INAUGURAZIONE DEL CENTRO INTERNAZIONALE GIOVANILE «SAN LORENZO»
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Domenica, 13 marzo 1983
Cari fratelli e sorelle!
1. Ho accolto volentieri l’invito a presiedere questa Celebrazione Eucaristica in occasione dell’inaugurazione del Centro internazionale giovanile “San Lorenzo”. Alle iniziative spirituali già esistenti nella diocesi del Papa se ne aggiunge dunque un’altra, di non poco rilievo. E proprio da qui desidero additarla ai Vescovi di tutto il mondo, perché facciano conoscere adeguatamente questo Centro ai giovani delle loro diocesi e vi pongano essi stessi un’attenzione speciale in occasione delle loro visite nella Città Eterna.
È per me una gioia particolare sapere che questo Centro è stato pensato soprattutto per i giovani pellegrini che giungono a Roma, e che voi vi siete messi a disposizione per realizzarlo e per animarlo. Conoscete il mio grande desiderio di essere vicino ai giovani, di valorizzare anche con la mia presenza il vostro modo di credere e di concepire l’esistenza. L’ho affermato all’inizio del mio pontificato e voglio ripeterlo oggi: “voi siete l’avvenire del mondo, la speranza della Chiesa: voi siete la mia speranza” (“L’Osservatore Romano”, 23-24 ottobre 1978, p. 2).
Voi vi siete posti al servizio del Centro internazionale in atteggiamento quasi mariano, con generosità, senza poter misurare tutta la portata di questo impegno. Lo avete fatto, spinti dallo Spirito Santo, pronti a spiegare le vele affinché lo Spirito di Dio vi muova secondo la sua volontà.
2. Questo Centro dipende dal meglio di voi e può consolidare il meglio di voi; infatti la vostra attenzione e il vostro servizio disinteressato ai giovani provenienti da varie parti del mondo, vi porterà inevitabilmente a parlare delle motivazioni della vostra disponibilità, a svelare ai vostri interlocutori il vostro mondo interiore. Parlerete di ciò che vi muove, vi entusiasma, di ciò che orienta la vostra vita. E quindi anche del fatto che siete stati toccati da Cristo; che lo avete scoperto come fratello e amico; che avete sperimentato la gioia della sua vicinanza e della parola che egli riserva ai suoi testimoni; che il Signore vi ha mostrato, seppur velatamente, il volto del Padre che ama.
E perché escludere che, in questo impegno, l’uno o l’altro di voi senta la chiamata di Dio a dedicarsi totalmente ad un servizio spirituale nella Chiesa? Qui, ne sono certo, proverete più forte che mai la gioia del testimone, che corrobora la fede degli altri, che comunica ad altri quanto di meglio egli possiede, cioè la fiducia nel Padre di Gesù Cristo. Ed è proprio questa esperienza che suscita la vocazione spirituale.
3. Il servizio di annunciare che “Dio è amore” tocca proprio a noi che crediamo! Ad esso ci richiama il messaggio del Vangelo di oggi, che è come un dono per il Centro “San Lorenzo”: un dono e un orientamento speciali, perché è uno dei messaggi più belli che Gesù ci abbia affidato.
Chiamiamo questo passo del Vangelo di Luca: “La parabola del figlio prodigo”. Dobbiamo lasciare che questa parola s’iscriva nel nostro cuore. Dobbiamo portarla nel nostro cuore anche quando il buio di una strada senza uscita ci dispera. Ma questo Vangelo non annuncia solo speranza a chi si crede perduto. Questa parabola si potrebbe anche chiamare: “La parabola del Padre che ama”, il cui cuore irresistibile e la cui misericordia sono il vero motivo della speranza.
Così, per un attimo solo, vogliamo volgere lo sguardo al Padre, che il Figlio unigenito ci ha rivelato. “Quando era ancora lontano, il padre lo vide . . .” (Lc 15, 20), ci dice Gesù. Il padre deve aver atteso il figlio; deve essere stato in pena per lui. Non solo gli ha perdonato la cruda insistenza nel reclamare i propri diritti: “Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta (Lc 15, 12). Ma lo ama a tal punto da volerlo ancora accanto a sé. Quando finalmente il figlio compare all’orizzonte non pensa assolutamente a punirlo. E sembra non curarsi nemmeno di quanto il figlio sia debitore alla sua dignità e autorità. Sembra non curarsi della sottomissione del figlio perduto, della sua autoaccusa, della sua umiliazione, che potrebbero invece sembrare necessarie per motivi di pedagogia e di ordine. Al contrario, gli corre incontro, gli si getta al collo e lo bacia. Lo fa rivestire del vestito più bello, gli fa mettere l’anello al dito e i calzari ai piedi, fa ammazzare il vitello grasso perché si faccia festa. Il Padre è così; così ce lo mostra Gesù. Egli è per ognuno di noi il Tu, che aspetta sempre; è sempre pronto ad aprirci le sue braccia di Padre qualsiasi cosa sia successa. A lui desideriamo volgere lo sguardo per lasciarci penetrare dal suo amore e dalla sua misericordia.
