SANTA MESSA CON LA COMUNITÀ DEL PONTIFICIO
SEMINARIO ROMANO MAGGIORE
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Cappella Paolina - Giovedì, 22 ottobre 1987
Carissimi,
non sarà una predica, ma solamente un pensiero per prepararci meglio alla celebrazione eucaristica, in primo luogo all’offertorio. Ringrazio di cuore il card. vicario per il suo indirizzo iniziale. Speriamo, con la grazia di Dio e con l’aiuto delle preghiere di tutta la Chiesa specialmente della Chiesa di Roma, di poter camminare, di poter continuare su questo cammino, che la Provvidenza ci ha fatto iniziare nove anni fa.
Nell’odierna circostanza, in cui la memoria di questa inaugurazione coincide con l’inaugurazione del nuovo anno del Seminario Romano, vorrei rievocare qui la presenza del Sinodo dei vescovi che in questo stesso mese di ottobre è riunito qui a Roma. Il Sinodo sta lavorando intorno al tema: vocazione dei laici nella Chiesa e nel mondo. Sappiamo bene che è un tema conciliare. Ma io voglio citare qui solamente alcune osservazioni e alcuni suggerimenti dei partecipanti, specialmente dei partecipanti laici. Molte volte è stato detto che noi abbiamo bisogno dei sacerdoti. Anzi, qualcuno lo ha sottolineato come il problema-chiave dell’apostolato dei laici, quello cioè di avere buoni sacerdoti, avere sacerdoti capaci di essere vicini alla vocazione, ai carismi propri dei laici nella Chiesa.
A me sembra, carissimi, che questa voce del Sinodo sia molto opportuna nel momento in cui dobbiamo inaugurare il nuovo anno del Seminario Romano. E specialmente in questo momento, in cui vogliamo farlo partecipando alla santissima Eucaristia, nel momento dell’offertorio. L’offertorio è un momento privilegiato di tutte le vocazioni nella Chiesa. Tutti partecipano all’offertorio attuando le loro vocazioni e inserendo queste vocazioni nell’insieme del corpo di Cristo, sotto la specie del pane e sotto la specie del vino. Ecco il momento in cui noi dobbiamo pensare a questo dono, quale è per ciascuno di noi la vocazione sacerdotale, di essere cioè “ex hominibus assumptus, pro hominibus constitutus” (Eb 5, 1).
Consideriamo questo dono che, essendo un dono del Signore per la nostra persona, per ciascuno di noi, nello stesso tempo deve diventare un dono per la Chiesa, per gli altri. Questo è profondamente iscritto nel mistero del sacerdozio, sacerdozio dei fedeli, sacerdozio ministeriale, di noi tutti. È profondamente iscritto questo legame tra il dono del Signore per ciascuno di noi e il dono di ciascuno di noi per il Signore nella sua Chiesa, per gli altri.
Avvicinandoci a questo altare con i doni simbolici del pane e del vino, viviamo profondamente questo mistero ecclesiale della nostra vocazione. E imploriamo con tutto il cuore la fecondità della nostra vocazione, fecondità spirituale per la Chiesa, per gli altri, per tutti coloro verso i quali saremo inviati, e, in fondo, per noi stessi. Prima per gli altri, poi per noi stessi, perché ci troviamo come Cristo nella condizione di un “servo”. Ci prepariamo ad essere servitori. Sì, ci prepariamo a guidare le comunità cristiane, a guidare le persone. Per questo hanno tanto bisogno di noi. Ma con tutto questo, tramite tutto questo, ci prepariamo a servire, ad essere servitori, come Cristo ci ha mostrato mentre si preparava a celebrare la prima Eucaristia. Noi ci troviamo in un momento analogo, la preparazione della nostra Eucaristia, che è sempre Eucaristia di Cristo, ma è anche la nostra. Allora suscitiamo nei nostri spiriti, nei nostri cuori questa profonda consapevolezza. Suscitiamo anche questo grande desiderio di servire bene, di essere un servo buono, quel servo al quale il Signore potrà dire anche un giorno: sei stato fedele nelle cose quotidiane, nelle cose piccole sei stato fedele, ti darò autorità sulle cose grandi (cf. Mt 25, 21.23).
Perché, carissimi, l’Eucaristia è un’apertura tremenda delle cose grandi, della cosa più grande che possiamo immaginare, pensare, presentire. L’Eucaristia è apertura del mistero di Dio, del mistero della creazione e della redenzione, del mistero del Padre nel Figlio e del Figlio nel Padre; del mistero del Figlio nel Padre e del Padre nel Figlio nello Spirito Santo. Ecco, stiamo davanti a questo mistero. L’Eucaristia ci apre questo mistero.
Dobbiamo prepararci bene portando i nostri doni, il dono della nostra vocazione a questo altare del Signore.
Amen.
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