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CONCELEBRAZIONE A CONCLUSIONE DELLE DUE GIORNATE GIUBILARI
DEI RELIGIOSI E DELLE RELIGIOSE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Festa della Presentazione del Signore
Basilica di San Pietro -  Giovedì, 2 febbraio 1984

 

Lumen ad revelationem gentium, et gloriam plebis tuae Israel” (Lc 2, 31-32).

1. Desidero oggi, cari fratelli e sorelle, prendere in prestito queste parole del vecchio Simeone, per adorare insieme con voi la luce: Cristo luce del mondo!

Ci incontriamo nella basilica di San Pietro nell’anno della Redenzione, nell’anno del Giubileo straordinario. Ci incontriamo in quella comunità grande e insieme multiforme che voi tutti costituite, fratelli e sorelle di tanti ordini, congregazioni e istituti religiosi. Persone e comunità, consacrate a Dio!

Quest’incontro raduna i rappresentanti delle famiglie religiose che vivono a Roma e, al tempo stesso, si estende a tutti i confratelli e le consorelle, ai quali vi unisce l’unità e l’identità della vocazione. E mediante quest’unità e identità voi venite legati anche da una particolare unione di missione nella Chiesa, missione in mezzo al popolo di Dio in tutti i Paesi e in tutti i continenti, sino ai confini della terra.

In questa grande comunità universale voi, oggi, vi unite insieme con il Vescovo di Roma e successore di Pietro, per gridare nello spirito dell’odierna liturgia:

Luce per illuminare le genti!”. La luce: Cristo-luce e gloria del popolo di Dio in tutta la terra!

2. Con questo grido volete rispondere allo spirito della liturgia di questa festa particolare, e contemporaneamente desiderate manifestare ciò che costituisce il mistero interiore di ciascuno e di ciascuna di voi. Infatti a motivo della vostra vocazione voi camminate in modo particolare in questa luce che è Cristo, e inoltre rendete testimonianza in modo particolare.

Oggi lo manifestano le candele accese, che tra poco terrete nelle mani. Ciascuna di queste ricorda innanzitutto il sacramento del Battesimo, mediante i quale Cristo ha cominciato a illuminare la vostra vita con la luce del Vangelo e con la luce della Redenzione: Cristo accolto mediante la fede nella comunità della Chiesa. Cristo tramandato di giorno in giorno nella vita della vostra famiglia cristiana, dell’ambiente, della scuola. Il fiorire pieno del Battesimo è l’Eucaristia; e, insieme, il costante rinnovamento della sua forza purificante è il Sacramento della penitenza e della Riconciliazione.

Ognuna di queste candele vi ricorda poi - sullo sfondo della liturgia dell’odierna festa - il momento della vostra consacrazione: la professione religiosa, la scelta della via della vita secondo i consigli evangelici della povertà, della castità e dell’obbedienza.

La luce di Cristo risplendette allora d’una fiamma particolarmente viva. La fiamma della vita e della speranza si è unita alla viva fiamma della carità concentrata sul cuore del divino Sposo e, al tempo stesso, mediante questa concentrazione, si è largamente aperta.

Così come è largamente aperto questo cuore divino nel mistero della Redenzione, del quale sappiamo che è universale, che abbraccia tutti e tutto.

La profondità e l’universalità sono i due tratti della vocazione religiosa, che testimoniano del suo essere radicata nel mistero della Redenzione, nella luce di Cristo.

3. Oggi verso questa luce vi conduce la liturgia della festa della Presentazione del Signore.

Ecco, voi entrate nel tempio, come una volta Maria e Giuseppe, i quali portarono Gesù a Gerusalemme per offrirlo al Signore (cf. Lc 2, 22). La legge dell’Antico Testamento prevedeva che ogni maschio primogenito fosse sacro al Signore (cf. Lc 2, 23), e questa consacrazione era accompagnata da un sacrificio di una coppia di tortore o di giovani colombi.

Voi, amati fratelli e sorelle, entrate oggi in questo tempio per rinnovare - nella luce della Presentazione di Cristo - la vostra offerta a Dio in Gesù Cristo: la vostra consacrazione per essere la sua esclusiva proprietà.

Dal profondo del mistero della consacrazione si irradia questa particolare appartenenza a Dio stesso: appartenenza di cui è capace soltanto la persona, il soggetto consapevole e libero. Questa appartenenza possiede la natura di dono. Essa risponde al dono e contemporaneamente esprime il dono.

Nella luce di Cristo ciascuno e ciascuna di voi scorge, con una penetrante evidenza, che tutto il creato è una donazione e scorge in esso il dono particolare della propria umanità. E con il dono di questa umanità intera e indivisibile desidera rispondere al dono del Creatore, del Redentore, dello Sposo.

