in questo modo, perde il suo senso salvifico, e invece di condurre l’uomo a Dio, si trasforma in strumento di soddisfazione dei sensi e di vanagloria.
Non si intende sottoporre qui a un’analisi particolareggiata la descrizione della tentazione di Cristo, ma richiamare l’attenzione sul dovere che ognuno la mediti convenientemente. Conviene soprattutto nel periodo di Quaresima che ognuno entri in se stesso e riconosca come questa tentazione venga specificamente da lui percepita. E impari da Cristo a superarla.
3. La tentazione ci distoglie da Dio, e ci indirizza in modo disordinato a noi stessi e al mondo. E perciò, insieme con la lettura del Vangelo odierno, cerchiamo pure di comprendere le altre letture della liturgia odierna.
La prima lettura del libro del Deuteronomio invita ad offrire a Dio in sacrificio le primizie dei frutti del suolo. Se la tentazione ci indirizza in modo disordinato verso noi stessi e il mondo, occorre che noi superiamo questo modo disordinato proprio col sacrificio. Coltivando il sacrificio, o meglio, lo spirito di sacrificio, non permettiamo alle tentazioni di prevalere nel nostro cuore, ma manteniamo questo nostro cuore in clima di interiorità e di ordine.
4. Il salmo responsoriale ci insegna la fiducia in Dio e a rimetterci alla sua santa Provvidenza. Si tratta di quel meraviglioso salmo 91, che è bene conoscere e, a volte, pregare con le sue parole: “Tu che abiti al riparo dell’Altissimo e dimori all’ombra dell’Onnipotente, di’ al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio, in cui confido»” (Sal 91, 1-2). Così dice l’uomo. E Dio risponde: “Lo salverò, perché a me si è affidato; lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome. Mi invocherà e gli darò risposta; presso di lui sarò nella sventura, lo salverò e lo renderò glorioso” (Sal 91, 14-15).
Sembrano dire le letture dell’odierna Liturgia: se non vuoi cedere alle tentazioni, se non vuoi lasciarti guidare da esse verso le vie sbagliate, sii uomo di preghiera! Abbi fiducia in Dio, e manifestala nella preghiera.
5. E poi ancora dice a noi questa odierna Liturgia quaresimale: Sii uomo di profonda e viva fede! Ecco le parole della lettera di san Paolo ai Romani: “Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore; cioè la parola della fede che noi predichiamo. Perché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza” (Rm 10, 8-10).
E quindi sii uomo di fede! Soprattutto adesso, nel periodo di Quaresima, rinnova la tua fede in Gesù Cristo: Crocefisso e Risorto. Medita l’insegnamento della fede! Medita le sue verità divine!
E soprattutto: penetra con la fede il tuo cuore, e la tua vita (“con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia”).
Professa questa fede con la mente e con il cuore: con la parola e con le opere (“la professione di fede conduce alla salvezza”).
6. Alla luce di questi pensieri, attinti dalla liturgia della prima domenica di Quaresima, desidero oggi incontrarmi spiritualmente con la vostra parrocchia di Santa Maria della Mercede e Sant’Adriano Martire.
Sono lieto di salutare non solo tutti voi qui presenti, ma anche coloro che sono stati trattenuti a casa per motivi di salute o per altri impegni.
Una menzione particolare va al Cardinale Poletti, al Vescovo Monsignor Alessandro Plotti, al Parroco Padre Pasquale Barontini, ai sacerdoti suoi collaboratori e a tutti i Padri Mercedari della Provincia romana, che si sono impegnati ad assicurare la cura pastorale in questa Parrocchia di Santa Maria della Mercede e Sant’Adriano Martire, quest’ultimo già venerato a Roma per lunghi anni in una storica Chiesa a lui dedicata nel Foro Romano.
Saluto poi i membri delle varie Congregazioni religiose maschili e femminili, che hanno sede nell’ambito della Parrocchia, come pure gli appartenenti alle Associazioni, al Movimenti e ai Gruppi che si adoperano per animare cristianamente l’ambiente dei giovani e degli adulti, favorendone una formazione interiore sempre più profonda e matura. Tra questi ricordo, in particolare, la Comunità di Maria, le due Comunità neo-catecumenali, gli Scouts, il Gruppo adulti di Azione cattolica, il Terz’Ordine Mercedario, la Legio Mariae, il Gruppo Vangelo, i volontari e le volontarie di San Vincenzo e il Consiglio pastorale.
