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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN NORVEGIA, ISLANDA,
FINLANDIA, DANIMARCA E SVEZIA

SANTA MESSA PER I FEDELI DELLA PRELATURA
 NELLA PIAZZA DEL MERCATO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Tromsø (Norvegia) - Sabato, 3 giugno 1989

 

“O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!” (Sal 8, 1).

Carissimi fratelli e sorelle.

1. Queste parole del salmista vengono in mente quando contempliamo la bellezza della creazione di Dio in questo paese del sole di mezzanotte, che risplende sui fiordi e sulle catene di montagne perché tutti l’ammiriamo. Mentre guardiamo lo stupendo paesaggio qui nell’estremo Nord della Norvegia entro il Circolo Artico, il nostro pensiero va a Nord verso quel polo che ha attratto tanti avventurosi viaggiatori ed esploratori. Ci volgiamo anche a Sud, ad Est e ad Ovest: alle altre nazioni d’Europa e ad altri vasti continenti, compresi quelli al di là del mare. E con il salmista ripetiamo. “O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!”. Il creato ne dà testimonianza. Parla del Creatore.

2. È per me una grande gioia unirmi a voi oggi per rendere grazie per i doni della creazione e della Redenzione che abbiamo ricevuti da Dio. Come sommo Pastore della Chiesa cattolica, sono particolarmente desideroso di celebrare l’Eucaristia con i cattolici: con mio fratello, il Vescovo Goebel, con i sacerdoti e i religiosi che si dedicano così generosamente al servizio della Chiesa in questa parte settentrionale dell’Europa, e con tutti i fedeli laici dei quali hanno cura.

Le radici della fede cattolica nella città di Troms sono antiche. Già all’inizio del medioevo, molto tempo prima delle divisioni venute più tardi, esisteva una chiesa qui dedicata alla Vergine Maria. Oggi è la chiesa di nostra Signora, che provvede alla popolazione cattolica della Norvegia settentrionale. Quella popolazione include non solo Norvegesi autoctoni, ma anche immigrati cattolici venuti qui in tempi recenti per creare un nuovo focolare per sé e per i loro figli. Su tutti i miei fratelli e le mie sorelle cattolici invoco forza e gioia in abbondanza nel Signore.

Saluto cordialmente nello stesso tempo i membri di altre Chiese e comunità ecclesiali, particolarmente quelli della Chiesa luterana, e tutte le persone di buona volontà che sono venute qui a pregare con il Papa. Mi auguro che la mia presenza serva ad approfondire il reciproco rispetto ed a promuovere l’unità di tutti i cristiani, conformemente alla preghiera di Cristo “perché tutti siano una cosa sola” (Gv 17, 21). Spero anche che la mia visita contribuirà ad aprire tutti i cuori ad un rinnovato impegno con la persona di Gesù Cristo, impegno che è il grande obiettivo di tutte le Chiese nel predicare il Vangelo.

3. “Se guardo il cielo, opera delle tue dita, / la luna e le stelle che tu hai fissate, / che cosa è l’uomo . . .?” (Sal 8, 4-5).

Il salmista chiede a Dio cosa è l’uomo. E l’uomo, posto nel mondo naturale visibile di cui fa parte, si chiede: “Chi sono io?”. È necessario, per lui, porsi questa domanda. Di tutte le creature visibili nell’universo, solo l’uomo è capace di porre domande su se stesso e sul mondo. La domanda “Cosa è l’uomo?” evoca molte risposte differenti, ciascuna delle quali riflette l’esperienza umana ed il modo di pensare umano. Sono il risultato della riflessione, e anche della ricerca scientifica. Ma il salmista risponde a questa domanda alla luce della Parola di Dio. Ecco cosa ha da dire sull’uomo:

“Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli; / di gloria e di onore lo hai coronato, / gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, / tutto hai posto sotto i suoi piedi” (Sal 8, 6-7).

Queste parole del Salmo rispecchiano il primo capitolo del libro della Genesi. Qui leggiamo: “E Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terrà”. Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Gen 1, 26-27). Questa è la risposta del libro della Genesi alla domanda: “Cosa è l’uomo?”. E proprio come il salmista dice: “Gli . . . hai dato potere sulle opere delle tue mani”, così anche nella Genesi leggiamo che “Dio li benedisse e disse loro” - sia all’uomo che alla donna - “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela e dominate” (Gen 1, 28).

4. Vediamo così che la radice della vocazione dell’uomo nel creato va trovata in certi doni fondamentali, nel dono della persona e della comunità attraverso l’amore reciproco - nel matrimonio e nella famiglia - nel dono della vita. L’uomo, sia maschio che femmina, è l’unica creatura che possa essere chiamata persona. Ciò perché è l’unica creatura fatta “ad immagine e somiglianza” di Dio. Proprio come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo costituiscono una perfetta comunione d’amore, così ciascuno di noi è chiamato ad entrare in una comunione amorevole con gli altri attraverso la dedizione di se stesso. Senza questo rapporto non possiamo né vivere né sviluppare i nostri doni.

Nel libro della Genesi vediamo come questa dedizione di sé si realizza principalmente nel matrimonio: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela” (Gen 1, 28). L’amore di una coppia sposata unisce i coniugi, ma permette loro anche di diventare cooperatori di Dio nel dare vita ad una nuova persona umana. Stabiliscono così la più fondamentale delle comunità umane, la famiglia. Il libro della Genesi parla nello stesso tempo anche di un altro dono fondamentale: la terra, che è data all’uomo perché faccia uso delle sue ricchezze in una maniera creativa.

