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VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA
(8-14 GIUGNO 1987)

SANTA MESSA PER LA CHIUSURA DEL
CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Piazza Defilad di Varsavia - Domenica, 14 giugno 1987

 

Prima di dare inizio all’omelia, desidero rivolgere un cordiale benvenuto a tutti i partecipanti all’odierno Sacrificio Eucaristico, che celebriamo a Varsavia, capitale della Polonia in occasione della conclusione del Secondo Congresso Eucaristico.

Do il benvenuto e saluto l’Episcopato di Polonia e a tutta la Chiesa nell’amata Patria. Saluto la città di Varsavia, l’arcidiocesi e il suo Pastore.

Do il benvenuto e saluto i Cardinali, i Vescovi, gli ospiti, i pellegrini giunti da tutta la Polonia e dall’estero. Sono contento di dare il benvenuto a Varsavia agli ecclesiastici e ai laici pellegrini dalla Romania.

Do il benvenuto ai rappresentanti delle Chiese unite nel Consiglio Ecumenico. In Voi e attraverso voi saluto tutti gli ambienti della vostra vita quotidiana e del lavoro, e soprattutto della famiglia.

Saluto anche coloro, che attraverso la radio e la televisione sono collegati con noi in unione di spirito.

1. “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20).

In modo particolare suonano oggi queste parole di Cristo, qui. nella capitale della Polonia, il giorno della chiusura del Congresso Eucaristico.

Suonano qui e risuonano su tutto il cammino del Congresso: là, dove mi è stato dato di trovarmi personalmente - e dappertutto, in tutta la terra polacca. Il Congresso Eucaristico infatti ha una tale dimensione. Comprende tutta la terra patria.

“Io sono con voi” che cosa più dell’Eucaristia costituisce la conferma di queste parole? Che cosa più dell’Eucaristia è il Sacramento della Presenza? Il Segno “visibile ed efficace” dell’Emmanuele? Perché “Emmanuele” vuol dire proprio “Dio con noi” (Mt 1, 23).

L’Eucaristia il Sacramento dell’Emmanuele.

Questo Sacramento perdura nella nostra storia sin dall’inizio. Da mille anni. E ci voleva che il Congresso Eucaristico ne desse una particolare espressione. In questo modo esso è divenuto quasi un essenziale “complemento” al nostro Millennio: al Millennio del Battesimo, che con tanta commozione abbiamo celebrato nell’anno del Signore 1966.

Cristo dice agli apostoli: “Andate . . . e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28, 19).

Dal Battesimo la via dell’iniziazione cristiana conduce direttamente all’Eucaristia: “io sono con voi”, sono con ciascuno e ciascuna di voi come cibo di vita eterna.

2. “Io sono con voi”. Così dice Cristo - il Figlio di Dio unito al Padre con l’unione della divinità: il figlio consostanziale, unito al Padre nello Spirito Santo. Così dunque nell’assoluta unione della divinità si realizza l’eterna unione che è l’indicibile Comunione di Persone.

Così è Dio, che tutto comprende e tutto penetra: “in lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17, 28).

Questo Dio in se stesso è l’assoluta Pienezza dell’esistenza. Questo Dio in sè stesso è Amore. Il mondo prende il suo inizio in questa Pienezza. Con ogni dimensione della propria contingenza, del proprio essere creatura esso si riferisce al Creatore.

Parla di Lui. Il mondo prende inizio da questo Amore. E qui inizia tra Dio e il mondo un processo, che va lontano oltre il mistero della creazione: “Dio . . . ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito” (Gv 3, 16). Questo processo tra Dio e il mondo in un certo senso trova la sua ultima parola nell’Eucaristia. “Il Figlio infatti, dato dal Padre, dopo aver amato coloro che sono nel mondo, li amò sino alla fine” (cf. Gv 13, 1).

