CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA NELL’«ALBERT PARK» DI SUVA
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Suva (Fiji) - Venerdì, 21 novembre 1986
“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Gv 15, 12).
Cari fratelli e sorelle,
1. È una grande gioia per me essere con voi oggi a Suva. Desidero rivolgere il mio cordiale saluto ai cittadini dell’intera nazione delle Fiji, una società composta da molte razze, culture e religioni.
Fiji - un arcipelago costituito da due isole principali e da diverse centinaia di isolette, un “crocevia” nell’azzurro Oceano del Pacifico Meridionale dove le vie della migrazione melanesiana e polinesiana si incontrano - è bello sia per lo scenario naturale che per voi, il suo popolo.
Da tempo immemorabile siete un popolo religioso, particolarmente amante della natura e consapevole del valore della comunità. La vostra coscienza sociale è evidente per il modo con cui le diverse razze, culture e religioni convivono in armonia senza perdere la loro peculiare identità. Vi incoraggio a continuare a percorrere i sentieri del dialogo creativo e della comprensione reciproca. E possiate sempre custodire i vostri peculiari valori e tradizioni culturali quali strumenti di arricchimento reciproco.
2. Sono venuto qui oggi a proclamare in vostra presenza quanto il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati”. La nostra fedeltà a questo comandamento di amarci l’un l’altro come il Signore ha amato noi, è il modo migliore in cui possiamo vivere la nostra dedizione al Signore.
Allo scopo di riflettere su questo tema, “Dedizione al Signore” rivolgiamo la nostra attenzione alla Beata Vergine Maria, che è nostra Madre nell’ordine della grazia. In modo speciale Maria ha adempiuto il comandamento di amore del Signore, e di questo ci dà un esempio perfetto.
Ascoltiamo ancora il Canto di Lode di Maria così come viene riportato nel Vangelo di San Luca, poiché non vi è espressione più eloquente dell’amore di Maria:
“L’anima mia magnifica il Signore, / e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, / Perché ha guardato l’umiltà della sua serva;/ d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. / Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente / e Santo è il suo nome” (Lc 1, 46-49).
Più di ogni altra persona, Maria era consapevole dell’amore di Dio l’alma madre del divino Redentore, la compagna generosa del tutto eccezionale e l’umile serva del Signore” (Lumen Gentium, 61).
La sua dedizione al Signore si manifesta al momento dell’Annunciazione, nella povertà di Betlemme, nell’ansia della fuga in Egitto, nell’umile e laboriosa vita di Nazareth e infine a Gerusalemme, sia sulla dolorosa via del Calvario, che ai piedi della Croce, dove si offrì in unione col sacrificio di suo Figlio. Anche dopo la Risurrezione del suo Figlio glorioso, Maria continua a consacrarsi alla volontà del Padre e alla missione di suo Figlio, mentre persevera nella preghiera con le altre donne e con gli Apostoli nell’attesa della venuta dello Spirito Santo nella Pentecoste.
Con le parole del Concilio Vaticano II, possiamo dire in breve “ella ha cooperato in modo del tutto speciale all’opera del Salvatore, con l’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità per restaurare la vita soprannaturale delle anime” (Lumen Gentium, 61).
3. Una volta, durante il ministero pubblico di nostro Signore, sua Madre ed altri parenti lo avvicinarono mentre si rivolgeva alle folle. Avendo udito che desideravano parlargli, Gesù chiese: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli: “Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12, 48-50).
Queste parole di Gesù in risposa dichiara: “Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1, 38).
Possiamo dire che è attraverso la totale offerta di sé al momento dell’Annunciazione che ella diventa il nostro modello, nostra guida e nostra Madre. Il Concilio Vaticano II sottolinea questo fatto quando insegna che la “maternità di Maria nell’economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso prestato nella fede al tempo dell’Annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti” (Lumen Gentium, 62).
Nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato, Gesù rassicura ciascuno di noi del suo amore. Dice: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore” (Gv 15, 9). Dobbiamo ricordarci sempre di questa verità fondamentale: che il Signore ci ama in un modo speciale. Dobbiamo ripetere sempre le parole del Salmista: “Forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura in eterno” (Sal 117, 2). L’amore di Dio è reale per ciascuno di voi qui nelle Fiji e in tutto il Pacifico. Questo amore è personale e incondizionato ed è chiaramente visibile nei molti modi in cui egli vi ha benedetto. Il suo amore è la sorgente della vostra forza. E voi siete chiamati ogni giorno della vostra vita a rispondere a questo amore del Signore, proprio come fece Maria.
