VISITA ALLA PARROCCHIA DI SAN POLICARPO ALL’ACQUEDOTTO CLAUDIO
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Domenica, 11 marzo 1990
“Questi è il Figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo” (Mt 17, 5).
1. Carissimi fratelli e sorelle, siamo alla seconda tappa dell’itinerario quaresimale che ci condurrà, rinnovati nello spirito, a celebrare la pasqua di Cristo e nostra.
Domenica scorsa la liturgia ci ha presentato Gesù tentato, ma vittorioso sulla tentazione. Alla luce di questo evento abbiamo preso rinnovata coscienza della situazione di peccato nella quale è immerso l’uomo, ma abbiamo anche ricevuto l’annuncio della vittoria sul male offerta a coloro che intraprendono il cammino di conversione e, come Gesù, si rendono disponibili alla volontà del Padre e si fanno obbedienti alla sua parola.
In questa seconda tappa la Chiesa ci indica la meta dell’itinerario: la partecipazione alla gloria di Cristo, quale risplende sul suo volto di Servo obbediente, sofferente e glorificato. La trasfigurazione, infatti, è preludio del mistero pasquale che, realizzatosi in Cristo, deve compiersi in tutti coloro che camminano con lui, come discepoli, sulla via della croce verso la pienezza di vita e l’immortalità.
2. Con Pietro, Giacomo e Giovanni saliamo anche noi sul monte della trasfigurazione e sostiamo in contemplazione dell’evento, al fine di raccoglierne il messaggio e tradurlo nella nostra vita.
La trasfigurazione si colloca al culmine del ministero pubblico di Gesù. Egli è in viaggio verso Gerusalemme dove si compiranno le profezie del “Servo di Dio” e si consumerà il suo sacrificio redentore. Le folle, di fronte alla prospettiva di un Messia che contraddice le loro aspettative terrene e nazionalistiche, lo hanno abbandonato. Gli apostoli pure non comprendono il senso delle parole con cui egli annuncia l’esito della sua missione nella passione gloriosa. Gesù rivela allora qualcosa del suo “mistero”, per confermare i suoi nella fede e incoraggiarli a seguirlo nel cammino verso Gerusalemme. Si trasfigura davanti a loro: il Padre conferma la dichiarazione di amore che gli aveva fatto all’inizio della sua missione, nel battesimo al Giordano, proclamandolo Figlio-Servo, inviato nel mondo per realizzare attraverso la croce il progetto della salvezza; lo Spirito, nel segno della nube, lo adombra e lo avvolge, affinché egli possa dire l’ultimo e definitivo “sì” della sua obbedienza sacrificale.
Gesù appare così come l’icona perfetta del Padre, l’irradiazione della sua gloria; centro e cardine di tutta la storia salvifica e compimento ultimo della rivelazione, iniziata con Mosè e proseguita attraverso i profeti, dei quali Elia è il modello.
3. Sul monte della trasfigurazione i testimoni dell’avvenimento non ricevono soltanto la rivelazione della vera identità del Messia; sono anche destinatari di un pressante invito divino: “Ascoltatelo”. Parola densa di contenuto che, mentre sollecita al “riconoscimento” di Cristo come Salvatore e Signore, impegna anche alla sua sequela.
Ascoltare Cristo, infatti, comporta l’accettazione della logica del suo mistero pasquale. Occorre cioè mettersi in cammino con lui per fare della propria esistenza un “dono” di amore agli altri, in docile obbedienza alla parola e alla volontà di Dio, con un atteggiamento di distacco da tutto e da tutti e di interiore libertà. Occorre, in altre parole, essere pronti a “perdere la propria vita”, perché si realizzi il piano divino della comunione universale.
È questo il cammino della fede, di cui Abramo è iniziatore ed esempio. Un cammino al quale è legata la “benedizione” - dono dello Spirito - e quindi la fecondità. Chi cammina nella fede diventa non solo gradito a Dio, ma seme di una nuova umanità.
A questo cammino di fede e di vita nuova i credenti sono sollecitati particolarmente nei quaranta giorni della quaresima, per assimilarsi sempre più a Cristo. Servo obbediente e sofferente, e giungere così, trasfigurati in lui e con lui, a rinnovare l’alleanza con Dio nel mistero della Pasqua. L’itinerario quaresimale diventa così paradigma di tutta la vita cristiana, e non solo del singolo cristiano ma dell’intero popolo di Dio, pellegrino nel tempo verso la pasqua eterna.
4. La comunità dei battezzati, salvati dall’amore di Dio e “chiamati con una vocazione santa”, deve sentirsi fortemente interpellata dall’invito divino ad ascoltare Cristo e a seguirlo nel cammino di conversione che, attraverso la passione, conduce alla gloria della risurrezione. Dovete sentirvi provocati particolarmente voi, carissimi fratelli e sorelle della parrocchia di San Policarpo. E con voi tutta la Chiesa di Roma, impegnata nel cammino di preparazione del Sinodo pastorale diocesano.
Che cosa comporta in concreto tutto questo? La Chiesa ha sempre considerato l’esperienza della vita cristiana come un cammino di fede. Fin dai primi secoli, ad esempio, si è preoccupata di accogliere con amore e con sapiente discernimento coloro che volevano diventare discepoli del Signore ed entrare a far parte del suo popolo, accompagnandoli e sostenendoli in un impegnativo itinerario di conversione. Da questa istanza è nato il catecumenato, lungo e progressivo inserimento nel mistero di Cristo e nella vita e missione della Chiesa, realizzato attraverso l’ascolto e l’approfondimento della parola di Dio, la preghiera e la celebrazione dei sacramenti, l’esercizio di una rigorosa vita morale e di una operosa carità.
