VISITA PASTORALE IN LOMBARDIA
ADORAZIONE EUCARISTICA IN PIAZZA DEL DUOMO
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Milano - Venerdì, 20 maggio 1983
Cari fratelli e sorelle.
1. Sono venuto a Milano per adorare, insieme con voi, Cristo presente nell’Eucaristia. Prima che terminasse la serata del mio arrivo in questa metropoli, non potevo non fermarmi per qualche istante con voi, in preghiera, davanti al Santissimo Sacramento, per chiedere al Signore che il Congresso Nazionale, che ormai sta volgendo al termine, contribuisca a rafforzare nei nostri animi la fede e la pratica del culto eucaristico e a diffonderlo e a riaccenderlo in un sempre più vasto numero di fratelli.
Il nostro incontro acquista un particolare significato, in considerazione del luogo nel quale ci troviamo; il vostro magnifico Duomo, vero inno di gloria dell’arte cristiana, segno vivo della fede eucaristica d’un popolo, testimone ed espressione di secoli di storia e di pietà della comunità diocesana, tempio insigne che in qualche modo - come ebbe a dire il mio predecessore Paolo VI - “definisce, qualifica la città, ne perenna le imprese più nobili” (Paolo VI, Allocutio ad Ven. Fabbrica del Duomo, 24 novembre 1963).
La Chiesa Cattedrale è il cuore della diocesi. Non v’era dunque luogo più degno di questo per riunirci, questa sera, in preghiera davanti alla Santissima Eucaristia, che avete adorato e ringraziato, lodato ed esaltato come cuore della Chiesa.
2. Il Concilio Vaticano II ha sottolineato l’intima connessione esistente tra l’Eucaristia e il mistero della Chiesa. L’Eucaristia è il cuore della Chiesa, perché in essa “è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo nostra Pasqua e pane vivo che, mediante la sua carne vivificata, dà vita agli uomini, i quali sono in tal modo invitati e indotti a offrire insieme a lui se stessi, il proprio lavoro e tutte le cose create” (Presbyterorum Ordinis, 5).
L’Eucaristia costituisce il dono più grande che Cristo ha offerto e permanentemente offre alla sua Sposa. È radice e culmine della vita cristiana e di ogni azione della Chiesa.
Nel mistero eucaristico è Cristo stesso che viene offerto in dono dal Padre. L’Eucaristia è la glorificazione del suo infinito amore verso di noi. Insieme con Gesù, fattosi nostro cibo di vita eterna, l’Eucaristia ci dona il suo Spirito, che è Dono per eccellenza, principio generatore e santificatore della Chiesa, vincolo della comunione fraterna, costruttore e garante dell’unità nella varietà dei ministeri e delle funzioni particolari all’interno del Corpo Mistico.
3. L’Eucaristia - come dice il motto del vostro Congresso - è “al centro della comunità e della sua missione”, in quanto essa è dono incommensurabile e ineffabile dell’amore della Santissima Trinità per l’umanità, che in tal modo viene salvata dalla morte eterna del peccato e innalzata alla dignità della figliolanza divina.
Il mistero eucaristico fonda dunque la comunità sull’esigenza e il dovere di un perenne atto di ringraziamento al Padre, nel quale si riassume il senso e il valore di tutta la vita personale e sociale. La parola “Eucaristia” significa ringraziamento, confessione di una riconoscenza senza riserve. È questo il gesto che deve caratterizzare il cristiano.
Tale atteggiamento di gratitudine appare molto distante rispetto a quello di fatto prevalente nella nostra esistenza quotidiana, spesso affannosamente confrontata con ciò che manca, con ciò che, faticosamente cercato, smentisce poi le nostre attese e i nostri desideri. La gratitudine appare così ben lontana dal costituire la prima e fondamentale parola, intorno alla quale e su cui impostare la nostra relazione con Dio e con la comunità.
L’uomo che sovente si lamenta, l’uomo che vede sempre e solo ciò che manca alla propria vita, è l’uomo che non sa vedere la propria esistenza come dono di un Amore infinito, ne sa cogliere la presenza della bontà divina nella comunità nella quale vive. La Santissima Eucaristia ci insegna invece a ringraziare, a ricambiare donando come Melchisedek - come abbiamo testé letto - il quale “offrì pane e vino” (Gen 14, 18) al Dio Altissimo. E anche le altre letture, se le consideriamo attentamente, sono tutte intessute su questa etica del ringraziamento, del dono, dell’offerta.