4. Nel Vangelo di oggi, quando Gesù ci dice di amarci l’un l’altro come egli ci ama, dice anche: “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15, 11). Dobbiamo comprendere che per amare come fa Gesù dobbiamo offrire agli altri il dono di noi stessi. Ed è solo donandoci attraverso la carità, il servizio e la compassione che possiamo sperimentare la vera gioia. La fedeltà al comandamento del Signore di amarci l’un l’altro come egli ci ha amato ci porta alla condivisione della gioia del Signore ora e per sempre.
5. La vita di nostro Signore illustra le parole che egli ci rivolge oggi: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13). Seguendo l’esempio della Beata Vergine Maria, la cui vita fu una fragrante offerta d’amore, siete invitati a vivere la vostra vita nell’amore agli altri ad imitazione del Signore Gesù che per primo sacrificò la propria vita nell’amore per voi. La vostra dedizione al Signore e al suo comandamento di amore vi assicura la sua amicizia, poiché nel Vangelo di oggi Gesù ripete: “Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi” (Gv 15, 15).
Miei cari fratelli e sorelle: tutti voi siete stati scelti dal Signore proprio come lo fu Maria. Possiate rispondere con tutto il cuore e generosamente alla chiamata del Signore ad abbracciare una vita di servizio agli altri.
Nella Lettera ai Colossesi che ci è stata appena letta san Paolo scrive: “Rivestitevi dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione” (Col 3, 12-14).
In questo passo san Paolo si riferisce chiaramente al fatto che noi siamo scelti da Dio, e così egli ci esorta a sopportarci a vicenda, a perdonarci scambievolmente, e ad obbedire al comandamento del Signore di amarci l’un l’altro.
6. La storia degli inizi della Chiesa in Oceania ci offre un esempio ispiratore di dedizione al Signore e di quell’amore che si dona “dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13). Mi sto riferendo all’eroica testimonianza e al martirio di san Pietro Chanel, il Padre Marista che veniva dalla Francia come uno dei primi missionari a proclamare il Vangelo di Cristo nell’Oceania occidentale. Nonostante le gravi difficoltà egli lavorò con profonda fede, pazienza e forza. Dopo molte vicissitudini ed apparenti fallimenti, Pietro Chanel fu il primo martire dell’Oceania. Egli sacrificò la sua vita per amore del Vangelo, e la sua dedizione generosa al Signore portò buoni frutti quando nel 1843 tutti gli abitanti di Futuna furono convertiti a Cristo.
Le stesse origini della Chiesa delle Fiji possono essere fatte risalire all’arrivo nel 1844 dei confratelli francesi del Marista Pietro Chanel. Con immensa gratitudine al Signore, rendo lode alle molte generazioni di missionari che nel corso degli ultimi centocinquant’anni hanno seguito le orme di san Pietro Chanel e hanno lavorato per la diffusione del Vangelo in Oceania. La vitalità della Chiesa di oggi è legata alla generosità delle loro vite.
L’attuale Arcidiocesi di Suva, eretta nel 1966, e il Seminario Regionale del Pacifico fondato sotto il patrocinio di san Pietro Chanel, sono una testimonianza dello sviluppo della Chiesa in questo luogo e in tutta l’Oceania. Grazie a Dio, lo spirito di sacrificio e la dedizione al Signore dimostrati dalle passate generazioni hanno una continuazione nel clero, nei religiosi e nei laici di oggi. Abbiamo prove di questa dedizione nelle scuole cattoliche, negli ospedali, specialmente Makogai, nell’aiuto dato ai senzatetto e ai disoccupati e a tutti coloro che vivono in una grande indigenza. Vi esorto tutti a continuare il vostro generoso servizio al Signore, specialmente ai più poveri dei vostri fratelli e sorelle. Possa il ricordo degli eroici missionari ispirare molti giovani di oggi a dedicarsi al Signore nel sacerdozio e ispirare altri giovani, uomini e donne, alla vita religiosa; che questo ricordo sostenga tutto il popolo di Dio nella sua vocazione alla santità.
7. Miei cari in Cristo: ricordatevi sempre del vostro Battesimo, e sappiate che Dio vi ha scelti per condividere la missione di suo Figlio. La vostra vocazione è seguire Gesù e obbedire alla sua parola. San Paolo dice: “La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza” (Col 3, 16)
Potete essere certi che la parola di Cristo, che dimora nei vostri cuori, porterà frutti abbondanti, specialmente in atti di misericordia e compassione. Quando egli dice ai suoi discepoli di amarsi gli uni gli altri, Gesù sottolinea che egli ha scelto loro e non il contrario, e che essi devono andare avanti e portare frutto: “Non voi avete scelto me ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda” (Gv 15, 16).
