LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AL PROTOARCHIMANDRITA
DELL'ORDINE BASILIANO DI SAN GIOSAFAT
Al diletto figlio Isidoro Patrylo,
Protoarchimandrita, Superiore Generale dell’Ordine basiliano di san Giosafat.
Nella solennità della ricorrenza del primo centenario della riforma dell’Ordine basiliano di san Giosafat (riforma che va sotto il nome di Dobromyl), siamo lieti di poter salutare te e i delegati di tutto l’Ordine e delle Provincie, convenuti a Roma per il Capitolo Generale. Vi invitiamo naturalmente a portare il nostro saluto anche ai monaci e ai religiosi dell’Ordine basiliano, che le varie fatiche dell’apostolato trattengono in luoghi diversi, nel paese d’origine, all’estero, e specialmente a coloro che per la loro purissima fede in Cristo e per l’obbedienza a questa Sede Apostolica sono perseguitati.
La riforma di Dobromyl, per fare in breve la sua storia, ebbe il fondamento e, se così si può dire, la Magna Charta dalla lettera apostolica “Singulare praesidium” del nostro predecessore Leone XIII, il 12 maggio 1882 (cf. Acta Leonis, III, 58); fondamentale fu l’importanza di questa Lettera, certamente ispirata da Dio nella sua infinita provvidenza: infatti l’Ordine, che per la iniquità dei tempi aveva perso il suo vigore e appariva ormai vecchio, non solo fu strappato a così grave pericolo ma ebbe anche una meravigliosa fioritura di monaci e di Istituti, e diede rigogliosissimi frutti, a somiglianza di quanto avvenne in seguito alla prima riforma, che era stata fatta nell’anno 1623. Si può dunque dire, se si fa una valutazione storica, che la riforma di Dobromyl fu veramente una seconda fondazione dell’Ordine.
Come è noto, i monaci di san Basilio Magno, la cui opera di Legislatore ascetico abbiamo lodato nella lettera apostolica Patres Ecclesiae (cf. AAS 72 [1980], 5-23) per la prima volta entrarono nella Sede Metropolitana di Kiev ad opera dei santi Antonio e Teodosio, che fondarono il convento delle Cripte nella stessa Kiev (Kievo Pecerska Lavra), che fu la culla di tutti i successivi conventi slavi.
Su questo grande albero si innestò la “prior reformatio” (prima riforma), che san Giosafat nel monastero della santissima Trinità di Vilnius iniziò nell’anno 1617 con il Metropolita Rutskyi, quando cioè i primi conventi furono tutti riuniti sotto un unico capo. In verità questa opera di perfezionamento e la rinnovata fedeltà alla Sede Apostolica costarono il martirio a san Giosafat; ma per il fatto stesso che il prezzo fu così alto, la messe della riforma fu fecondissima, tanto che nell’anno 1772 l’Ordine contava 155 monasteri con 1235 monaci, dei quali 950 sacerdoti; perciò a ragione negli annali quell’età viene considerata “aurea”.
Per quanto riguarda la seconda riforma che fu avviata dal nostro predecessore Leone XIII, si può ben metterla sullo stesso piano della precedente per splendore e vigore. E se la terribile tempesta della persecuzione devastò ampiamente la prima sede e le province originarie dell’Ordine, tuttavia è fuor di dubbio che esso ha esteso i suoi confini da allora e da ogni parte ha preso vigore pur avendo subìto tante perdite. Inoltre, se nella prima riforma dell’anno 1623 tutti i Basiliani giurarono fedeltà alla Sede Romana fino alla morte, nella seconda il vostro sacro Ordine si legò con un quarto voto “a prestare fedeltà e obbedienza alla Sede Apostolica e ai successori di Pietro”. E ancora, nella prima riforma i monaci si ripromisero di conservare il Rito greco; è chiaro che vollero che si perpetuasse questo rito come un segno caratteristico del vostro Ordine, e che fosse considerato un felice augurio di unità alla vostra Chiesa.
Se questa dunque è la storia del vostro Ordine, in questa solenne ricorrenza quale invito più appropriato potremmo farvi se non quello di tener fede alle promesse fatte allora da quei vostri predecessori nella prima riforma, e poi ancora nella seconda da altri?
Nella sua Lettera apostolica il nostro venerabile predecessore Leone XIII esprimeva anche la speranza che il vostro Ordine “rifiorisse completamente”. Addirittura, dopo averlo chiamato “grande” e “inclito”, aggiunse anche questa espressione: “Quo vigente, Ruthenorum viguit Ecclesia” [Il vigore della Chiesa Ucraina coincise sempre con il vigore del vostro Ordine] (Acta Leonis, III, 61). Quale elogio può essere pari a questo se guardiamo ai secoli passati, quale di maggior incitamento se guardiamo al futuro?
Questa infatti è la peculiarità del vostro Ordine, come di ogni Ordine monastico, collocare la vita evangelica in una luce chiarissima con una perfetta regola di vita. Se l’Ordine si atterrà a questo impegno di vita sarà certamente ancora “forza e vigore della Chiesa”.
Del resto questa promessa di una messe rigogliosa “per il bene della Chiesa” promana con ogni evidenza già abbondante dall’origine dell’Ordine basiliano di san Giosafat, cioè dallo stesso san Basilio Magno, che fu “tra i più grandi pastori-monaci della Chiesa” (Patres Ecclesiae, II), e da san Giosafat anch’egli monaco e Vescovo.
Dal compito di Pastori del Popolo di Dio (che è un popolo sacerdotale) nacque quella grande preoccupazione pastorale che spinse san Basilio Magno e san Giosafat martire a sviluppare la sacra Liturgia, l’importanza della quale è così definita nel Concilio Vaticano II: “culmine al quale tende l’azione della Chiesa e insieme fonte dalla quale emana tutta la sua virtù” (Sacrosanctum Concilium, 10). Il nostro augurio è che la sacra Liturgia ispiri tutto il vostro apostolato!
Quali grandi tribolazioni sopportò, quali fatiche si addossò san Basilio per l’unità della Chiesa è noto a tutti; soleva spesso ripetere: “la discordia dei cristiani oscura la stessa verità del Vangelo, lacera lo stesso Cristo” (cf. Patres Ecclesiae, II), e insegnò la strada per ripristinare l’unità, strada che indicava in una nuova conversione di ognuno a Cristo e alla sua parola (cf. Ivi.). Sappiamo anche che per questa unità della Chiesa san Giosafat subì il martirio. Non possiamo dunque che auspicare che lo Spirito Santo con la rugiada della sua grazia irrori la vostra vita, l’apostolato e le vostre iniziative per l’unità; lo Spirito che nel vostro Ordine invocate con le parole di san Basilio come “Spirito di verità, grazia di adozione, pegno della futura eredità, primizia dei beni eterni, potenza vivificatrice, fonte di santificazione” (Patres Ecclesiae, III).
Questi nostri voti siano accolti dalla beata Vergine Maria, che san Basilio nella Liturgia onora come “santissima, pura, benedetta tra tutte, gloriosa Signora Madre di Dio e sempre Vergine; donna piena di grazia e letizia di tutto l’universo” (Ivi).
Infine mentre invochiamo l’aiuto dei santi Basilio e Giosafat, vostri patroni celesti, come segno della nostra paterna benevolenza e pegno della pienezza della gioia e della perfezione, a te, a tutti i confratelli, a tutti coloro che parteciperanno a questa vostra solenne celebrazione, impartiamo la benedizione apostolica.
Dal Vaticano, il 1 luglio, dell’anno 1982, quarto del nostro pontificato.
GIOVANNI PAOLO II
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