3. Che cosa significa quest’“amore sino alla fine”? (al quale ci richiamiamo costantemente durante i giorni di Congresso Eucaristico).

Significa per primo, che il mondo creato da Dio per amore - porta in sè la chiamata all’amore di Dio. “Amerai il Signore Tuo con tutto il cuore con tutta la tua anima e con tutte le tue forze” (cf. Mt 22, 37). Questa chiamata è inscritta nella struttura stessa del cosmo creato. “L’amor che move il sole e l’altre stelle” (Dante Alighieri, La Divina Commedia, Paradiso, XXXIII,145). E questa chiamata è la condizione per la quale “il mondo” è “il cosmo”.

Sì. Tutto il mondo - il cosmo: visibile ed invisibile. Nel mondo visibile si trova un solo soggetto, un solo punto nevralgico in cui questa chiamata all’amore diventa esigenza della coscienza: della mente, della volontà e del cuore. Questo punto nevralgico è l’uomo. Tu amerai a nome di tutte le creature. Corrisponderai con l’amore all’Amore. La storia dell’uomo sulla terra ha preso un altro corso. Sin dall’inizio egli ha ceduto al suggerimento proveniente dal mondo di quelle creature invisibili, che avevano voltato le spalle al Creatore.

L’uomo creato ad immagine e a somiglianza di Dio ritenne che egli stesso potesse essere “Dio” per se stesso. La grande chiamata all’amore è stata trascurata. Le ricchissime energie dell’amore depositate nel cuore dell’uomo sono state disperse, fermandosi sulle sole cose create. In effetti, l’uomo non ha saputo amare abbastanza, né i suoi prossimi, neanche se stesso, né il mondo. Cedeva all’“anti-amore”.

Poiché si può amare se stessi, il prossimo e il mondo, solamente amando Dio: amandoLo sopra ogni cosa. E viceversa: “come può l’uomo amare Dio che non vede, se non ama il proprio fratello che vede”? (cf. 1 Gv 4, 20). Il proprio fratello, sotto lo stesso tetto, allo stesso banco di lavoro, sulla stessa terra patria . . . E poi: fuori dei suoi confini all’Occidente e all’Oriente. al Nord e al Sud . . . in cerchi sempre più lontani. Perché Dio, che ha amato il mondo e l’uomo nel mondo ha dato il suo Figlio unigenito? Perché il Figlio di Tuo è divenuto uomo, uno di noi?

Perché in tutto il cosmo creato per Amore, finalmente Qualcuno rispondesse con lo stesso amore. Perché finalmente Qualcuno adempisse con la propria vita e morte quel l’esortazione: “amerai . . . con tutto il cuore e con tutte le forze” (cf. Mc 12, 30). Perché finalmente Qualcuno . . . amasse sino alla fine: Dio nel mondo. Dio negli uomini - e gli uomini in Dio.

4. Proprio questo è il Vangelo e questa è l’Eucaristia. Essa si inscrive nella storia dell’uomo e nella storia dell’universo, trasformando la creazione in “cosmo”.

Il caos in cosmo. Si inscrive nella storia dell’uomo. Sappiamo come si svolge il corso della storia sulla terra, quanto lontano possiamo arrivare con l’aiuto dei nostri metodi conoscitivi. Sappiamo come scorre nello spazio degli ultimi millenni dove costantemente aumenta il deposito delle prove. Ultimamente aumenta con ritmo accelerato, addirittura vertiginoso. Sappiamo molto, sappiamo sempre di più.

A volte questo può perfino ostacolarci nel conoscere ciò che è il più essenziale. Sappiamo come scorre questa storia sulla nostra terra patria, nell’ambito di un millennio. Già dopo Cristo. Ormai nell’ambito di ciò che S. Paolo chiama la “pienezza del tempo” (Gal 4, 4).

Sappiamo che nel nostro secolo aumenta la resistenza e la protesta contro colui, che “ha tanto amato il mondo” la resistenza e la protesta sino alla negazione di Dio. Sino all’ateismo programmato.

