SANTA MESSA NELLO STADIO NAZIONALE DI SINGAPORE
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Giovedì, 20 novembre 1986
“Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi” (Fil 4, 4).
Caro arcivescovo Yong, cari fratelli e sorelle.
1. Mi rallegro veramente nel Signore celebrando oggi l’Eucaristia a Singapore. E nell’amore di Cristo saluto voi, amati fratelli e sorelle della Chiesa cattolica. È veramente una gioia essere qui con voi. Ed è giusto che noi ci rallegriamo insieme nella sacra liturgia, seguendo l’esortazione di san Paolo nella seconda lettura: “Rallegratevi con quelli che sono nella gioia” (Rm 12, 15). Noi, che siamo stati battezzati in Cristo, abbiamo il privilegio e il dovere di rendere lode e gloria alla santissima Trinità. Questo è il motivo primario per cui ci incontriamo nell’Eucaristia. Offriamo il nostro gioioso ringraziamento al Padre. Ci rallegriamo nel dono della fede attraverso il quale siamo giunti a conoscere e ad amare Gesù Cristo, Nostro Signore.
In questa occasione porgo i miei più cordiali saluti ai nostri fratelli e sorelle delle altre comunità cristiane, con i quali abbiamo in comune il Battesimo e l’amore per Cristo. Vi ringrazio per la vostra presenza. E saluto anche molto cordialmente i rappresentanti delle altre religioni e tutti gli uomini di buona volontà di questo Paese. Gesù Cristo è venuto in questo mondo per portare amore e pace. E il mio desiderio è di essere tra di voi come servitore dell’amore e della pace di Cristo.
2. Sono venuto anche tra di voi come successore di Pietro e supremo pastore della Chiesa universale. E in questo senso, desidero incoraggiarvi e confermarvi nella fede, e approfondire la vostra stima dei legami di fede e carità che vi uniscono ai fratelli e sorelle in Cristo in tutto il mondo.
La Chiesa di Singapore, che visito oggi, è - come la vostra giovane e vigorosa nazione - fiorente e piena di vita. Voi avete più di cento sacerdoti, trecento tra religiosi e religiose, molti uomini e donne laici attivi e profondamente impegnati, in tutto più di centomila battezzati. Avete un seminario maggiore e uno minore, un gran numero di istituti di educazione e organizzazioni di assistenza sociale, oltre alle vostre numerose parrocchie.
Più importante ancora delle molte istituzioni è lo spirito di comunione ecclesiale che vi unisce l’un l’altro e con le vicine Chiese locali. Sapete anche apprezzare la necessità di una sensibilità e una collaborazione ecumenica, e cercate di mantenere relazioni amichevoli e costruttive con i vostri fratelli e sorelle non cristiani. Questa è la Chiesa di Singapore che sono lieto di visitare oggi. Ed è quella Chiesa che io desidero incitare a una sempre maggiore crescita spirituale.
3. Permettetemi, per un attimo, di meditare con voi sulla storia della Chiesa nel vostro Paese. Tracciamo rapidamente le fasi dell’evangelizzazione, per ricordare la benedizione di Dio nel passato, che è sorgente di ispirazione e di speranza per il presente, un motivo di gioia e di lode.
Due anni dopo che sir Stamford Raffles fondò Singapore, nel 1819, un sacerdote cattolico stabilì qui la sua residenza, e la Chiesa le sue radici. Da quel momento in poi, essa ha continuato a crescere nel vostro Paese. Da questi semplici e umili inizi (la Chiesa) ha continuato a crescere sotto la mano provvidenziale di Dio. Tuttavia non furono questi i primi sforzi per evangelizzare questa regione. All’inizio del XVI secolo la fede cattolica era giunta alla penisola malese con i colonizzatori portoghesi. Alla metà di quel secolo, la regione visse un impegno missionario vigoroso e fruttuoso. Tra coloro che hanno predicato il Vangelo in questa regione vi fu san Francesco Saverio, che più volte visitò Malacca. Furono costruite chiese, scuole e ospedali. In seguito, purtroppo, l’evangelizzazione ebbe una stasi e la Chiesa subì un declino.
