VIAGGIO APOSTOLICO IN URUGUAY, CILE E ARGENTINA
CELEBRAZIONE DELLA PAROLA A SALTA
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Ippodromo cittadino di Salta (Argentina)
Mercoledì, 8 aprile 1987
“Predicavo loro di convertirsi e di rivolgersi a Dio, compiendo opere di vera conversione” (At 26, 20).
Carissimi fratelli e sorelle.
1. Con queste parole, trasmesse dal libro degli Atti degli Apostoli, lo stesso san Paolo, l’apostolo delle genti, riassume il contenuto della sua predicazione! Egli era andato per il mondo per diffondere il messaggio di Gesù tra gli uomini del suo tempo, ripetendo l’invito pressante del Maestro: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1, 15).
Tutta la chiesa, lungo questi ormai quasi due millenni del suo pellegrinaggio in questo mondo, non cessa di annunciare a tutta l’umanità questo messaggio di penitenza e conversione a Dio. Un messaggio che è divinamente efficace, perché nella forza della Parola e dei sacramenti opera il potere di Cristo, il Figlio di Dio incarnato. A tutte le generazioni di evangelizzatori, che continuano la missione del Signore, è rivolto quel mandato e quella garanzia divina con cui si chiude il Vangelo secondo san Matteo: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra! Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ha comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 18-20).
Il mandato evangelizzatore riguarda “tutte le nazioni”, e si estende “fino alla fine del mondo”. Per questo, avvicinandosi il V centenario della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo nel 1492, la Chiesa non poteva non fare sua la celebrazione di questo avvenimento, poiché anch’essa, durante questi cinquecento anni, ha compiuto il mandato di Cristo nelle immensità di questo continente.
La Provvidenza di Dio ha voluto che questa visita nella vostra patria avvenisse proprio durante la novena di anni che precede il 1992, costituendo una tappa significativa della preparazione del V centenario, che sarà - così chiediamo a Dio - un tempo di grazia per tutta l’America. In questo contesto, il mio soggiorno in Argentina acquista il significato di una gioiosa e riconoscente celebrazione cristiana ed ecclesiale di questo quasi mezzo millennio dell’evangelizzazione nelle vostre terre.
2. Grazie, Signore, per avermi permesso di venire fino a questa cara città di Salta, che è tua e della Vergine del Miracolo! Grazie, per queste ore indimenticabili che passo nel Nordest argentino!
Saluto affettuosamente e fraternamente il pastore di questa cara arcidiocesi, e tutti i miei fratelli nell’episcopato di questa regione, che guidano il Popolo di Dio a Jujuy, Orán, Cafayate e Humahuaca. Saluto ugualmente le autorità civili qui presenti.
Il mio saluto vuole stringere in uno stesso abbraccio i sacerdoti, i religiosi e religiose, tutti gli altri fedeli, e tutti coloro che abitano in questa parte del Nord argentino. In modo particolare mi rallegro per questo incontro ed esprimo il mio affetto ai rappresentanti dei più antichi abitatori di queste terre, che sono sempre molto vicini al cuore del Papa. È per me motivo di particolare gioia salutarvi come appartenenti dei popoli quechua, guarani, mapuche e tanti altri, eredi di antiche tradizioni e culture. Amate i valori dei vostri popoli e fateli fruttificare; amate, soprattutto, la grande ricchezza che per volere divino avete ricevuto: la vostra fede cristiana.
Cari fratelli e sorelle che mi ascoltate:
il mio ringraziamento a Dio per trovarmi tra di voi è, nello stesso tempo, ringraziamento per questi secoli di evangelizzazione dell’Argentina, che qui a Salta si rendono particolarmente visibili nella loro continuità con le origini. Negli uomini e donne di questa terra, nei loro costumi e nel loro modo di vivere, persino nella loro architettura, si scoprono i frutti di quell’incontro di due mondi che avvenne quando giunsero i primi Spagnoli ed entrarono in contatto con i popoli indigeni che vivevano in questa regione, e in particolare con la cultura quechua-aimará.