4. La parola di Gesù, carissimi fratelli e sorelle, ci ha condotti ad una meditazione sul Padre Celeste. Le sue parole diventano così per noi Vangelo, vera “Buona Novella”. Ma la gioia e la gratitudine suscitate non devono offuscare la visione di noi stessi e della nostra situazione. L’esperienza della bontà del Padre coincide, nel figlio prodigo, con la conoscenza di se stesso, con il pentimento e la conversione. La conversione è elemento essenziale della gioia procurata dalla vicinanza del Dio che ci ama. Chi cerca Dio non può rinunciare a convertirsi: né noi lo possiamo, né quelli che vogliamo condurre all’incontro col Padre.
5. Il Vangelo di oggi e l’inaugurazione del Centro “San Lorenzo” diventano così per noi un ponte verso l’Anno Santo della Redenzione. L’apertura del Giubileo è ormai imminente e con la nostra meditazione ci siamo avvicinati al suo contenuto. Questo Anno Santo, come ho detto nella Bolla d’indizione, deve portare ad una “rinnovata scoperta dell’amore di Dio che si dona” (Giovanni Paolo II, Aperite portas Redemptori, 8). Chi si lascia colmare da questo amore non può negare più a lungo la sua colpa. La “perdita del senso del peccato, deriva in ultima analisi dalla “perdita più radicale e più nascosta del senso di Dio” (Giovanni Paolo II, Allocutio ad Patres Cardinales, Romanaeque Curiae Praelatos, instante Nativitate Domini coram admissos, habita, 5, 23 dicembre 1982: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V/3 [1982] 1676).
Questo impegno di penetrare più a fondo nell’amore di Dio, doppiamente motivato dalla parabola del figlio prodigo e dall’Anno Santo, diventa per il “San Lorenzo” un testamento. Il Centro vuole risvegliare in tutti i suoi visitatori la sensibilità per la realtà di Dio, la sensibilità per le esigenze che egli pone. Se l’uomo si riconosce peccatore, ciò non lo deve umiliare, ma dirgli che la strada verso la gioia della vicinanza del Padre passa per la conversione e il perdono.
Il Centro diviene così necessariamente un luogo, in cui deve regnare la Croce. Dove andare in questo mondo, col peccato e la colpa, senza la Croce? La Croce prende su di sé tutta la miseria del mondo, che nasce dal peccato. Essa si rivela come segno di grazia. Raccoglie la nostra solidarietà e ci incoraggia al sacrificio per gli altri. Anche nella croce dei sofferenti e nella nostra propria croce riconosciamo lo strumento della Redenzione, la porta della Risurrezione. Perché è nella croce che il Signore ha vinto il peccato e la morte.
È bene, perciò, che in questa chiesa abbiate collocato, a dominarla con la sua grandezza e la sua bellezza, la famosa croce di San Damiano. Venite sotto questa croce, insieme con Maria, la Madre di Dio, che vi è raffigurata. Imparate la sua disponibilità. Divenite, voi stessi, redentori per i giovani del mondo. Compirete così anche voi la missione, che il Signore ha affidato a Francesco, suo umile messaggero: “Va’ e costruisci la mia casa, la mia Chiesa”.
Insieme col ricordo di San Damiano, dell’esempio di san Francesco, voglio ricordarvi come stimolo a tendere verso alti ideali anche la figura di un giovane vissuto nella nostra epoca, Pier Giorgio Frassati. Egli è stato un giovane “moderno”, aperto ai problemi della cultura, dello sport, alle questioni sociali, ai valori veri della vita, e insieme un uomo profondamente credente, nutrito del messaggio evangelico, appassionato nel servire i fratelli e consumato in un ardore di carità che lo portava ad avvicinare i poveri e i malati. Egli ha vissuto le Beatitudini del Vangelo.
Desidero che questo Centro diventi una fucina di formazione di veri giovani cristiani, che sappiano testimoniare coerentemente il Vangelo nel mondo di oggi.
Questo vi auguro e questo affidiamo insieme al Signore nella comune preghiera durante la celebrazione dell’Eucaristia.
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