Per tutto questo non è in grado di cambiare in alcun modo il fatto di Cristo. Il fatto dell’Eucaristia. In qualunque modo Dio Padre, Figlio e Spirito Santo - sarebbe stato respinto dagli uomini. In qualunque modo gli uomini e le società avrebbero organizzato la propria vita, ignorando Dio: così come se Dio non esistesse. Indipendentemente da quanto lontano sarebbe giunta la negazione, la programmata ateizzazione e il peccato . . . Tutto questo non cambia il fatto principale: vi era e vi permane nella storia dell’uomo e nella storia del cosmo - l’Uomo, il Figlio dell’uomo, che “amò sino alla fine”. Amò Dio con un amore che è a misura di Dio: come il Figlio ama il Padre. Con un amore sopra ogni cosa: con tutto il cuore, e con tutta l’anima, con tutte le forze . . . sino al loro definitivo esaurirsi nell’agonia del Golgota.

E proprio questo amore “sino alla fine”, Egli l’ha reso sacramento della sua Chiesa: sacramento di tutta l’umanità nella Chiesa. “In nessun sacramento - diceva il nostro Predicatore nazionale - come in questo, possiamo dire, “Cristo è mio”. È mio, perché mi cibo di Lui, perché è in me . . . Oh. quale consolazione è questo per me, per me debole come una canna . . . Quale consolazione per me peccatore, quando mi cibo di un Corpo così puro! Quale consolazione per me triste, quando ho con me il Signore della gloria . . .” (Piotr Skarga, Kazania na niedziele, Sermoni per le Domeniche, in K. Drzymale, Don Piotr Skarga, Krakow 1984, p. 58). Quest’Uomo. Gesù Cristo, è “segno di contraddizione”.

Ma in qualunque modo questa contraddizione si accatasti nella storia dei cuori umani, nella storia delle società e delle ideologie questo amore “sino alla fine” rimane dalla parte dell’uomo. E questo è l’amore redentivo. Questo è l’amore salvifico. L’Eucaristia è il Sacramento della nostra salvezza. Solo l’amore salva.

5. Oggi a Varsavia e in tutta la Polonia confessiamo una tale verità sull’Eucaristia. La confessiamo in unione con la Chiesa che è in Roma e in Antiochia e in Gerusalemme e ad Alessandria e a Costantinopoli . . . Che è in Lituania e in Byelorussia e in Ucraina e a Kiev e nei territori della grande Russia e dei nostri fratelli Slavi (ed anche non-Slavi) al sud nelle terre visitate una volta nel loro servizio apostolico dai Santi Fratelli Cirillo e Metodio. E in tutta l’Europa. Nei continenti americani, che attualmente si preparano al 500 anniversario dell’evangelizzazione. In Africa, in Australia e in Asia e in tutte le isole e gli arcipelaghi di tutti i mari e gli oceani.

Tutti uniti “nell’insegnamento degli apostoli e nella frazione del pane” (cf. At 2, 42) ripetiamo le parole della Lettera ai Corinzi: “l’amore di Dio Padre, la grazia del Signore nostro Gesù Cristo e la comunione dello Spirito Santo” (cf. 2 Cor 13, 13) - e in queste parole troviamo una concisa espressione dell’inscrutabile mistero di Dio Trinità. Ed allo stesso tempo vi troviamo la sintesi di ciò che è l’Eucarestia: il Sacramento di Cristo, della sua morte e risurrezione. Il suo amore “sino alla fine” mediante il quale il mondo viene definitivamente e irrevocabilmente restituito a Dio, e l’uomo - ogni uomo è abbracciato dalla forza salvifica della riconciliazione con il suo Creatore e Padre nello Spirito Santo.