Da questo fruttuoso incontro è nata la vostra cultura, vivificata dalla fede cattolica che fin dall’inizio si radicò così profondamente in queste terre. La vicinanza del V centenario dell’evangelizzazione dell’America Latina è una grande occasione per rinnovare il vostro ringraziamento a Dio per l’eredità di fede e amore che avete ricevuto, e per riempirvi del santo e ardente desiderio che questo patrimonio sia molto fecondo nelle vostre vite in quelle dei vostri figli. La grazia di Dio, e la protezione della santissima Vergine, degli angeli e dei santi non vi mancheranno!
3. Abbiamo appena ascoltato san Paolo che, dopo aver narrato la storia della sua conversione al re Agrippa, aggiunge: “Pertanto, o re Agrippa, io non ho disobbedito alla visione celeste” (At 26, 19). La Chiesa, nonostante le debolezze di alcuni dei suoi figli, sempre sarà fedele a Cristo e, sostenuta dal potere del suo Fondatore e Capo - che sarà con i suoi discepoli sino alla fine del mondo (cf. Mt 28, 20) - continuerà a proclamare il Vangelo e a battezzare gli uomini nel nome del Padre, e, del Figlio e dello Spirito Santo.
Nel vedere come il mandato di predicare e battezzare si è fatto realtà in questo continente, la Chiesa confessa umilmente che ha ricevuto la missione e l’autorità di Cristo per continuare attraverso i secoli la sua opera redentrice. Come ho detto a Santo Domingo, “la Chiesa, per quanto la riguarda, vuole accostarsi a celebrare questo centenario con l’umiltà della verità, senza trionfalismi né falsi pudori” (Giovanni Paolo II, Omelia tenuta a Santo Domingo ai Vescovi della Conferenza Episcopale dell’America Latina (CELAM), 12 ott. 1984: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VII/2 [1984] 889). Questa verità sull’essere e sul destino dell’America mi porta ad affermare, con rinnovata convinzione, che questo è un continente di speranza, non solo per la qualità dei suoi uomini e donne, e le possibilità della sua natura ricca, ma principalmente per la sua rispondenza alla buona novella di Cristo. Per questo, quando sta per iniziare il terzo millennio del Cristianesimo, l’America deve sentirsi chiamata a farsi presente nella Chiesa universale e nel mondo con una rinnovata azione evangelizzatrice, che mostri la potenza dell’amore di Cristo a tutti gli uomini, e semini la speranza cristiana in tanti cuori assetati del Dio vivo.
4. Così, guardare al passato dell’evangelizzazione in questa benedetta nazione argentina, non è una ostentazione di sentimentalismo nostalgico, né un appello all’immobilismo. Al contrario, è riconsiderare la presenza permanente di Cristo nel vostro popolo, e approfondire questa vitale connessione con la perenne novità del Vangelo, che è stato seminato in questa terra argentea pochi anni dopo la scoperta dell’America, con le spedizioni di Magellano, Caboto, Mendoza, Almagro, Núñez del Prado e altri.
Da allora, e grazie alla costanza dei primi evangelizzatori, la Parola e i sacramenti di Cristo non hanno cessato di edificare la Chiesa in Argentina. I discendenti degli abitatori di queste terre poco a poco si convertirono e battezzarono in gran numero e si unirono ai figli di Spagna, che hanno lasciato in eredità le profonde radici cristiane della loro cultura.
Esempio originalissimo delle potenzialità umane e cristiane di questo processo di creazione di un “Nuovo Mondo” furono le giustamente celebri missioni guaranitiche. Fin dall’inizio, l’evangelizzazione procedette insieme con la promozione umana in tutti i campi: culturale, lavorativo, assistenziale. E deve continuare così, specialmente nell’evangelizzazione dei più bisognosi, tra cui non poche volte si trovano i discendenti dei primi abitanti di queste terre. È necessario far arrivare a loro il messaggio cristiano in modo che vivifichi efficacemente i loro propri valori tradizionali.
Durante il periodo coloniale, la Chiesa è andata stabilendosi, non senza difficoltà, nelle diverse regioni della vostra vasta geografia. Nel vedere gli edifici religiosi e civili di Salta, i suoi cortili di pietra e le imponenti cancellate, sembra di trasferirci in quei secoli, in cui tanti zelanti missionari s’impegnarono eroicamente nell’opera del Vangelo. Non posso non menzionare la vita semplice, gioiosa, piena di amore per gli indigeni, di san Francisco Solano, e di quel grande modello di azione apostolica che è stato il beato Roque Gonzalez de Santa Cruz, che suggellò con il suo sangue la fedeltà a Cristo.
