SANTA MESSA PER I PELLEGRINI POLACCHI
NELLA SOLENNITÀ DELLA MADONNA DI JASNA GÓRA
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Palazzo pontificio di Castel Gandolfo - Domenica, 26 agosto 1990
1. “Grande Madre del Dio-Uomo! Madre Vergine, resa da Dio gloriosa, Maria! / Regina del mondo e Regina della Polonia!”.
È doveroso per noi ricordare oggi questi voti-promesse di Jasna Gora. Essi sono stati pronunziati in occasione del 300° anniversario dei voti del re Giovanni Casimiro nella Cattedrale di Lwow (Leopoli). Proprio nell’anno 1956 si sono compiuti tre secoli. Le parole dei voti della Nazione in Jasna Gora furono pronunziate dal Primate della Polonia, Cardinale Stefan Wyszynski, il quale, essendo ancora in prigione, lo fece con la voce dell’intero Episcopato riunito in questo Santuario.
L’anno 1956 è scritto nella storia moderna della Polonia come data importante. È stata, in un certo senso, la prima pietra miliare sulla via che la Nazione doveva percorrere per la ricostruzione della propria sovranità in uno Stato governato dai principi del totalitarismo marxista. Quell’anno rimarrà nella storia come l’anno degli avvenimenti di Poznan e, in seguito, dell’“Ottobre polacco”.
Non lo dobbiamo dimenticare oggi, quando la situazione socio-politica in Polonia ha subìto un cambiamento radicale.
Non dobbiamo dimenticare quei voti che ci hanno preparato ad entrare nel secondo Millennio del cristianesimo. Il cristianesimo vuol dire la realtà dell’Alleanza stipulata da Dio con l’umanità in Cristo, nella sua Croce e Risurrezione. Dio l’ha stipulata con ogni uomo, con ogni popolo e nazione. Maria è la prima Serva di quest’Alleanza. Perciò il luogo dei nostri voti nel 1956 divenne Jasna Gora. La capitale spirituale di Maria nella nostra patria terra.
2. Dobbiamo ritornare costantemente a questo Voto, così come le generazioni precedenti tornavano ai voti di Giovanni Casimiro. Dobbiamo rinnovare sempre di nuovo l’esame di coscienza per tutti gli impegni che vi sono contenuti. Essi sono fondamentali, giacché riguardano la vita della Nazione e si fondano sulla legge di Dio, che è insieme la legge iscritta nella coscienza umana. Questa legge viene letta sia dai credenti sia dai non credenti. E niente altro se non questa legge morale deve costituire un solido fondamento del sistema dello Stato e della vita della società. Il rispetto della libertà delle coscienze umane non è altro se non il rispetto di questa legge senza la quale le coscienze sono malate e la società non può essere sana.
Nel periodo di oppressione e di limitazione totalitaria, la Chiesa ricordava a tutti che nella legge morale vi è la fondamentale forza della resistenza e difesa della dignità umana. Alla soglia della democrazia della società civile, la Chiesa proclama con la stessa forza che questa legge morale è la condizione del giusto ordinamento e del vero progresso.
3. Il Concilio Vaticano II ricorda più di una volta che gli uomini contemporanei sono particolarmente sensibili alla dignità della persona e ai suoi diritti. Il voto di Jasna Gora contiene in sé anche la “Carta polacca dei diritti dell’uomo”. In primo luogo, è messo in rilievo il diritto dell’uomo alla vita sin dal primo momento della sua esistenza: “noi tutti custodiremo la vita che sboccia . . . Considereremo il dono della vita come la Grazia più grande del Padre di ogni Vita e il tesoro più prezioso della Nazione”.
Ti ringrazio, Madre della vita polacca, per tutti coloro che oggi difendono la vita dei non ancora nati. Questo è il primo e fondamentale diritto dell’uomo. Se questo diritto non è rispettato l’intero sistema dei diritti dell’uomo viene messo in questione alle radici. Si tratta infatti del diritto dell’uomo più indifeso il quale deve avere l’assicurazione e l’appoggio nei diritti umani nei diritti dello Stato, così come lo difende il comandamento di Dio “non uccidere”.
