SANTA MESSA PRESSO LA GROTTA DI LOURDES NEI GIARDINI VATICANI
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Domenica, 25 giugno 1995
Carissimi Fratelli e Sorelle!
1. Sono lieto di poter celebrare quest’Eucaristia insieme a voi e vi saluto cordialmente. Rivolgo un saluto particolare alle Suore dell’Ordine di San Basilio, che stanno tenendo in questi giorni il loro Capitolo Generale.
Carissime Sorelle Basiliane, rendo grazie al Signore di poter celebrare quest’oggi con voi l’Eucaristia. In particolare sono lieto della partecipazione delle Suore rappresentanti delle Comunità della Romania, dell’Ucraina, della Slovacchia e dell’ex Jugoslavia, che più di tutte hanno sofferto persecuzione. Proprio l’Eucaristia, memoriale della Pasqua di Cristo, contiene in sé il senso delle prove più dure e la forza per affrontarle.
2. La pericope evangelica dell’odierna liturgia ci invita a riflettere sulla persona e sulla missione di Gesù. “Chi sono io secondo la gente?”, domanda Gesù agli Apostoli. Ed essi rispondono: “Per alcuni sei Giovanni il Battista; per altri Elia; per altri uno degli antichi profeti che è risorto”.
Dalla loro risposta si percepisce che la gente stimava e venerava Gesù e lo paragonava a personalità assai illustri del popolo di Israele, ma non era ancora ben convinta della sua vera e autentica identità messianica.
Gesù si rivolge poi direttamente agli Apostoli: “Ma voi chi dite che io sia?”. E Pietro, a nome di tutti, risponde deciso: “Tu sei il Cristo di Dio”, e cioè: Tu sei il Messia, il “mandato da Dio” secondo la promessa e l’Alleanza stretta da Dio con il popolo di Israele.
Alla professione di fede di Pietro, Gesù fa seguire la chiarificazione essenziale circa la sua missione di Messia: “Il Figlio dell’uomo dovrà molto soffrire, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, per essere messo a morte e risorgere il terzo giorno”.
3. La stessa domanda viene ancora oggi riproposta a ciascuno di noi: “Chi è Gesù per la gente del ventesimo secolo? Chi è Gesù per ciascuno di noi?”.
Carissimi Fratelli e Sorelle! La risposta di Pietro sia anche la nostra: professiamo con gioia che Gesù Cristo è il Figlio di Dio, il Verbo divino che si è fatto uomo per redimere l’intera umanità. Il mondo ha bisogno di Cristo. L’uomo del nostro tempo avverte non di rado un vuoto e vive nell’inquietudine. Cerca certezze ed ha sete di risposte adeguate ai suoi profondi interrogativi esistenziali. In Cristo, solo in Lui, può trovare la pace e l’appagamento autentico di ogni sua intima aspirazione. Cristo conosce il cuore dell’uomo.
4. Dice Gesù: “Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”. La fede in Cristo implica logicamente la sua imitazione. Ciascuno è chiamato a seguirlo portando la propria croce: la croce intellettuale che piega la ragione umilmente davanti ai misteri di Dio; la croce della Legge morale, per cui bisogna osservare tutti i Comandamenti; la croce del proprio dovere, delle situazioni contingenti, delle sofferenze e delle prove, che esigono pazienza, fiducia nella Provvidenza. Mai bisogna dimenticare che “chi perderà la propria vita per Cristo, la salverà”. Solo Gesù ha parole di “vita eterna”.
Carissimi Fratelli e Sorelle, abbandoniamoci a Lui, ripetendo con il Salmista (cf. Sal. resp.): “O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia”.
Questa sete, che anche stamane portiamo all’altare, sarà da Lui saziata nel “lauto convito” dell’Eucaristia. Perciò “esultiamo di gioia all’ombra delle sue ali” e con animo lieto e fiducioso riprendiamo il cammino della nostra testimonianza in mezzo ad un mondo che troppo spesso appare “come terra deserta, arida, senz’acqua”.
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