ORDINAZIONE PRESBITERALE A 41 DIACONI DELLA DIOCESI DI ROMA
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Domenica, 14 maggio 1995
1. “Gloria Dei vivens homo” (S. Ireneo di Lione, Adversus haereses, 4, 20, 7).
Carissimi neo-presbiteri! Nel giorno della vostra ordinazione desidero ricollegarmi alle parole di sant’Ireneo. Come sacerdoti siete infatti chiamati a compiere insieme con tutta la Chiesa l’“opus gloriae”, la grande “opera della gloria”, che si esprime in modo particolare nella liturgia del tempo pasquale, come ben viene sottolineato anche dal salmo responsoriale: “Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli. Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza” (Sal 145, 10-11).
L’uomo quasi presta la sua voce alle creature, esprimendo con le proprie parole ciò che esse manifestano con la ricchezza e bellezza della loro stessa esistenza. E in questo modo egli diventa come il “sacerdote” dell’intera creazione, quasi il ministro dei misteri che Dio ha posto nel mondo creato. Nello sforzo di conoscere sempre più pienamente tali misteri, sottomettendo a sé tutta la terra, l’uomo porta a compimento la propria vocazione nel mondo visibile, quella cioè di essere stato creato ad immagine e somiglianza di Dio.
L’uomo è dunque “sacerdote” per tutta la creazione, ma diviene sacerdote in senso pieno e completo quando, segnato dal carattere del sacerdozio sacramentale, cammina nel mondo per annunziare agli uomini la magnificenza della gloria del Regno di Dio. Regno di tutti i secoli, nel quale si esprime, mediante la storia di ogni generazione, il “paterno” regnare di Dio stesso: “Paziente e misericordioso è il Signore, lento all’ira e ricco di grazia. Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature” (Sal 145, 8-9).
Carissimi Fratelli! Le parole dell’odierna liturgia si inscrivono in modo particolare nella vostra ordinazione sacerdotale. Questo giorno rimarrà per sempre impresso nella vostra memoria. Come si potrebbe dimenticare un tale giorno? Ve ne resteranno impressi tutti i dettagli! Vi ricorderete specialmente di quanto Dio in questo giorno vi ha detto, sia mediante la parola interiore della coscienza, sia con gli accenti della liturgia durante la quale vi è stata conferita l’Ordinazione sacerdotale. E questo vi dico anche per la mia propria esperienza.
2. Ciascuno di voi, partecipando al sacerdozio di Cristo, è chiamato ad essere mediatore tra Dio e gli uomini. Si potrebbe applicare a lui ciò che la Chiesa proclama nella seconda lettura odierna, tratta dall’Apocalisse di san Giovanni: “Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno il suo popolo ed egli sarà il «Dio-con-loro»” (Ap 21, 1-3).
Il sacerdote vive profondamente il mistero dell’Emmanuele, del “Dio con noi”. Quante volte nel suo ministero apostolico egli ripete le parole: “Il Signore sia con voi”. Esse esprimono proprio il mistero dell’Emmanuele, cioè del Dio che è venuto ed ha abitato in mezzo agli uomini. Esprimono il mistero di Dio che viene costantemente e desidera dimorare in mezzo agli uomini per condividerne la sorte terrena con le sue gioie e le sue sofferenze. Infatti, che cosa sono il pane e il vino, che il Popolo di Dio porta all’altare, se non l’espressione simbolica di tutte le gioie e le sofferenze, di tutte le speranze e le attese, di cui l’uomo vive ogni giorno? Il sacerdote accetta questi doni dalle mani e dai cuori del Popolo di Dio, e li offre a Dio sull’altare, certo nella fede che essi saranno assunti da Cristo nel mistero dell’offerta eucaristica.
Quando sotto le specie del pane e del vino si rinnova il Sacrificio della croce, nei doni dell’uomo si rende realmente presente Cristo, il Buon Pastore, per condurre l’umanità verso il “nuovo cielo” e la “nuova terra” (cf. Ap 21, 1), dove Dio asciugherà ogni lacrima, dove non ci saranno più né morte, né lutto, né grida di dolore, né fatica. In quel giorno passeranno le realtà di questo mondo e Dio, per opera di Cristo, farà nuove tutte le cose (cf. Ap 21, 4-5). Il sacerdote dunque è, in un certo senso, il ministro della discesa di Dio verso l’uomo ed insieme dell’ascesa dell’uomo verso Dio per mezzo di Cristo. Mediatore, partecipe dell’unico Mediatore, che è Cristo.