4. È da questa etica “eucaristica” cioè di ringraziamento, che sorge il nostro giusto rapporto con Dio e con la comunità. Il culto eucaristico c’insegna invece il segreto del rapporto comunitario: la gioia che da esso promana sta più nel dare che nel ricevere (cf. At 20, 35), sta nel dare un primato all’amore nei confronti della giustizia, imparando a ringraziare anche quando ci vien dato ciò che ci spetta in forza dei nostri diritti. Esso c’insegna che, donando, si riceve da Dio più e meglio di quanto avremmo potuto acquistare o desiderare secondo i nostri piani o le nostre pretese.
L’etica del dono, che sorge dal culto eucaristico, c’insegna la fiducia in Dio, anche quando egli ci lascia per un po’ nel bisogno o nella difficoltà e dà al nostro spirito pace e pazienza anche in mezzo alle tribolazioni. Nel pane eucaristico, infatti, è contenuto tutto il Bene della Chiesa, e tutto ciò che possiamo desiderare. La comunione con Gesù sacramento ci dona già subito la grazia e l’amicizia divina, anche in mezzo alle presenti necessità, e ci fa sperare nel possesso del pieno adempimento delle nostre più alte aspirazioni.
L’amore all’Eucaristia c’insegna anche la giusta scala dei valori: a non mettere in primo piano la nostra volontà e le realtà terrene, ma la volontà di Dio e i beni celesti. Esso infatti c’insegna una “fame” che oltrepassa quella del cibo materiale e dei bisogni semplicemente umani, una fame che suppone il primato dello spirituale e ad esso c’indirizza come all’ordine veramente supremo della realtà e del valore. L’uomo infatti non vive di solo pane, ma della Parola che esce dalla bocca di Dio (cf. Dt 8, 3-16).
5. L’Anno Giubilare della Redenzione c’invita ad approfondire con maggiore pietà e sentimento di gratitudine al Padre il significato del mistero eucaristico. Possa esso trovare in molti cuori il giusto posto, in considerazione della sua natura di testimonianza somma dell’amore della Santissima Trinità verso di noi. Susciti esso sempre più vivi e operosi sentimenti di riconoscenza a Dio e alla comunità, rinunciando a sterili forme di sfiducia e di scontentezza. C’insegni di più l’importanza di un’etica fondata sull’amore, sulla generosità, sulla fiducia nella persona, sulla gratitudine. Facciamo in modo che la nostra vita sia veramente un perenne rendimento di grazie (cf. Ef 5, 20; 1 Ts 5, 18; 2 Ts 2, 13). Possa la gratitudine diventare la forza propulsiva di tutta la nostra condotta verso Dio e la comunità.
La Santissima Eucaristia ci chiama ad un’opera continua di conversione: possa quest’Anno Santo aiutarci ad ascoltare di più il suo messaggio di vita, a disporci meglio a farne fruttare le inesauribili risorse di grazia, per una rivitalizzazione dell’unità fraterna nella comunità della Chiesa e degli uomini.
Intrattenendosi poi brevemente con le autorità della città e della regione, il Santo Padre ha rivolto loro le seguenti parole:
Non era previsto alcun discorso, ma non possono mancare almeno alcune parole. Devo esprimere la mia gioia di essere a Milano, città in cui sono stato più volte nel passato. Come papa mi trovo qui per la prima volta e, come ho appreso dai diversi discorsi, mi ci trovo come primo Papa dopo più di cinquecento anni. Voglio ringraziare tutti i presenti: sono molto onorato di questa presenza. Mi sento profondamente onorato dalla presenza di tante persone illustri che corrispondono alle più alte autorità amministrative, parlamentari, scientifiche, militari, cittadine e regionali. Voglio augurare a tutti i presenti tutto il bene per la loro vita personale e familiare, come anche per il compimento dei loro uffici, dei loro impegni pubblici di grande rilievo”. “Auguro”, vuol dire anche che io trasmetto una benedizione del Signore, di cui sono il dispensatore. Vi benedico di cuore. E mi raccomando alla vostra bontà, non solamente durante questo soggiorno a Milano ma anche nei giorni futuri.
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