SOLENNITA' DELL'EPIFANIA DI NOSTRO SIGNORE GESU' CRISTO
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Basilica Vaticana - Giovedì, 6 gennaio 1984
1. Oggi, all’orizzonte del Natale, appaiono tre nuove figure: i Magi d’Oriente.
Vengono da lontano, seguendo la luce della stella che è loro apparsa. Si dirigono a Gerusalemme, arrivano alla corte di Erode. Domandano: “Dove è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo” (Mt 2, 2).
2. Nella liturgia della Chiesa la solennità odierna porta il nome di Epifania del Signore. Epifania vuol dire manifestazione.
Questa espressione ci invita a pensare non solo alla stella che è apparsa agli occhi dei Magi, non solo alla via che questi uomini d’Oriente fanno, seguendo il segno della stella. L’Epifania ci invita a pensare alla via interiore, al cui inizio si trova il misterioso incontro dell’intelletto e del cuore umano con la luce di Dio stesso.
“La luce... che illumina ogni uomo quando viene al mondo” (cf. Gv 1, 9).
I tre personaggi dell’Oriente seguivano con certezza questa luce ancora prima che apparisse la stella.
Dio parlava loro con l’eloquenza di tutto il creato: diceva che è, che esiste; che è Creatore e Signore del mondo.
Ad un certo momento, al di là del velo delle creature, li ha avvicinati ancora di più a se stesso. E, contemporaneamente, ha iniziato ad affidare loro la verità della sua venuta al mondo. Essi, in qualche modo, sono stati messi a conoscenza del disegno divino della salvezza.
I Magi hanno risposto con la fede a quella interiore Epifania di Dio.
3. Questa fede ha permesso loro di riconoscere il significato della stella. Questa fede ha pure ordinato loro di mettersi in cammino. Andavano verso Gerusalemme, capitale di Israele, dove la verità sulla venuta del Messia era tramandata da generazione in generazione. L’avevano predicata i Profeti, e ne avevano scritto i libri santi.
Dio che ha parlato con l’Epifania interiore al cuore dei Magi, aveva parlato lungo i secoli al Popolo eletto e gli aveva predicato la stessa verità sulla sua venuta.
4. Questa verità si è compiuta nella notte della Nascita di Dio a Betlemme. Già quella notte è l’Epifania di Dio, che è venuto: Dio che è nato dalla Vergine ed è stato deposto nella povera mangiatoia. Dio che ha nascosto la sua venuta nella povertà della nascita a Betlemme: ecco l’Epifania del Divino nascondimento.
Soltanto un gruppo di pastori si era affrettato all’incontro...
Ma ecco ora vengono i Magi. Dio, che si nasconde agli occhi degli uomini che vivono vicino a lui, si svela agli uomini che vengono da lontano.
Il profeta dice a Gerusalemme:
“Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano” (Is 60, 3-4).
5. Li guida la fede. Li guida la forza interiore dell’Epifania.
Di questa forza così parla il Concilio:
“Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e manifestare il mistero della sua volontà (cf. Ef 1, 9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura (cf. Ef 2, 18; 2 Pt 1, 4). Con questa rivelazione infatti Dio invisibile (cf. Col 1, 15; 1 Tm 1, 17) nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cf. Es 33, 11; Gv 15, 14-15) e si intrattiene con essi (cf. Bar 3, 38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé” (Dei Verbum, 2).
I Magi dell’Oriente portano in sé quella forza interiore dell’Epifania. Essa permette loro di riconoscere il Messia nel Bambino giacente nella mangiatoia. Questa forza ordina loro di prostrarsi dinanzi a lui e offrire i doni: oro, incenso e mirra (cf. Mt 2, 11).
I Magi sono al tempo stesso un preannunzio che l’interiore forza dell’Epifania si diffonderà ampiamente tra i popoli della terra.
Dice il profeta: “A quella vista sarai raggiante, / palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, / perché le ricchezze del mare si riverseranno su di te, / verranno a te i beni dei popoli” (Is 60, 5).
6. Cari fratelli, che questa sera siete convenuti nella Basilica di San Pietro dall’Asia, dall’Africa e dall’Europa per ricevere l’ordinazione episcopale dalle mani del Vescovo di Roma, vi saluto cordialmente mediante l’eloquenza della solennità odierna, la quale manifesta il Signore a tutto il mondo, perché la sua venuta è per tutti.
Dall’abbondanza dell’Epifania di Dio nasce oggi il vostro episcopato. La consacrazione è insieme una nuova chiamata a sottomettere tutta la vostra vita alla forza interiore dell’Epifania, mediante la quale Dio infinito affida a ciascuno di voi il suo Mistero salvifico in Gesù Cristo, nato nella notte di Betlemme dalla Vergine Madre.
Accogliete oggi questa chiamata che la Chiesa vi rivolge.
Permettete a questa forza divina di irradiarsi nel vostro cuore come in una interiore Gerusalemme, alla quale l’odierna liturgia dice: “Alzati, rivestiti di luce, / perché viene la tua luce, / la gloria del Signore brilla sopra di te” (Is 60, 1).
Permettete alla forza salvifica della divina Epifania di irradiarsi tra gli uomini e i popoli, ai quali siete mandati, come testimonianza della verità e della misericordia.
Veramente: “Verranno a te i beni dei popoli” (Is 60, 5).
E al dono della solennità odierna rispondete con un incessante, continuo dono: offrite oro, incenso e mirra.
In questo modo l’abbondanza della Epifania divina permarrà in voi e si rinnoverà sulla via del servizio apostolico. Amen.
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