Il comandamento di amore del Signore è stato proclamato al popolo delle Fiji fin dall’arrivo dei primi missionari cristiani. Invito tutti voi a divenire sempre più consapevoli della chiamata di Cristo a diffondere il Vangelo agli altri così come a pregare e a lavorare insieme per la unità dei cristiani. Vi incoraggio nella vostra stima ed amicizia per i vostri fratelli indù e musulmani, affinché il dialogo rispettoso possa portare ad una migliore comprensione reciproca.
È mia fervente preghiera che la mia visita pastorale alle Fiji vi aiuterà a dedicarvi ancor più a fare la volontà del Padre e a condividere la missione di suo Figlio. Per questa ragione:
Vi esorto ad amarvi gli uni gli altri come Gesù ha comandato.
Vi esorto a rinnovare i vostri sforzi per apprezzare e rispettare la diversità culturale aitrui.
Vi esorto a dedicare una speciale attenzione ai poveri e a coloro che sono emarginati dalla società.
Vi esorto a lavorare per una società più giusta, nella quale la ricchezza sarà divisa più equamente e nella quale sarà possibile per tutti una vita nel rispetto della dignità umana.
Vi esorto a dare il vostro sostegno con la preghiera all’Arcivescovo Petero Mataca poiché egli vi annuncia il Vangelo di salvezza.
Esorto in particolar modo voi giovani a rispondere all’amore del Signore e a condividere la sua gioia con gli altri.
Esorto voi che siete malati ad offrire le vostre sofferenze per la crescita del regno di Dio.
E raccomando tutti voi all’intercessione della Beata Vergine Maria, esempio perfetto di dedizione al Signore, Madre di colui che dice: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati”. Amen.
Il Santo Padre si rivolge poi in francese ad alcuni pellegrini giunti da Tahiti e da altre isole del Pacifico.
Je suis heureux de saluer les pèlerins de Tahiti, avec leur Archevêque, Mgr Michel Coppenrath, les pèlerins des Iles Marquises, de Vanuatu, de Wallis et Futuna.
Chers frères et sœurs de langue française, dispersés dans ces Iles, demeurez fidèles à votre foi catholique qui s’est épanouie merveilleusement depuis cent cinquante ans, et qui s’exprime selon vos cultures locales et la culture française. Soutenez-vous dans la prière, dans l’amour fraternel, dans l’édification d’une Eglise vivante et rayonnante, unie avec son Evêque. Soyez des artisans de paix. Approfondissez votre foi, pour bien la transmettre aux jeunes générations et devenir vous-mêmes missionnaires. Restez ouverts aux autres Eglises locales du Pacifique comme à celle de la France. Sans pouvoir me rendre chez vous, je connais votre vitalité et vos besoins, et je demeure proche de vous par le cœur et par la prière. En vous bénissant, je bénis aussi vos familles et notamment ceux qui sont dans l’épreuve. Que le Seigneur vous accorde de vivre dans la paix et vous comble de ses Bénédictions!
Ecco una nostra traduzione italiana delle parole del Papa.
Alla celebrazione erano presenti anche numerose persone provenienti dalla Polinesia. Il Papa li ha salutati:
Sono lieto di salutare i pellegrini di Tahiti, con il loro Arcivescovo, Mons. Michel Coppenrath, i pellegrini delle Isole Marquises, di Vanuatu, di Wallis e Futuna.
Cari fratelli e sorelle di lingua francese, disseminati in queste isole, restate fedeli alla vostra fede cattolica che si è diffusa meravigliosamente da centocinquant’anni a questa parte e che si esprime secondo le vostre culture locali e la cultura francese. Sostenetevi nella preghiera, nell’amore fraterno, nell’edificazione di una Chiesa viva e radiosa, unita al suo vescovo. Siate artefici di pace. Approfondite la vostra fede, per trasmetterla alle giovani generazioni e divenire voi stessi missionari. Restate aperti alle altre Chiese locali del Pacifico come pure a quella di Francia. Pur non potendo venire da voi, conosco la vostra vitalità e le vostre esigenze e vi resto vicino con il cuore e con la preghiera. Benedicendo voi, benedico anche le vostre famiglie e soprattutto quanti sono nella prova. Che il Signore vi conceda di vivere nella pace e vi ricolmi delle sue benedizioni!
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