CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA NELLA CHIESA DI SANTA MARIA IN
VALLICELLA NEL 400° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI SAN FILIPPO NERI
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Domenica, 28 maggio 1995
1. Alla vigilia della sua passione, durante l’Ultima Cena con gli Apostoli nella quale istituì l’Eucaristia, il Signore pronunciò le parole che leggiamo nell’odierno Vangelo: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17, 20-21). Nell’imminenza degli eventi pasquali, Gesù rivela apertamente il mistero della sua divinità, della sua unità con il Padre: il Padre è nel Figlio, e il Figlio nel Padre, nell’unità divina. Facendosi uomo, il Figlio è venuto nel mondo per attirare gli uomini ed introdurli in questa unità.
“Padre giusto – dice Cristo – il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro” (Gv 17, 25-26). Quest’amore, riversato nei nostri cuori dallo Spirito Santo fa sì che diventiamo partecipi della vita di Dio, vita che Cristo è venuto a portarci in dono, per farcene partecipi. Tale partecipazione alla vita divina, la grazia santificante, è fonte e fondamento della santità dell’uomo.
Il Vangelo dell’odierna domenica ci fa prendere coscienza di questa verità. Ci uniamo quest’oggi alla Chiesa di Roma che ricorda i 400 anni dalla morte di san Filippo Neri. Egli appartiene a quella schiera di anime elette la cui esistenza ha segnato per sempre la Città Eterna. È grazie al loro apporto che s’è costituito quel “patrimonio di santità” che è andato accumulandosi nel corso dei secoli e che resta ormai indissolubilmente legato alla storia di Roma.
2. In pieno Rinascimento, nell’epoca in cui i dotti e gli artisti cercavano ispirazione nei “Classici”, Filippo Neri, fiorentino di nascita ma romano di adozione, avvertì in modo straordinario il richiamo delle origini cristiane. Il suo itinerario preferito era il giro delle “sette chiese”. Soprattutto amava sostare in preghiera alle catacombe di san Sebastiano, a quel tempo quasi inesplorate. Quant’è provvidenziale per noi, oggi, alla vigilia del grande Giubileo del 2000, questa sua testimonianza! Filippo ci invita ad attingere dai luoghi santi di Roma cristiana la linfa vitale per infondere nella città la novità del Vangelo, per viverne quell’inesauribile carica innovatrice che è la forza dei santi.
Caratteristica tipica di Filippo Neri fu una sorta di un costante entusiasmo, mai privo di sapiente equilibrio, che lo sostenne nelle varie opere di accoglienza, in occasione proprio del Giubileo del 1550, e soprattutto nell’avvio dell’Oratorio, “sua vera invenzione” (Lettera al Delegato per la Confederazione dell’Oratorio, n. 3). La sua santità personale e l’amore per il Signore, che seppe trasfondere nelle persone e nelle opere, era frutto dello Spirito Santo, di quello Spirito che gli infiammò il cuore nella singolare esperienza della Pentecoste del 1544. Egli seppe custodire ed alimentare quotidianamente tale dono divino con una preghiera intensa che culminava nella celebrazione dell’Eucaristia, con la meditazione assidua della Parola di Dio, con una sentita devozione alla Madonna.
3. La sua figura umile e vivace, mite e coraggiosa, modesta ed arguta, emana ancora oggi un’immediata simpatia. La propongo volentieri come modello ai cristiani romani di oggi, sia laici che sacerdoti. In particolare egli è di esempio per coloro che abbracciano il servizio del Vangelo nella Chiesa, soprattutto dedicandosi alla cura della gioventù. Penso a tutti i sacerdoti che animano la pastorale giovanile parrocchiale e diocesana; penso particolarmente ai suoi seguaci e figli spirituali della Famiglia Oratoriana.
La Congregazione dell’Oratorio è chiamata a prolungare nel tempo l’originalità e la fecondità del suo carisma, incarnandone la spiritualità nelle varie situazioni del nostro tempo. Al riguardo, non v’è dubbio che l’eredità di san Filippo Neri costituisce una risorsa di notevole valore per l’opera della nuova evangelizzazione, nella quale la Chiesa è impegnata anche a Roma e in Europa. Più in generale, però, l’eredità di san Filippo è per tutto il popolo di Dio, chiamato ad irradiare nel mondo gioia e fiducia e a camminare nella fede e nella speranza, rispondendo fedelmente alla universale vocazione alla santità.
