VISITA PASTORALE A PALESTRINA
SANTA MESSA NELLA PIAZZA VICINA ALLA CATTEDRALE
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Giovedì, 18 agosto 1983
1. Le sono vivamente grato, signor sindaco, per le cordiali e commosse parole con cui mi ha porto il benvenuto non solo a nome della pubblica amministrazione e della cittadinanza di Palestrina, ma anche degli altri suoi colleghi, sindaci dei comuni della zona circostante. Dirò subito in risposta che l’odierna mia visita, anche se rapida e breve, s’ispira a vivissimi sentimenti di soddisfazione e di riconoscenza, i quali hanno una duplice e convergente motivazione di ordine ecclesiale e personale.
Non da oggi, infatti, io conosco questa illustre, antica e nobile città: all’“altum Praeneste”, già noto nel periodo romano e tanto celebrato dai poeti, fan riscontro - a voler leggere e interpretare rettamente i fatti della storia - le ricche memorie della Palestrina nell’età cristiana, le quali si spingono fino alle soglie della Chiesa sub-apostolica, e alle quali, comunque, è da ricondurre, nelle sue radici vitali, l’origine stessa della diocesi nel quarto secolo. È diocesi che appare stabilmente, fedelmente congiunta con la “Sedes Beati Petri”: e proprio un tale vincolo, perdurando inalterato fino ai nostri giorni, costituisce il motivo oggettivo-ecclesiale che dà particolare rilievo alla mia presenza qui, in mezzo al clero e ai fedeli. Sede suburbicaria, Palestrina divide con poche altre sedi l’onore di un titolo che è, ad un tempo, significativo e impegnativo: un titolo che esprime una vicinanza territoriale con la Chiesa di Roma, ma soprattutto sollecita a più intensa e vissuta comunione con essa.
2. Quanto al motivo personale - come tutti sanno - mi è stato dato più di una volta, fin dagli anni del mio soggiorno romano, di passare per Palestrina, o anche di sostarvi brevemente prima di salire fin sulla cima dei suoi monti per raggiungere l’amato Santuario della Mentorella. Lassù, in mezzo allo spettacolo incantevole della natura, mi son sempre sentito più vicino a Dio e tanto più facilmente ho potuto ammirare, meditare e pregare. E l’inizio della marcia, direi quasi la stazione di partenza in questi indimenticabili itinerari spirituali era appunto Palestrina.
3. È evidente, però, che al di là dei ricordi personali la visita di oggi ha un più ampio carattere e una precisa finalità spirituale. Come le altre visite che ho avuto modo di fare in varie città d’Italia, anche l’odierna venuta tra voi, cari cittadini e fedeli di Palestrina - così io penso e mi auguro - è una nuova esperienza del mio ministero o, più esattamente, una presa di contatto diretta con la “particolarità” della vostra Chiesa. Intendo dire che l’incontro con “questa” Chiesa suburbicaria, se da parte mia vuol essere un gesto di omaggio e un doveroso incoraggiamento nella linea del precetto di “confermare i fratelli” (cf. Lc 22, 32), per voi tutti, che siete membra vive di questa Chiesa, deve essere un’occasione di riflessione religiosa, uno stimolo alla perseveranza nella fede e, ove sia necessario, una ripresa coraggiosa per la salvaguardia e l’incremento di un patrimonio spirituale singolarmente abbondante e fecondo.
Si svolge questa visita pastorale nel giorno sacro alla memoria liturgica di un insigne martire, il giovanissimo Agapito, che fu figlio di questa terra e rese proprio qui un’esemplare testimonianza a Cristo Signore nel turbine della persecuzione. Anche una tale circostanza ha un preciso significato, e io auspico che la figura di Agapito, patrono della città e della diocesi, possa ispirare e confortare il rinnovato proposito di costante adesione a Cristo e alla sua Chiesa, nella fedeltà ai valori evangelici, a cominciare dalla carità.
Ho già ricordato il Santuario della Mentorella; ma non posso dimenticare il Santuario diocesano della Madonna del Buon Consiglio nella vicina Genazzano. A lei, Madre di Cristo e della Chiesa, io chiedo una speciale protezione per l’intera diocesi e un’abbondante effusione di grazie e di favori celesti.
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