Una parola speciale di saluto vorrei far giungere a coloro che si sentissero spiritualmente lontani dalla Comunità parrocchiale per indifferenza o per un certo individualismo. Sappiano essi che è mio vivo desiderio, come del resto di tutti i Sacerdoti della Parrocchia, aprire con loro un amichevole dialogo che possa consentire una migliore conoscenza reciproca e un discorso approfondito, su Gesù di Nazaret e sul suo Vangelo.
7. “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4, 4).
Cari fratelli e sorelle! Ritornate, a volte, con la mente su queste parole dell’odierno Vangelo: sia nel periodo di Quaresima, sia pure in tutta la vita!
Infatti dobbiamo pregare ogni giorno per il pane quotidiano. Ma allo stesso tempo dobbiamo vivere per l’eternità.
Amen.
Durante l’incontro con i giovani della Parrocchia
Voglio soprattutto ringraziare per questo bellissimo discorso fatto a noi tutti da una delle vostre amiche. Condivido pienamente le idee espresse in questo discorso, esse sono certamente rappresentative di tutti voi. I giovani si trovano nella ricerca del bene ma - come abbiamo sentito nella liturgia odierna - tutti coloro che si trovano nella cerchia del bene sono sottoposti alle tentazioni. Ci troviamo infatti tra il bene e il male. Si deve vincere il male e - dice l’Apostolo - si deve vincere il male con il bene: questo è il programma che vi lascio, per ogni giorno, per ogni settimana, per la vostra vita in casa, in famiglia; per la vostra vita nella scuola, per la vostra vita nei diversi ambienti e per la vostra vita in questa parrocchia, in questa chiesa in cui siete presenti. Anzi, voi siete questa chiesa.
Ecco, vi lascio questa consegna; vincere il male con il bene. Imparate bene questo. Tutto il cristianesimo, tutto il Vangelo ha questo programma e si costruisce con questo programma. Possiamo dire che la Quaresima è una sfida speciale in quel senso: imparare. Imparare, giorno per giorno, nelle cose piccole e poi nelle grandi (ma le cose piccole sono anche grandi), imparare a vincere il male con il bene. Questo ci ha insegnato Cristo con il suo esempio e specialmente con l’esempio che abbiamo ascoltato con profonda commozione nella liturgia di oggi. Vi auguro di vivere bene questa Quaresima, vi auguro di profittare bene di questa Quaresima. È un periodo specifico, che si dice “forte”.
Prima si diceva “forte” anche per le pratiche esterne, della penitenza, specialmente del digiuno; oggi queste pratiche sono più ridotte per le diverse circostanze e poi anche perché sono state più adattate a ciascuno di noi: si deve digiunare durante la Quaresima secondo le proprie possibilità, e dovrei dire, di propria iniziativa. Deve contare di più un certo spirito di sacrificio personale piuttosto che un certo comandamento della Chiesa. La Chiesa ci lascia più liberi ma, se in queste pratiche ci lascia più liberi, ci impegna di più nello spirito della Quaresima e questo spirito della Quaresima tocca tutta la nostra vita umana, la nostra vita quotidiana. Ogni giorno dobbiamo vincere il male con il bene: queste vittorie costituiscono la vera Quaresima, queste vittorie ci preparano al mistero pasquale di Cristo. Il mistero pasquale di Cristo era appunto una grande vittoria, una vittoria assoluta, sul male fino alla morte. Ogni male, inclusa la morte, è stato vinto da Cristo. Da Cristo tentato, da Cristo crocifisso.
Ecco il grande programma: Cristo. Il grande programma della vita cristiana, il grande programma della Quaresima: Cristo. Cerchiamo di imparare Cristo in questo suo mistero pasquale, di impararlo meglio durante questa Quaresima; di uscire da questi quaranta giorni più spiritualmente maturi, più spiritualmente ricchi, più cristiani. E, così, potremo anche trasformare il mondo. Perché, carissimi, il mondo non si trasforma con gli slogans, non si trasforma con le sole parole.
Naturalmente, c’è la Parola di Dio che guida la trasformazione del mondo, ma infine il mondo si trasforma con le opere e con quello che è l’uomo: la trasformazione del mondo la compie l’uomo maturo, il cristiano maturo, il santo. E così, con ogni persona spiritualmente matura, con ogni cristiano maturo, con ogni santo il mondo viene trasformato. Se mancano questi - i santi, i cristiani maturi - il mondo non si trasformerà, non lo trasformeranno le sole strutture esterne, i sistemi e neanche le ideologie. Questo è il nucleo stesso del Vangelo, e io vi trasmetto questo nucleo nella prima domenica di Quaresima invitandovi a riflettere su questo e a operare su questa linea.
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