4. Nel Vangelo oggi proclamato, Gesù prega per l’unità che i suoi seguaci attingono dal mistero della Santissima Trinità, cioè dalla comunione del Padre e del Figlio nello Spirito Santo. Egli invoca quest’unità per tutti i credenti: prima per gli Apostoli, poi per tutte le generazioni di coloro che grazie alla loro parola crederanno in Lui (cf. Gv 17, 20). Egli prega, dunque, anche per la nostra unità, per l’unità della nostra generazione, incamminata verso il termine del secondo millennio. “Perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me” (Gv 17, 23). Proprio questo amore è la fonte dell’unità: l’Amore che, nel mistero trinitario di Dio, è lo Spirito Santo, il quale procede dal Padre e dal Figlio ed è il Soffio del Dio vivente e vivificante, che pervade l’opera della creazione sin dal principio. Lo Spirito Santo è la misteriosa fonte di vita in tutto il creato, e specialmente nell’uomo. Già la vita naturale è, in effetti, partecipazione a quella vita ineffabile che ha il suo principio in Dio.
Ma lo Spirito Santo è prima di tutto il Soffio della vita divina, il Soffio santificante, che pervade l’uomo rendendolo, a somiglianza dell’eterno Figlio-Verbo, figlio adottivo di Dio. Quest’opera d’adozione si estende alla comunità del popolo di Dio, generata anch’essa dallo Spirito Santo. Bisogna rendersi conto di tutto ciò specialmente nell’odierna domenica, in cui la Chiesa vive il periodo dell’immediata preparazione alla solennità della Pentecoste. Essa trascorre i dieci giorni che vanno dall’Ascensione alla Pentecoste spiritualmente raccolta nel cenacolo, concorde nella preghiera insieme a Maria, madre di Cristo (cf. At 1, 14). La Chiesa prega perché la venuta dello Spirito Santo si attui a misura dei tempi in cui viviamo, a misura della missione che essa ha ricevuto da Cristo per tutti i tempi e per tutte le generazioni.
5. Come sono eloquenti le ultime parole dell’Apocalisse: “Vieni, Signore Gesù” (Ap 22, 20)! “Lo Spirito e la sposa dicono: «Vieni!»” (Ap 22, 17). La sposa è la Chiesa, che dal giorno di Pentecoste a Gerusalemme, attraverso le generazioni ed i secoli, vive della medesima attesa. L’attesa della definitiva venuta di Cristo. Attesa creativa; attesa che costantemente ci aiuta a “rinnovare la faccia della terra”. La misteriosa fonte di tale attesa della Chiesa è proprio lo Spirito Santo. Ed i testimoni di quest’attesa nell’arco della storia sono in modo particolare i santi. Per la Chiesa di Roma, un singolare testimone dell’attesa di Cristo nel XVI secolo non fu proprio san Filippo Neri? Non è forse egli uno di coloro nei quali si rinnovò il patrimonio della santità iniziato nella storia della Chiesa da santo Stefano Diacono, ricordato nell’odierna prima lettura? Il martire Stefano chiude la sua breve esistenza con le parole: “Io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio” (At 7, 56). I santi di ogni tempo, e san Filippo Neri nella sua epoca, vivevano della visione del “cielo aperto”. Sono testimoni del Figlio dell’uomo, che ha scelto di entrare nella storia e di percorrerla, al fine di diventare per tutti via, verità e vita (cf. Gv 14, 6).
Devo aggiungere la mia grande gioia che questo centenario di san Filippo Neri sia così solennemente celebrato a Roma nella sua Chiesa e nella sua parrocchia.
Secondo quanto ho sentito, vedo oggi che questa chiesa è sempre affollata ed è viva ancora la memoria di questo santo fortemente romano.
Saluto tutti i presenti, il Cardinale, gli Arcivescovi ed i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose, tutti i fedeli e soprattutto i Padri filippini.
Saluto poi le Autorità presenti a questa Celebrazione: Autorità dello Stato Italiano, il Sindaco di Roma, tutti coloro che sentono come la persona di san Filippo Neri sia sempre viva e costituisca un patrimonio spirituale e culturale di questa Città Eterna.
Sono grato a Dio e alla Madonna che durante il Mese di Maggio, mese mariano, noi troviamo la fonte della letizia spirituale nella memoria di san Filippo Neri e nella commemorazione della sua opera apostolica, della sua santità e della sua gloria.
Sia lodato Gesù Cristo!
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