Nei quasi due secoli di vita nazionale indipendente, l’evangelizzazione ha continuato ad avanzare, tanto in estensione territoriale - fino ad abbracciare tutto il paese, all’estremo nord sino alla Patagonia - come nell’organizzazione ecclesiastica e, soprattutto, nell’intensificazione della vita cristiana. Le grandi correnti migratorie, mentre davano una fisionomia cosmopolita a questa grande nazione e la collegavano singolarmente con l’Europa, confermarono l’identità cristiana del paese, sempre unito nella fede battesimale della maggioranza di coloro che sono venuti ad abitare il suolo argentino. Certamente non sono mancati ostacoli all’opera evangelizzatrice, soprattutto per le molteplici manifestazioni di quella mentalità che pretende di prescindere dai valori cristiani nella configurazione umana e istituzionale della vostra patria. Tuttavia, questa stessa difficoltà è divenuta fonte di maturità e stimolo costruttivo per i cristiani argentini.
Vorrei ricordare, come momento chiave della storia della Chiesa in Argentina durante questo secolo, e come appello a rinnovare la vostra fiducia in Dio rispetto al futuro, quel grande Congresso Eucaristico Internazionale, a cui partecipò come legato pontificio il Cardinale Pacelli, il futuro Papa Pio XII di venerata memoria! In questo memorabile evento si evidenziò, una volta di più, che il centro di tutta la vita della Chiesa è la santissima Eucarestia, che non si è mai smesso di venerare fin da quelle prime Messe sulle coste patagone nel 1519, durante il viaggio di Magellano.
5. Questo processo di progressiva maturazione nella fede battesimale, che si è avuto nell’evangelizzazione dell’Argentina, deve maturare anche nella vita di ogni cristiano. Per questo dobbiamo attualizzare la memoria del nostro battesimo. Ciò ci darà occasione di rinnovare la nostra fedeltà personale alla vocazione cristiana che nasce da questo sacramento.
Durante questo tempo di Quaresima, la Chiesa nostra madre ci esorta a “prepararci con gioia, purificati nello spirito, alla celebrazione della Pasqua, perché . . . attingiamo ai misteri della redenzione la pienezza della vita nuova” (Missale Romanum, Prefazio di Quaresima, I). La liturgia ci chiama a crescere in questa nuova vita che riceviamo nel momento del battesimo, partecipando ai misteri della morte e resurrezione del nostro Salvatore.
Questi quaranta giorni di penitenza e conversione che precedono ogni anno la Pasqua ricordano, con particolare intensità, che per vivere come cristiani non basta aver ricevuto la grazia iniziale del battesimo, ma che è necessario crescere continuamente in questa grazia. Inoltre, di fronte alla realtà del peccato, ancora presente ogni giorno nell’esistenza umana, è necessario pentirsi e convertirsi a Dio, manifestando la conversione con le opere (cf. At 26, 20).
È quanto san Paolo esponeva nella sua difesa davanti ad Agrippa, quando raccontava come Gesù gli mostrò gli orizzonti del suo apostolato: “Ti mando ad aprir loro gli occhi, perché passino dalle tenebre alla luce e dal potere di satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l’eredità in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me” (At 26, 17-18). Questo passaggio dalle tenebre alla luce, dal peccato alla grazia, dalla schiavitù del demonio all’amicizia con Dio, è avvenuto nelle acque del nostro battesimo, e torna a realizzarsi ogni volta che si recupera la grazia mediante il sacramento della penitenza.
Cari fratelli e sorelle: vale la pena tornare al Padre per essere perdonati!
La via del ritorno alla casa del Padre comporta pentimento, propositi di nuova vita, confessione davanti al ministro di Cristo e riparazione dei nostri peccati mediante le opere di penitenza; è una via che è faticoso percorrere, ma che ci porta a una gioia e a una pace che sono la gioia e la pace dello stesso Cristo.
6. Il futuro dell’evangelizzazione in Argentina richiede una continua conversione a Cristo da parte di tutti i figli di Dio che appartengono a questa nazione. Sarà possibile affrontare le grandi sfide dell’ora presente se tutti lottiamo per partecipare sempre più profondamente ai misteri di Cristo, morto e resuscitato per la salvezza degli uomini.