Come abbiamo già detto, l’impegno missionario a Singapore riprese all’inizio del XIX secolo. Ma solo negli ultimi decenni esso ha vissuto una notevole crescita. Nel 1888 fu eretta la diocesi di Malacca, che comprendeva, nei suoi confini, anche Singapore. Nel 1955 fu eretta l’arcidiocesi di Malacca-Singapore, e nel 1972 Singapore divenne arcidiocesi a sé stante.
Questa è la Chiesa in cui io mi rallegro di essere oggi. Ed è a tutti voi, fratelli e sorelle in Cristo che desidero proclamare questo messaggio di amore e di pace.
4. Nel Vangelo di oggi, Gesù ci offre il suo messaggio di amore e di pace: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. E continua, dicendo: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” (Gv 14, 23. 27).
Con queste parole, Gesù ci fa capire una volta di più come l’amore rappresenti il centro della missione ricevuta dal Padre: lui, il Figlio, viene a portare l’amore. Quindi l’amore è la più profonda verità su Dio stesso, perché “Dio è amore” (1 Gv 4, 16).
L’amore di Dio è personificato nello Spirito Santo. Nella mia enciclica sullo Spirito Santo nella vita della Chiesa e del mondo, ho detto: “Nello Spirito Santo la vita intima del Dio uno e trino si fa tutta dono, scambio di reciproco amore tra le divine Persone . . . È lo Spirito Santo l’espressione personale di un tale donarsi, di questo essere amore. È persona-amore” (Dominum et Vivificantem, 10).
5. L’Amore rappresenta la vera essenza dell’insegnamento di Cristo, perché esso è il più alto comandamento. La vita - la vita di tutti noi - deve essere fondata sull’amore. San Paolo ce lo dimostra in modo pratico nelle esortazioni della seconda lettura di oggi, tratta dalla Lettera ai Romani: “La carità non abbia finzioni”, egli dice, “fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene, amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda” (Rm 12, 9-10). L’amore umano autentico è un fedele riflesso dell’amore di Dio. Per questo l’amore è caratterizzato da un profondo rispetto per tutti gli uomini, a prescindere dalla loro razza, dal loro credo o da qualunque cosa li renda diversi da noi. L’amore risponde generosamente alle necessità dei poveri, ed è contrassegnato dalla pietà per coloro che soffrono. L’amore è pronto a offrire ospitalità ed è fedele nei tempi difficili. Esso è sempre disposto a perdonare, a sperare e a ricambiare una bestemmia con una benedizione. “La carità non avrà mai fine” (1 Cor 13, 8). Il comandamento dell’amore è il fulcro del Vangelo.
6. È Cristo, l’unico Figlio del Padre, che ci insegna la verità su Dio che è amore. E questo insegnamento del Figlio è costantemente rinnovato nella Chiesa e nel cuore dell’uomo dallo Spirito Santo, dal Consolatore, colui che secondo la promessa di Gesù “v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14, 26).
Questa promessa di Gesù non significa solamente che in ogni paese e in ogni età lo Spirito “continuerà a ispirare la divulgazione del Vangelo di salvezza, ma anche che aiuterà a comprendere il giusto significato del contenuto del messaggio di Cristo . . . Lo Spirito Santo, dunque, farà sì che nella Chiesa perduri sempre la stessa verità, che gli apostoli hanno udito dal loro Maestro” (Dominum et Vivificantem, 4). È grazie allo Spirito Santo, il Consolatore, che l’insegnamento della Chiesa è uno ed il medesimo in tutto il mondo. È lo stesso a Singapore e a Roma, perché lo Spirito Santo opera nelle nostre menti e nei nostri cuori.
7. Subito dopo aver parlato dello Spirito Santo, Gesù dice ai suoi discepoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” (Gv 14, 27). La pace è frutto dell’amore. La pace è frutto dell’opera dello Spirito Santo. Questa pace viene data - in dono - nel mistero pasquale di Cristo.
