VIAGGIO APOSTOLICO IN COREA, PAPUA NUOVA GUINEA,
ISOLE SALOMONE E THAILANDIA
SANTA MESSA PER LE VOCAZIONI
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Stadio di Port Moresby (Papua Nuova Guinea)
Lunedì, 7 Maggio 1984
Cari fratelli e sorelle in Gesù Cristo.
1. “Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando . . . Vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi” (Gv 15, 14-15).
Queste parole Cristo le ha dette agli apostoli nella “sala al piano superiore”, la notte prima della sua passione. Sono parole di amicizia e di amore per quanti aveva chiamato a seguirlo più da vicino, parole di sostegno e di incoraggiamento per quelli che avevano scelto di continuare la sua opera di salvezza in obbedienza alla volontà del Padre.
Oggi la Chiesa celebra e vive queste parole di Cristo nella liturgia serale che ho la gioia di offrire con voi in questo stadio di Port Moresby. Proclamo queste parole a voi ai quali Cristo ha fatto conoscere ciò che egli ha udito dal Padre suo, a voi che avete fatto ciò che egli vi ha comandato. Oggi offro queste parole a tutti coloro che continuano l’opera degli apostoli in Papua Nuova Guinea: ai vescovi innanzitutto, assieme ai loro sacerdoti, ai religiosi e alle religiose e agli apostoli laici di questo Paese, specialmente ai numerosi zelanti catechisti.
2. In questo momento i miei pensieri vanno in particolar modo ai missionari: a quelli che per primi portarono il messaggio di Cristo a queste isole e a quelli che continuano a prestare qui oggi il loro servizio. Non è possibile raccontare tutta la storia del Vangelo in Papua Nuova Guinea; voglio però rendere omaggio alla sacra storia dell’evangelizzazione e ricordare alcuni di quegli apostoli vissuti e morti perché i figli e le figlie di questa terra potessero conoscere e amare Gesù Cristo, il Figlio di Dio e salvatore del mondo.
Il primo tentativo di evangelizzazione fu fatto dai Maristi nelle isole di Woodlark e Rooke nel 1847. Ma essi dovettero andarsene. Cinque anni dopo un altro tentativo fu fatto dai missionari del Pime. Ma dopo solo tre anni anch’essi furono obbligati ad abbandonare il lavoro missionario, non senza che uno di loro avesse dato la vita per la fede con il martirio: il beato Giovanni Mazzucconi, morto a Woodlark nel 1855 e recentemente beatificato a Roma.
Con l’arrivo dei missionari del Sacro Cuore nella festa di san Michele arcangelo nel 1882, spuntò l’alba della nuova era, nell’ininterrotta evangelizzazione di quella che è oggi la Papua Nuova Guinea. Tre missionari, sotto la guida di padre André Navarre, sbarcarono sull’isola Matupit nel porto di Rabaul, in New Britain. Con gratitudine ricordiamo il popolo di Nodup e il loro “grande capo” To Litur, che accolsero fra loro i missionari e offrirono protezione e una terra nella quale vivere.
Da questi umili inizi a Nopud, si sviluppò progressivamente un’evangelizzazione inarrestabile attraverso l’infaticabile impegno dei missionari e sotto l’illuminata guida di una serie di santi e zelanti vescovi. Tra questi, uno speciale riconoscimento merita il vicario apostolico di New Britain, il vescovo Louis Couppé.
Nel 1885 i missionari del Sacro Cuore si assunsero l’incarico dell’attività missionaria in un’altra area, questa volta lungo le zone costiere della Nuova Guinea, note come Papua, non lontano da dove oggi celebriamo l’Eucaristia. Qui, il 4 luglio, per la prima volta su suolo papuano, veniva offerto a Dio il santo sacrificio della messa, un anniversario che viene ancora ricordato con particolare devozione. Tra gli operai apostolici che provvidenzialmente guidarono la crescita dell’attività missionaria lungo le coste della Papua e verso l’interno, due santi vescovi meritano una specifica menzione: il vescovo Henry Verjus, che morì in giovane età, essendo stata la sua salute gravemente pregiudicata dalle privazioni e dai sacrifici di una vita eroica; e il vescovo Alain Guynot de Boismenu, che, come secondo vicario apostolico della Nuova Guinea, promosse per molti anni la causa delle missioni e lasciò dietro di sé un esempio luminoso di santità di vita. Non posso tralasciare di ricordare a questo punto che, fin dai primi inizi, il lavoro dei missionari del Sacro Cuore fu generosamente assistito dalle Figlie di nostra Signora del Sacro Cuore. Più tardi si unirono ad esse le suore missionarie del Sacro Cuore di Gesù. Cinque coraggiose donne di questo secondo istituto furono in seguito nel numero dei “martiri di Baining”.
Nel 1896 la Società del Verbo Divino, sotto la guida di padre Eberhard Limbrock, inaugurò una terza area di attività missionaria, lungo la costa nord-est della Nuova Guinea. Mentre i loro fratelli missionari predicavano il Vangelo nelle zone costiere, i padri William Ross e Ivo Schaefer si fecero pionieri nel portare la luce di Cristo Signore alle popolazioni delle valli montane. Così, quello che cominciò molto umilmente nell’isola Tumleo presso Aitape abbraccia ora le due arcidiocesi di Madang e di Mount Hagen, assieme a otto sedi suffraganee.
Tre anni dopo, i padri Maristi si assunsero l’incarico di una quarta area di conquista missionaria nelle Salomone settentrionali. Stabilitisi prima nelle isole Shortland nel 1899, spostarono poi il centro della loro attività missionaria a Kieta, nell’isola Bougainville. Oggi la diocesi di Bougainville con il suo vescovo autoctono dà un’ampia testimonianza del lavoro compiuto dai coraggiosi missionari.