In questo modo, nell’“io” umano di ciascuno e di ciascuna di voi viene iscritto un particolare legame della comunione con Cristo e, in lui, con la santissima Trinità: col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo.

4. Entrando poi, insieme con Maria e Giuseppe, nel tempio - dove si compirà il rito della Presentazione di Gesù, previsto dalla legge - vi incontriamo due persone, totalmente consacrate a Dio, dedite all’attesa di Israele, ossia alla più grande speranza dell’umanità di tutti i tempi: sono Simeone e Anna.

Simeone, mosso dallo Spirito Santo, si era recato al tempio (cf. Lc 2, 27).

Questo non vi fa forse venire in mente una “ispirazione” simile, dalla quale siete stati mossi una volta: l’ispirazione dello Spirito? Sì! Poiché lo Spirito Santo, nella potenza della Redenzione di Cristo, è fautore di ogni santità. Egli è pure fautore di quella chiamata particolare sulla via della santità, che è racchiusa nella vocazione religiosa.

Oggi, quando rinnovate nel cuore la vostra professione, ricordate quell’“ispirazione” interiore dello Spirito, che si trova all’inizio della vostra via. Ricordate come quest’“ispirazione”, è ritornata di nuovo dopo un certo tempo fino a quando avete riconosciuto in essa una chiara voce di Dio e la forza dell’amore sponsale del Signore che chiama.

Ricordatelo oggi per ringraziare con un cuore rinnovato, per professare “le grandi opere di Dio” (At 2, 11). Quest’ispirazione “dello Spirito” non può spegnersi. Essa deve perdurare e maturare, insieme con la vocazione religiosa, durante tutta la vostra vita.

Non potete separarvi mai da questa salvifica “ispirazione dello Spirito”, custodendola in quel tempio interiore che è ciascuno e ciascuna di voi!

Quanto eloquenti sono le parole sulla profetessa Anna nel Vangelo odierno: “Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere . . . Sopraggiunta in quel momento si mise . . . a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme” (Lc 2, 37-38).

5. Simeone si china sul bambino, e pronuncia le parole profetiche: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori” (cf. Lc 2, 34). Rivolge queste parole a Maria, sua Madre.

Ed aggiunge: “A te una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2, 35).

Una strana profezia! Essa è forse la più concisa e al tempo stesso la più piena sintesi di tutta la cristologia e di tutta la soteriologia.

Cari fratelli e sorelle!

Che questa profezia giunga oggi, con una nuova forza, alle vostre anime.

Accogliete Cristo che è la luce del mondo: Cristo in cui Dio “ha preparato la salvezza davanti a tutti i popoli” (cf. Lc 2, 31).

Accogliete Cristo, che è pure “segno di contraddizione”. Questa contraddizione è iscritta nella vostra vocazione. Non cercate di toglierla né di cancellarla da essa. Questa  “contraddizione”  ha significato salvifico. La salvezza del mondo si realizza proprio sulla via di questa contraddizione operata da Cristo. Anche voi, accogliendo Cristo, siete manifestazione di questa contraddizione salvifica. Non può essere diversamente. Proprio in nome della contraddizione salvifica è iscritta nel vostro “io” cristiano e religioso la professione della povertà, della castità e dell’obbedienza.

Il mondo ha bisogno dell’autentica contraddizione della consacrazione religiosa come incessante lievito del rinnovamento salvifico.

6. Nelle vostre mani porterete accese le candele dell’odierna liturgia.

Esse dicono che Cristo è la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo.

Esse sono la testimonianza della vostra dedizione indivisibile a Cristo e a Dio, sono la testimonianza della vostra consacrazione.

Queste candele illuminano pure la vita umana, la vita di ognuno di noi. Man mano che la candela brucia, si scioglie la cera e la candela si consuma.

Che la vostra vita si bruci nella luce di Cristo!

Che essa sia intera dedizione sponsale al suo servizio!

Che passi attraverso questa vita la corrente vivificante del mistero della Redenzione, giungendo al mondo ed agli uomini, e dirigendo tutta la nostra esistenza umana verso la luce eterna: la luce della visione e della gloria.

7. Simeone disse a Maria, Madre di Gesù:

“E anche a te una spada trafiggerà l’anima”!

Cari Fratelli e Sorelle!

Accogliete Cristo dalle mani di Maria!

Che il mistero della Redenzione giunga a voi attraverso la sua anima!

Che tutti i piani salvifici dei cuori consacrati siano sempre palesi dinanzi al cuore della Madre! Uniti con Lei. Con lo sguardo fisso in Lei. In Lei vi è una particolare somiglianza di Cristo, Sposo delle vostre anime.

 

© Copyright 1984 - Libreria Editrice Vaticana

 



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