L’insegnamento di san Paolo che abbiamo ascoltato nella lettura biblica è sempre attuale: dobbiamo manifestare la nostra conversione con le opere (cf. At 26, 20). Opere proprie della nuova vita dei figli di Dio in Cristo, nelle quali si esercitano le tre virtù teologali, che sono come la trama dell’esistenza cristiana: la fede, la speranza e la carità.
“Ti mando ad aprir loro gli occhi, perché passino dalle tenebre alla luce” (At 26, 17-18). I vostri Vescovi hanno voluto sottolineare che sono venuto in Argentina come messaggero di fede, per confermare i miei fratelli argentini nella fede di colui che è l’unico Maestro, lo stesso Cristo (cf. Mt 23, 8). Con gli occhi della fede scoprirete il senso divino della vostra nuova vita, e vedrete che nessuna nobile realtà umana resta al margine dei disegni salvifici di Dio. Il Papa vi esorta a crescere nella vostra conoscenza del deposito della verità rivelata; e che la vostra fede si dimostri sempre con le opere (cf. Gv 2, 14-19), come chiara testimonianza del Vangelo che deve illuminare tutti gli istanti della vostra esistenza quotidiana e anche il vostro atteggiamento davanti alle grandi scelte che impone il presente e il futuro della nazione.
“Ti mando . . . perché . . . ottengano . . . l’eredità in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me” (At 26, 17-18). Il messaggio del Vangelo trasmette l’unica speranza capace di soddisfare i desideri di bene e di felicità di ogni essere umano: la speranza di partecipare all’eredità dei santi, che abbiamo ricevuto come germe del nostro battesimo. E questa eredità è Dio stesso che, se siamo fedeli in questa vita, conosceremo faccia a faccia e ameremo per tutta l’eternità nel cielo. Tuttavia, già durante il nostro itinerario terreno partecipiamo a questa eredità, e godiamo di un anticipo delle realtà celesti. Per questo la nostra speranza si estende anche al presente, certi che mai ci mancheranno la protezione e l’aiuto amoroso e paterno dell’Altissimo per compiere nella gioia il nostro pellegrinaggio fino alla nostra meta finale. Dio è nostro Padre, e vuole che risplenda la sua potenza in questa amata nazione. Questo è il messaggio di speranza che vi lascia il Papa.
Lo stesso san Paolo, nella sua Prima Lettera ai Corinzi (cf. 1 Cor 13), insegna che, al di sopra della fede e della speranza e di ogni altro dono divino, si trova la virtù della carità, dell’amore a Dio e al prossimo. La carità non si esaurisce mai, e senza di essa le altre virtù mancano di valore. L’amore cristiano è stato, cari fratelli, l’anima dell’evangelizzazione dell’America e dell’Argentina; la carità apostolica è stata la forza divina che ha mosso i missionari ed evangelizzatori, e che deve continuare a stimolare la crescita tra di voi dell’opera di Cristo, alla quale voi tutti fedeli siete chiamati a partecipare in virtù della vostra vocazione battesimale all’apostolato.
Questo amore a Dio, e agli altri attraverso Dio, vi porterà a rimanere sempre uniti al Signore e ai vostri fratelli. Con la carità di Cristo combatterete il peccato, che è il grande ostacolo a questa unione, e porterete a termine una profonda e solida riconciliazione tra tutti gli Argentini, basata sulla riconciliazione di ognuno con Dio nostro Padre.
7. “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra” (Mt 28, 18): sono parole di Gesù, con le quali mostra il fondamento di tutta la missione della Chiesa. Davanti a queste parole svanisce qualsiasi dubbio o timore che, vedendo le difficoltà della vita presente, possa insinuarsi nel nostro cuore. Il Signore ci accompagna; egli è sempre presente con la sua parola e con i sacramenti, che assicurano la sua azione salvifica in mezzo a noi sino alla fine dei tempi (cf. Mt 28, 20).
Riuniti qui, a Salta, per ringraziare Dio per i cinque secoli di evangelizzazione nel continente americano, eleviamo la nostra preghiera di lode al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, perché le promesse di Gesù si sono compiute abbondantemente in queste terre. E, per l’intercessione della Madre di Dio, Vergine del Miracolo, chiediamo al Signore della storia una rinnovata conversione dell’Argentina e di tutta l’America al Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo, e che la sua conversione si manifesti con le opere. Amen.
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