O Madre, dà ai miei Connazionali la rettitudine e la verità delle coscienze. Difendili dalle loro trasgressioni, difendili dal relativismo morale. Difendili dal falso concetto di libertà, dalla prassi deleteria del permissivismo morale.
“Ti promettiamo di custodire la indissolubilità del matrimonio, di difendere la dignità della donna, di vegliare alla soglia del focolare domestico, perché intorno ad esso la vita dei Polacchi sia sicura” (Testo del Voto).
Quale società, quale governo, quale parlamento può negare che qui si tratta di valori umani essenziali! dei valori fondamentali! Si tratta di un sistema della libertà matura e responsabile. Tale libertà è la condizione del bene comune della società.
4. “Ti promettiamo . . . di innestare negli animi e nei cuori dei figli lo spirito del Vangelo e dell’amore verso di Te, di custodire la Legge Divina, le tradizioni cristiane e patrie.
Ti promettiamo di educare la giovane generazione nella fedeltà a Cristo, di difenderla dall’empietà e dalla depravazione e di circondarla con una vigile protezione paterna”.
Nelle memorabili cronache degli avvenimenti di Poznan del giugno 1956 leggiamo che gli operai in protesta contro l’oppressione hanno chiesto, tra l’altro, il ritorno dell’insegnamento della religione nelle scuole. È noto che, in definitiva, quest’insegnamento è stato tolto dalle scuole in virtù di una legge repressiva. La Chiesa ha fatto tutto il possibile per catechizzare durante trenta anni fuori della scuola. La catechesi è sempre la prima risposta dell’ordine di Cristo: “ammaestrate tutte le nazioni” (Mt 28, 19). E l’Apostolo scrive: “guai a me se non predicassi il vangelo!” (1 Cor 9, 16). Questo grido potente si espande attraverso i secoli e generazioni.
“Non si può escludere Cristo dalla storia dell’uomo in qualsiasi parte del globo . . . senza di Lui non è possibile capire fino in fondo la storia della Polonia . . . l’uomo non è capace di comprendere se stesso fino in fondo senza Cristo”. Mi permetto di ricordare queste parole dette in Piazza della Vittoria a Varsavia nel 1979 (cf. 2 giugno 1979). È noto che nel corso di quaranta anni si è lavorato sistematicamente per sradicare tale comprensione dall’anima della Nazione con l’aiuto, tra l’altro, della scuola. Non si può prolungare questo esperimento.
Ringrazio l’Episcopato della Polonia per aver intrapreso iniziative in questo campo. Spero che queste troveranno comprensione. Spero anche che le preziose esperienze della catechesi fuori della scuola (che molti mettono in rilievo) serviranno all’arricchimento dell’insegnamento della religione nel futuro.
5. “Promettiamo di ingaggiare una lotta contro la pigrizia e la spensieratezza, lo spreco, l’ubriachezza e la dissolutezza.
Promettiamo di acquistare le virtù . . . fedeltà, coscienziosità, laboriosità, risparmio, rinuncia a se stessi e reciproco rispetto, amore e giustizia sociale”.
Non sono andate in proscrizione queste parole del Voto di Jasna Gora del 1956. Certamente non lo sono andate. In questo 26 agosto 1990 ci troviamo alla soglia della loro nuova attualità. Sono attuali nelle nuove condizioni e in un modo nuovo. Sono, oggi, più che allora, condizioni della nostra maturità sociale. Condizioni del nostro posto in Europa che, dopo il superamento delle divisioni sanzionate a Yalta, cerca le vie dell’unità internazionale.