Nello stesso tempo, la pace è un compito, e viene continuamente assegnato, in modo che il Salmo possa dire: “giustizia e pace si baceranno” (Sal 84, 11). Questo compito viene affidato a uomini che ricoprono diversi ruoli e responsabilità, nella famiglia, nella comunità, nella società e nella vita internazionale.
8. L’opera di pace è un compito che non si esaurisce mai, ma è sempre in divenire, sempre bisognoso di essere confermato e rafforzato. Dobbiamo costantemente operare per la pace. La vera pace ha origine nella mente e nel cuore, nella volontà e nell’anima della persona umana, perché essa deriva dall’amore genuino per il nostro prossimo. È veramente giusto dire che la pace è il risultato dell’amore, quando l’uomo coscientemente decide di migliorare i propri rapporti con il suo prossimo, di fare qualunque sforzo per superare divisioni e incomprensioni, e - se possibile - di divenire amici.
Come cristiani, sappiamo che possiamo solo amarci tra di noi, perché Dio per primo ha amato noi. Troviamo ispirazione e forza nelle parole della prima lettura odierna tratta dal profeta Geremia, laddove Dio ci dice: “Ti ho amato di amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà” (Ger 31, 3). L’amore eterno di Dio ci è di sprone nei nostri sforzi per la costruzione della pace.
La pace chiama la giustizia, un atteggiamento che riconosca la dignità e l’eguaglianza di tutti gli uomini e le donne, e un fermo impegno nella ricerca della sicurezza e della tutela dei diritti umani fondamentali per tutti. Dove non c’è giustizia, non può esserci pace. La pace è possibile solo dove esiste un giusto ordine che garantisca i diritti di ciascuno. La pace mondiale è possibile solo quando l’ordine internazionale è giusto.
9. Cari fratelli e sorelle in Cristo, a voi rivolgo il mio appello: costruite la vostra vita sull’amore. La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene . . . Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti” (Rm 12, 9. 18). “Beati gli operatori di pace” (Mt 5, 9). Queste parole del nostro Salvatore sono per noi una promessa e una sfida. In fedele risposta ad esse, costruiamo la pace!
Dopo la Messa parlerò ai sacerdoti, ma ora desidero rivolgere alcune parole ai religiosi. Cari fratelli e sorelle, voi che Cristo ha chiamato a seguirlo più intimamente nella castità, nella povertà e nell’obbedienza: la vostra vocazione trova il suo significato e il suo scopo nell’amore, il vostro amore per Gesù e il suo per voi. Il frutto dell’amore è la pace interiore, “una pace non come la dà il mondo” (Gv 14, 27), quel tipo di pace che precede e rende possibile la pace tra gli individui e nel mondo. C’è da meravigliarsi, a questo punto, che uno dei maggiori eroi della pace nella storia del mondo sia un fondatore religioso, san Francesco d’Assisi? Siate anche voi riconosciuti come persone consacrate, che vivono dell’amore per Cristo e che irradiano pace interiore. Vivendo fedelmente la vostra vocazione, saprete portare amore e pace al mondo. Ricordate anche che il sacramento della Penitenza in un modo speciale aiuta a ristabilire la pace nel cuore dell’uomo, perché esso è il sacramento della Riconciliazione, la celebrazione liturgica della misericordia e dell’amore di Dio.
Desidero ricordare alle famiglie quanto grande possa essere il loro contributo alla pace. Mariti e mogli, insieme con i vostri figli, voi siete le cellule vive della società, e la prima pietra per la sua stabilità e il suo benessere. Desidero assicurare le coppie del sostegno della Chiesa nel loro impegno di esercitare responsabilmente il loro diritto fondamentale alla formazione delle famiglie, a sostenere e educare i loro figli senza alcun tipo di costrizione o pressione. È pieno diritto dei coniugi prendere una decisione libera, mutua e cosciente, in accordo con i principi morali oggettivi, per quanto riguarda la nascita dei loro figli e le dimensioni della loro famiglia. Questa decisione dovrebbe essere basata sul riconoscimento della loro responsabilità nei riguardi di Dio, di se stessi, dei loro figli, della loro famiglia e della società. Nel prendere queste decisioni, le coppie dovrebbero essere in grado di poter fare affidamento su quei metodi moralmente leciti di controllo delle nascite che sono in accordo con la dignità della persona e con l’autentica espressione dell’amore coniugale.