Proprio nel tempo quaresimale tale cammino aveva il suo momento più forte, in quanto preparazione immediata alla celebrazione dei sacramenti pasquali di quanti - adulti soprattutto - dopo un lungo tirocinio ascetico erano finalmente ritenuti degni di diventare cristiani.
Questa struttura pastorale, che aveva dato preziosi frutti, andò man mano scomparendo quando la società divenne nel suo insieme cristiana. In questi ultimi tempi, però, sotto la spinta dei complessi fenomeni legati all’avanzare della secolarizzazione, il volto delle comunità cristiane è diventato molto diverso. Molti affermano di credere in Dio, chiedono ancora i sacramenti, ma non compiono un cammino autentico di fede e di conversione, disgiungono la fede che affermano di possedere dagli impegni ad essa conseguenti.
Nasce così l’istanza di una “nuova evangelizzazione”, che per i battezzati assume le caratteristiche di una catechesi permanente, capaci di condurli alla progressiva riscoperta della fede e della vita cristiana come sequela di Cristo, nella Chiesa e con la Chiesa. Non si tratta di rievocare metodi di altri tempi, bensì di suscitare uno spirito e una mentalità che si traducano in applicazioni rispondenti alle diverse situazioni, diventando criterio ispiratore di tutta la pastorale. Senza trascurare bambini e fanciulli, tale azione deve rivolgersi con particolare attenzione agli adulti, che sono i destinatari privilegiati del messaggio evangelico e i primi testimoni e educatori nella fede dei piccoli.
5. Obiettivo fondamentale della catechesi permanente è quello di formare il cristiano maturo, cioè il vero discepolo di Cristo. Ora, nell’esperienza del discepolo, è necessario che si fondano insieme, in un organico processo pedagogico ed ecclesiale, diversi elementi e fattori. Anzitutto, l’accoglienza, nella fede, della “buona notizia” di Cristo morto e risorto, principio e fondamento della salvezza. In secondo luogo, l’approfondimento in forma organica e sistematica del messaggio evangelico, per coglierne tutte le implicazioni vitali specialmente sul piano del comportamento morale. La comunione poi con Cristo Signore, realizzata attraverso la preghiera e la celebrazione dei sacramenti. E, finalmente, l’impegno a farsi carico della missione ecclesiale per costruire il regno di Dio nella storia, promuovendo i valori della carità, della giustizia e della pace.
Tale azione pastorale dovrà trovare il suo centro propulsore e unificante nella Chiesa locale, e particolarmente nella parrocchia, luogo privilegiato di catechesi permanente. Qui l’evangelizzazione può diventare insegnamento, educazione ed esperienza di vita, con la collaborazione attiva di tutti: sacerdoti, diaconi, religiosi e laici, ognuno dei quali saprà mettere a disposizione di tutti il proprio carisma per la comune edificazione, camminando insieme con gli altri verso il compimento del regno di Dio.
6. So che la vostra comunità, carissimi fedeli della parrocchia di San Policarpo, si sta impegnando seriamente per favorire la maturazione nella fede di tutti i suoi membri. La vastità del quartiere e la sua composizione alquanto eterogenea rendono il compito particolarmente difficile. Il Papa è qui tra voi per incoraggiarvi a perseverare.
Saluto il cardinale vicario e mons. Giuseppe Mani, vescovo ausiliare per questo settore; saluto il parroco, don Guerino Di Tora, con i viceparroci e gli altri sacerdoti che compongono il presbiterio e assicurano una preziosa collaborazione nelle varie attività pastorali. Saluto le religiose operanti nel territorio parrocchiale in fedeltà al proprio carisma istituzionale e in sintonia col pastore a cui è affidata la responsabilità di questo gregge. Una particolare espressione di saluto e di incoraggiamento rivolgo ai laici impegnati nelle varie attività di servizio comunitario: dalla catechesi alla liturgia, alla testimonianza di carità verso le molteplici forme di povertà, presenti in parrocchia e altrove.
Tutti invito a ravvivare il proprio impegno, per fare della parrocchia una comunità viva e aperta, dinamicamente protesa verso quanti non hanno ancora accolto l’annuncio salvifico del Vangelo di Cristo.
7. Carissimi fratelli e sorelle della parrocchia di San Policarpo, l’antifona d’inizio della celebrazione eucaristica odierna mette sulle nostre labbra la supplica del Salmo 26: “Il tuo volto io cerco, Signore. Non nascondermi il tuo volto”. Questa preghiera è stata già esaudita: nel volto trasfigurato di Cristo, il Padre ci ha manifestato il suo amore, indicandoci il traguardo non solo del cammino quaresimale ma di tutta la vita cristiana: “Questi è il Figlio mio prediletto . . . Ascoltatelo!”.
Ascoltiamo, dunque, la voce divina che ci chiama a seguire Cristo, a diventare sempre più suoi discepoli, a fare di tutta la nostra esistenza un cammino di fede, di conversione e di vita nuova. Ascoltiamolo, per essere definitivamente trasfigurati in lui, quando egli verrà nella gloria e ci sarà dato di contemplare senza veli il volto di Dio. Amen.
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