Vediamo così come, da queste quattro differenti aree di attività missionaria, la Papua Nuova Guinea ha oggi quattro sedi metropolitane con quattordici diocesi. Dio ha largamente benedetto questo Paese e ha reso fecondi i coraggiosi sforzi dei missionari che vennero qui per comando di Cristo con il messaggio della salvezza e l’amore fraterno.
3. Avendo davanti agli occhi i meravigliosi e lodevoli sforzi di tutti questi missionari e di molti altri, ci vengono alla mente le parole della prima lettura della odierna liturgia: “Dimentichi del passato” (comprese le loro famiglie, i loro amici e il Paese d’origine), essi erano “protesi verso il futuro”, correndo verso la meta (cf. Fil 3, 13-14): la costruzione del regno del Dio vivente, la Chiesa di Gesù Cristo, in mezzo ai loro fratelli e sorelle di queste lontane isole, di quella che oggi è Papua Nuova Guinea. Per l’amore del Vangelo, essi “soffrirono la perdita di ogni cosa”, al fine di “guadagnare Cristo” (Fil 3, 8) e per lui guadagnare nuovi membri del regno di Dio, anch’essi redenti mediante la sua croce e la sua risurrezione.
È oggi mio sincero desiderio rendere lode e grazie al Dio vivente, insieme con voi, amati fratelli e sorelle, per questa meravigliosa divina chiamata che ha già portato frutti copiosi in questa terra. “Te Deum laudamus”!
La Chiesa che vive in mezzo a nuovi popoli e nazioni, gradatamente cresce verso la maturità man mano che i figli e le figlie indigeni accolgono e rispondono alla divina chiamata del Vangelo, non solo vivendo fedelmente i sacramenti del Battesimo e della Cresima, ma anche abbracciando le vocazioni evangeliche al ministero sacerdotale e alla vita consacrata.
4. La Chiesa, come corpo di Cristo, cresce in questa terra con una sua vita propria, con i suoi doni caratteristici di natura e di grazia, pur partecipando all’unità della Chiesa universale. È mia fervida preghiera che la Chiesa in Papua Nuova Guinea, man mano che continua a crescere e a maturare, possa godere di una grande fioritura di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Vorrei che un numero sempre più grande di vostri figli e figlie potesse attentamente ascoltare e prontamente accogliere queste parole di Cristo che parlano di una speciale scelta personale da parte di Dio, di una fecondità apostolica: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15, 16). È nel piano di Dio che i sacerdoti e i religiosi si mettano al servizio delle famiglie cristiane e che le famiglie cristiane, a loro volta, contribuiscano a creare le condizioni di fede favorevoli nelle quali i giovani possano sentire la chiamata di Dio.
La Chiesa missionaria in questo Paese ha ben compreso l’importanza di favorire le vocazioni. In questo campo, l’istituzione delle scuole di formazione per catechisti e insegnanti si sono dimostrate provvidenziali nelle varie regioni. Il risultato di questi sforzi si è visto quando Louis Vangeke, il primo sacerdote di questo Paese, ordinato nel 1937, fu ordinato vescovo da papa Paolo VI a Sydney, Australia, nel 1970.
Grandi sforzi richiese l’istituzione dei seminari minori. Il primo fu fondato a Vunapope, in New Britain, nel 1937, e il secondo un anno dopo ad Alexishafen presso Madang. Seguirono altre iniziative, e si deve fare particolare menzione del coraggioso lavoro di formazione seminaristica compiuto durante i difficili anni della Seconda guerra mondiale.
Oggi avete la fortuna di possedere il seminario regionale maggiore di Bomana, che prepara al sacerdozio giovani provenienti da tutte le Chiese locali. Questi seminaristi ci danno grande speranza per il futuro della Chiesa in Papua Nuova Guinea. A mano a mano che il loro numero cresce, la Chiesa diventa veramente se stessa. Oggi quattro figli di questo Paese sono in mezzo a voi in qualità di vescovi.
Grazie a Dio molte donne di Papua Nuova Guinea hanno accolto la sua chiamata alla vita religiosa. Fin dal 1912 fu fondata la prima congregazione locale di suore: le Figlie di Maria Immacolata. E sei anni dopo ebbero inizio qui in Papua le Serve del Signore (Handmaids of the Lord). Inoltre, molte giovani donne si sono affiancate alle congregazioni missionarie rendendo il loro servizio sia nel Paese, sia fuori di esso. Ci sono state anche vocazioni di fratelli religiosi, e nonostante molte difficoltà, essi non mancano oggi in Papua Nuova Guinea. Prego che con la grazia di Dio il loro numero cresca.
5. Oggi ci riuniamo in questo stadio per dare testimonianza del fatto che la Chiesa di Cristo è un tempio vivente fatto di uomini e di donne di questa terra. In questa storica circostanza, eleviamo i nostri cuori in ardente preghiera per un maggior numero di vocazioni sacerdotali e religiose grazie alle quali il lavoro di evangelizzazione possa progredire. Esse sono così necessarie per la vita e la continua crescita della Chiesa in Papua Nuova Guinea, così necessarie per il bene di tutto il popolo di Dio. Come Gesù disse: “La messe e molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!” (Mt 9, 37-38).
Facciamo questa preghiera, amato popolo di Papua Nuova Guinea, nel nome di Cristo, sapendo che tutto quello che chiediamo al Padre nel suo nome, egli ce lo concederà (cf. Gv 15, 16). Facciamo questa preghiera per la gloria della Santissima Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen.
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