Non possiamo continuare la nostra riflessione sulla Parola di Dio nella liturgia odierna senza chiedere prima: “Che uso fa l’uomo di questi doni fondamentali?”. Quale è il reciproco rapporto tra l’uomo e la donna di oggi? Cosa ne è del matrimonio e della famiglia? Sono realmente una comunione di vita e d’amore? E ancora: l’uomo fa buon uso del suo dominio della terra? È un protettore coscienzioso delle creature o uno sfruttatore brutale? Facendo cattivo uso dell’ambiente naturale, non minaccia forse il proprio futuro su questo pianeta?

5. “. . . che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, / il figlio dell’uomo perché te ne curi?” (Sal 8, 5). Cosa è l’uomo? La domanda del salmista ci porta oltre. Ci prepara alla conversazione di Cristo con Nicodemo di notte; “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può vedere il Regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito, è spirito” (Gv 3, 5-6). Gli uomini nascono dai loro genitori - da uomo e da donna - secondo la carne. Ma devono nascere anche spiritualmente. La verità è che non sono soltanto carne ma anche spirito. Il loro destino è non soltanto la terra e il creato, ma anche il Regno di Dio. Devono dunque nascere dallo Spirito Santo per diventare, attraverso un dono supernaturale, figli adottivi di Dio, figli “nel Figlio”. Questo è il significato del Battesimo, sacramento di “acqua e dello Spirito”, del quale Cristo parla nella sua conversazione con Nicodemo. Con il potere dello Spirito Santo siamo liberati dal retaggio del peccato originale e ci viene dato il pegno della vita eterna in Dio.

Cristo dice a Nicodemo: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui” (Gv 3, 16-17). Cosa significa essere “salvati”? Significa essere liberati dal male. Significa essere liberati dal peccato che ci allontana da Dio, essere preparati in Cristo per l’unione con Dio. Per l’unione eterna con Dio: per la vita eterna! Cristo rivelò a Nicodemo in quella notte anche il significato della Croce sulla quale avrebbe offerto la vita per la Redenzione dell’uomo. Dice” . . . bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo” (Gv 3, 14). E in un altro punto san Giovanni ci dice: “Da questo abbiamo conosciuto l’amore, egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli” (1 Gv 3, 16).

6. Vi parlavo un istante fa dell’amore nel matrimonio e nella vita familiare. Parliamo ora di coloro che sono fuori della cerchia familiare. L’esempio di Cristo e del suo sacrificio sulla Croce ci introduce nel più profondo della carità, cosicché l’amore abbraccia non solo coloro che ci amano, ma ogni essere umano, anche i nostri nemici. Una carità come questa è un dono di Dio; è un dono battesimale. Lasciati a noi stessi, possiamo realizzare un certo altruismo in nome della nostra comune umanità. Ma come sottolineava così profeticamente il Concilio Vaticano II - e lo possiamo verificare ogni giorno - “l’oblio di Dio priva di luce la creatura stessa” (Gaudium et Spes, 36). Se non amiamo Dio, conosciuto o sconosciuto che sia, non ci ameremo gli uni gli altri.

A voi, amatissimi fratelli e sorelle, è stato affidato un grande dono. La luce di Cristo che non tramonta mai è rifulsa su questo Paese per molte generazioni. È vostro privilegio sapere che questa nascita, morte e risurrezione rivelano che “Dio è amore” (1 Gv 4, 16). Per un cristiano, l’amore non è una filosofia o una serie di principi, tanto meno una ideologia; non è neanche una moralità come tale. Per noi l’amore ha un nome personale, e questo nome è Gesù Cristo! Solo entrando in un rapporto di amore con questa Persona vivente possiamo realizzare l’obiettivo per il quale siamo stati creati. Solo trascendendoci attraverso la fede, solo rispondendo al dono divino del Battesimo in Cristo, troveremo la gioia e la pace cui aspira il cuore dell’uomo.

Carissimi abitanti della Norvegia settentrionale, vi scongiuro, aprite la porta del vostro cuore a Cristo. Entrate in comunione con Dio attraverso Cristo, perché possiate essere in comunione con ogni persona umana. Volgetevi a colui il cui Nome è amore perché possiate amare gli altri, non per una qualche qualità transitoria, ma perché sono creati ad immagine e somiglianza di Dio, perché sono stati redenti, insieme a voi, nel sangue dell’agnello.

7. “Cosa è l’uomo perché te ne ricordi?”. Il Vangelo risponde a questa domanda per noi. È una risposta che sorpassa qualsiasi cosa che possiate sperare o immaginare. Abbraccia molto più di quanto possiamo mai pensare di noi stessi o che possiamo dire fondandoci su tutte le nostre ricerche, su tutto il linguaggio della scienza.

Carissimi fratelli e sorelle, poniamoci una domanda qui, in questo posto, in questa città di Troms, al margine settentrionale d’Europa, e rivolgiamola all’intero continente ed a tutti i continenti e tutte le nazioni di questo pianeta. “Cosa è l’uomo?”. Attraverso i secoli, la risposta nel Vangelo di Cristo raggiunge ogni generazione. È la risposta del mistero pasquale, della Croce e della Risurrezione!

In verità, “la luce è entrata nel mondo”, ma non abbiamo troppo spesso preferito l’oscurità? (cf. Gv 3, 19). Quale ne è il motivo? Nel colloquio di Cristo con Nicodemo troviamo questa risposta: “Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte da Dio” (Gv 3, 20-21). Noi che siamo battezzati in Cristo dobbiamo prendere a cuore questo invito ogni giorno della nostra vita: “Mentre avete la luce credete nella luce, per diventare figli della luce” (Gv 12, 36). Questa, cari fratelli e sorelle, è la vostra vocazione e la vostra dignità: essere figli della luce in questo Paese del sole di mezzanotte:
- la luce divina che risplende sul creato,
- la luce che porta alla Redenzione,
- la luce eterna di Cristo.

 

© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana

 



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