6. “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra” (Mt 28, 18). Tutti noi che guardiamo Gesù Cristo crocifisso, sappiamo che questo non è un “potere” di prepotenza, ma il potere dell’amore. Numerosi figli e figlie della terra polacca hanno reso testimonianza a questo potere salvifico nella nostra Patria. In diverse epoche. In diversi secoli. Solo alcuni sono stati iscritti dalla Chiesa nell’albo dei suoi santi e beati. Alcuni attendono il giudizio della Chiesa.

Oggi vi aggiungiamo ancora un nome e cognome: il vescovo Michal Kozal, chiamato, alla vigilia dell’ultima guerra e della terribile occupazione, al servizio episcopale nella Chiesa di Wloclawek. Poi imprigionato e deportato nel campo di concentramento a Dachau.

Uno tra diverse migliaia! Là martoriato, in fama di santità. Oggi, qui a Varsavia, elevato come martire alla gloria degli altari. I connazionali conoscono la storia della sua vita e del suo martirio. Ecco un uomo, ancora uno tra coloro, in cui si è manifestato il potere di Cristo “in cielo e in terra”.

Il potere dell’amore contro la follia della prepotenza, della distruzione, del disprezzo e dell’odio. Quest’amore, rivelatogli da Cristo. il vescovo Kozal l’accolse in tutta la pienezza delle sue esigenze. Non si è tirato indietro nemmeno davanti a quella più difficile: “amate i vostri nemici” (Mt 5, 44).

Che egli sia ancora un altro patrono dei nostri difficili tempi, colmi di tensione. di inimicizia e di conflitti. Che egli sia, davanti alle generazioni d’oggi e quelle future, testimone di quanto è grande la potenza della grazia del nostro Signore Gesù Cristo di Colui che amò “fino alla fine”.

7. È bene che voi vi sottomettiate al potere che è dato a Cristo “in cielo e in terra” voi, cari fratelli e sorelle, che - sull’esempio di Padre Bejzym e di tanti altri dalla terra polacca - partite per i paesi di missione.

Docili all’amore con cui Cristo “amò sino alla fine” coloro che “erano nel mondo”: tutti voi accettate come vostro il comando evangelico, che gli apostoli ricevettero per primi: “Andate . . . e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28, 19).

“Andate” - diventate servitori della parola della verità di Dio, dispensatori dei misteri di Dio, pionieri dell’evangelizzazione.

“Andate” e che cresca sulla terra polacca l’entusiasmo missionario: questo soffio del Dio vivo, il richiamo della croce e della risurrezione.

“Andate” portando agli altri ciò che è il millenario patrimonio della Chiesa in terra polacca. Condividendolo con gli altri.

“Tutta la Chiesa è missionaria”. Tutta e dappertutto. Tutti voi, che non vi assumete il servizio in terre di missione - non dimenticate che la nostra propria Patria polacca ha ancora sempre bisogno di una nuova evangelizzazione. Così come tutta l’Europa cristiana. Dopo secoli e millenni - sempre, nuovamente! Tutta l’Europa è diventata il continente di una nuova grande sfida per il Vangelo. E anche la Polonia.

8. Può del resto essere diversamente quando Dio è colui che è?. Quando è Padre e Figlio e Spirito Santo? Quando è il Dio che è e che era e che viene? (cf. Ap 4, 8).

Viene costantemente? Viene sempre nuovamente?

Quando è il Padre che ha dato il suo figlio, perché l’uomo non perisca ma abbia la vita eterna?

Può essere diversamente, quando questo Dio Uno e Trino è Amore? E l’Amore non finisce mai e non cede mai.

9. A te la lode e la gloria, nostro eterno Signore per tutti i tempi . . . I tempi dell’uomo sulla terra sono stati una volta per sempre abbracciati dall’amore di colui, che amò sino alla fine. L’universo e l’uomo nel mondo costantemente camminano verso la fine. Solo l’Amore - non conosce la fine. Conosce solo la pienezza. Questa pienezza è in Dio.



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