Nel superamento di queste divisioni la Polonia ha la sua parte - si può dire - pionieristica e, soprattutto, per quanto riguarda l’Europa lasciata da Yalta all’Est della “cortina di ferro”. Occorre ricordare qui tutte le date successive: 1956, 1968, 1970, 1976, infine 1980 . . . fino al 1989. In quest’ultima fase si è formata “Solidarnosc” che, nonostante le repressioni dello stato di guerra, ha sopravvissuto. È diventata la via polacca di allontanamento dal totalitarismo marxista. Il suo nome era la prova del superamento del principio della “lotta di classe”. Nel sindacato e insieme nel movimento legato al nome “Solidarnosc” si sono unite le forze del mondo del lavoro nell’industria e nell’agricoltura, così come vi hanno aderito gli ambienti dei professionisti, degli intellettuali e dell’intellighenzia (L’anno 1968 ha mostrato una particolare necessità di tale unione).
Lo sforzo collegato con l’allontanamento dal totalitarismo è stato, infine, coronato da successo. È importante scoprire da questo momento in “Solidarnosc” la continuazione della via polacca: la via di costruzione della società e dello stato veramente civile secondo i principi di una sana democrazia, evitando nello stesso tempo tutto ciò che in essa è malsano, qualsiasi sia la sua provenienza. Abbiamo il diritto di essere in Europa e svilupparci tra le altre nazioni, secondo la propria identità, stando sul terreno che abbiamo noi stessi elaborato in questa difficile fase della storia. Tanto più che anche gli altri guardano questa via polacca - a volte con critica - ma spesso con speranza.
Davanti all’Europa, anzi, davanti all’umanità intera, si è posto, infatti, un gigantesco dilemma collegato alla divisione in due blocchi opposti. Non vi è nessuna esagerazione quando diciamo che la Polonia ha messo mano alla sua risoluzione. E non vi è nessun motivo di autoelogio o di presunzione. Ripetiamo con il Vangelo: “Siamo servi inutili, abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 17, 10).
6. Oggi è la festa della Madre di Dio di Jasna Gora, forse nessun altro giorno dell’anno svela in tale grado il singolare tratto dell’anima polacca La storia ha riconfermato che siamo capaci di affidamento. L’hanno riconfermato particolarmente i momenti difficili nella storia. L’hanno confermato: la difesa di Jasna Gora nel XVI secolo e nel nostro secolo, il “miracolo della Vistola”. Lo confermano pure gli ultimi decenni. L’affidamento parla di un’apertura interiore, della dimensione trascendentale dell’umanità. Si riflette in esso la convinzione di un tale ordinamento in cui il bene riporta, in definitiva, la vittoria. “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male” (Rm 12, 21).
In Jasna Gora veniamo con questo deposito plurisecolare del nostro affidamento alla Madre di Dio e degli uomini, che è l’eredità delle intere generazioni. Oggi bisogna fare affidamento di questa nuova fase di questa vita polacca e dell’esistenza dell’intera società. Anche di quelli che in essa hanno una particolare responsabilità. Ma nello stesso tempo bisogna affidare la nostra collettiva responsabilità, affinché siamo in grado di intraprenderla: ciascuno, ciascuna e tutti.
L’affidamento prova che vogliamo rimanere nell’Alleanza che Dio ha concluso con tutta la famiglia delle Nazioni - e con noi - in Cristo, nel Figlio della Vergine di Nazaret, nella sua Croce e Risurrezione.
L’affidamento determina la dimensione definitiva del nostro pellegrinaggio terreno. L’affidamento obbliga anche chi si affida. Obbliga tutti i giorni.
Chiediamo alla Signora di Jasna Gora la forza che deriva da questo affidamento nella nostra esistenza polacca.
“Sii con noi in ogni tempo” (Canto).
Al termine della Santa Messa il Papa ha rivolto ai suoi connazionali le seguenti parole:
Ci uniamo con tutti i nostri connazionali, con il clero polacco, con i sacerdoti e i religiosi, con l’episcopato riunito a Jasna Gora e con il Primate di Polonia. Insieme a loro imparto la benedizione che è l’ultima invocazione dell’Eucaristia rivolta alla Santissima Trinità. Vi benedica il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo nel nome dell’Alleanza che ha stretto con noi in Gesù Cristo nella sua Croce e nella sua Risurrezione. Vi benedica nel giorno della Madre di Jasna Gora e con la sua intercessione.
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