3. “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 34-35). Queste parole dell’odierna liturgia si iscrivono nel giorno della vostra Ordinazione sacerdotale; parlano anch’esse di ciò che appartiene alla vostra vocazione. Il sacerdote è, infatti, un uomo che ha la profonda consapevolezza di essere amato da Dio. È un amore che egli stesso sperimenta in prima persona, insieme con tutta l’umanità, in Cristo crocifisso e risorto.
Se compito del sacerdote è l’“opus gloriae”, questo può essere adempiuto soltanto mediante l’“opus caritatis”. Consapevole di quanto sia stato amato egli stesso da Dio, il presbitero deve a sua volta diventare ministro dell’amore divino tra gli uomini. Risponde all’amore con l’amore. Ognuno di noi dovrebbe sempre ricordare le parole di san Giovanni della Croce: “Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore” (Parole di luce e di amore, 57).
4. Carissimi neo-presbiteri della Diocesi di Roma! Bisogna dunque che fin dall’inizio del ministero abbiate una visione chiara dei compiti che nella vostra missione sacerdotale derivano dal comandamento dell’amore di Cristo.
È necessario diventare sempre più ministri di questo amore! Ministri, innanzitutto, dell’amore vicendevole tra gli stessi sacerdoti, in una singolare fratellanza tipica della vocazione e del ministero presbiterale. Ministri dell’amore verso ogni essere umano, specialmente verso i più bisognosi. Ministri capaci di imprimere lo spirito dell’amore alla vita delle comunità umane: delle famiglie, delle parrocchie, dei vari ambienti sociali. Per adempiere ad un compito così vasto e diversificato ognuno deve aprirsi alla luce dello Spirito Santo, per comprendere che cosa Cristo attende da lui e rispondere alla chiamata del suo Signore e Maestro. Di fatto, dipende in larga misura dai sacerdoti, se gli uomini riconosceranno nelle nostre comunità cristiane i discepoli di Cristo che si amano gli uni gli altri.
Preghiamo, carissimi Fratelli e Sorelle, senza sosta per ottenere i doni dello Spirito Santo, che servono al ministero sacerdotale. Esso è uno spirituale ministero d’amore da esercitare in ogni ambiente sociale, nel quale i Neo-ordinati dovranno compiere il loro servizio. Come sono eloquenti, al riguardo, le parole della prima lettura presa dagli Atti degli Apostoli, dove Paolo e Barnaba rendono conto di quanto Dio ha operato per mezzo loro (cf. At 14, 21-27)!
5. “Mysterium fidei”.
A partire da oggi voi, cari neo-sacerdoti, ogni giorno pronuncerete queste parole nel cuore del Sacrificio eucaristico, al momento culminante della vostra vita e del vostro ministero sacerdotale: “Mysterium fidei”. Mistero dell’azione di Dio negli uomini e per mezzo degli uomini. Mistero dell’opera salvifica di Dio per mezzo della croce e della risurrezione di Cristo e mistero dell’azione divina, compiuta mediante il ministero del sacerdote.
Invoco su di voi, cari neo-presbiteri, la materna protezione di Maria, Madre della Chiesa, Madre di noi sacerdoti, e vi auguro con tutto il cuore che le parole della liturgia conservino sempre nella vostra esistenza la stessa freschezza e forza che possiedono oggi.
Vorrei ancora congratularmi con la Chiesa di Roma per questo giorno delle ordinazioni sacerdotali: gran giorno per la vita di ogni Diocesi, di ogni Chiesa. Voglio congratularmi con il Cardinale Vicario, con i Vescovi suoi collaboratori, con tutto il Presbiterio di Roma, con tutto il popolo di Dio che vive in Roma. Vorrei congratularmi soprattutto con voi famiglie, padri e madri, che siete qui per partecipare a questa grande giornata della ordinazione sacerdotale dei vostri figli.
“Gloria Dei vivens homo”.
Amen! Sia lodato Gesù Cristo!
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