La famiglia ha un posto unico nella Chiesa come comunità di vita e di amore. Pur essendo una comunità di persone in dialogo con Dio, essa svolge un ruolo importante nella società. Essa deve rimanere aperta a una comunità più ampia, in modo che l’amorevole preoccupazione che ciascuno ha all’interno della propria famiglia possa essere estesa ad altri per il miglioramento di tutti. Posso dire a questo punto quale sia la mia soddisfazione nell’apprendere del programma di educazione morale che è stato inserito nelle scuole di Singapore. Questa iniziativa, il cui scopo è inculcare i valori umani e la disciplina personale, potrà veramente completare gli sforzi compiuti dai genitori come educatori primari dei loro figli nell’amore di Dio.
Ed ora una parola a voi, cari giovani, che rappresentate una parte tanto grande e dinamica della Chiesa in Singapore, in Malaysia e in tutta l’Asia. Anche a voi rivolgo un appello: siate operatori di pace. Non sottovalutate la grande necessità che c’è del vostro contributo alla promozione della pace. Come ho detto nel Messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1985: “La pace e i giovani camminano insieme” (n. 3): “Quando io guardo a voi, giovani, sento una grande gratitudine e speranza. Il futuro a lungo termine nel prossimo secolo sta nelle vostre mani. Il futuro di pace sta nei vostri cuori . . . Abbiate fiducia nella grandezza della vocazione umana - una vocazione da perseguire nel rispetto per la verità, per la dignità e per gli inviolabili diritti della persona umana . . . Non abbiate paura!”. Essere operatori di pace è un compito che spetta a tutti noi. Nessuno può sfuggire a questo dovere, in particolare in un’epoca segnata dalla minaccia nucleare e dalla crescente violenza.
Vorrei però segnalare un particolare gruppo di persone che offrono un contributo unico alla causa della pace. E mi riferisco ai malati e agli anziani, e a tutti coloro che partecipano alla sofferenza di Cristo. Nella mia lettera apostolica sul significato cristiano della sofferenza umana, ho affermato: “Il mistero della redenzione del mondo è in modo sorprendente radicato nella sofferenza . . . Chiediamo a voi tutti, che soffrite, di sostenerci. Proprio a voi, che siete deboli, chiediamo che diventiate una sorgente di forza per la Chiesa e per l’umanità. Nel terribile combattimento tra le forze del bene e del male, di cui ci offre spettacolo il nostro mondo contemporaneo, vinca la vostra sofferenza in unione con la croce di Cristo!” (Salvifici Doloris, 31).
10. Voglio che sappiate quanto ho atteso questa occasione di poter celebrare l’Eucaristia insieme a voi, e ringrazio Dio per avermi dato la possibilità di essere qui a Singapore. Vorrei poter rimanere con voi più a lungo. Ma trovo consolazione nelle parole di Gesù del Vangelo di oggi. Egli dice: “Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14, 26).
Il Padre manda il suo Spirito di verità e di amore nel mondo, e lo Spirito ci guida sulle strade della pace. Per questo “non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore” (Gv 14, 27). Cari fratelli e sorelle: lo Spirito Santo è con voi.
Desidero, ora, affidare l’intera Chiesa di Singapore a Maria. È stata lei, infatti, che per mezzo del potere dello Spirito Santo, ha dato per la prima volta Cristo al mondo. Per mezzo del suo amore e delle sue preghiere, doni ora Cristo anche a voi. Amen.
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